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Adamo Bencivenga
LA SOLUZIONE DELL'AMORE 2
Una coppia in crisi per
salvare il proprio matrimonio si ritrova a chattare
tra segreti e desideri nascosti, pur consapevoli
dell’identità dell’altro si nascondono dietro
profili falsi per riempiere i vuoti della loro vita
reale. Riusciranno a ritrovare l’amore o si
perderanno nei loro mondi paralleli?

Nei giorni successivi,
Lorenzo iniziò a fare piccoli gesti: lasciò un biglietto
sul tavolo della cucina con scritto “Buongiorno, oggi
sei più bella che mai”, le propose di andare al mare e
passeggiare sulla spiaggia a piedi nudi: “Io ti
guarderei, mentre sei lì, con il vento tra i capelli. E
ti direi che sei la donna più bella che abbia mai
visto.” Lei sorrise, ma il lavoro l’aspettava, le diede
un bacio per riconoscenza ed andò via. In auto ripensò a
quella frase. “Lorenzo, stava cambiando, non era mai
stato così romantico.” Pensò. Una sera poi Lorenzo
portò a casa un vinile di jazz, sperando di ricreare
l’atmosfera delle loro conversazioni virtuali. Dopo cena
si accomodarono sul divano, lui le prese la mano e
fecero l’amore. Insolitamente fu intenso e passionale,
ma dopo l’orgasmo Annapaola sentì l’esigenza di
connettersi con Ombra. Era agitata, impaziente, Lorenzo
capì e a malincuore andò nel suo studio aprendo la chat.
Prese il telefono e con le lacrime agli occhi Stella
gli confessò di aver fatto l’amore poco prima con suo
marito, ma che al culmine del piacere aveva pensato di
farlo con lui. STELLA: Sai ho immaginato di farlo su
una spiaggia deserta e le tue mani sul mio seno. E poi
mi hai presa con passione… Ombra per stare al gioco
si lasciò andare ad una scenata di gelosia, ma non era
finzione e, nei due piani appaiati di Ombra e Lorenzo,
sentiva dentro sé che stava inesorabilmente perdendo
Annapaola. Era arrivato al dunque, oltre il quale ci
sarebbe stato il baratro disattendendo i desideri di
Stella e il suo rapporto con Annapaola. Doveva agire,
doveva trovare un modo per riportare quella scintilla
nella loro vita reale, per far capire ad Annapaola che
Ombra non era un estraneo e che lei poteva sentirsi
Stella anche nella realtà.
E allora continuò a
tessere quel fragile ponte tra la realtà e la finzione.
Ogni azione era un tentativo di riportare nella loro
vita coniugale l’atmosfera che aveva creato nella chat,
ma senza rivelare il suo segreto. Era un equilibrio
debole, come camminare su una corda tesa sopra un
precipizio. Una sera prenotò un tavolo in un
ristorante sul Tevere. Scelse un locale che ricordava
quelli sognati nelle loro conversazioni virtuali: luci
soffuse, tovaglie a quadretti, il rumore del fiume in
sottofondo. Durante la cena, cercò di essere il Lorenzo
di un tempo: “Ti ricordi quando ci siamo persi a
Trastevere e abbiamo finito per mangiare in quella
bettola dove il vino sapeva di aceto?” Le chiese,
ridendo. Annapaola rise di gusto, e per un attimo
Lorenzo vide nei suoi occhi un bagliore che somigliava a
quello di Stella. “Sì, e tu continuavi a dire che era
caratteristico!” Rispose lei, scuotendo la testa.
“My Funny Valentine” fu un altro passo verso Stella.
Lorenzo comprò il 45 giri in un vecchio negozio di
dischi usati e una sera, dopo cena, lo mise sul vecchio
giradischi che usavano raramente. “Cos’è, una serata
nostalgica?” Chiese Annapaola, alzando un sopracciglio e
cercando di tenere lontane le sensazioni che aveva
provato con Ombra proprio con quel brano. Poi però si
sedette accanto a lui sul divano e Lorenzo le prese la
mano, sfiorandola piano, come Ombra aveva descritto
nella chat. Annapaola lentamente si abbandonò e
disse: “Mi piace questa canzone. Mi fa pensare a
qualcosa… non so, a un momento che non vivo da tanto.”
Lorenzo sentì il cuore accelerare: era così vicina a
Stella in quel momento, eppure così lontana da sapere la
verità.
Un giorno, Lorenzo provò a spingersi
oltre. Durante una passeggiata al Gianicolo, un luogo
che Stella aveva menzionato nella chat, si fermò a
guardare il panorama di Roma al tramonto. “Sai, a volte
penso che dovremmo farlo più spesso.” Disse, voltandosi
verso di lei. “Venire qui, parlare, guardarci davvero.”
Annapaola lo fissò, sorpresa dalla serietà del suo tono.
“Sì, hai ragione.” Rispose piano. “È che… non so, la
vita ci travolge. E alle volte basta un sorriso anonimo
per farci sognare…” Lorenzo capì che anche sua moglie
avrebbe voluto svelarsi, raccontare almeno in parte la
sua relazione con lo sconosciuto virtuale. Forse davvero
era arrivato il momento, dirle chi era Ombra e che
sapeva dei suoi desideri, ma il coraggio gli mancò.
Invece, le sfiorò il viso e cercò di baciarla. Annapaola
sorpresa per quell’atteggiamento, così insolito da
sembrare artefatto, gli disse: “Tesoro ho freddo,
torniamo a casa…” E Lorenzo si rese conto quanto fosse
grande quel muro tra loro che lui stesso aveva
costruito.
******
La sera stessa
Stella confidò ad Ombra i suoi pensieri e il suo disagio
con suo marito. Gli raccontò del bacio che non aveva
corrisposto, della distanza che si era creata tra loro e
degli sforzi di suo marito che lei non riusciva a
corrispondere. Ombra stranamente si innervosì
chiedendole perché mai non avesse accolto quel bacio in
quel posto così romantico. Stella non rispose, ma quando
chiuse la chat Annapaola si chiese cosa stesse
succedendo.
La sera dopo Ombra iniziò a
raccontare aneddoti che richiamavano la loro vita
insieme, ma in modo velato, come se fossero coincidenze.
“Sai, Stella, una volta ho conosciuto una ragazza che
amava i gialli, proprio come te.” Scrisse. “Ci siamo
persi in un vicolo della Garbatella, una sera d’estate,
e lei rideva come se il mondo fosse tutto lì, in quel
momento.” Stella rispose con una faccina dubbiosa: “Sai
è molto strano... Anche io ho un ricordo simile, con mio
marito.” Lorenzo sentì una stretta al cuore:
Annapaola stava iniziando a collegare i puntini e chissà
quanto casualmente lei aggiunse: “Ombra vediamoci, ho un
disperato bisogno di vedere come sei, chi sei nella
realtà.” Lui sorpreso farfugliò qualche scusa dicendo
però una cosa vera ossia che la realtà avrebbe spazzato
via tutti i loro sogni.
Finita la chat, Annapaola
confusa, rimase su quel divano a pensare: percepiva le
due figure così appaiate che si chiese perché mai fosse
attratta da uno sconosciuto. Lorenzo invece sentì il
bisogno di fare l’amore con Stella in carne ed ossa.
Quando la raggiunse in salotto glielo chiese senza mezzi
termini.
Lei dapprima rise, ma poi accettò
sentendo dopo tanto tempo una strana eccitazione per suo
marito. Subito dopo, ancora avvolta dal calore del
momento, con il respiro che rallentava e il corpo
rilassato contro il divano, guardò Lorenzo con uno
sguardo pieno di inquietudine. Si voltò verso di lui,
mordendosi il labbro inferiore come faceva sempre quando
stava per dire qualcosa di difficile: “Lorenzo…” Iniziò,
la voce bassa, quasi un sussurro, “Devo dirti una cosa.”
Fece una pausa, come per raccogliere il coraggio, e poi
continuò: “Quando facciamo l’amore, non so come dirtelo…
insomma ultimamente non siamo in due, ma penso a un
altro. Non proprio a un altro, ma… a qualcuno con cui
parlo, qualcuno che mi fa sentire diversa.” Ecco, lo
aveva detto, più per necessità di chiarirsi con se
stessa che far sapere a suo marito quale fosse il suo
tormento.
Quelle parole caddero come un fulmine
nel silenzio della stanza. Lorenzo sentì il cuore
fermarsi per un istante, il sangue che gli si gelava
nelle vene. La confessione di Annapaola era un coltello
che affondava esattamente nel punto in cui lui si
sentiva più fragile: la consapevolezza che, pur essendo
Ombra, non era riuscito a colmare il vuoto che sua
moglie cercava di riempire altrove, ma soprattutto la
determinazione e l’onestà di sua moglie di confessare
qualcosa che forse lui, se non sparpagliando indizi in
giro, non sarebbe mai riuscito a dire.
Ma il
pensiero successivo fu di sollievo: Per la prima volta
dopo tanto tempo, Annapaola stava condividendo qualcosa
di intimo, di vero, anche se doloroso. Cercò di
mantenere la calma, ma dentro di sé era un tumulto. Come
Ombra, avrebbe saputo cosa dire, ma come Lorenzo, si
sentiva ferito, tradito, anche se quel tradimento era,
in un certo senso, contro se stesso. E allora disse:
“Come si chiama, chi è?” Stando nella parte e fingendo
sorpresa, ma incapace di nascondere del tutto il
tremore.
Annapaola abbassò lo sguardo. “Non è
nessuno, davvero. Si fa chiamare Ombra, ma in realtà non
so chi sia.” Disse, quasi in fretta, come per
giustificarsi. “Cioè, non l’ho mai incontrato. È solo…
una persona con cui chatto, su un’app. Non so perché
l’ho fatto, Lorenzo. È iniziato per noia, per curiosità,
ma poi… non so, lui mi ascolta, mi fa sentire speciale.
È come se vedesse una parte di me che non mostro a
nessuno, nemmeno a te. E stasera, mentre ero con te, per
un momento ho immaginato che fossi lui. Ma non è solo
questo… è che ultimamente chattando con lui mi sembra di
chattare con quel Lorenzo che anni fa mi aveva fatto
innamorare.”
Ogni parola era un colpo, ma anche
una rivelazione. Lorenzo si rese conto quanto sua moglie
avesse un estremo bisogno di riunificare i due piani e
che non stava confessando un tradimento fisico, ma
qualcosa di più profondo: un desiderio di connessione
che lui, come marito, non era riuscito a soddisfare.
Eppure, quel desiderio era stato risvegliato proprio da
lui, da Ombra, in quella chat che era diventata il loro
rifugio segreto. La gelosia che provava non per era
la confessione di Annapaola, ma per il paradosso che lui
stesso aveva creato: era geloso di se stesso, della
versione di lui che riusciva a farla sentire viva,
mentre Lorenzo, l’uomo reale, sembrava non essere
abbastanza.
“Fammi capire, tu vorresti che quel
tizio fossi io?” Chiese, cercando di mantenere un tono
neutro, anche se dentro di lui si agitavano emozioni
contrastanti. “Perché non me ne hai mai parlato? Di
questa… noia, di questo bisogno di sentirti speciale? Io
sono qui, sono tuo marito.” Lei scosse la testa, gli
occhi lucidi. “Non lo so, Lorenzo. Non volevo ferirti. E
poi, non è che non ti amo o che non sto bene con te. È
solo che… a volte mi sento invisibile. La routine, il
lavoro, la casa… è come se fossi diventata solo la madre
di Emanuela, la caporeparto del supermercato, la moglie
che prepara la cena. Con lui, invece, sono… una donna.
Una che sogna, che ride, che si emoziona. Non volevo
tradirti, davvero. È solo una chat, ma stasera… non so,
mi sento in colpa. Anzi no, per assurdo non mi sento in
colpa, perché lui è quello che tu hai smesso di essere.”
Lorenzo deglutì. Avrebbe voluto gridarle che Ombra
era lui, che ogni parola, ogni complimento, ogni momento
di intimità nella chat era stato il suo modo disperato
di raggiungerla. Ma non poteva, almeno non ancora.
Sapeva che una confessione ora avrebbe spezzato il
fragile filo di fiducia che Annapaola gli stava offrendo
con quella confessione. Invece, prese un respiro
profondo e le strinse la mano, un gesto che sperava
trasmettesse più di quanto le parole potessero fare.
“Non sei invisibile, Annapaola.” Disse, guardandola
negli occhi. “Non per me. Forse non te l’ho fatto
sentire abbastanza, e questo è un mio errore. Ma tu sei
ancora quella donna che sogna, che ride, che mi fa
impazzire con un sorriso. Non hai bisogno di un Ombra
qualsiasi per essere speciale. Sei già speciale, e io
voglio ricordartelo ogni giorno.”
Annapaola lo
guardò, sorpresa da quella intensità. “Lorenzo…”
Mormorò, ma non finì la frase. Si avvicinò a lui,
posando la testa sul suo petto, e per un momento
rimasero così. Ma Lorenzo sapeva che dove andare oltre.
Lei aveva fatto il primo passo aprendo una porta, ma
anche un abisso. Doveva trovare un modo per far
convergere Ombra e Lorenzo, per mostrarle che l’uomo che
la faceva sentire viva nella chat era lo stesso che le
stava accanto in quel momento.
******
La sera dopo la tentazione di scrivere a Stella era
forte, come se Ombra potesse ancora essere il suo
rifugio, il suo modo di controllare la situazione. Ma
quando aprì l’app, le dita rimasero sospese sullo
schermo. La confessione di Annapaola lo aveva scosso e
pensò di cancellare il profilo di Ombra. Non era più
necessario. Ma pensò a Stella, lei non meritava questo.
Incapace di resistere, aprì la chat, Stella era già on
line. OMBRA: Ciao Stella. Sei sola? STELLA: Sì sì
sono sola, grazie per essere entrato, sai mio marito ora
sa che esisti! Gli ho raccontato che quando faccio
l’amore con lui penso a te… OMBRA: E lui? Qual è
stata la sua reazione. STELLA: Non so, mi aspettavo
una scenata di gelosia di quelle immemorabili, ma è
rimasto tranquillo, come se avesse sempre saputo e la
mia non fosse altro che una conferma ai suoi timori…
OMBRA: Quindi pensi che lo abbia sempre saputo…
STELLA: Non lo so ma ultimamente il suo comportamento è
cambiato, lo vedo più attento, più disponibile. Anche
nell’amore è più partecipe. Forse qualcosa ha intuito,
ma mi chiedo come faccia a saperlo? OMBRA: Beh il
sesto senso non è solo prerogativa delle donne, forse
tuo marito è una persona sensibile… oppure
inavvertitamente hai lasciato il telefono in giro per
casa…
Annapaola ripensò alla prima sera quando
aveva iniziato a chattare con Ombra e si ricordò
benissimo del particolare del telefono, quando non
trovandolo in cucina, nel posto dove era sicura di
averlo lasciato chiedendosi dopo cosa ci facesse in
salotto.
STELLA: Sai che hai ragione? Ma non
posso credere che mio marito abbia letto i miei messaggi
senza dirmi nulla. OMBRA: Se fosse così gli hai dato
modo di conoscerti un po’ più a fondo e ora si comporta
come tu avresti sempre voluto.
STELLA: E allora
perché non dirmelo? OMBRA: Per la stessa ragione che
tu non ti sei confidata con lui ma hai preferito farlo
con me, uno sconosciuto. STELLA: Ma ora tu non sei
uomo sconosciuto, sei la persona con cui vorrei passare
una giornata intera al mare. Io e te, da soli, a piedi
nudi sulla sabbia, ci hai pensato? OMBRA: Io ti
guarderei, mentre sei lì, con il vento tra i capelli. E
ti direi che sei la donna più bella che abbia mai visto.
Annapaola fece cadere il telefono sulle sue gambe.
Le sue guance presero fuoco immediatamente sentendo un
leggero sbandamento. Non era possibile! Quella era la
stessa frase o simile, non la ricordava a memoria, detta
da Lorenzo una mattina mentre facevano colazione a casa.
Cosa stava succedendo? Riprese il telefono in mano.
STELLA: Sai, a volte mi ricordi qualcuno. Questa
frase l’ho già sentita, ma non da te!
Sentì un
brivido percorrerle la schiena. Quella frase era troppo
precisa, troppo simile a quella che Lorenzo le aveva
detto quella mattina. Non poteva essere una coincidenza.
Il suo cuore accelerò, mentre la mente iniziava a
collegare i frammenti. Ripensò a ogni dettaglio delle
ultime settimane: il telefono lasciato in salotto,
l’improvvisa dolcezza di Lorenzo, i suoi gesti romantici
che sembravano usciti dalle conversazioni con Ombra. La
musica jazz, il Gianicolo, persino il modo in cui
Lorenzo aveva iniziato a sfiorarle la mano, come se
stesse seguendo un copione scritto da un altro.
La sera dopo, il sospetto che Ombra e Lorenzo fossero la
stessa persona continuava a tormentarla, un tarlo che le
scavava la mente senza darle pace. Seduta sul divano,
con Lorenzo accanto che guardava la tv, decise di
mettere alla prova la sua intuizione. Con il cuore che
batteva forte, aprì l’app di “Passione Nascosta” e,
sotto gli occhi ignari di suo marito, scrisse un
messaggio a Ombra, un’esca deliberata: STELLA:
Ombra, sei lì? Ho bisogno di parlarti, stasera mi sento
strana… come se stessi per scoprire qualcosa di
importante. Fissò lo schermo, poi lanciò un’occhiata
furtiva a Lorenzo. Passarono dieci minuti, un’attesa che
le parve eterna, il silenzio della casa rotto solo dal
ticchettio dell’orologio a parete. Nessuna risposta da
parte di Ombra. Il suo stomaco si strinse: possibile che
stesse davvero immaginando tutto? Eppure, il dubbio era
troppo radicato per essere ignorato. Poi, Lorenzo si
alzò con un movimento lento, quasi esitante, mormorando
qualcosa su un’email di lavoro da controllare. “Vado un
attimo nello studio.” Disse, senza guardarla negli
occhi, e si diresse verso la piccola stanza in fondo al
corridoio. Annapaola trattenne il respiro, il telefono
ancora in mano, gli occhi fissi sulla porta socchiusa
dello studio.
Passò un minuto, forse due, e poi,
come un segnale che confermava ogni suo sospetto, lo
schermo del suo telefono si illuminò. Una notifica da
“Passione Nascosta”. Il cuore le balzò in gola mentre
leggeva: OMBRA: Ciao, Stella. Scusa il ritardo. Come
stai? Annapaola strinse il telefono, le mani
tremanti. Non era una coincidenza. Lorenzo era uscito
dalla stanza, e Ombra aveva risposto. Il tempo, il modo,
tutto combaciava. Si alzò dal divano, il cuore che
martellava, combattuta tra la voglia di correre nello
studio e affrontarlo e il desiderio di continuare quella
conversazione per vedere fino a dove Ombra sarebbe
arrivato. Scelse la seconda strada e con le dita che
tremavano, rispose:
STELLA: Sai Ombra. È come se
stessi mettendo insieme i pezzi di un puzzle. Stasera
mio marito era qui con me, e per un attimo ho pensato…
non importa. Dimmi, dove sei ora? Sei solo? Nel suo
studio, Lorenzo lesse il messaggio e sentì il sangue
gelarsi. La domanda di Annapaola era troppo diretta,
troppo carica di sottintesi. Non era solo un sospetto.
Con il cuore in gola, cercò di mantenere la calma,
scrivendo con cura per non tradirsi ulteriormente.
OMBRA: Sono a casa, Stella, solo con i miei pensieri. E
tu? Tuo marito è ancora lì?
Annapaola lesse la
risposta e un sorriso amaro le sfiorò le labbra. “Solo
con i miei pensieri,” aveva scritto. Ma lei sapeva che
non era solo. Era a pochi metri da lei, dietro una porta
chiusa, fingendo di essere un altro. La rabbia si
mescolava alla curiosità, e a una strana tenerezza:
Lorenzo aveva creato Ombra per raggiungerla, per
conoscerla in un modo che nella loro vita reale non
riusciva più a fare? Decise di spingersi oltre, di
tendergli un’ultima trappola. Si alzò, camminando
silenziosamente verso lo studio. La porta era socchiusa,
e attraverso la fessura vide Lorenzo chino sul telefono,
la luce dello schermo che gli illuminava il viso.
Trattenne il fiato e tornò al divano, scrivendo un
ultimo messaggio. STELLA: Ombra, dimmi una cosa. Se
fossi qui, ora, cosa faresti? Immagina di essere nella
mia casa, proprio in questo momento. Come mi faresti
sentire speciale?
Lorenzo sentì il panico
montare. La domanda era troppo precisa, troppo vicina
alla realtà. Guardò verso la porta, chiedendosi se
Annapaola fosse ancora in salotto o se lo stesse
spiando. Le sue mani esitarono sul telefono, ma poi,
spinto da un misto di paura e desiderio di non spezzare
il loro gioco, rispose: OMBRA: Se fossi lì, Stella,
ti prenderei la mano e ti porterei vicino alla finestra.
Guarderemmo Roma insieme, con le luci della città che
brillano abbandonandoci in un bacio lungo intenso pieno
di passione. Annapaola lesse il messaggio e chiuse
gli occhi. E se si stesse sbagliando? Una parte di lei
sperava ancora che Ombra non fosse Lorenzo, ma l’altra
parte non si sentiva per nulla tradita: Suo marito,
l’uomo che credeva lontano, stava cercando di
riconquistarla, anche se in un modo contorto, quasi
disperato. E lei, in fondo, non desiderava altro che
sentirsi amata e desiderata proprio come Stella.
STELLA: Ombra, dimmi la verità. Come fai a sapere
queste cose? Quella frase… non è possibile che sia un
caso. Chi sei davvero?
OMBRA: Stella, non so di
cosa parli. È solo una frase, magari un pensiero che ci
è venuto in mente a entrambi. Tu sei bella dentro e
ispiri una dolcezza incredibile… Forse io e tuo marito
abbiamo pensato alla stessa cosa… forse perché entrambi
parliamo di cose vere, di emozioni profonde. Dimmi,
perché sei così sospettosa?
Annapaola non rispose
subito. Non voleva rispondere troppo in fretta, ma non
poteva ignorare la domanda. Lorenzo si rese conto
che il silenzio di Annapaola era durato troppo a lungo.
Doveva dire qualcosa. OMBRA: Stella, tutto bene? Non
volevo spaventarti, davvero. È solo che… mi piace
immaginare di essere vicino a te, tutto qui.
Ma
Annapaola non era convinta. Fissò lo schermo, il respiro
corto. Ogni parola di Ombra sembrava echeggiare il
Lorenzo recente. Ormai era più di una certezza che
Lorenzo avesse guardato il suo telefono, che avesse
scaricato l’app e creato un profilo falso. Passò la
notte a pensarci, analizzando ogni messaggio, ogni
dettaglio.
La mattina dopo, durante la
colazione, lui le sorrise, ma lei notò un’ombra di
nervosismo nei suoi gesti, come se temesse di essere
scoperto. Annapaola decise di non insistere.
Nei
giorni successivi, Annapaola divenne più silenziosa, ma
una sera, mentre erano a cena, gli fece una domanda
apparentemente casuale: “Lorenzo, tu hai mai usato una
di quelle app di chat anonime? Sai, tipo quelle dove la
gente parla con sconosciuti.” Lui si irrigidì,
posando la forchetta. “No, perché?” Rispose, con un tono
troppo rapido. Annapaola sorrise appena, un sorriso che
nascondeva un’intuizione. “Così, curiosità.” Lorenzo
capì che il tempo stava per scadere. Quella notte, nella
chat, lei tornò all’attacco con Ombra. STELLA: Ombra,
se ti dicessi che credo di sapere chi sei, cosa
risponderesti? OMBRA: Direi che sei una donna
incredibile, Stella, e che forse stai vedendo quello che
vuoi vedere. STELLA: È come se fossi dentro la mia
vita, come se sapessi tutto di me. Ma ho paura della
verità. Anche se tu fossi chi penso, non dirmelo ti
prego anche perché non sarei in grado ora di dirti quale
potrebbe essere la mia reazione. OMBRA: Vuoi
continuare la chat? O interrompere per sempre il nostro
rapporto? STELLA: Non voglio che Ombra sparisca dalla
mia vita.
Lorenzo non si aspettava questa
proposta, era sbalordito, ma capì che Annapaola aveva
bisogno di quel rifugio, di quel sogno, tanto quanto
lui. OMBRA: Sei un tesoro Stella, io ti amo!
STELLA: Mi ami anche se penso che tu non sia quello che
mi dici di essere? OMBRA: Io ti amerò sempre.
Lorenzo chiuse l’app. Sapeva che Annapaola aveva capito,
ma non poteva smettere: la chat era l’unico modo per
tenerla vicina, ma lo teneva anche intrappolato in una
prigione che si era costruito da solo.
******
Da quella notte, la loro vita prese una piega
surreale. Di giorno, Annapaola e Lorenzo erano la coppia
di sempre: cenavano insieme, parlavano di lavoro e di
Emanuela, cercavano di ricostruire la loro connessione
con piccoli gesti, passeggiate, cene romantiche.
Lorenzo si impegnava a essere più presente, a farla
sentire speciale, mentre Annapaola si apriva di più,
condividendo i suoi pensieri e desideri. Ma ogni sera,
quando la casa si quietava, ormai senza più tanti
sotterfugi e senza più bisogno di scuse, si separavano
in stanze diverse e aprendo i loro telefoni si
trasformavano in Stella Senza Luce e Ombra Romana.
La chat era il loro spazio segreto, dove si
lasciavano andare a parole d’amore, fantasie audaci e
momenti di passione virtuale che li facevano sentire
vivi. Stella raccontava i suoi sogni di una vita al
mare, di viaggi senza meta, mentre Ombra la corteggiava
con poesie e promesse di momenti rubati. Ogni messaggio
era un fuoco che bruciava, un’eco della loro giovinezza,
della passione che avevano dimenticato.
Nonostante sapessero la verità, non ne parlarono mai.
Era un patto silenzioso che teneva separati i due mondi.
Stella e Ombra erano un sogno condiviso, due versioni di
loro stessi e soprattutto un gioco che li teneva uniti.
A volte, dopo le loro conversazioni virtuali, si
ritrovavano a letto, senza dire una parola, e facevano
l’amore con un’intensità che sembrava rubata dalla chat.
Ma non nominarono mai Ombra o Stella, come se temessero
di spezzare l’incantesimo.
Lorenzo si chiedeva
spesso quanto sarebbe durato quel fragile equilibrio.
Sapeva che, prima o poi, avrebbero dovuto unire i due
mondi, affrontare il rischio di perdere il fuoco di
Stella e Ombra per diventare di nuovo Annapaola e
Lorenzo, completamente. Ma per ora, si amavano in due
stanze separate, due anime che si cercavano
nell’oscurità di una chat, mentre il mondo reale
aspettava di essere riconquistato.
Annapaola, dal
canto suo, custodiva gelosamente quel segreto. Ogni
sera, mentre scriveva a Ombra, sentiva il cuore battere
forte, sapendo che era Lorenzo, eppure lasciandosi
travolgere dalla magia di quel gioco. Era il loro modo
di amarsi, un amore in penombra, sospeso tra verità e
finzione, tra conquista e tradimento.
FINE
|
Questo racconto è opera di pura
fantasia. Nomi, personaggi e luoghi sono frutto
dell’immaginazione dell’autore e qualsiasi
somiglianza con fatti, scenari e persone è del
tutto casuale.
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TUTTI I
RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA
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