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IL MESTIERE ANTICO
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Abdallah Guech
Il bordello legale di
Tunisi
Il quartiere legale a luci rosse di
Tunisi si trova all'ingresso della Medina ed è formato da tre vicoli
stretti e tortuosi. È a poche centinaia di metri dalla Moschea
Al-Zaytuna tra l'antico quartiere ebraico l'Hara e il quartiere
francese
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Il vicolo Abdallah Guech è il
quartiere legale a luci rosse di Tunisi. Si trova
all'ingresso della Medina ed è formato da tre vicoli
stretti e tortuosi. È a poche centinaia di metri dalla
Moschea Al-Zaytuna tra l'antico quartiere ebraico l'Hara
e il quartiere francese. A detta dei tunisini stessi non
è affatto il posto migliore per fare due passi in
tranquillità. Il vicolo è senza uscita, lungo cinquanta
metri e largo in alcuni punti appena un metro. Insomma
chi ci si inoltra ha un solo determinato scopo e nei
vicoli come clienti sono ammessi solo gli uomini.
Mi guardo intorno e devo dire che questo posto non è
proprio il massimo, sia come pulizia sia come sicurezza.
Su entrambi i lati del vicolo ci sono piccole case,
risalenti all’epoca coloniale, dentro le quali,
attraverso una porta semiaperta, si possono scorgere le
ragazze sedute sulle sedie e vestite in modo succinto
che aspettano e cercano di attirare i clienti.
Un tempo questo bordello era un appuntamento fisso come
luogo di iniziazione sessuale per i figli dei ricchi
tunisini. Frequentato soprattutto da musulmani ed ebrei
durante il protettorato francese per decenni è stato
l'unico posto dove le prostitute ebree potevano
lavorare.
Oggi, invece, è frequentato
principalmente dalla popolazione più povera. La fauna
delle ragazze è molto variegata e va dalle quarantenni
più esperte alle ventunenni che sognano una vita diversa
e magari qualche straniero ricco che le porti via da
quella miseria.
In Tunisia il mestiere più antico
del mondo è illegale, ma tollerato, in quanto le leggi
che lo vietano tendono a punire l’adescamento pubblico
considerato come una provocazione alla dissolutezza e
attacco alla moralità. Di contro se una persona consente
ad avere rapporti sessuali dietro compenso non è
punibile, per cui le case d'appuntamento sono tollerate
e regolate da parte delle autorità locali.
Già
in epoca ottomana, un funzionario dello Stato si
occupava di riscuotere le tasse dalle prostitute. E nel
1942 il governo tunisino legalizzò di fatto le
prostitute come "fonctionnaires" ossia funzionari
pubblici ed uno dei regolamenti prevedeva che potessero
operare solo in aree specifiche e designate. Per Tunisi
venne designata Abdallah Guech.
La prostituzione
esercitata in questo luogo autorizzato, vigilato dallo
Stato, non costituisce reato. Di conseguenza, le 238
prostitute di Sidi Abdallah Guech, posso esercitare
liberamente la loro attività. La licenza per esercitare
la professione di prostituta viene concessa però solo
alle donne, che devono avere un’età tra i 20 e i 50
anni. Transgender e uomini non possono quindi
prostituirsi legalmente. Se in possesso di tutti i
requisiti, le ragazze vengono inquadrate come dipendenti
pubblici, devono sottoporsi due volte a settimana a
controlli sanitari gratuiti, pagare le tasse e usare
obbligatoriamente il preservativo. Molte di loro sono
dipendenti del ministero dell’Interno, fungono da
informatori dello Stato e godono della protezione della
polizia in caso di violenze, hanno anche
un’assicurazione, ma non possono allontanarsi dal
bordello.
La legge prevede che le case in cui
lavorano le prostitute siano gestite da protettrici
legalmente riconosciute, di sesso esclusivamente
femminile, di età superiore ai 35 anni ed eventualmente
in possesso del permesso da parte del marito. Per
eliminare il proprio nome dal registro delle prostitute
legali bisogna dimostrare di aver trovato un modo
alternativo per guadagnarsi da vivere.
Certo che
in un paese musulmano Abdallah Guech rappresenta a dir
poco un paradosso e dopo la Rivoluzione dei Gelsomini
del 2011, il governo islamista ha chiuso un occhio
sull’azione fondamentalista contro i quartieri a luci
rosse. Molti furono bruciati, in altri le prostitute
furono scacciate e gli edifici distrutti. Alcune di loro
sono finite sul marciapiede subendo soprusi e violenze
di ogni tipo in quanto come prostitute illegali non
posso sporgere qualsiasi tipo di denuncia alla polizia.
In Tunisia la prostituta che svolge l’attività senza
licenza rischia due anni di carcere.
Quelle
battaglie hanno ottenuto la chiusura del bordello al
venerdì e durante il mese del Ramadan. Oggi è sabato per
cui le case rimaste aperte dopo la rivoluzione sono in
piena attività. Mi accorgono che molte di loro sedute in
penombra non sono prostitute, ma le proprietarie delle
case che aspettano le ragazze e i loro clienti. E in
effetti dopo alcuni minuti compare una signora sui
trent’anni vestita con un abito scintillante e
accompagnata da un uomo anziano. Lo scambio di denaro
avviene sul posto, l’uomo tira fuori dalla tasca dei
pantaloni dieci dinari, la donna ne consegna cinque alla
padrona di casa e trattiene gli altri cinque per sé. Poi
insieme al cliente che tiene per mano si dirige in una
delle stanze della casa.
La padrona di casa
mi dice che la professione sta attraversando non poche
difficoltà. Tutto ha avuto inizio il il 18 febbraio 2011
quando, dopo la preghiera del venerdì, decine di
salafiti, hanno preso d'assalto Abdallah Guech cacciando
i residenti. Quel giorno furono chiusi 14 bordelli ed
ora ne conta solo 10 aperti.
Ma in un Paese alle
prese con una forte depressione economica il numero di
persone costrette a prostituirsi per sopravvivere è
destinato ad aumentare. Ed in effetti le ragazze di
Abdellah Guech sono sempre li con i loro bordelli legali
che sono sopravvissuti alla fine del colonialismo
francese, a Habib Bourguiba, a Ben Ali, alla Rivoluzione
dei Gelsomini e ai Fratelli Mussulmani in quanto, nel
bene e nel male, sono parte integrante della cultura di
un popolo che sta passando una fase di transizione tra
una società conservatrice e una società moderna.
In una cultura in cui i rapporti sessuali sono
ammessi solo dopo il matrimonio il sesso gioco forza
diventa parte integrante, ma sposarsi costa e il giovane
maschio tunisino deve dimostrare di avere una casa di
sua proprietà oppure che sia in possesso di un conto
bancario in cui stia accumulando la somma necessaria per
acquistare una casa. Con l’obbligo per le ragazze di
arrivare vergini al matrimonio e gli stimoli esterni dei
social va da sé che i bordelli del vicolo Abdallah Guech
diventino una penosa soluzione nonostante siano
considerati dai leader islamici il simbolo della
depravazione occidentale. La cosa strana però è che di
pari passo alla battaglia moralizzatrice contro la
prostituzione gli stessi movimenti stanno cercando di
cancellare la legge sulla monogamia per imporre la
poligamia, abolita nel lontano 1956! In sintesi
l’oggetto del contendere sembra essere bordello o mura
domestiche purché si mantenga il ruolo subalterno della
donna.
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE
https://www.rollingstone.it/politica/per-le-sex-worker-tunisine
https://en.wikipedia.org/wiki/Sidi_Abdallah_Guech Jalel
Lahbib
https://www.farodiroma.it/i-bordelli-di-tunisi-uneredita-del-colonialismo-francese
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