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INTERVISTE IMPOSSIBILI
 

 
 

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Farinelli
Voce Regina
Entrare in quel teatro mi diede un’emozione forte. Mi tremavano le gambe come da ragazzina prima di un’interrogazione. Ammirata respiravo a pieni polmoni l’odore di cera, la polvere d’arte dei palchi dorati come se i miei occhi non fossero bastati ad apprezzare ogni dettaglio

 

(Andria, 24 gennaio 1705 – Bologna, 15 luglio 1782)
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.I grandi lampadari davano luce e bellezza all’immenso sipario porpora, alla mia faccia commossa e turbata di poter intervistare una persona sublime, per me molto speciale.
Appena giunsi dietro le quinte, accompagnata da un paggio in livrea, il mio sguardo fu catturato da uno specchio poggiato di traverso.
Ci impiegai qualche secondo a realizzare che ero proprio io, e quell’immagine mi diede la forza che non credevo di avere.
Mi sentivo bella, col mio bellissimo abito bianco affittato per l’occasione, con tanto di corpetto e nastri rosa applicati alla gonna.
Non portavo la parrucca, m’accorsi che era d’obbligo vedendo il paggio che ne sfoggiava una bianca, ma avevo preferito acconciare i miei capelli con rose e fiori che freschi m’aggraziavano il volto.

“Ultime ritoccatine da brava femminuccia ed eccomi pronta.” Il paggio che aveva assistito immobile al mio ammirarmi, con un leggero colpo di tosse anticipò la bussata decisa. La porta che avevo di fronte aveva una scritta dorata e da dentro proveniva un ammaliante ed intenso odore di fiori.

“Avanti!”

“Che bella voce!” Quel semplice suono era già una conferma. Non era affatto un sogno ed io stavo davvero vivendo.
Nel minuscolo camerino, piume, rasi e colori dappertutto. Indugiai rapita mentre da dietro il paravento lo stesso suono mi diceva di accomodarmi. Notai la sua voce informale, quasi dei miei tempi e non dei suoi!
Che stupore! Quella figura mi apparve di fronte con tutta la sua maestosità.

Bellissimo era bellissimo!!! Finalmente potevo vedere l’uomo che per tanto tempo aveva fatto parte della mia fantasia: Carlo Maria Michelangelo Nicola Broschi detto Farinelli.
I suoi occhi neri magnetici, che l’ambiguità rendeva ancora più penetranti, mi scrutavano da vero cacciatore, nonostante il trucco violento di scena.
Mi sentii preda del panico più totale, ero così imbarazzata da non capire più il motivo della mia visita. Fu lui a rompere il ghiaccio distogliendo lo sguardo su due calici già pronti.

“Prego è un ottimo cognac.” Non so spiegare la grazia dei suoi gesti, tutto in lui era così naturalmente elegante.
“Buonasera, mi scusi per la visita improvvisa ma come le avranno riferito sono a Venezia solo di passaggio e poterla intervistare è per me un vero onore.”
‘’Iniziamo pure.” Si lasciò andare su una poltrona di fiori. “Ho finito or ora di esibirmi e la serata purtroppo prevede ancora altri impegni.”

Nel mio intimo pensai: “Peccato non averlo potuto ascoltare, cosa avrei dato per sentire il suo canto.”
“Le confesso che è la prima volta che intervisto un personaggio della sua levatura, la prego di scusarmi se avrò qualche incertezza o potrò in qualche modo infastidirla.”

La mia voce tremava.I suoi occhi mi scrutarono più penetranti di prima.

“Come è stato il rapporto con suo fratello Riccardo?”
“Di forte amore e di odio profondo, forse perché solo ora ho imparato a convivere con il mio corpo e posso perdonare e capire.”.
Cercò le parole.
“Avevo solo dodici anni... La castrazione in cambio dell’immortalità. La consideravo un’assurdità. Ma ora con la mia voce incanto teatri di tutta Europa e se sono la persona che lei vede è grazie alla mia menomazione.’’

“Non crede che suo fratello la volesse usare, oltre che per sistemare la sua famiglia, caduta in disgrazia dopo la morte di suo padre, anche per i suoi scopi artistici? Scrisse per lei un’opera, se non sbaglio?”
“Certo mio fratello ha usato la mia capacità canora in tutti i modi, ma il legame che si è istaurato, oltre la musica, è stato talmente intenso che sicuramente ha cancellato le motivazioni iniziali che spinsero Riccardo a far compiere quell’atto sotto la sua direttiva.”

“Cosa aveva di particolare quel legame?”
“Mia dolce creatura, non è facile vivere in una gabbia!”

Accavallò le gambe come per pudore.

“Già il mio corpo! Non poter espletare le funzioni che invece sentivo mie, nel più profondo del mio essere, mi ha spinto a trovare una soluzione, altrimenti sarei già morto.”

Sorseggiava il suo cognac inumidendo leggermente le labbra
“Le donne hanno una forte attrazione su di me, ma il non poterle soddisfare é così mortificante che con Riccardo abbiamo deciso di sostituirci nel momento importante del rapporto sessuale, come fossimo la stessa persona.”

Avevo altre domande, ma imbarazzata da quel candore diretto, decisi di cambiare argomento.

“Qualcuno ha detto di lei: - Farinelli fu una rivelazione perché fino allora avevo sentito solo una piccola parte di quello che il canto umano può raggiungere. Ora comprendo che ho sentito tutto quello che si può sentire.”

Continuò ad assaporare il suo cognac, troppo vanitoso per rispondere.

“La sua voce le permette cose che ad altri non riescono, anche di esprimere la sua voglia di cimentarsi in opere vocalmente difficili imponendo sempre la sua personalità e seguendo solo la sua voglia di ostentare le sue qualità canore. Crede che questo suo esprimersi sulla scena sia stata una rivalsa di quell’io chiuso nella gabbia del suo corpo?”
“Cantare è diventato l’espressione della mia la vitalità, ma soprattutto la mia virilità che esce dalle mie corde vocali e non dal mio pene. L’essere sempre migliore, al centro dell’attenzione mi dà tutta la carica necessaria per vivere.”

Per un attimo rimanemmo in silenzio, i suoi occhi muti cercavano di spiegarmi quello che le parole non riuscivano a dire.

“Cosa pensa della solitudine?”
“E’ uno stato dell’anima, spesso ne soffro ma poi basta cantare e uomini e donne accorrono attratti dalla voce e dalla mia persona. Il loro acclamarmi mi inebria a tal punto che mi sento il loro padrone. Questa è la mia sottile rivincita e come nell’amore gioco e li faccio godere raggiungendo picchi inesplorati.”

“Quanto hanno influito le figure di Niccolò Porpora e Metastasio nella sua vita?”
“Niccolò oltre che il mio Virgilio ha sostituito la figura di padre che non ho avuto, i suoi insegnamenti hanno permesso di far sbocciare la mia voce.”

“E Metastasio…?”
“Mio amico e poeta, ha collaborato con Niccolò a scrivere opere bellissime nelle quali ho avuto ruoli che mi hanno affermato, ricordo ancora il successo, uno dei primi, ero giovanissimo, in Angelica e Medoro.”

Prese un fiore dal grande cesto e con fare elegante me lo porse galantemente. Ero ancora più imbranata, ma da quel nobile gesto capii che l’intervista era finita. Quasi balbettando: “La ringrazio per la sua disponibilità”.
“Si figuri è sempre un piacere parlare così intimamente con una bella donna.”

Feci per alzarmi e lui con il suo fare unico mi prese la mano sfiorandola con le labbra: “Addio splendida creatura”
Arrossii.

Solo dopo camminando lungo i corridoi vellutati del teatro ancora illuminato dalle candele sentii una voce dolcissima che m’avvolgeva. M’accarezzava quasi spogliandomi come fossero mani. Nell’incantesimo capii che tra noi non c’era stata solo una semplice intervista.

Lisa Bebette


 
















 





ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE


 













 
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