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INTERVISTA IMPOSSIBILE
 
 

Bianca Cappello
La Veneziana
Seduzioni, intrighi e veleni: Bianca Cappello, da cortigiana veneziana a Granduchessa di Toscana, è stata prima amante e poi moglie di Francesco I de' Medici. Famosa per la sua bellezza e raffinatezza, fu al centro di numerosi intrighi

 



 
  (Venezia, 1548 – Poggio a Caiano, 1587)


 
Correva l'anno 1827 ed il tipografo Vincenzo Betelli stava facendo ristrutturare il palazzo di via Maggio al n° 26 nel quartiere di Oltrarno a Firenze, ex residenza di Bianca Cappello. Con l'abbattimento di un muro emersero documenti politicamente intriganti, e soprattutto un quaderno di ventidue pagine, in forma di diario, scritte di proprio pugno dalla Granduchessa…

Signora, posso farvi qualche domanda sulla sua vita?
Ah, ma a chi volete che interessi… Sono passati tanti anni… Comunque dite

Voi eravate di discendenze nobili, vero?
Mio padre era un gentiluomo veneziano di antica famiglia patrizia, Bartolommeo Cappello.

Non andavate d’accordo con vostro padre…
Mi detestava, lui era legatissimo a mio fratello Vittorio. Per fortuna mia madre, Pellegrina Morosini, per consolarmi mi mise da parte una buona dote. Purtroppo si ammalò e morì quando avevo dodici anni.

E vostro padre?
Lui si risposò con Elena Grimani, sorella del Patriarca di Aquileia e con il suo sostegno cercò di rinchiudermi in convento. Per fortuna si prese cura di me mia zia, la sorella del doge Andrea Gritti.

Com’era il rapporto con vostra zia?
Lei era rimasta incantata dal mio brio, dai miei gesti fanciulleschi e, allo scopo di avviarmi ad una vita più brillante, cercò di darmi un'istruzione perfetta per una gentildonna dell'epoca. Nel suo famoso salotto riceveva tra gli altri ogni sera quattro giovani fiorentini, che avevano abbandonato la loro città perchè nemici di Cosimo dè Medici.

Ricordate i loro nomi?
Certo! Erano Pietro Giordano Balzoni, Cesare Vecellio ( allievo di Tiziano) Verdizzotti (amico di Tiziano) e naturalmente Pietro Bonaventura, rampollo di una famiglia di Banchieri fiorentini.

Con Pietro Bonaventura andaste oltre la semplice amicizia…
Altro che! Ero affascinata dai suoi modi e dalla sua bellezza! Sin dall’inizio mi fece una corte spietata. Del resto anch’io ero nel fiore della mia adolescenza.

Leggo che vi sposaste non appena quindicenne… Giovanissima!!!
Sì, ma al tempo era cosa normale sposarsi a quell’età… forse non fu normale il modo…

Fu una fuga d’amore, vero?
Recuperai la mia dote e fuggimmo a Firenze per sposarci di nascosto da mio padre. Quando si venne a sapere della nostra fuga, il governo veneto mise una taglia sulla testa di Pietro di duemila ducati, reo di avermi rapita e indotto a sottrarre i gioielli della dote.

Poi?
Tramite mio padre, le autorità venete tentarono di farmi rimpatriare. Mediante alcuni intermediari ci rivolgemmo al Granduca Cosimo I chiedendo protezione. In quel frangente ebbi modo di conoscere Francesco de’ Medici, al tempo erede del Ducato.

La vostra storia ha implicazioni politiche e soprattutto sullo sfondo si intravede una forte rivalità tra Firenze e Venezia.
Esatto capitai senza volerlo nel bel mezzo di un gioco molto più grande di me, pensi che la mia fuga a Firenze fu agevolata da veneziani nemici dichiarati di Firenze, come ad esempio Giovanni Pigna, il quale si occupò anche del nostro matrimonio che avvenne quattro giorni dopo la fuga. Ma al tempo ero giovane e soprattutto innamorata, tanto che non presi informazioni sul mio futuro sposo.

Pietro vi prese con l’inganno facendovi credere che aveva molte possibilità economiche… in realtà non era né banchiere e né ricco…
Infatti, i suoi genitori vivevano in grande povertà. Suo padre, per far quadrare il bilancio familiare, fu costretto a licenziare l’unica serva che era rimasta in casa Bonaventura. Mio malgrado dovetti prendere il suo posto, ma amavo Pietro, avrei fatto qualsiasi cosa per lui. Per risollevare le finanze della famiglia gli affidai tutti i miei averi.

Foste comunque diseredata vero?
Ero ancora troppo bimba e la mia unica meta era restare accanto a Pietro.

Da quella relazione nacque un bambino…
Una bambina prego, Virginia Pellegrina, dal nome di mia madre.

Passiamo al Granduca, quando incontraste Francesco?
Francesco, allora ventiduenne, passando un giorno da Piazza San Marco, alzò gli occhi e mi vide alla finestra e subito mi volle incontrare. All’epoca avevo venti anni ed ero al culmine della mia bellezza. Poi ci incontrammo ad una festa di Carnevale. Tra noi nacque una bellissima amicizia. Venivamo tutti e due da un periodo di crisi.

Chi era Francesco de Medici?
Era l’uomo più importante di Firenze. Era diventato da qualche tempo reggente del Granducato. Però lui non si interessò mai direttamente di politica. Aveva un animo sensibile e fu un grande mecenate favorendo le Arti. Tra le altre cose fondò l’Accademia della Crusca.

Francesco era però sposato con Giovanna d’Austria…
Sì, ma non si sentiva a suo agio in quel matrimonio. Vi erano continue liti. Credo che il motivo principale fosse stato la nascita di sei figlie femmine e lui naturalmente ne era risentito accusando sua moglie di non essere capace di dargli un erede maschio.

E voi?
Tra me e Pietro le cose non andavano più come all’inizio. Conducevamo una vita modesta, del resto mio marito non poteva garantirmi una vita diversa e purtroppo a Venezia ero abituata ad altri agi e splendori esattamente gli stessi che avrebbe potuto assicurarmi Francesco.

Quindi vi lasciaste sedurre dal Granduca…
Da lui e dai suoi continui regali. Francesco era pazzo di me e non perse tempo. Dapprima ci incontravamo clandestinamente nella casa di una nobildonna fiorentina in Piazza San Marco, poi mi assunse come damigella di corte e mi donò abiti pregiati, gioielli ed addirittura il palazzo di Via Maggio, naturalmente vicinissimo alla reggia di Palazzo Pitti, nonché la magnifica villa di Pratolino, con annesso il parco delle meraviglie.

Diventaste la sua favorita, quindi…
Ci amavamo alla follia e la relazione fu di dominio pubblico. Tutti sapevano

Voi eravate ancora sposata, vero?
Sì.

La notizia arrivò alle orecchie di Giovanna d’Austria…
Lei se ne lamentò con il suocero Cosimo, ottenendo il mio allontanamento dalla corte.

E i filtri d’amore?
Queste furono solo dicerie messe in giro dalla famiglia di Francesco. Io usai solo me stessa, il mio modo di essere, per attirare a me Francesco. Non è certo colpa mia se sua moglie non era in grado ci competere con la mia femminilità.

E vostro marito Pietro, come la prese?
Lui sapeva della relazione, non dico che fece salti di gioia ma intravide immediatamente la possibilità di un aiuto economico. Divenne molto più affettuoso con me, la sera non mi faceva mai domande imbarazzanti.

In cosa consistette l’aiuto economico?
Gli fu tra l’altro offerto un lavoro da guardarobiere del Granduca. Lui accettò.

Come spiegate la sua morte avvenuta in circostanze così misteriose.
Sentite, non credo proprio al coinvolgimento di Francesco… Pietro dopo il lavoro a corte si era montato la testa e faceva il prepotente in giro rivendicando protezioni ed amicizie altolocate. Morì pugnalato presso Ponte di Santa Trinità. Da quanto seppi si era lasciato andare ad insulti contro un rampollo di una famiglia molto in vista a Firenze.

Quindi quella morte vi lasciò campo libero per puntare direttamente al vostro obbiettivo?
Eh no! Ci volle ancora molto tempo per la strada del Paradiso. Amavo Francesco ed avrei fatto di tutto per tenerlo con me. Purtroppo qualche anno dopo nacque Filippo, primo figlio maschio di Francesco e sua moglie. Io mi sentii persa. Vedevo allontanarsi l’unico motivo che lo teneva stretto a me.

Cosa avete fatto?
Per destare un suo interesse simulai una gravidanza che non c’era mai stata. Spacciai per suo un figlio di una popolana. Lo chiamai Antonio.

Quindi ingannaste il Granduca…
Non solo… ero pazza di lui, avrei fatto qualsiasi cosa per portarlo a m e non volevo assolutamente che lui scoprisse l’inganno per cui mi vidi costretta a far eliminare tutti i complici e testimoni che in qualche modo potessero risalire alla verità.

Ma il diavolo fa le pentole e non i coperchi…
Esatto, una donna prima di essere uccisa riuscì a rivelare l’intrigo.

Scusate ma di cosa avevate paura?
Avevo il sentore che Francesco avesse poco tempo di vita. Ero odiata ed osteggiata da tutta la famiglia Medici, per cui senza un erede maschio, suo fratello, il cardinale Ferdinando, mi avrebbe cacciata da corte senza scrupoli.

Come andò?
Temevo l’ira di Francesco, ma scoperto l’inganno lui giustificò il mio comportamento in nome dell’amore. Mi perdonò e riconobbe il figlio al quale assicurò un futuro decoroso

Ma nel frattempo erano successe cose importanti…
Nel 1578 Giovanna d’Austria era morta in un incidente e poco dopo, sempre in quell’anno, coronai il mio sogno. Io e Francesco ci sposammo in segreto e divenni a tutti gli effetti Granduchessa. L’anno successivo ci unimmo ufficialmente nella chiesa di San Lorenzo.

Foste felice…
Vissi gli anni più belli della mia vita, per amore ero fuggita, per amore avevo rotto i ponti con i miei genitori, per amore ero stata diseredata, per amore ho tradito, per amore ho ingannato, simulato una gravidanza, e credo che, seppur breve, quel matrimonio fu la giusta ricompensa.

Ma poi accadde l’imprevisto…
Purtroppo sì. Odiavo mio cognato, il cardinale Ferdinando, ed in occasione di una sua visita preparai una torta con un potente veleno ignorando che la pietra dell’anello che mio cognato portava al dito mutasse colore in presenza di cibi avvelenati. Il cardinale se ne accorse ed evitò di mangiare la torta.

E cosa successe?
Mio marito che non era al corrente del veleno elogiando le mie arti culinarie disse: “Nessuno vuole essere il primo? Allora sarò io ad assaggiarla!" Ne prese una fetta e la mangiò. A quel punto piuttosto che sopravvivere a quella fatale tragedia anch’io ne presi una fetta dicendo ad alta voce “Ed io farò altrettanto, questo è il mio desiderio: che io muoia con il mio signore!”
Poco dopo iniziammo a sentire forti dolori. Fummo portati nelle nostre stanze, io pregai la servitù di chiamare il medico, ma il cardinale, pena la vita, volle che nessuno, chiunque fosse, si accostasse ai nostri appartamenti…

Qui finisce l’intervista… Prima Francesco e poi Bianca morirono dopo undici giorni di agonia, senza che l'uno sapesse dell'altro. Per Bianca Cappello il cardinale Ferdinando negò le esequie di Stato, Francesco invece venne interrato nelle Cappelle Medicee accanto alla sua prima moglie Giovanna d'Austria. Si ignora dove Bianca sia stata sepolta.
Alla notizia della sua morte, i Fiorentini, che non l’avevano mai amata, si lasciarono andare a canti e balli per tutta la notte al grido di “Finalmente è morta la grande puttana veneziana.”



 





 





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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http://it.wikipedia.org/wiki/Bianca_Cappello
http://www.gruppostoricopoggese.it/htm/bianca.htm
http://venezia.myblog.it/archive/2009/12/02/seduzioni-intrighi-e-veleni-bianca-cappello-da-cortigiana-ve.html

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