Da
Stettino a Pietroburgo, sei settimane di viaggio…
Ripagate però
da un’accoglienza calorosa da parte dell’Imperatrice. Entrai
subito nelle sue grazie.
Ma il
matrimonio avvenne due anni dopo.
Durante quel
periodo mi ammalai seriamente di una malattia misteriosa.
Sospettai un avvelenamento. Conobbi gli intrighi e le falsità
della corte, abbracciai la religione ortodossa, nonostante
sapessi che mio padre, luterano convinto, ne avrebbe sofferto.
Assunsi il nome di Ekaterina Alekseevna. Ma soprattutto imparai
da subito a conoscere il carattere violento e puerile del mio
futuro sposo, che si divertiva a giocare con i soldatini di
ferro e ad avere una particolare predilezione per le
ubriacature.
Il
matrimonio avvenne nell'anno 1745.
Avevo
raggiunto il mio scopo, ma l'unione non fu felice.
Si dice
che non fu mai consumata…
Pietro oltre
ad essere brutto, col volto devastato dal vaiolo, era maniaco
brutale e ahimé impotente. Poco dopo il matrimonio cominciò a
mostrare un'inspiegabile avversione nei miei confronti. Mi
trascurava e si circondava di donne di ogni sorta, volgari e
poco avvenenti, con il solo scopo di umiliarmi pubblicamente.
Ma lei
cercò l’affetto di suo marito?
Purtroppo
senza risultato. Ma non mi persi d'animo e trovai il modo di
colmare il vuoto dedicandomi intensamente alla cultura. Lessi
Voltaire, Montesquieu, Machiavelli, ma soprattutto gli annali di
Tacito che mi rivelarono una realtà nuova, quella della Roma
imperiale intrisa di congiure e tradimenti, dove i deboli
venivano eliminati mentre i forti riuscivano a sopravvivere.
Avevo imparato una grande verità e il contenuto di quel libro
appariva, alla mia mente come un monito.
Oltre alle
letture nelle sua ricchissima biografia si parla di relazioni
extra coniugali.
Cosa potevo
fare? In quella situazione di scherno ed abbandono cercavo
soprattutto conforto per il mio spirito.
Molti anni
dopo nacque Paolo, suo primo figlio.
La
successione era diventata un problema soprattutto per
Elisabetta. Lei era a conoscenza di cosa non avveniva nel letto
coniugale. Mio figlio nacque nel 1754 frutto di una relazione
con Sergej Saltykov. La paternità non fu un mistero per nessuno
e tanto meno per Elisabetta che favorì la relazione.
Di lì a
poco nacquero Anna e Aleksej, figli di padri altrettanto
diversi…
Ma l’unico
capace di farmi perdere la testa fu Igorij Orlov, un giovane
ufficiale. Quando lo vidi rimasi talmente colpita dalla sua
bellezza statuaria che lo paragonai ad un antico guerriero.
Nel
frattempo l'imperatrice Elisabetta era morta.
Pietro fu ben
felice di prendere il suo posto, aveva trascorso troppi anni
sotto il dispotismo della zia. Favorito anche dal suo carattere
iniziò a tiranneggiare tutti quelli che gli capitavano a tiro,
compresa me. Stava accarezzando l’idea di ripudiarmi e allora
compresi che era il momento di agire. La Russia non poteva
essere governata da quell'incapace!
Cosa fece?
Approfittando del malcontento che serpeggiava nella Guardia e
nei circoli di corte, anche per le idee filo-prussiane di
Pietro, riuscii a farlo imprigionare anche e grazie all’aiuto
dei fratelli Orlov. Qualche tempo dopo morì strangolato.
Ormai era
padrona assoluta del campo…
Il 22
settembre del 1762 fui incoronata imperatrice a Mosca con la
consapevolezza che non essendo stato facile prendere il potere,
ancor meno sarebbe stato mantenerlo.
I primi
anni del suo regno furono caratterizzati da un forte spirito
riformatore.
Grazie alle
mie letture illuministe cercai di creare una monarchia liberale
ed umana. Convinta com’ero che il popolo rozzo ed ignorante
dovesse migliorare il proprio stato culturale. Creai scuole ed
orfanotrofi. Nel 1764 nacque l'Istituto Smolnij per fanciulle
nobili, la prima scuola femminile russa.
Nasceva la
Russia moderna.
Per rendermi
conto personalmente delle condizioni dei miei sudditi nella
primavera del 1767 feci un lungo viaggio all'interno della
Russia occidentale. Mi convinsi che il mio popolo aveva bisogno
di aiuto.
La
realizzazione del suo ideale incontrò non poche difficoltà.
Quando ebbi bisogno di mezzi e di denaro per realizzare i miei
progetti, non esitai a compiere quello che gli altri, prima di
me, non avevano osato, cioè la confisca dei beni della Chiesa,
pur sapendo che questa misura m’avrebbe resa impopolare.
Il 1775 fu
l'anno decisivo della rivolta dei cosacchi.
Pugacev, il
più famoso tra loro, incitò i contadini per ottenere
l'abolizione della servitù della gleba. Gli insorti arrivarono
quasi alle porte di Mosca. Quell’episodio mi fece rivedere le
mie idee illuministe. Stavo facendo molto per loro. Come
potevano ripagarmi con una rivolta? Mandai un imponente esercito
contro gli insorti. Pugacev venne catturato e trascinato nella
capitale in una gabbia di ferro. Venne squartato vivo.
Però
Pugacev divenne, agli occhi dell'opinione pubblica, un martire
della Russia e dei poveri.
Fui costretta
ad agire per il bene della nazione. Mi accusarono di essere
diventata sospettosa e reazionaria. Ma io mi rendevo conto che
solo la nobiltà m’avrebbe permesso di uscire da quella fase
critica, per cui con la carta costituzionale del 1785 gli
affidai maggiori poteri, anche se nel contempo favorivo le
scuole dei filosofi che idealizzavano una società più giusta.
Intanto
era comparso al suo fianco un uomo nuovo: Grigorij Potemkim.
Mi
colpì il suo modo eccentrico di fare e di vestire. Non era
bellissimo come i miei precedenti amanti, ma molto intelligente.
Ero stanca delle persone mediocri e noiose che mi circondavano,
per cui fu abbastanza facile per lui destare il mio interesse.
Si stabilì
tra di voi un'intesa quasi perfetta e duratura nel tempo.
Mi
sentivo protetta e finalmente con un uomo forte al fianco. Lui
sapeva come prendermi.
Ma i
pettegolezzi del tempo asserivano che ci furono anche altri
amanti.
Mi sono
sentita sempre legata a quell'uomo.
La sua
politica continuava ad ignorare i problemi dei ceti più poveri.
Con mia profonda amarezza gli eventi mi avevano fatto recedere
da i miei ideali giovanili. Avevo il terrore che La rivoluzione
francese del 1789 potesse infettare la Russia. Divenni sempre
più severa nei confronti di chi si faceva portavoce dei diritti
delle classi minori. Intensificai la sicurezza. Ero convinta di
avere pochi amici fidati e molti altri che non aspettavano altro
di brindare alla mia morte.
In tutta
l' Europa si parlava di lei.
Si parlava di
una donna che aveva domato con determinazione un paese
indomabile. In effetti ero riuscita a riunificate tutte le terre
russe. Ero padrona di un impero che si estendeva dal Baltico
alla Siberia…
L’Imperatrice è stanca, con un cenno della mano mi fa capire di
non voler rispondere ad altre domande. Sono delusa, avrei voluto
parlare delle sue sensazioni, scavare nell’animo di questa
grande donna, ma confesso di non esserci riuscita. L’intervista
finisce qui. |