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ADULTO

AMORE IN CHAT Il circo tra le
gambe
"È notte e mi sento più sola,
unica e rara a quest'ora. Bussano suoni dove la paura cerca
l’origine, l’inizio di ogni ragione e quel senso che m’avvolge e
rende fertile ogni fantasia che scrivo."

E’ notte e mi
sento più sola, unica e rara a quest'ora. Bussano suoni
dove la paura cerca l’origine, il nero più fondo,
l’inizio di ogni ragione e quel senso che m’avvolge e
rende fertile ogni fantasia che scrivo e che vivo.
M’arrampico e cado, m’arresto e rimango sospesa su
questo saliscendi dove s’ammassano emozioni che bruciano
quanto la corrente lungo i fili dell’alta tensione.
Lei stasera non si collega ed io ho bisogno di
leggere le sue parole. Dove è ora? Dove sarà finito? Lei
lo sa vero che ha un compito importante? Fammi sentire
quella che sono, togliermi quella maschera che gli altri
credono sia il mio viso! Davvero questa sera vorrei
sentire la sua voce! Se solo lo volessi, se solo fossi
capace di comporre quel numero senza che il cuore
m’arrivi alle tonsille. L’altro giorno le ho mentito, le
ho detto una bugia perché quel numero non l’ho mai
cestinato, ma sono fragile e non oso, so che il percorso
è ancora lungo, che ancora non è il momento di rendermi
conto di quella che sono. E allora le chiedo solo di
asciugare la mia paura col suo respiro che ora mi
scalda, che ora incede e slabbra senza resistenza le
intercapedini della mia solitudine.
Ma che dico!
Lei è solo una casella di posta, una chat senza nome e
cognome, soltanto quattro caratteri scritti in verdana,
si fa chiamare Luca e mi scrivi parole come se fosse il
mio specchio. Chissà invece se dietro quel nick si
nasconde altro, non so una donna, un vecchio, uno
stalker oppure un venditore di fumo. Ma davvero esiste
quando mi dice che i miei seni sono batuffoli di velluto
che mai un uomo finora ha accarezzato? Come è possibile
allora? Davvero vorrebbe baciarli? Fare di me la fonte
del suo primo piacere, il ricordo immortale del suo
bisogno! Davvero ha gli occhi grandi come questo mare
che ci divide? Ha le mani capienti che ora vorrei che mi
stringessero forte per provocarmi dolore e sentirmi
viva, perché di null’altro avrei bisogno se non di quel
desiderio che mi rapisce fino a farmi cedere prima del
tempo. La prego si faccia sentire perché ho bisogno di
lei! Perché voglio che la mia bocca sia la sola a
raccogliere il suo piacere, ad assaggiare ogni goccia
che cade e distinguerne il sapore. La sua…
*****
Mia cara Luisa, mi sono collegato solo ora
e leggo le ultime righe con il fiato sospeso, mi chiedo
come sia possibile questo fiotto d’amore che spurga
inatteso dalle sue viscere. Questa era la metà del suo
percorso? Mi sembra incredibile che nella sua anima
persa rivendichi il suo cuore che batte e reclama un
sentimento che sfiora la purezza d’una fanciulla in
amore. Lei non potrà mai tornare vergine anche se per
un caso remoto lo fosse davvero. Dove è finita la Luisa
che si mostrava in faccia al laghetto respirando le
tenebre umide di un pomeriggio d’inverno? E quella che
scendeva a patti con la propria vergogna affidandosi
alle ingiurie di un ragazzino qualunque? Che fine ha
fatto il tassista? La discarica, la villa all’Olgiata,
il collega di suo marito e i tanti marciapiedi sui quali
finora non ha avuto il coraggio di passeggiare?
Oddio Luisa! Non so davvero se tutto ciò sia solo un
sogno o ci sia in fondo un minimo di verità. Ma quello
che mi ha scritto stasera non lo tollero! Non sono un
venditore di fumo, non sono uno stalker, sono solo la
sua Guida, il suo Virgilio che la guida negli inferi
della sua anima nera. Preferisco pensare ad un tragitto
interrotto, a lavori in corso che le hanno fatto deviare
la strada, quella maestra dove un angelo nero la
conduceva per mano nei cunicoli impervi per ritrovare se
stessa, donna inavvicinabile e ostile di giorno,
integerrima moglie che fuori dal ruolo sporcava il
cognome, che fuori di casa mostrava se stessa per essere
madre dei vizi del mondo, fertile terra per nutrire le
voglie di chiunque a caso ne avesse avuto il bisogno. La
prego mi risponda e mi faccia capire. Il suo Angelo
nero.
*****
Mio caro, non c’è risposta in
fondo a queste parole, che lei non si sia già dato. Non
è un passo indietro e non sono pentita! Quel percorso
l’ho ben chiaro e per nessuna ragione prenderò una
strada diversa. Non si spaventi! Non le ho chiesto
amore! Ma un filo che leghi questi miei sforzi. Sentirsi
come lei mi chiama non basta se ciò che mi muove è solo
ragione. Voglio davvero sporcarmi l’anima contro un muro
che grida, una frase d’amore per un cuore distrutto.
Voglio davvero umiliare il mio destino, ma mi rendo
conto che un solo incontro di sfuggita non potrà mai
offenderlo se quello che sento è solo un istinto. Mi
capisce?
Voglio altro, e chiedo al mio Angelo
Nero di condurmi dove la strada diventa salita.
Trasgredire dentro il mio cuore per sentire più forte
l’oltraggio, lo smacco di sentirmi nell’anima una
signora persa che odora di maschio dopo l’amore. La
prego, non mi fraintenda, perché quella richiesta aveva
un solo effetto, non certo per mancare rispetto ai ruoli
che ho ben chiari di Maestro ed allieva, ma la carica di
non sentirmi privata di quell’amore che solo io e lei
conosciamo, che non è assolutamente uno smielato cuore
che batte, ma quel filo invisibile che ci lega e sa di
peccato e mi conduce su una strada lastricata verso la
perdizione. Sì forse non sono originale, forse prima di
me molti poeti e cantori dell’eros sono stati più bravi.
Ma rispetto a loro io ho la fortuna di poterlo mettere
in pratica, di rendere vivi i miei sensi senza che
abbiano un senso! E allora la prego mi risponda, io
rimango in attesa di altre istruzioni. Qual è il
prossimo passo? Dove infangherò i miei tacchi stasera?
*****
Mia cara, ora sì che la
riconosco! C’è una strada nel cuore di Roma dove la
sera s’affolla di gente. Oggi è festa e c’è fiera. Ci
sono pizzerie all’aperto, bancarelle e cinesi che
vendono tutto. Non dovrà fare altro che andarci dopo
cena, metta un soprabito leggero senza la gonna e lasci
ogni tanto che si apra all’incanto. Non ostenti la
prego, non servirebbe a nessuno! Quella è la calamita
del mondo e non abbia timore di non essere vista. La
prego non la riduca ad un banale sesso, perché quello
che ha tra le gambe non è né carne né pelle, ma il
tempio pagano dove s’immolano figli, la madre chiesa
dove s’inginocchiano maschi per catturarne il possesso e
svelarne il mistero di quel desiderio vitale che smuore
e s’ammoscia una volta appagato.
Cammini convinta
che un colpo di vento potrebbe farla sentire più nuda,
ma sorrida e compri qualcosa, non so, un regalo per i
suoi nipotini e se le squilla il telefono risponda. Si
sieda se è stanca e se ha voglia si mostri al cameriere
impaziente che sta smontando di turno. Ma non vada la
prego, non si alzi stizzita, rimanga a pensare come si
permette quest’uomo, chi gli ha dato il diritto di
tentare un approccio, volgare e insolente per una
signora di classe. Rifiuti infastidita l’invito, anzi
rifiuti sdegnata tutti gli inviti, perché lei è il
centro del mondo e nessun uomo con un unico sesso potrà
ripagarla di tutti quegli occhi che passano, guardano,
bramano e ficcanti s’infilano dentro il suo paradiso.
Poi si alzi e riprenda il cammino, verso la piazza
tenendosi a destra, rasenti il muro, s’impregni d’odore,
perché non ci sia differenza tra una donna che cammina e
la notte che l’accolga. Passo dopo passo scandisca il
rumore dei suoi tacchi, ma non ne faccia un assolo,
sarebbe volgare, faccia che sia solo la colonna sonora
dei suoi sensi viziati. Ecco, ora si fermi un istante e
si volti, vedrà un branco di bocche mute, di mani, di
piedi che la seguono come cani in fila indiana appresso
al calore d’una cagna che lascia la traccia. Sono tanti
vero? Adesso, li conti la prego, e non sia soddisfatta
se fossero meno di venti o meno di quanto aveva
previsto.
Non vada più oltre, proprio all’angolo
c’è un omino che dona la fortuna per pochi euro, si
fermi lì accanto si metta seduta, offra anche lei la
sorte, la felicità al primo che passa, che ignaro non
l’ha neanche guardata. E’ lui la preda, lo punti, lo
circuisca, lo inviti dentro il suo caldo, calore di
gatta che miagola e strilla ed intorno si guarda
estasiata e contenta della coda che muta aspetta il suo
turno.
E’ lei la notte, le tenebre dove ogni
uomo vorrebbe indugiare, inghiottito da quelle pieghe
per un semplice spacco, come una tenda di circo da dove
provengono suoni ed odori. Lo chiami, non se lo faccia
scappare, lo rincorra se serve, perché nessun altro
stasera sarebbe lo stesso, e quello che appaga non è
certo la bava delle tante bocche che aspettano un cenno.
La prego lo chiami più forte perché sia lui la sua unica
soddisfazione, e le dica che il suo soprabito è davvero
una tenda di circo, dove pagliacci e leoni lo stanno
aspettando, elefanti seduti su uno sgabello minuto,
ballerine truccate che ostentano il seno più bello e
abbondante di quello che offre. Non demorda, potrebbe
insultarla, non s’illuda perché non basta mostrarsi e
quello che conta è cercare il consenso solo da chi
passerà dritto e la guarderà di sbieco scuotendo la
testa. Non sarà bello, non avrà gli occhi di luce che
stava sognando per sentirsi più bella abbagliata dai
fari lungo la strada. Non avrà l’accortezza d’allungare
un sorriso ad una donna che chiede, ma lei si
intestardisca, accetti la sfida con sé stessa e con
quell’uomo che affretta il suo passo e non ne vuole
sapere.
Come una mendicante lo segua, gli faccia
sentire il suo fiato più caldo, come una venditrice di
fiori elogi la sua rosa, il profumo, il colore e la
fragranza, lo persuada che in nessun altro roseto ne
troverà di più belle. Cammini insieme a lui, di fianco,
oppure gli stia poco dietro e poco più avanti, gli
sbarri la strada, faccia in modo che la guardi ed
apprezzi la pelle e il candore, la smania che passo dopo
passo diventa ossessione. Lui tenterà di cambiare
percorso, si fermerà, si volterà, le dirà di non
molestarlo, ma lei non lo molli per strade e semafori,
per bancarelle e vetrine. Le chieda attenzione, sgomiti
tra la folla e lo implori, e ora sì, scosti il soprabito
perché sia chiaro che sia una sfida con se stessa e non
stia cercando denaro, ma solo quell’unico maschio che la
farà sentire padrona del mondo.
Non importa se
poi cederà perché sfinito. Non importa se, come, dove e
quando s’avvererà il miracolo, lei ci provi perché il
resto non conta, perché il suo unico obiettivo è
sentirsi libera di arrivare in fondo a qualsiasi
desiderio. E se per caso quell’uomo vedrà i clown e gli
acrobati nani allora lei si sentirà regina! Gusterà il
sapore intenso della vittoria, illudendo quell’uomo che
mai saprà perché mai questa notte una donna lo abbia
insistentemente inseguito, e mai saprà perché gli abbia
offerto se stessa facendolo accomodare nella sua tenda
da circo.
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CONTINUA...
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fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
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