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Adamo Bencivenga
LA SOLUZIONE DELL'AMORE 1
Una coppia in crisi per salvare il proprio matrimonio si ritrova a chattare tra segreti e desideri nascosti, pur consapevoli dell’identità dell’altro si nascondono dietro profili falsi per riempiere i vuoti della loro vita reale. Riusciranno a ritrovare l’amore o si perderanno nei loro mondi paralleli?



 
Annapaola e Lorenzo vivevano da venticinque anni nello stesso appartamento al terzo piano di un palazzo anni ’50 nel cuore della Garbatella. L’odore di muffa impregnava le scale condominiali e il chiacchiericcio dei vicini si mescolava al rumore delle stoviglie la sera. La loro casa era piena di ricordi: foto incorniciate della loro figlia Emanuela da bambina, un divano sbiadito, una libreria stracolma di romanzi gialli di Annapaola e manuali di programmazione di Lorenzo. Tutto era al suo posto, come in una fotografia in bianco e nero: rassicurante, ma priva di colore.

Annapaola, 47 anni, si svegliava ogni mattina alle sei per essere al supermercato entro le sette. Come caporeparto, gestiva l’isola dei freschi con un’efficienza che le aveva fatto guadagnare il rispetto delle colleghe, ma anche una stanchezza cronica che si portava a casa. Lorenzo, invece, due anni più di lei, passava le sue giornate in un open space all’Eur, tra riunioni virtuali con colleghi sparsi nel mondo e codici da debuggare per una multinazionale che produceva software gestionali. Tornava a casa con gli occhi fissi nel vuoto e la schiena curva, ma sempre con un sorriso di circostanza.

La loro vita era un copione ben rodato. La cena era il momento clou della giornata, ma anche quello più prevedibile. “Com’è andata oggi?” Chiedeva Annapaola, versando il vino rosso nel bicchiere di Lorenzo. Lui rispondeva a mezza bocca come fosse un resoconto sintetico: “Solita roba, un bug nel sistema, una chiamata con quelli di Singapore. Tu?” Lei scrollava le spalle: “La solita guerra coi fornitori, e poi c’era una cliente che ha fatto storie per un prosciutto scaduto.” Poi calava il silenzio, interrotto solo dal tintinnio delle posate. Dopo cena, si spostavano sul divano: Lorenzo scorreva il telefono, leggendo articoli su X o rispondendo a email di lavoro, mentre Annapaola guardava una serie TV, spesso senza davvero seguirla.

Le loro serate erano un rituale di muta coesistenza. Non litigavano mai, non alzavano la voce. Ma non si cercavano più. L’amore, se così si poteva ancora chiamare, era un’abitudine senza passione, di solito la domenica mattina avvolti nelle loro lenzuola, ma il più delle volte il loro massimo affetto si militava ad un bacio frettoloso prima di dormire e a una “Buonanotte” detta senza guardarsi negli occhi.
Le cene del sabato con gli amici di sempre, Marco e Claudia, o i vicini del secondo piano, erano una distrazione, ma anche quelle seguivano uno schema: aneddoti riciclati, risate di cortesia, e la sensazione che nessuno avesse davvero qualcosa di nuovo da dire. Le vacanze a Barcellona, da Emanuela, erano l’unico momento in cui si sentivano vivi, ma solo perché la figlia Emanuela, con il suo entusiasmo per la cucina e la vita catalana, riempiva il vuoto tra loro. Nient’altro, tranne la domenica d’inverno che dedicavano a qualche mostra o d’estate al mare di Ostia.

Una sera di fine settembre, però, qualcosa cambiò. Erano le nove di sera passate, la tavola era sparecchiata e Annapaola si era ritirata in camera per la solita doccia serale. Ma quella volta aveva lasciato il suo telefono sul tavolo della cucina. Lorenzo, che stava finendo di lavare i piatti, notò lo schermo illuminarsi. Involontariamente lesse la notifica: “Nuovo messaggio da Passione Nascosta”. Incuriosito dal nome, quasi per istinto, prese il telefono che non era bloccato ed aprì la chat.

Era una conversazione su una piattaforma che non conosceva, un’app di messaggistica con un’interfaccia scura e quel nome che suggeriva qualcosa di proibito. Le parole di Annapaola erano lì, bianco su nero: frasi di saluto, qualche battuta, qualche conversazione su fatti di cronaca recenti o recensioni su qualche libro o film. Per Lorenzo fu come scoprire un mondo diverso e un lato di sua moglie che non aveva mai conosciuto. Alcuni la chiamavano Annapaola, altri signora, altri tesoro chiedendole il colore degli occhi o come portasse i capelli. Lei rispondeva quasi a tutti, ma nonostante il tono frivolo e confidenziale delle conversazioni non vi era nulla di compromettente nelle parole di sua moglie, come se quella chat rappresentasse unicamente un diversivo o un desiderio di evasione dalla routine.

Lorenzo lesse di fretta qui e là e, sentendosi in qualche modo derubato di istanti di vita di sua moglie, per un attimo, pensò di correre in camera e affrontarla: “Cos’è questa roba? Chi è questa gente?” Ma si fermò. Conosceva Annapaola e sapeva che un confronto diretto avrebbe chiuso ogni porta. Lei avrebbe minimizzato, si sarebbe giustificata, e lui non avrebbe mai capito cosa stesse succedendo a sua moglie e per quale motivo avesse avuto bisogno di interagire con sconosciuti tramite una chat.

Gli passò per la testa un’idea assurda e così col telefono di Annapaola in mano si accomodò in salotto, poi prese il suo e scaricò l’app. Creò un profilo falso, scegliendo un nome accattivante: “Ombra Romana” e presentandosi come uno psicologo di Roma, 45 anni, un uomo socievole e aperto, ma anche riservato e discreto. Poi, con un misto di curiosità e timore, scrisse il primo messaggio ad Annapaola, che nella chat si faceva chiamare “Stella Senza Luce”.
Si sentì un ladro, ma ormai era fatta, e allora col telefono in mano andò nel suo studio, nella speranza che Stella le rispondesse.


******

Quando Annapaola tornò dal bagno in accappatoio, cercò il telefono in cucina e non trovandolo si mise a girare per casa. Chiese a suo marito se lo avesse visto, lui rispose di no, e dopo tanto cercare lo trovò in bella mostra sul divano in salotto. Si chiese come fosse finito lì, ma poi si accomodò sul divano e lesse il messaggio:
OMBRA: Ciao, Stella. Ho visto il tuo profilo e mi ha incuriosito. Sembri una persona interessante. Ti va di fare due chiacchiere?
STELLA: Ciao, Ombra. Grazie, sei gentile. Sì, perché no? È un po’ che sono qui, ma non parlo con molti privatamente. Tu chi sei?
OMBRA: Sono uno psicologo, vivo a Roma, single. Mi piace ascoltare le persone, capire cosa le muove. Tu sembri avere una storia da raccontare. Perché sei qui?
STELLA: Boh, sai com’è… curiosità, noia, forse un po’ di tutto. La vita a volte è un po’ piatta, no? Cerco qualcosa che mi faccia sentire al centro del mondo.

Lorenzo sentì una stretta al petto. Le parole di Annapaola erano vaghe, ma c’era un’ombra di verità che lo feriva. Continuò.
OMBRA: Capisco. Sembra che ti manchi qualcosa. Posso chiederti, senza essere invadente, se sei soddisfatta della tua vita? Magari quella coniugale?
STELLA: Oddio, che domande dirette! Diciamo che non mi lamento. Ho un marito, una casa, un lavoro… tutto quello che “dovrebbe” rendermi felice. Ma a volte mi sembra di vivere in automatico, sai? Come se fossi in una routine che non scelgo più.
OMBRA: Ti capisco. La routine può spegnere anche le cose belle, opacizzare qualsiasi emozione… E con tuo marito? Com’è il vostro rapporto?
STELLA: È… stabile. Non litighiamo, ci rispettiamo. Insomma una vita tranquilla, forse troppo… non so, è come se fossimo coinquilini. Parliamo di lavoro, di nostra figlia, ma non di noi. Non so nemmeno se mi conosce davvero, dopo tutti questi anni.

Lorenzo deglutì a fatica. Quelle parole gli pesavano come macigni. Eppure, continuò a scrivere, spinto da un bisogno di capire.
OMBRA: Mi spiace... Sembra che ti manchi un po’ di connessione. E… scusa se sono diretto, ma il lato più intimo? Il sesso, intendo. È qualcosa che ti soddisfa?
STELLA: Wow, vai dritto al punto, tu! Diciamo che… non è più come prima. È diventato un dovere, più che un desiderio. Non è colpa di nessuno, ma manca il fuoco. Non so se mi spiego.
OMBRA: Ti spieghi benissimo. E dimmi, Stella, quali sono i tuoi desideri? Cosa ti manca davvero?
STELLA: Non lo so nemmeno io… Forse sentire che c’è ancora qualcosa di nuovo da scoprire. La vita è diventata così prevedibile… vorrei un po’ di emozione, qualcosa che mi faccia battere il cuore.

Lorenzo posò il telefono per un momento, il respiro corto. Quelle parole erano un’illuminazione: Annapaola non era solo sua moglie, era una donna con desideri sopiti, che lui aveva smesso di vedere. Scrisse ancora, con un misto di ansia e determinazione.

OMBRA: Capisco, Stella. Sai, come psicologo, mi piace aiutare le persone a ritrovare quella scintilla. Se ti va, possiamo continuare a parlare. Magari posso aiutarti a capire cosa cerchi davvero.
STELLA: Sei gentile, Ombra. Mi piace il tuo modo di scrivere, sembra che ti interessi davvero. Però non vorrei essere un caso studio. Scusa, ma ho bisogno di una persona che interagisca con me in modo diretto, spontaneo, non so come dire…
OMBRA: Ti fai capire benissimo… Se vuoi possiamo prendere un caffè insieme, leggo che sei di Roma e quindi sarebbe facile incontrarci…
STELLA: Mi sembra presto per un incontro, ci conosciamo solo da pochi minuti, dai, vediamo dove ci porta questa chiacchierata e poi si vedrà...
OMBRA: Hai ragione, Stella, scusa se sono stato troppo diretto. Non voglio metterti fretta. Mi piace il tuo modo di essere sincera, sai? È raro trovare qualcuno che parla così apertamente.
STELLA: Grazie per il complimento, Ombra. Sincerità è l’unica cosa che mi viene naturale qui, forse perché non ci conosciamo. Ora però ti devo salutare.
OMBRA: A presto allora e grazie. Ti auguro una dolcissima notte.

Quella notte Lorenzo non chiuse occhio, il telefono ancora caldo tra le mani, posato sul comodino come un oggetto estraneo, carico di segreti. La casa era immersa nel silenzio, rotto solo dal lieve russare di Annapaola e dal ticchettio di un orologio a parete che sembrava scandire il tempo di una vita che gli stava sfuggendo.
La sua mente era un groviglio di pensieri, un conflitto tra la realtà che conosceva e la finzione che aveva appena creato.

Si alzò dal letto e si diresse scalzo in cucina, il pavimento freddo sotto i piedi nudi. Si versò un bicchiere d’acqua, ma non bevve, limitandosi a fissare il riflesso distorto della luce sul vetro.
Lentamente si tranquillizzò pensando che quell’espediente in fin dei conti era servito a conoscere meglio i desideri di sua moglie. Tornò a letto convinto che quel gioco fosse stato solo una parentesi ripromettendosi dal giorno successivo di prestare più attenzione alla sua vita coniugale.

Ma non fu così perché Stella era dentro quel telefono, disponibile ad aprirsi e a raccontare le proprie insoddisfazioni. Intatti il giorno dopo in auto mentre andava in ufficio si illuminò lo schermo del suo telefono e allora accostò. Era lei.

STELLA: Buongiorno, ti ricordi di me? Spero non averti disturbato… Stai dormendo?
OMBRA: Ciao che piacere sentirti, sono sveglissimo e sto andato in ufficio.
STELLA: Sai ripensavo a ieri sera e mi ha fatto piacere la tua disponibilità, hai un modo di ascoltare diverso dagli altri e mi hai fatto sentire al centro dell’attenzione.
OMBRA: Oh grazie, come ti dicevo amo scandagliare l’anima delle persone, i loro desideri, i loro rimpianti, ma con te è stato diverso…
STELLA: Quindi non sono solo un caso scuola?
OMBRA: Assolutamente no, nel mio lavoro, le storie degli altri, difficilmente mi coinvolgono, ma con te sento che possa nascere qualcosa di diverso…
STELLA: Oddio Ombra, ora mi spaventi… considero la chat un diversivo completamente slegato dalla realtà…
OMBRA: Spero di farti ricredere… e magari trovare un punto d’unione e un modo per approfondire la nostra conoscenza…

La chat andò avanti e mano mano che Lorenzo leggeva si rendeva conto di quanto fosse più facile parlare con lei che con Annapaola. In quelle parole sentiva tutta l’insoddisfazione di sua moglie, una verità cruda della donna con cui aveva condiviso venticinque anni, ma che ora si sentiva intrappolata in un’abitudine che la spegneva, desiderosa di un’evasione che non riusciva a trovare nella loro vita insieme.

Quando chiuse la conversazione si chiese perché mai sua moglie sentisse il desiderio di dare il buongiorno ad un perfetto sconosciuto. Avvertì una sensazione strana come se quel gioco virtuale, che lui stesso aveva incoraggiato, avrebbe potuto scappargli di mano e diventare estremamente pericoloso. Sentì un pizzico di gelosia mista a una strampalata eccitazione come se nella sua mente Stella si stesse allontanando da Annapaola e fossero due figure distinte. Insomma come se lui non stesse chattando con sua moglie, ma con una sconosciuta da sedurre e conquistare, una donna da affascinare con parole scelte con cura.

Mentre parcheggiava nel suo posto riservato la sua mente s’incagliò su quella riflessione: Stella era Annapaola, eppure sembrava un’altra persona, una donna che si confidava con uno sconosciuto e che cercava quelle emozioni che lui non era più capace a darle. E lui, nei panni di Ombra Romana, si sentiva quasi un estraneo nella sua stessa vita, un uomo che doveva riconquistare sua moglie, ma attraverso una maschera. Ogni frase che aveva scritto e ogni risposta di Stella rappresentavano lo stato di fatto della loro incomunicabilità nella vita reale, ma anche un gioco pericoloso che lo avvicinava a un confine morale che non aveva mai considerato prima: il tradimento.

La parola gli rimbombava nella testa. Tradimento. Se Stella avesse ceduto a Ombra Romana, se quella conversazione fosse diventata qualcosa di più intimo, più compromettente, sarebbe stato di fatto un tradimento di Annapaola nei confronti di Lorenzo. Ma lui, Lorenzo, non era forse già un traditore? Non stava tradendo la fiducia di sua moglie, fingendosi un altro, scavando nei suoi desideri più nascosti senza rivelarsi? Eh già, un ladro che frugava nelle emozioni di Annapaola, rubando frammenti di una verità che lei non gli aveva mai confessato direttamente.


******


Nei giorni successivi ogni messaggio di Stella era una pugnalata: perché lei non gli aveva mai detto quelle cose? Perché non aveva mai confessato quel vuoto, quel bisogno di sentirsi desiderata? Certo sì avrebbe dovuto intuirlo, ma Stella era diversa da sua moglie, la conversazione scorreva veloce come se le risposte contenessero già la domanda successiva.

OMBRA: Ciao Stella, oggi ripensavo alla tua noia, mi hai colpito sai? Tu sei una donna dolcissima eppure sento quel vuoto interiore. Dimmi, cosa ti piacerebbe fare quando desideri staccare dalla routine?
STELLA: Cosa mi piace fare? Mah, piccole cose, credo. Leggo tanto, soprattutto gialli, mi fanno viaggiare con la testa. A volte passeggio da sola al Gianicolo, guardo la città dall’alto e mi sembra di respirare un po’ di più. E tu? Cosa fai per “staccare”?
OMBRA: Il Gianicolo, bel posto. Quella vista su Roma è magica, no? Io… diciamo che mi piace perdermi nei mercati rionali, tipo quello di Testaccio. Cammino tra le bancarelle, ascolto i venditori che urlano, mangio un pezzo di pizza bianca. È come se il caos mi aiutasse a spegnere il cervello. E poi, confesso, ogni tanto scrivo. Pensieri, niente di serio, ma mi aiuta a mettere in ordine le idee.
STELLA: Scrivi? Che bello! Che tipo di pensieri? Poesie, racconti, o robe tipo diario? E Testaccio… ci vado spesso per la spesa, sai? La pizza bianca della bancarella vicino alla fontana è una cosa divina.
OMBRA: Haha, esatto, quella pizza bianca è una religione! Sui miei scritti… un po’ di tutto, direi. Frammenti di storie, a volte solo riflessioni su quello che vedo in giro. Tipo, l’altro giorno ho scritto di una coppia che litigava sottovoce in un bar, come se avessero paura di disturbare gli altri. Mi ha fatto pensare a quante cose teniamo dentro pur di non far rumore. Tu scrivi mai, Stella?
STELLA: Wow, mi piace come osservi le cose. No, io non scrivo, non sono brava con le parole scritte. Però mi piace fantasticare. A volte, mentre sono al lavoro, immagino vite diverse, tipo essere una chef in un ristorantino sul mare o una viaggiatrice che gira il mondo senza meta. Sciocchezze, lo so, ma mi fanno sorridere.
OMBRA: Non sono sciocchezze, Stella. Quelle fantasie dicono tanto di te. Un ristorantino sul mare? Dove lo apriresti, se potessi scegliere?
STELLA: Hmm, magari in un posto come la Costiera Amalfitana. Tavolini di legno, tovaglie a quadretti, il rumore delle onde, piatti semplici ma pieni di sapore. E tu, Ombra? Dove ti portano i tuoi sogni?
OMBRA: Forse in un paesino di montagna, tipo in Trentino. Una baita, un camino, e il silenzio. Solo io, un buon libro e magari un cane che russa vicino al fuoco. Ma sai, a volte penso che non sia il “dove” a fare la differenza, ma il “con chi”. Tu che dici?
STELLA: Hai ragione, il “con chi” conta tanto. A volte mi manca… non so, qualcuno che mi guardi davvero, che mi faccia ridere senza motivo. Mio marito è una brava persona, non fraintendermi, ma è come se ci fossimo persi di vista. Scusa, forse sto dicendo troppo.
OMBRA: Non stai dicendo troppo, Stella. È bello che ti apri, davvero. Sembra che tu voglia ritrovare un po’ di leggerezza, di connessione. Ti sei mai chiesta se c’è qualcosa che potresti fare per riaccendere quella scintilla con lui? O magari… qualcosa solo per te, per sentirti donna?
STELLA: Ci penso spesso, sai? Con lui… boh, ci ho provato. Non gliene faccio una colpa, siamo presi dalle nostre vite, dal nostro lavoro e per noi insieme rimane molto poco.
OMBRA: Ti posso chiedere perché frequenti questa chat?
STELLA: Per me rappresenta una piccola ribellione… Parlare con uno sconosciuto senza timore di essere giudicata è già una conquista. E poi qui mi sento meno un po’ più… me stessa. Spero tu mi capisca.
OMBRA: Ti capisco eccome, nella realtà è difficile essere pienamente se stessi. Credo non ci sia nulla di male anzi è un bel coraggio. Dimmi, com’è la “te stessa” che stai riscoprendo qui? Cosa la rende speciale?
STELLA: Oddio, che domanda! Non ci ho mai pensato così. Direi che è una che sogna ancora, nonostante tutto. Una che ride per una battuta scema, che si emoziona per un tramonto. Forse è la parte di me che si è un po’ nascosta negli ultimi anni. E tu? Chi sei quando nessuno ti guarda?
OMBRA: Bella questa, “quando nessuno ti guarda”. Penso di essere uno che cerca… Cerco il senso delle cose, cerco storie, cerco feeling, sintonia con altre persone, ma forse sono solo sogni perché nella realtà poi perdo colore.
STELLA: Apprezzo la tua sincerità e mi piace parlare con te. Sei diverso dagli altri qui, sembri uno che ascolta davvero. Però ora devo andare, si è fatto tardi. Ci sentiamo ancora?
OMBRA: Certo, Stella. Quando vuoi, io sono qui. Buonanotte, e sogni d’oro… magari con un tramonto e un piatto di spaghetti alle vongole.
STELLA: Haha, magari! Buonanotte, Ombra. A presto.

Ogni volta che chiudeva la chat Lorenzo sentiva sempre la stessa adrenalina. Ogni parola di Stella era come un pezzo di un puzzle che non aveva mai provato a comporre con sua moglie. Si sentiva ferito, ma anche stranamente vicino a lei, come se per la prima volta dopo anni stesse vedendo la donna che aveva sposato, non solo la routine che li incatenava. Eppure, non sapeva cosa fare. Continuare con quella farsa? Confessare tutto? O provare, in qualche modo, a riaccendere quel rapporto senza svelare il suo gioco? Le notti erano lunghe, ma le domande erano senza risposta.

L’idea di conquistare Stella lo eccitava e lo terrorizzava allo stesso tempo. Conquistarla significava riportare Annapaola a lui, riaccendere quella passione che entrambi avevano lasciato spegnere, ma allo stesso tempo incredibilmente significava allontanarla da lui Lorenzo e avvicinarla a Ombra Romana.

Si chiedeva spesso come avrebbe potuto riuscirci senza distruggere tutto. Se avesse continuato a scriverle nella chat, se lei si fosse lasciata andare, magari accettando quel caffè o qualcosa di più, sarebbe stato un trionfo virtuale, ma un disastro reale. Ogni passo avanti nella chat sarebbe stato un passo verso un tradimento, non solo da parte di Annapaola, disposta ad incontrare uno sconosciuto, ma anche da parte sua, che stava manipolando la situazione, giocando con i sentimenti di sua moglie sotto false spoglie. Eppure, smettere di scrivere significava rinunciare a capire. Era un paradosso: per riconquistare sua moglie, doveva rischiare di perderla!

Lorenzo tornò a letto, ma non si sdraiò. Si sedette sul bordo e guardò sua moglie. Si chiese se fosse la stessa persona con cui aveva chattato fino ad un attimo prima! Scosse la testa, non era possibile! In quel momento avrebbe voluto accanto Stella, beh sì la desiderava anche fisicamente, immaginava il suo seno caldo, la sua bocca voluttuosa, il modo in cui avrebbe ceduto ai suoi baci!

Ma Stella era lì accanto a lui in carne ossa! E allora si chiese se quella donna fosse il ponte per ritrovare Annapaola. Ma a quale prezzo? Doveva decidere se continuare a corteggiare Stella o affrontare Annapaola, rischiando di rompere il fragile equilibrio della loro vita. Ma una cosa era certa: quella chat aveva incrinato qualcosa per sempre e lui non poteva più fingere che tutto fosse come prima.


******

Una settimana dopo, in una sera inoltrata di ottobre Lorenzo era ancora in ufficio, solo, con il monitor del computer spento da un pezzo. Annapaola era a casa, il silenzio dell’appartamento rotto solo dal ronzio del frigo. La chat tra Ombra Romana e Stella Senza Luce era diventata una consuetudine segreta, un appuntamento non detto che entrambi attendevano con un misto di trepidazione e senso di colpa.
 
OMBRA: Ciao, Stella. Sei lì? Stasera Roma sembra più silenziosa del solito, o forse sono solo io che mi sento così. Tu come stai?
STELLA: Ciao, Ombra. Sì, sono qui. La casa è vuota, mio marito è ancora al lavoro. È strano, sai? Di solito non mi pesa la solitudine, ma stasera… boh, mi sento un po’ persa. Tu dove sei?
OMBRA: Sono a casa, sul divano, con un bicchiere di vino rosso. Fuori c’è quella luce arancione dei lampioni che rende tutto un po’ magico. Sai, Stella, mi piace parlarti. È come se ogni volta scoprissi un pezzo di te. Stasera sembri… malinconica.
STELLA: Malinconica, sì, forse hai ragione. È che a volte mi guardo intorno e mi sembra che la mia vita sia un film che guardo, ma non vivo. Non so se ha senso. Tu non ti senti mai così?
OMBRA: Oh, sì, altroché. A volte mi sembra di essere un attore che recita la sua parte, ma dentro c’è un’altra versione di me che scalpita. E tu, Stella, qual è la versione di te che scalpita? Quella che sogna il ristorantino sul mare?
STELLA: Haha, quella è una parte, sì. Ma c’è anche una me che… non so, che vuole tornare ad essere la ragazzina di un tempo. È stupido, lo so, sono una donna adulta, con una figlia, un lavoro… eppure mi manca quel brivido, sai? Quella sensazione di quando qualcuno ti guardava e ti faceva sentire speciale.
OMBRA: Non è stupido, Stella. È umano. Tutti vogliamo sentirci così, essere al centro dell’attenzione e offrire qualcosa di noi.
STELLA: Oggi leggevo il tuo profilo e pensavo che non ti ho mai chiesto se hai una compagna… Se vivi con qualcuno…
OMBRA: Sì vero, forse avevi bisogno di parlare di te. Comunque ho una relazione che si trascina da tanto tempo. E in un certo senso sono nella stessa tua condizione.
STELLA: Ecco appunto e non hai mai pensato che anche lei possa avere la stessa tua voglia di evasione, ma che la realtà ci costringe a fingere?
OMBRA: Bella riflessione Stella! Ti stai mettendo nei panni di lei, vero?
STELLA: No, no, scusa, volevo dire che magari tu preferisci parlare con me anziché con lei, immaginando, pur non conoscendomi a fondo, che sia la donna giusta per te.
OMBRA: Questo è il potere della chat Stella che ci fa vedere tutto il mondo a colori anche se virtuale. Infatti ti sto immaginando sai, tu sei una donna che ha ancora tanto da dare, da provare. Una donna che merita quel brivido. Posso dirtelo? Mi piace immaginarti, anche solo così, attraverso le tue parole.
STELLA: Oddio, Ombra, mi fai arrossire. Non sono abituata a queste cose… Mio marito… lui non mi parla più così. Forse non l’ha mai fatto, non in questo modo. Tu come ti comporti con lei? Sei sempre così… intenso?
OMBRA: Intenso? Assolutamente no, lo ammetto, faccio fatica anche a farle un complimento, ma con te è diverso, tesoro. È che mi hai preso, Stella. Mi piace pensare a come saresti se fossi qui, seduta vicino a me, con quella luce arancione che ti illumina il viso. Come sei vestita ora?
STELLA: Niente di che… una vestaglia leggera bluette
OMBRA: Immagino quanto tu possa essere sensuale anche con una semplice vestaglia. Dai dimmi se fossi lì, cosa vorresti fare?
STELLA: Non so… forse vorrei solo chiacchierare e sentirmi leggera. Magari con un po’ di musica in sottofondo, qualcosa di lento, che ti fa venir voglia di muoverti piano. E tu? Cosa faresti?
OMBRA: Metterei una playlist di jazz, tipo Chet Baker, e ascolterei i tuoi respiri... Credo che non ti toglierei gli occhi di dosso. Immagino il tuo sguardo profondo, il modo in cui si accende quando parli di qualcosa che ti piace. E forse… ti chiederei di lasciarti andare un po’. Di sentire quella musica non solo con le orecchie, ma con tutto il corpo. Ti va di provare, ora? Metti un brano, qualcosa che ti faccia sentire viva.
STELLA: Oh, cavolo, mi stai trascinando in qualcosa…, lo sento. Ok, ho messo una canzone… “My Funny Valentine”. La conosci? È dolce, ma anche un po’ triste. Mi fa venire i brividi. E tu, hai messo qualcosa?
OMBRA: Perfetto, quella canzone è pura magia. L’ho messa anch’io, ora. Immagina che siamo seduti sul divano, Stella. La musica che ci avvolge, la luce bassa. Chiudi gli occhi per un secondo, senti il ritmo. Come ti fa sentire?
STELLA: È… intenso. Mi sento come se stessi fluttuando. La casa sembra meno vuota, ora. È strano, ma parlare con te mi fa sentire meno sola. E tu?
OMBRA: Sto bene e immagino te che ti lasci andare, che segui la musica con un movimento leggero, magari sfiorandoti i capelli o il collo, come se stessi ricordando a te stessa quanto sei viva. Prova, dai. Sfiorati il seno, piano, come se fosse un gesto solo per te. Dimmi come ti senti.
STELLA: Oddio sì… È… bello, sto riscoprendo una parte di me che avevo dimenticato. Mi sento un po’ sciocca, ma anche… libera. Tu lo stai facendo?
OMBRA: Sì, Stella. Sono accanto a te. È come se ci stessimo muovendo insieme, no? Sento il cuore che batte un po’ più forte. Dimmi, cosa provi ora? Lasciati andare, non pensare troppo.
STELLA: È… intenso. Non so come dirtelo, ma mi sento come se stessi tremando dentro. Non è solo la musica, è… non so, il modo in cui mi parli. Mi fai sentire desiderata, donna… È una cosa che mi mancava da tanto. Sto sfiorando il seno, le gambe, sento i brividi caldi sulla mia pelle. È strano, ma mi piace sai.
OMBRA: Non è strano, Stella. È bellissimo. Immagina che siano le mie mani a sfiorarti. Solo un momento per noi, per sentire qualcosa di vero, di nostro, di complice. Io lo sto facendo. Penso a te, al tuo calore. Dimmi, cosa vedi se chiudi gli occhi…
STELLA: Vedo… un posto caldo, con luci soffuse e noi due che facciamo l’amore. È come se fossi qui, davvero. Non so come fai, Ombra, ma mi stai facendo provare cose che non sentivo da anni. È sbagliato, lo so, ma… non voglio smettere.
OMBRA: Non è sbagliato... È solo un momento nostro. Non c’è niente di male nel desiderare questo. Io sono qui, con te, in questo spazio che ci siamo creati. Vuoi continuare? Cosa vorresti ora?
STELLA: Voglio… non lo so, voglio solo non smettere di sentirmi così. È come se stessi respirando per la prima volta dopo tanto. Continuo a sfiorarmi e penso alle tue mani su di me…
OMBRA: Tesoro ti voglio… lasciamoci andare, ora insieme…
STELLA: Sì, lo voglio. Non so cosa mi stia succedendo, baciami, amami ti prego, fa che questo momento non finisca mai... Eccomi sono tua!
OMBRA: Continua Stella, ti prego, toccati, vai oltre. Immaginami davanti a te che guardo le tue gambe schiudersi come i petali di una rosa…
STELLA: Oh sì… ci sono… sono tua…
OMBRA: Ti sento vicina, ti prego non smettere… esplodi.
STELLA: Amore grazie davvero è stato bellissimo. Grazie.
OMBRA: Grazie a te, Stella. Per esserti lasciata andare, per avermi fatto entrare nella tua anima…

Subito dopo entrambi sentirono un forte senso di colpa e chiusero sbrigativamente la chat. Lorenzo posò il telefono, il respiro corto, il cuore che gli martellava nel petto. Era ancora in ufficio, ma si sentiva come se fosse stato davvero lì, con Annapaola, in quel momento di sensualità condivisa. Le sue mani tremavano leggermente, non per l’eccitazione, ma per il peso di ciò che aveva fatto. Aveva aperto un varco nell’anima di Stella, ma quel varco era anche il suo: ogni parola di Annapaola era un’eco dei loro anni insieme, di ciò che avevano perso.
Prese la sua ventiquattrore e spense le luci dell’ufficio, poi scese le scale pensando quanto quel gioco stesse diventando pericoloso. Si era spinto oltre, e il confine tra conquista e tradimento era più sfumato che mai. Sapeva che non poteva continuare così per sempre, ma in quel momento, non riusciva a smettere di pensare a Stella.
Annapaola, seduta ancora sul divano, chiuse gli occhi con la musica ancora nelle orecchie; incredibilmente, si era concessa a un altro uomo, aveva goduto insieme a lui e, mentre da una parte cercava di prolungare quell’attimo all’infinito, dall’altra si chiedeva dove tutto ciò l’avrebbe portata.

Da lì a poco Lorenzo sarebbe tornato a casa e avrebbe salutato frettolosamente sua moglie senza nessun trasporto. Entrambi avrebbero fatto in modo di non incrociare i loro sguardi, parlando del più e del meno, come se il peso di quell’invisibile distanza tra loro potesse essere mascherato dalle parole vuote di una routine ormai logora. E in quel silenzio taciuto, tra le pieghe di una conversazione banale, entrambi si sarebbero chiesti se quella crepa nel loro matrimonio, appena scavata, potesse mai essere richiusa.

******

Da quel giorno, la chat su “Passione Nascosta” divenne il loro rifugio e il loro sfogo imprescindibile, uno spazio sospeso dove Annapaola, come Stella Senza Luce, si lasciava andare a confidenze e gemiti sempre più intimi, e Lorenzo, nei panni di Ombra Romana, si trovava intrappolato in una rete di emozioni contrastanti. Ogni messaggio era un passo più profondo nell’anima di sua moglie, ma anche un filo che lo legava sempre più strettamente alla sua finzione. Ogni parola di Stella lo allontanava dalla possibilità di essere onesto con lei.

Ogni sera a qualche metro di distanza le loro conversazioni si facevano più audaci e cariche di emozione. Stella parlava di sogni, di desideri repressi, di momenti in cui si immaginava altrove, con qualcuno che la facesse sentire speciale. Lorenzo rispondeva con cura, calibrando ogni parola per alimentare quel fuoco senza spegnerlo, ma dentro di sé era dilaniato. Sapeva che nulla si sarebbe mai realizzato eppure, più la chat andava avanti, più si rendeva conto che quello fosse l’unico modo di sentire Annapaola vicina, non c’era alternativa, se si fosse rivelato lei si sarebbe sentita manipolata tradita da due entità che avevano finto entrambe di amarla.

Ormai si sentivano regolarmente tutte le sere, lei aspettava che Lorenzo andasse a dormire e lui una volta in camera si lasciava andare. Non c’era pericolo che la moglie di Ombra o il marito di Stella interrompessero quelle chat ormai bollenti. Lui le chiedeva di indossare qualcosa di sensuale per lui in nome di quella passione che ormai non era più tanto nascosta e lei obbediva indossando mutandine di seta, calze velate ed una volta anche un paio di tacchi alti e un tubino nero aderente con un profondo spacco laterale.

OMBRA: Dai Stella fallo per me! Lo so che rischi, ma stasera voglio immaginare io e te seduti in un ristorante romantico, sai quelli in penombra, a lume di candela e tu che esprimi tutta la tua sensualità di femmina…
STELLA: Tesoro sei pazzo lo sai? Rischio sì, ma lo faccio perché voglio volare, sentirmi completamente tua.
E a quel punto, credendo che il marito dormisse, andava in bagno e indossava la lingerie che aveva acquistato apposta per lui, per quell’ombra che le aveva dato la luce e un nuovo entusiasmo per sentirsi donna.
STELLA: Mi desideri vero? Dimmi che un giorno o l’altro ci incontreremo e tu potrai ammirarmi vestita così…
E a quel punto i pensieri di Lorenzo andavano oltre: sarebbe bastato alzarsi dal letto e raggiungere sua moglie in salotto, era lì a portata di mano, ma non sarebbe stata la stessa cosa… E allora riprendeva le sembianze di Ombra che sognava insieme a Stella, la loro prima volta insieme quando avrebbero fatto l’amore. Stella lo incalzava, gli diceva che lei sarebbe stata disposta ad incontrarlo e lui ovviamente rimandava, ma sapeva benissimo che ormai era alle strette, che non avrebbe potuto rimandare più a lungo e che l’unica soluzione non fosse quella di accettare l’invito, ma parlare con sua moglie!




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dell’immaginazione dell’autore e
qualsiasi somiglianza con
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