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RACCONTI




DUE ATTI DI
Adamo Bencivenga
Questa sera il sole non vuole tramontare
(PENNSYLVANIA STATION)



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Personaggi

La protagonista: DAISY
Il compagno di Daisy: JOHNNY
Il gestore della pompa di benzina: STEVE
La prostituta: ROSYE
Il fratello di Daisy: DENNY
Amica di Daisy: CLARA
Il marito di Clara: NICK
Primo cliente
Secondo cliente

   
 


ATTO PRIMO
PENNSYLVANIA STATION - INTERNO NOTTE
ORE 08:00 P.M. – DAISY


Le luci intermittenti viola e verdi della pompa di benzina illuminano la casa. Daisy è in piedi, sta pelando patate.

Questa sera il sole non vuole tramontare, Johnny m’ha lasciata, cazzo! Questa volta non torna. Ha preso il suo camion e via sulla Pennsylvania Avenue.
Ha sbattuto la porta urlando che non avrebbe più messo piede dentro questo tugurio. E poi per quale motivo? Questa mattina non sono voluta stare con lui…
Ero stanca cavolo! Non avevo voglia, ma lui questo non lo mette mai in conto! Il suo uccello è sempre in tiro e io lì, ogni volta, sempre pronta a smanettarlo.
“Dai Daisy. Fai la brava Daisy. Non resisto Daisy!”
Ed io lì, cretina, che non mi faccio pregare. Sempre pronta. Mai un cenno di insofferenza, mai una smania.
Ma stamattina mi sono rifiutata, cavolo! Ho sentito il sangue scorrere velocemente, mi battevano le tempie. Ho avuto un sussulto di rabbia ed è stato facile sottrarmi al suo fiato appiccicoso.

Certo lui lavora! Sempre avanti e indietro per la Pennsylvania con quella merda di camion a caricare macchine in panne! Per i soldi che mi dà, poi! Non vedo un dollaro da settimane.
“Ehi piccola devi portare pazienza, quelle cazzo di macchine non si rompono più!” Solo questo sa dire.
“Ehi piccolo devi portar pazienza.” Gli ripeto quando non trova birra in frigo. E lui s’incazza.
“Vai a farti fottere!” Non sa dire altro.
E poi ancora.
“Dove sono finiti quei cinque dollari?”
Ma non si rende conto che sono sempre gli stessi e ormai sarà passato almeno un mese.
Livida di rabbia mi ripeto ogni volta.
“Un giorno o l’altro lo lascio. Cazzo se non lo lascio!”
Così si ritrova solo come un cane. Poi voglio vedere dove parcheggia il camion e il suo uccello, e dove la trova una come me! Sempre lì a dire ok Johnny, va bene Johnny, quando la mattina si sveglia.”

Lui non è come gli altri, appena si sveglia non chiede il caffè, la sigaretta, oppure che ne so un bacio, una carezza. Niente di tutto questo. Prima di tutto il sesso! Sempre arrapato mi monta a occhi chiusi. Ma questa mattina mi sono ribellata. Cazzo non ce la facevo più! Sono sbottata!
“Se cerchi un cesso di buco, vallo a trovare da qualche altra parte, magari dalle tue amichette dall’altra parte della strada!”
Ma Johnny non è normale, vuole loro e vuole me. Non passa giorno che non mi desideri! Una, due, e anche tre volte quando torna per pranzo.
D’accordo dura poco. La sua migliore prestazione non credo sia andata oltre trenta schifosi secondi. Ma è la mattina che non lo sopporto! Per il resto ok, nessun problema. Non mi vergogno a dire che… Insomma mi fa piacere sentirmi desiderata, sentirmi all’improvviso la sua saliva calda sul collo mentre apro la scatola della minestra, oppure la sera quando siamo seduti qui fuori in veranda e sento la sua mano che si intrufola…
“Ma la mattina no cazzo!”
Io devo carburare! Non ci riesco proprio. Sono fredda, la mia pelle è secca! Ha bisogno di idratarsi, di scaldarsi. Ed io di sognare, immaginarmi su un letto diverso, una casa diversa, magari un motel. Ecco sì, mi piacerebbe ogni tanto uscire da questo tugurio. Che ne so io… una cenetta e poi ritrovarsi in un letto fresco che odora di pulito. E passarci la notte come due amanti!

Invece niente! A lui il contorno non interessa. Non dico la poesia, ma almeno il tatto, l’attenzione. Niente! Deve solo sfogare i suoi bisogni dentro di me, come un animale! Poi mica passa indifferente col suo cazzo! Ed io lì con calma a ripetergli:
“Johnny mi fai male, Johnny non sono eccitata, Johnny aspetta, ti prego, fai prima qualcosa…”
Ma lui come un bisonte non sente ragioni. Odio quel suo rantolo da porco! Ma che razza di sesso è questo! Non dico amore perché sarebbe troppo. Sono mesi che non m’inumidisce le tette! Vabbè non sono il massimo. Mica è colpa mia se sono magra e le tette non sono cresciute! Mica è colpa mia se non ho due cosce piene di carne e due labbra a canotto come quella battona qui davanti!

Mi fa rabbia solo a guardarla! Di notte con quei capelli biondo platino fa più luce dei fari delle macchine. Oddio, se penso che Johnny ogni tanto ci si mette a parlare…! Dice che ci fuma solo una sigaretta. E lei lì seduta su quel bidone che si scopre le gambe fino alle mutande, quando le porta! Sempre a guardarsi allo specchio e a spalmarsi secchiate di rossetto. Se le avessi io quelle labbra, cazzo! Altro che sulla Statale! Forse ora sarei in qualche casinò di Las Vegas.

E invece eccomi qui, tutte le sante mattine costretta a dire:
“Dai Johnny, sbrigati Johnny, fai in fretta, sto morendo dalla voglia di un caffè. Almeno una sigaretta, cazzo!”
Niente, lui continua come se niente fosse. Suda, mi respira in faccia, mi dice parole da camionista. Oddio che disgusto quell’alito di cena rifatta, di bocca non lavata…


Daisy mette sul fuoco la pentola delle patate.

Oddio sta finendo anche il gas. Con questa fiammella ci metteranno un secolo a cuocersi. Già lo sento che torna e s’incazza con quella puzza odiosa di grasso e di birra.
“Ehi piccola, sempre queste cazzo di patate! Ma non puoi inventarti altro? Lavoro tutto il giorno, devo mangiare carne!”
Ed io sempre lì a rispondergli.
“Se tu mi salutassi con qualche dollaro sarei anche capace di prepararti un tacchino ripieno.”
Ma tanto lo so che dice per dire, la sua bocca non ha gusto! Come il suo uccello che entra ed esce senza nessun riguardo. Lui non mangia, s’ingozza, non si alimenta, si riempie! Patate o carne non fa differenza.
“Johnny vatti almeno a lavare le mani.”
Niente, si mette seduto sul bordo della sedia a gambe aperte ed ingurgita senza masticare e senza respirare. Ogni tanto rutta. Ha sempre fame. Fame di cibo, di fica, di birra. Credo che ormai sia proprio irrecuperabile.




ATTO PRIMO
PENNSYLVANIA STATION – INTERNO NOTTE
ORE 08:30 P.M. - DAISY


I camion sfrecciano sulla Pennsylvania. Daisy è alla finestra. Piange.

Dio non voglio che mi veda così. Ma giuro, non è dolore, non è pena, è solo tanta rabbia! Ma è possibile che non capisci Johnny? Mi compreresti con poco, almeno due coccole, un po’ di attenzione, non chiedo altro.
Vero Johnny che da stasera sarà tutto diverso? Basta davvero poco…

Daisy si asciuga le lacrime con lo strofinaccio.

Cazzo Johnny, ma proprio oggi dovevi andare via! Proprio questa sera che viene mio fratello Denny! E doveva proporti un affare magnifico: caricare carcasse di cani. Tanto a te cosa costa? Le devi solo caricare sul camion poi pensa a tutto lui.
Lo sai che è un artista. Ha in mente di rimetterle a nuovo, scarnificarle, lavarle, colorarle e attaccarle sui muri bianchi di qualche galleria. Insomma vuole farci una specie di mostra. Dice che il significato non ha importanza, sono gli altri che devono trovarlo!
E’ geniale no? Non male come idea, vero Johnny? Meglio della merda in scatola! Aiutalo dai, ha tante idee! E’ il figlio di uno dei tanti mariti di mia madre. Mica sarai geloso? E poi per te Johnny ogni carcassa un dollaro. Ogni dollaro una birra. Ogni birra una scopata.

Daisy si distende sul letto.

Sono stanca Johnny, ma perché non torni? Le patate sono quasi cotte! Come fai ad essere così duro e non capire. Lo so che mi vuoi bene, a tuo modo, certo che mi vuoi bene! Non essere così duro dai! E poi per un buco di fica, cazzo! Ti avevo detto solo di aspettare, il bollitore del caffè era quasi pronto. Non potevo non incazzarmi! Poi mi sarei rimessa al letto e sarei rimasta ferma e immobile come piace a te.
Vabbè ero stranita per ieri sera. Certo, mi dà un fastidio del cazzo sentirti così eccitato quando pensi a qualche troia. Lo sai che non lo sopporto quando stai qui dentro e mi dici che vuoi scoparti la cameriera del bar di Steve che te la nega da mesi. Vabbè ha una quinta, boh forse una sesta, ma è possibile che non capisci? Perché devi ogni volta farmi pesare che non ho le tette? Sei un orso Johnny. Come quando mi fai ingelosire dicendomi della bionda platino che batte qui sulla Pennsylvania. Ci fumi solo vero Johnny?
Io non sono di legno Johnny! Anch’io ho una mia dignità! Come posso fare l’amore così?
Vabbè sono gelosa. E con questo? Non posso esserlo? Come faccio ad eccitarmi pensando di non piacerti? Tu non ti preoccupi minimamente del mio orgasmo, non mi chiedi nulla, non rallenti, non acceleri. Sei tutto concentrato su di te. Davvero mi fai sentire un buco, ferma e immobile senza nessuna partecipazione aspettando solo il tuo rantolo.

Lo sai che mi basterebbe poco. Vorrei solo un po’ di considerazione! Perché poi mi sento bene quando vieni e ti rilassi dentro di me. Ma dura troppo poco! Un attimo dopo sei già pronto per uscire. Una birra al volo e via. Cazzo mai un momento per noi, mai, che ne so io, rimanere abbracciati e pensare a qualcosa da fare insieme. Mi sento completamente esclusa da te e dal tuo lavoro.

Io ogni tanto ci provo a dirti qualcosa:
“Johnny quando mi porti a fare una passeggiata? Vabbè dai niente cenetta e motel, non abbiamo neanche un dollaro per sognare. Però magari potremmo andare in campagna a trovare tua zia Jacqueline? Così le sfili anche un centone!”
Ricordi quella volta quando ci siamo andati? E’ passato tanto tempo ormai, ma siamo stati bene. Insieme a tuo cugino avete passato tutta la mattinata a rimettere a posto le tegole del gallinaio, ma poi zia Jacqueline ci fece quel risotto da leccarci i baffi e soprattutto, senza che tu te ne accorgessi, ti mise in tasca cinquanta dollari. Dico cinquanta Johnny e non so se mi spiego.

Tu niente, rimani muto. Sempre muto. Ma a cosa pensi Johnny? Mi dici ogni volta che hai problemi di lavoro. A me sembra così semplice il tuo lavoro… Caricare le macchine e portarle all’officina del tuo amico Fred. Ma a cosa pensi per davvero Johnny?
Poi d’un tratto mi parli, come se ti svegliassi da un grande sonno.
“Ehi piccola, ci vediamo stasera. Ora devo scappare.” Quando ti ricordi mi dai addirittura un bacio, prima di sbattere la porta.
“Johnny un giorno o l’altro spacchi quel cazzo di vetro! E non abbiamo un dollaro per ripararlo.”
Ma tu hai già acceso il motore …….




ATTO PRIMO
PENNSYLVANIA STATION – INTERNO NOTTE
ORE 09:10 P.M. - DAISY E DENNY


Denny bussa alla porta

“Daisy ci sei?”
“Oh fratellone che piacere vederti. Entra dai.”
“Ma hai visto che palla di fuoco all’orizzonte? E’ incredibile!”
“Ah già questo sole stasera non vuole tramontare!”

Denny si siede e fissa intensamente la sorella

“Che hai fatto Daisy? Ti vedo strana...”
“Niente, ero distesa sul letto. Mi stavo appisolando. Scusa devo avere la faccia sconvolta.”
“Mhh sorellina, non mi sembra solo una faccia assonnata.”
“Giuro Denny e che altro dovrei avere!”
“Ho sete, hai una birra?”
“Denny non ho nulla e neanche un dollaro. Quelle cazzo di macchine non si rompono più.”
“Johnny dov’è? Gli hai parlato del mio progetto?”
“Sì Denny ha detto che è felice di aiutarti.”
“Il mio impresario dice che è un’idea stupenda. Vuole allestire una mostra prima possibile.”
“E’ fantastico Denny!”
“Ci vuole solo un po’ di fantasia. Scarnifico la carcassa e pulisco lo scheletro. Per quanto riguarda il teschio lo inserisco in una scatola chiusa e tramite un piccolo foro faccio passare una colonia di formiche attraverso un tubicino in modo che la pulizia sia perfetta!
Poi immergo il tutto nella candeggia per sbiancarlo e lo metto ad asciugare. Quando è bello secco e la tinta attacca, inizio a colorare osso per osso, cartilagine per cartilagine.”

Denny tira fuori dalla tasca una fotografia

“Ecco il primo esemplare, ti piace?”
“Denny io non ci capisco nulla. E’ buffo però.”
“Il mio impresario dice che così rendo la morte più bella. Ci vede ottimismo. Ma sai anche io non ci capisco nulla.”
“Ha ragione però! Io quando immagino la morte la vedo nera e non riesco a vederla colorata.”
“Ecco appunto.”
“Spero che ti vada tutto bene, fratellone!”
“Ti rendi conto sorellina? Diventerò un artista famoso!”

Daisy si alza e serve due bicchieri di acqua

“Hai una sigaretta Denny?”
“Ho smesso da un mese, mi dispiace.”
“Hai sentito nostra madre?”
“No Daisy. Ormai sarà più di un anno che non la sento.”
“Ma secondo te dove è finita? Io l’ultima volta che l’ho sentita era a Las Vegas.”
“Daisy lo sai, siamo i suoi due figli senza arte e né parte e come tali siamo stati sempre un peso per lei. Io ho avuto la fortuna di avere almeno un padre che mi ha accolto con lui.”
“Eh già, invece io dall’età di quattordici anni vivo senza fili dovendo soprattutto badare a me stessa. Mi sono stufata Denny!”
“Non stai bene, vero? Ti prego non rispondermi come prima.”
“Guardati intorno, secondo te posso stare bene? Vedi in che topaia vivo… Una sola stanza dove mangio, dormo, vado in bagno e scopo. Sempre qui, tutti i santi giorni.”
“Come va ora con Johnny?”
“Sempre lo stesso. Non è cambiato nulla.”
“Ti picchia?”
“No, no questo no. E’ successo solo quella volta quando ti ho chiesto aiuto.”
“L’avevi tradito, vero Daisy?”
“No, ma ci è mancato poco.”
Quindi non l’hai tradito?”
“No, ma nella sua mente era come se l’avessi fatto!”
“Ti dispiace di non averlo fatto?”
“Sì.”

I due rimangono muti.

“Denny non ho un dollaro! Neanche una spalla per piangere, mi capisci vero?”
“Dai Daisy vedrai che ci saranno tempi migliori!”
“Tu dici bene, ma ormai ho imparato a vivere la giornata, anzi l’ora e il minuto. Ed ora vorrei solo una sigaretta…”

Denny guarda l’orologio e si alza.

“Daisy tesoro, mi dispiace, ma non ho dollari da prestarti. Sai il vecchio mi tiene a stecca e sua moglie s’incazza se mi finanzia. Lei dice che è giunto il momento di alzare le chiappe e mantenermi da solo.”
“Denny non importa. Lascia perdere. Anzi scusa se ho osato. Comunque grazie per il pensiero.”
“Ora devo andare. Ho fretta. Quando pensi che Johnny raccoglierà la prima carcassa?”
“Beh, non dipende da lui. Però mi ha detto che quando piove è più frequente trovare cani morti lungo la strada.”
“Allora speriamo che piova presto…”
“Denny non lo devi neanche pensare. Ok?”
“Dai, scherzo sorellina! Comunque mi faccio un giro sulla Pennsylvania, non si sa mai, potrei essere fortunato.”
“I patti sono patti, non dobbiamo forzare il destino!”
“Daisy ho solo voglia di diventare famoso al più presto.”
“Te lo auguro Denny.”
“Comunque ripasso tra due giorni.”
“Ok.”
“Ti ci ritrovo?”
“Non lo so.”
“Dai sorellina non fare cazzate. Qui almeno hai un tetto.”
“Sì, un tetto bucato!”
“Dai sorellina tieni duro.”
“Non lo so davvero, Denny. Mi sembra di aver toccato il fondo e in qualsiasi altra parte non potrà sicuramente andare peggio.”
“Pensaci bene a quello che fai.”
“Più ci penso e più vorrei essere altrove.”
“Se vai via fammi sapere.”
“Denny dai scherzo! Ma secondo te dove posso andare?”
Lui sorride e l’abbraccia.
“Mi avevi messo paura! Allora torno tra due giorni per le carcasse?”
“Tranquillo, certo, ti aspetto.”




ATTO PRIMO
PENNSYLVANIA STATION – INTERNO NOTTE
ORE 10:05 P.M. - DAISY

Daisy è di nuovo distesa sul letto.

Johnny sto male. Porca troia! Ora s’è fatto proprio tardi. Comincio a pensare che questo cazzo di sole voglia solo prolungare l’attesa. Ti prego torna. Mi sento fragile. Torna cazzo altrimenti non risponderò più di me stessa.
Abbi pietà di me! Ma non eri tu che mi ripetevi che senza il mio culo non potevi passare la notte? E’ l’unica cosa che mi è rimasta di bello!

Daisy si alza e si guarda nel minuscolo specchio vicino al lavandino.

Sono sicura che con questi pantaloncini bianchi farebbe voglia a chiunque!
Lo so che non è quello di un’attrice, ma non posso lamentarmi! Avessi almeno un paio di mutande di seta! Magari nere con qualche fiocchetto. Invece solo bianche e di cotone, sempre bianche e lise! Vabbè, ma tanto tu non ci faresti caso…
“Io guardo il contenuto piccola!” Mi ripeti ogni volta… Ma è possibile che non capisci? Adoro i complimenti, è un delitto?
Sono o non sono una femmina? Alle volte davvero mi sembra di essere uguale a te. Mi sento rozza, piatta! Non ridere, non sto parlando delle mie tette Johnny.
Sai da quanto tempo non porto una gonna? Dio, che voglia di indossarne una! Magari di quelle corte a pieghe, mi farebbe sentire ancora giovane e piacente. Lo so che sarebbe solo una cosa mia, per te mutandine di pizzo o tuta da meccanico non fa alcuna differenza!

Daisy si guarda ancora

Eppure ho belle gambe! Forse troppo magre, ma mi ci vorrebbe qualcuno che mi ripetesse ogni giorno che sono belle, cavolo! Anche se non lo pensa veramente… ma almeno so che per un decimo di secondo ha buttato l’occhio su di me!
Già ti sento che ridi. Che mi dici che sono una ragazzina non cresciuta, strappata troppo presto dal ventre materno.
Johnny io me ne accorgo sai. Come un maschio sin da ragazzina ho dovuto imparare la vita e sbrigarmela da sola. La strada lì fuori era piena di insidie e tranelli ed io dovevo difendermi.
Sai, ora, alle volte, provo perfino vergogna a sentirmi femmina. Addirittura a piangere! Giorno dopo giorno mi sto indurendo sai. I modi, il cuore, quello che dico. Dico tante parolacce, cazzo! Come fosse l’unico modo possibile per comunicare con te! Ti sto assomigliando sempre di più. Ho paura che un giorno o l’altro mi guardo allo specchio e mi vedo calva con la pancia. Oddio no! Johnny lo capisci o no che sono una donna?

Daisy prende il pacchetto di sigarette in fondo al cassetto. E’ vuoto, lo appallottola e lo getta a terra.

Merda, è vuoto! In casa non c’è neanche un mozzicone! Cazzo Johnny, perché mi fumi sempre quello di riserva? Sai che non posso stare senza…
Mi pare di sentirti.
“Piccola devi smettere, sei una drogata del cazzo!”
“Tu pensa per te!”
“Io non arrivo a dieci al giorno.”
“Anche le troie fanno male! Peggio delle sigarette!”
Oddio come vorrei ora sentire la sua voce…
Sì Johnny, anche se mi dici puttana, che a pensarci bene è l’unica attenzione che mi dai e mi fa sentire tua…

Daisy si aggiusta i capelli con le mani. Prende il mozzicone di rossetto e lo passa sulle labbra.

Devo uscire, andare al bar. Ma non ho nemmeno un centesimo! Chissà se quello stronzo di Steve mi fa ancora credito… Vabbè gli faccio due moine e gli chiederò di regalarmene una! Tanto mi basta, perché tra poco vieni, vero Johnny? Mi dai uno sporco dollaro ed io mi sento ricca!
Mi pare di sentire già la puzza di nafta del tuo camion. Lo so, lo so, devi rifare il motore, se ti becca la polizia ti sequestra il camion! Me lo ripeti sempre.

Daisy va verso la porta.

Vero Johnny che ti sei ricordato delle carcasse dei cani? Almeno una, solo una! Mi raccomando che sia ancora calda… Denny mi ha detto che c’è un metodo particolare per far rapprendere il sangue. Dai così faccio felice mio fratello! Ma se non vieni ho paura che farò felice Steve… A quest’ora è solo. La tettona della cassiera sarà andata via. Dio come la invidio!
Dai scherzo, io sono tua…
Johnny vieni ti prego, altrimenti davvero non rispondo più di me stessa. Sono nervosa, ho bisogno di fumare, cazzo! Esco.






 
CONTINUA

  





 
 
 



Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti è puramente casuale..



Questa sera il sole non vuole tramontare - PENNSYLVANIA STATION - Copyright 2011
In copertina: Edward Hopper - Gas 

Il racconto è frutto di fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti è puramente casuale.


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