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GIALLO PASSIONE
AMARSI? CHE CASINO!
 
 

NTERVISTA IMPOSSIBILE
Adele
Anatomia di un tradimento
Dopo circa otto anni, eccola di nuovo Adele, bella come sempre, che
si concede alle nostre domande con un pizzico di presente e un salto
nel passato ripercorrendo a cuore aperto la sua vicenda.




 



 
.Siamo a Roma, o meglio tra le colline imbrunite dei Castelli Romani. Da questa terrazza c’è una magnifica veduta ed oltre i tetti rossi di un paesino arroccato si scorge lo specchio azzurro di un meraviglioso lago. Io sono un giornalista freelance, mi chiamo Gilberto Pergolesi, e per un bizzarro progetto del mio editore vado in giro ad intervistare le donne protagoniste di romanzi editi negli ultimi anni.

È una gradevole giornata primaverile, un timido sole s’arrocca sulla collina, davanti a me due aperitivi arancioni e una splendida donna di nome Adele. È magra, bionda di un tono discreto, il viso tondo, il seno proporzionato, non tanto alta, insomma un’affascinante donna dai lineamenti armoniosi e gentili, dai modi delicati. Ha circa quarantacinque anni, indossa un cappello rosa di paglia a falde larghe, il vestito è di un tono più scuro, la sua figura dà la sensazione di leggerezza, sembra una nuvola rarefatta all’alba.

Leggendo le sue vicende so che per hobby colleziona libri di Alexandre Dumas padre in tutte le lingue del mondo e orologi antichi da parete. Ha un fratello giornalista, inviato di guerra, e una sorella Lilly che vive a Londra.

Adele come va?
Oh bene grazie…

Sorpresa di vedermi?
Beh dopo tante telefonate mi ha convinta.

Sono passati molti anni dalle vicende raccontate nel libro…
Beh all’incirca otto…

Lei è sempre una bella donna, l’Autore non aveva assolutamente esagerato nel descriverla. Complimenti…
Oh grazie mio caro… ma gli anni passano per tutti. Sinceramente dopo un periodo di sbandamento dovuto alla morte di Edoardo, mio marito, mi sento di nuovo in forma.

Oh mi dispiace, non sapevo…
Purtroppo cinque anni fa, un brutto male, lo ha portato via. Il conforto della religione mi ha molto aiutata.

Niente più sensi di colpa?
Quelli ci sono sempre, sono costantemente dietro ogni mia decisione, ma ci si abitua a viverci accanto e si sopravvive.

L’avevamo lasciata alla festa del suo trentottesimo compleanno, organizzata da suo marito, ricorda?
Oh sì con tutti gli invitati a festeggiarmi, il calore dei parenti e degli amici più vicini, i fuochi di artificio che formavano il mio nome sul lago, i tanti regali, come posso dimenticare… Tra le altre cose portavo in grembo mia figlia Constance.

Ora ha quasi otto anni…
Oh sì è una bellissima bambina, non faccio per vantarmi, ma mi somiglia molto. Pensi che già si prende cura del nostro giardino e come me è attenta alle simmetrie geometriche e cromate dei fiori.

Suo figlio Pietro come sta?
Pietro ormai è un ometto, anche lui ha avuto problemi dopo la morte del padre, ha sentito molto la sua mancanza, ma poi si è ripreso. Ora è in vacanza studio a Londra da mia sorella Lilly.

Adele perché ha accettato di incontrarmi?
Oh che domanda, sinceramente non me lo sono chiesta e non lo so. Dopo qualche titubanza, che lei ben conosce Gilberto, ho accettato volentieri perché penso sia una idea bizzarra e geniale.

Oh madame non è farina del mio sacco l’idea.
Beh però si è calato perfettamente nella parte, e sin dalla prima telefonata, nonostante i dubbi, mi sembrava doveroso non deluderla.

Non credo che, per un momento, lei non abbia pensato alle sue vicende passate, del resto è di questo che dovremmo parlare…
Certo che ci ho pensato, avevo qualche timore, ma alla fine mi sono convinta, anche per me può essere un modo per rivivere una parte della mia vita e riflettere su quegli avvenimenti. Non posso negare che le mie profonde inquietudini si siano inasprite da quando è scomparso Edoardo. Ho avuto problemi ad accettarmi come donna e ad accettare quelle scelte.

Vuole dire che la comprensione, la vicinanza e la dolcezza di suo marito l’avevano in qualche modo aiutata a rimuovere quel periodo…
Edoardo mi ha capita, si è comportato da vero compagno di vita e di certo la sua morte è stata come se una volontà superiore mi dicesse: “Adele ora non puoi più sottrarti alle tue responsabilità.”

Ascolti Adele, non vorrei rivangare note dolenti, ma per la comprensione di chi ci legge, dovremo ineluttabilmente tornare su quei fatti.
Non avrei accettato questa intervista, le pare?

Può raccontare in sintesi ai nostri lettori come è iniziata?
Semplice, avevo letto su gruppo di Facebook dedicato a Dumas, a cui ero iscritta, che dalle parti di Campo de’ Fiori a Roma, precisamente in via dei Cappellari, un piccolo negozio di libri usati vendeva una copia rara di “La Contessa di Charny” di Dumas padre. Dato che ero e sono tuttora una collezionista paziente di Dumas era per me un’occasione unica. Tra l’altro, da anni stavo cercando quella copia nell’edizione del 1952 edita da Lucchi e pubblicata con meravigliose illustrazioni originali di Janet Lange, uno dei più famosi illustratori dell'Ottocento.

Quindi una bella mattina si è spinta fino a Roma…
Direi non bella visto che pioveva a dirotto. Comunque ho lasciato la macchina in un parcheggio di scambio e poi ho preso un taxi e mi sono recata in centro.

Poi cosa è successo?
Dopo varie peripezie e bagnata come un pulcino sono arrivata in quel negozio, ma con mia profonda delusione, ho scoperto che il libro era stavo venduto poco prima ad un altro cliente che era ancora nel negozio.

Questo è l’incontro fatidico vero?
Vero. Mi sono girata e l’ho guardato. Sono stata subito colpita dai suoi grandi occhi marroni e dall’aria decisamente bohemien. Aveva la faccia di un ragazzo non ancora trentenne, lui mi ha guardato, aveva seguito la scena e con un gesto inatteso e un italiano stentato dal sapore francese, mi ha detto: “Madame, la prego, lo accetti.” E mi ha teso il libro.

Lei cosa ha fatto?
Ovviamente ho rifiutato ringraziandolo per la sua gentilezza, ma lui ha insistito. Quell’esemplare era un pezzo importantissimo per la mia collezione, sarei stata disposta a fare un notevole sforzo economico… Lui ha ancora insistito e alla fine ho accettato.

Lei non sa ancora che quel libro è un’esca, o meglio quello che le cambierà la vita…
Beh non potevo sapere, ho ringraziato ancora il bel francese e sono uscita dalla libreria. Pioveva ancora a dirotto. Ho subito cercato un taxi, ma lui mi ha seguita. Dietro di me ho sentito una voce che mi diceva: “Madame posso esserle utile?” Sono rimasta alquanto sorpresa, e nonostante il mio rifiuto lui mi ha invitata nel suo studio di pittore a due passi da lì, almeno per asciugarmi e attendere che la pioggia smettesse.

Lei ha accettato?
Sì e mi sono ritrovata in una mansarda al centro di Roma. Ricordo che appena entrata ho sentito un forte odore di olio e colori. Le pareti erano piene dei suoi quadri, tutti con un unico soggetto: rappresentavano una donna, sempre la stessa modella, con le gambe aperte ed i dettagli del sesso, esplorati con cura maniacale, in bella evidenza.

Cosa ha pensato?
Se non fosse stata arte sarebbe stato qualcosa di un’oscenità assoluta.

Immagino alla sua sorpresa, lei abituata ai modi gentili dei romanzi romantici e di appendice…
Già. Mi sono chiesta immediatamente dove fossi capitata e il primo istinto è stato quello di scappare. Il secondo come congedarsi in modo garbato. Pensavo: “Ma come è possibile che due occhi così profondi e quei modi così garbati possano generare quelle tele?”

Lui si è comportato da vero gentleman o…
Direi da perfetto cavaliere. Si è presentato, mi ha detto di chiamarsi Francois, di essere di Saint-Martin-de-Ré un paesino francese sulla costa atlantica e che era a Roma per una personale.

Poi lei si è congedata?
Si certo, ma lui non ha dimenticato di mettere un suo biglietto da visita nel mio libro con l’indirizzo della galleria d’arte dove esponeva e naturalmente il suo numero di telefono.

Quell’incontro le ha lasciato qualche strascico?
A qualsiasi donna potrebbe capitare, una situazione non voluta, ma tutto sommato piacevole, una piccola variazione del tema senza stonatura e limitata nel tempo. Sono uscita e mi sono sentita leggera.

È tornata a casa?
Ovvio, ma non ho smesso di pensare a quella gentilezza. A cena contenta ho mostrato il libro a mio marito, gli ho raccontato di come lo avevo avuto, ma ho evitato accuratamente il dettaglio successivo dell’invito da parte di Francois.

Perché?
Ci ho ripensato molte volte, Gilberto. Mai fino ad allora era successo che io nascondessi o dicessi una mezza bugia ad Edoardo. Davvero non so ancora come rispondere perché mi sono sempre nascosta dietro il fatto che per me era un capitolo chiuso quindi avevo evitato di dirlo ad Edoardo solo per non urtare la sua sensibilità.

Posso chiederle com’era l’amore con suo marito?
Ripeto in quel periodo non potevo desiderare altro, ero una donna appagata e con mio marito vivevo una vita sessuale regolare, una volta a settimana e alle volte due nei periodi di festa o in vacanza.

… non un rapporto, come dire… esaltante…
Col senno di poi le avrei risposto in maniera diversa, ma al tempo l’amore per me era quello, erano coccole e baci protettivi, l’amore ero io che mi accovacciavo e mi addormentavo sul divano insieme ad Edoardo, oltre quei confini c’era davvero una landa sconosciuta. Non potevo sapere che fosse una cosa diversa, coinvolgente, estrema, al limite della vita e della morte e per questo pericolosa.

L’autore la descrive come una donna senza grilli per la testa, sottolinea più volte che non ha mai tradito suo marito, e che passa le sue giornate facendo passeggiate rilassanti per il lungolago e dedicandosi alla cura del giardino, della casa e di suo figlio.
In effetti era così, dalla vita non potevo desiderare altro, ma una mattina mentre stavo leggendo il libro mi è venuto in mano il biglietto da visita di Francois. Allora l’ho chiamato, ma, mi creda, è stato un gesto senza malizia, non ho pensato assolutamente che potesse essere sconveniente o che potesse innescare dell’altro. Volevo solo ringraziarlo di nuovo per avermi resa felice concedendomi quel libro molto prezioso per me.

Adele mi permette di dubitare?
Oh sì dubiti pure, nessuno con un po’ di sale in testa potrebbe non farlo. Comunque l’ho chiamato e ovviamente anche Francois ha frainteso quel mio gesto. Da quel momento ha iniziato a mandarmi raffiche di messaggi, cuoricini e smile, poi squilli, chiamate e inviti diretti, finché ho accettato, nei giorni successivi, di rivederlo…

Ecco appunto! Non le chiedo i dettagli, ma so che avete fatto l’amore.
Sì lo abbiamo fatto quasi subito, per un banale contrattempo, forse per caso o forse perché era giunto il momento, comunque lo abbiamo fatto. Per giustificarmi mi sono più volte chiesta se fosse stato il destino a guidarmi. Ovviamente è stata una cosa sublime, molto diversa dall’amore con mio marito. Qui c’era arte e sesso, c’era l’ineluttabilità, la trascendenza, la ricerca dell’assoluto, la cura maniacale del godimento e il piacere dell’altro. Comunque sono tornata a casa con la volontà di dimenticare tutto, anzi con l’intenzione di convivere con quel ricordo perché solo in quel modo ritenevo possibile non subire il contraccolpo dei sensi di colpa.

Ci è riuscita…
La mia fermezza è durata poco, forse qualche giorno, ora non ricordo bene, so solo che mi ritrovavo ogni mattina in quella mansarda attratta da quel bel tenebroso, da quell’arte sporca, ma intrigante, dal suo modo di fare, da quell’uomo che non mi dava alcuna sicurezza, ma solo la precarietà di un tradimento.

Non le chiedo ulteriori particolari, ma quel rapporto lascerà degli strascichi indelebili…
Col passare del tempo mi scoprivo diversa, una donna diversa, completamente attratta da lui, accecata dall’amore e in balia delle sue bugie e dei suoi tradimenti. A mio marito inventavo menzogne, costruivo intere storie inventate per il solo scopo di avere un briciolo di libertà e stare con Francois.

Edoardo se ne è accorto vero?
Ero completamente fuori di testa e non mi accorgevo del male che stavo facendo e del grande amore di mio marito, anzi a dire il vero mi dava fastidio, non sopportavo la sua pazienza, i suoi silenzi, la sua accondiscendenza. Avrei voluto che anche lui mi avesse tradito pur di avere io la facoltà di dire a lui e al mondo intero che ero innamorata di un’altra persona…

Adele, nel romanzo c’è una notte importante, per farci capire la notte di “Senti che pioggia scende là fuori…”
In tutto il romanzo la pioggia ha caratterizzato i miei momenti più importanti, ma quella è stata una notte veramente strana, ormai non ero più io, ho avuto anche un incidente con la macchina e nel giro di poche ore ho fatto l’amore con tre uomini diversi. È stata la notte durante la quale è stata concepita Constance, mia figlia.

Immagino suo marito, Francois e poi?
C’è un’altra persona molto importante nella mia vicenda. Si tratta di Giorgio, un vecchio amico di famiglia, con il quale anni prima c’era stata una tenera storia di affetto. Nei momenti di crisi ho chiesto più volte il suo aiuto. Pensi che ancora oggi ci vediamo, è rimasta una persona cara per me.

Ma di fronte ad un evento molto importante per lei, Francois si è comportato in tutt’altro modo rispetto a quanto lei avesse sperato…
È scappato sì, era troppo immaturo per prendersi determinate responsabilità. Lui sapeva amare in maniera sublime, lui era solo un artista, ho sempre pensato che facesse l’amore con me considerandomi una sua modella o peggio un suo ritratto.

Per rispetto all’autore del libro non le chiedo altro Adele, so che le vicende si susseguiranno in un discreto ritmo fino alla serata finale del suo compleanno, ma una domanda mi frulla in testa da un po’ di tempo. Se lei avesse potuto guidare il destino avrebbe cambiato qualcosa nella storia?
Gilberto è successo quello che doveva succedere. La vita mi ha dato e mi ha tolto. Direi neanche una virgola. Del resto l’amore ha una forte componente di irrazionalità e penso che sia per questo che ne siamo affascinati.

Ha mai provato a contattare l’autore, a chiedergli il perché di questa storia.
No non ci ho mai pensato, ma sarebbe un’ottima idea. Credo che lui, al di là delle mie scelte, volesse scrivere il dono dell’amore, quello sommesso, quello non gridato, che alla fine trionfa sempre. L’ho riletto più volte e sono convinta che il vero protagonista non sia io ma Edoardo.

Cosa gli chiederebbe?
Prima di tutto lo ringrazierei per aver riempito la mia vita e per avermi dato un marito come Edoardo e due figli che amo. Poi le chiederei come procederà la mia vita, so che ho dovuto passare momenti brutti, spero che anche per me sia arrivato il momento di vedere su questo lago un meraviglioso squarcio di cielo.

Di chi è figlia Constance?
Non lo so, forse potrei chiederlo all’autore, sicuramente lui sa più di me di come sia andata quella notte e chi potrebbe essere il padre di Constance. Mia figlia saprà a tempo debito come sono andate le cose, poi deciderà lei. Del resto per me non è importante, infatti al tempo non l’ho voluto sapere, ma credo sia diritto di mia figlia saperlo.

Adele, ha più visto Francois?
Sì, una volta, anche se Helena, la donna di servizio, mi ha detto di averlo visto più volte aggirarsi da queste parti, anche quando mio marito era in vita. Si avvicinava silenzioso e dal cancello sbirciava Constance giocare in giardino.

Ah… quindi lui crede che…
Oh sì, lui ne è convinto, anche se penso sia stato un modo per avvicinarsi di nuovo a me.

C’è stato un incontro?
Sì dopo alcuni mesi dalla morte di mio marito. Siamo stati a cena insieme. Nonostante gli anni è ancora un ragazzo inaffidabile, ma credo che il suo animo d’artista non crescerà mai.

Giorgio?
Giorgio ha avuto i suoi interessi in questa storia, non sempre si è comportato bene, so che lo ha fatto per amore ed abbiamo chiarito. Oltre non posso dire, Gilberto.

Immagino sia top secret e faccia parte di un altro romanzo…
Questo lo deve chiedere all’Autore. Io le ho solo anticipato alcuni capitoli…

Lei come sta ora?
Vivo in una sorta di limbo, in attesa degli eventi.

Beh sì, in effetti è così, come se stesse fuori dal romanzo…
L’Autore mi ha dato la vita, mi ha fatto essere la protagonista di una storia intensa, bella e tragica, come del resto sono le eroine dei romanzi di Dumas.

Grazie Adele. È stato davvero un onore e un piacere immenso intervistarla.
Grazie a lei, Gilberto.
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L'INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA


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(versione cartacea ed ebook)
ISBN Libro:9788892314528
Edizione: 1
Anno pubblicazione: 2016
Formato:15x23 Foliazione: 308 pag.
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