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INTERVISTA IMPOSSIBILE

Audrey Hepburn
Our fair lady
Elegante sobria e raffinata, icona femminile
degli '50, '60 e '70, la Hepburn rappresenta
quel tipo femminile che racchiude in sé
elementi anche distanti tra loro, ma che
combinati insieme, per qualche strana
alchimia, concorrono a formare uno stile
inconfondibile.
Una classe innata, un
viso inconfondibile, tratti decisi e occhi
da cerbiatta ne fanno un personaggio unico.

(Bruxelles, 4 maggio 1929 - Tolochenaz, 20
gennaio 1993)
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Audrey Hepburn, all'anagrafe Edda van Heemstra Hephurn-Ruston,
dove nacque madame?
Sono nata a Bruxelles. Mio padre era un
banchiere inglese e mia madre un’aristocratica olandese. Avevo due
fratellastri, avuti da mia madre in prime nozze. Il lavoro di mio padre
obbligò tutta la famiglia a frequenti spostamenti tra il Belgio, il Regno
Unito e i Paesi Bassi.
Eravate decisamente una famiglia
benestante…
Direi di sì e c’erano tutti i presupposti per
vivere un’infanzia dorata, ma i miei genitori divorziarono quando avevo
solo 9 anni. Quello fu il momento più traumatico della mia vita. Mio padre
aveva idee naziste e scomparve improvvisamente. Riuscii a rintracciarlo
solo anni dopo a Dublino tramite la Croce Rossa. Rimasi in contatto con
lui aiutandolo anche finanziariamente, fino alla sua morte.
Poi lo scoppio della guerra fece il resto…
Perdemmo
tutti i nostri averi…
A quel punto sua madre decise di
trasferirsi insieme ai suoi figli nella città olandese di Arnhem.
Cercava un posto sicuro dagli attacchi nazisti invece poco tempo dopo i
tedeschi invasero Arnhem e noi piombammo nella miseria più assoluta senza
riscaldamento nelle case e cibo da mangiare. Soffrii la fame e addirittura
per un periodo io e la mia famiglia ci cibammo solo con i bulbi di
tulipano. Per le strade si moriva di fame e di freddo. Per questa
situazione ebbi diversi problemi di salute, i quali condizionarono i miei
valori per il resto della mia vita.
Il divorzio dei suoi
genitori… la guerra… davvero un’infanzia difficile. La salvò la grande
passione per la danza…
Eh sì, ad Arnhem nonostante le
condizioni avverse frequentai il Conservatorio. Alla fine scelsi la danza,
ci misi molto impegno e fu per me una valvola di sfogo. Sognavo di
diventare una grande danzatrice. Il mio mito era la sublime Margot
Fonteyn.
Nel 1944 era diventata una ballerina a tutti gli
effetti.
Partecipavo a spettacoli organizzati in segreto per
la raccolta fondi a favore del movimento di opposizione al nazismo.
Nel ’45 la liberazione…
L'Olanda venne liberata il
4 maggio 1945, giorno del mio sedicesimo compleanno. L'incredibile
sensazione di conforto nel ritrovarsi liberi, è una cosa difficile da
esprimere a parole. La libertà è qualcosa che si sente nell'aria. Per me,
è stato il profumo del cibo fresco, il sentire i soldati parlare inglese,
invece che tedesco, e l'odore di vero tabacco che veniva dalle loro
sigarette.
Finita la guerra si trasferì a Londra…
Continuai i miei studi di danza prendendo lezioni da Marie Rambert,
insegnante di danza che contava tra i suoi allievi Vaclav Nižinskij. Ma,
con mio immenso dispiacere, lei mi spiegò che, a causa della mia altezza,
ero alta circa 1 metro e 70, le chance di diventare una prima ballerina
erano ridotte all’osso.
Immagino fu a quel punto che lei
decise di tentare la carriera di attrice...
La prima persona
che mi notò fu la scrittrice Colette. Ero in vacanza a Montecarlo e la
signora, allora ottantenne, mi volle come protagonista nella sua commedia
teatrale "Gigi".
Lo spettacolo ebbe successo, addirittura
ci furono delle repliche a Broadway…
Vinsi il premio Theatre
World Award per la migliore attrice debuttante. Era il 1952, avevo
ventiquattro anni ed ero piena di entusiasmo. Una sera venne ad assistere
alla rappresentazione uno dei miti del cinema americano: il regista
William Wyler.
Fu la svolta per la sua carriera…
Non ancora… Il mio primo ruolo significativo nel cinema fu nel film The
Secret People 1952, nel quale interpretavo una talentuosa ballerina. Poi
feci un provino per il nuovo film di William Wyler, Vacanze romane. La
Paramount Pictures, casa produttrice del film, voleva l'attrice inglese
Elizabeth Taylor per il ruolo della protagonista ma, dopo aver visionato
il mio provino, Wyler si convinse ad assegnarmi il ruolo principale,
quello della Principessa Anna.
Racconta Wyler: «Aveva tutto
quello che stavo cercando, fascino, innocenza e talento. Inoltre era molto
divertente ed assolutamente incantevole. Con i miei collaboratori ci
dicemmo, "È lei!"» Wyler ci aveva visto giusto…
Non essendoci
una controprova non so dirle… ma il film ottenne un enorme successo tanto
che vinsi l'Oscar come migliore attrice protagonista. Pensi che Gregory
Peck, che interpretava il ruolo maschile principale, durante le riprese a
Roma, chiamò il suo agente chiedendo che, nei titoli, il mio nome fosse
messo in risalto. Gli disse: «Sono abbastanza intelligente da capire che
questa ragazza vincerà l'Oscar nel suo primo film e sembrerò uno sciocco
se il suo nome non è in cima, insieme al mio.»
Dopo la fine
delle riprese, tornò a New York…
Ero ancora impegnata nelle
repliche di Gigi per altri otto mesi. Mi venne offerto un contratto per
sette film con la Paramount Pictures, con pause di dodici mesi tra un film
e l'altro per permettermi di recitare a teatro.
La sua vita
privata?
Ero troppo immersa nel lavoro per pensare a me stessa
ed ai miei affetti, comunque fino ad allora avevo avuto un’unica
importante relazione. Mi fidanzai ufficialmente con l'imprenditore
britannico James Hanson, non arrivammo al matrimonio sempre per lo stesso
motivo: la mia carriera ci avrebbe tenuti lontani e troppo a lungo.
I giornali di gossip del tempo parlavano di un’altra
relazione…
Credo si riferisca alla breve relazione che ebbi
con William Holden. Era contro il regolamento della casa di produzione
instaurare legami affettivi con un collega durante le riprese di un film,
quindi la nostra relazione rimase segreta. Anche perché William, più
vecchio di me di 11 anni, era sposato e aveva due figli.
Cosa cercava effettivamente da quella relazione?
Sinceramente
pensavo di poterlo sposare e avere dei figli da lui, ma seppi che William,
poco tempo prima, si era sottoposto ad un intervento chirurgico per
diventare sterile. A quel punto decisi di mettere fine a quella relazione
clandestina, del resto io volevo essere madre e per nulla al mondo avrei
rinunciato alla maternità.
Nel 1954 il primo matrimonio…
Mi sposai con l'attore Mel Ferrer, con il quale ebbi mio figlio Sean. Lo
incontrai ad una festa organizzata da Gregory Peck. Ci sposammo il 25
settembre durante le repliche della commedia teatrale Ondine. All’inizio
eravamo molto affiatati. Prima di riuscire ad avere Sean nel 1960, ebbi
due aborti spontanei, uno in seguito ad una caduta da cavallo durante la
lavorazione del film Gli inesorabili.
Nonostante il grande
sentimento nel 1968 vi separaste…
Otto anni dopo la nascita di
nostro figlio. L’amore era finito da tempo, Mel era distratto da altre
donne. A me i giornali affibbiarono una relazione inesistente con Albert
Finney. Tra noi era rimasto solo un grande affetto, il quale non evitò la
noia e le continue incomprensioni.
Prima di quella data lei
aveva già intrapreso un’altra relazione clandestina…
Ripeto
con Mel le cose non andavano più bene e durante una crociera incontrai
Andrea Dotti, un medico psicanalista italiano.
Sempre nel
1954 arrivò "Sabrina" di Billy Wilder che la lanciò nell'Olimpo delle
star… Lavorai accanto a Humphrey Bogart, un mito vivente! A
mio parere fu uno dei film più belli che interpretai. Billy riuscì a
combinare al meglio le mie caratteristiche di attrice, vale a dire:
ingenuità e freschezza che resero unico quel personaggio.
Dalla relazione con Andrea Dotti nel 1970 nacque suo figlio Luca…
Ci eravamo sposati l’anno prima. La gravidanza fu molto difficile e
dovetti rimanere quasi tutto il tempo a letto. Dopo il parto decisi di
diminuire i miei impegni di attrice e di dedicarmi alla famiglia.
Fino al allora erano stati solo successi e nomination…
Ormai ero considerata una regina a Hollywood e quindi mi potevo permettere
di scegliere i miei film. Girai così "Arianna", "Colazione da Tiffany",
"My fair lady", "Verdi dimore", "Guerra e pace", "Come rubare un milione
di dollari e vivere felici", "Storia di una monaca", "Robin e Marian"; e,
ancora, "Due per la strada", "Cenerentola a Parigi" e tanti altri.
Cenerentola a Parigi, girato nel 1957, fu uno dei suoi film
preferiti…
Finalmente ebbi l’occasione di mettere in pratica i
miei anni passati a studiare danza… E poi non so se mi spiego… il mio
compagno di ballo era un certo Fred Astaire!
Come finì con
Dotti? Ci teneva insieme l’amore per nostro figlio, il
matrimonio invece fu ben presto rovinato dalle numerose relazioni
extraconiugali di mio marito. Comunque il matrimonio con Andrea durò
all’incirca quanto il precedente, 13 anni, e finì nel 1982 quando decisi
che i miei due figli fossero grandi abbastanza per vivere con una madre
single.
Mentre era ancora sposata con Dotti, aveva
incontrato l'attore olandese Robert Wolders…
Andammo a
convivere sei mesi dopo la mia separazione. Ci trasferimmo in Svizzera a
Tolochenaz, presso il Lago di Ginevra, ma non ci sposammo mai. Avevamo in
comunque un grande sentimento di solidarietà verso i meno fortunati. Ci
occupammo molto di beneficenza viaggiando spesso insieme per conto
dell'UNICEF.
Da poco era stata nominata ambasciatrice
dell’organizzazione…
La mia prima missione sul campo fu in
Etiopia nel 1988. Visitai l'orfanotrofio di Mek'ele e feci in modo che
l'UNICEF inviasse cibo ai 500 bambini. Mi si era spezzato il cuore e non
potevo sopportare l'idea che due milioni di persone stessero morendo di
fame.
Ebbe molto successo anche in quel lavoro così diverso
dal mondo patinato del cinema …
Sì, certamente, cercai di
onorare al meglio quella nomina, facilitata dalla mia fama ma anche dalla
conoscenza delle lingue: oltre all'inglese, parlavo fluentemente il
francese, l'italiano, l'olandese e lo spagnolo.
Nel 1992 le
diagnosticarono un male incurabile…
Ero appena tornata da un
lungo viaggio in Somalia ed accusai dei forti dolori allo stomaco. Dopo
essere stata visitata da un medico svizzero volai a Los Angeles per
consultare specialisti americani. Purtroppo i dottori che mi visitarono
scoprirono l'esistenza di un cancro all'intero del colon e fui operata
qualche mese dopo, ma non servì a molto…
Lei espresse il
desiderio di tornare a casa in Svizzera…
I medici erano giunti
alla conclusione che il cancro fosse ormai troppo esteso per essere
curato. A causa delle mie condizioni fui impossibilitata a utilizzare un
normale volo di linea per tornare a casa, quindi il mio vecchio amico
Givenchy mise a disposizione il suo jet privato riempiendolo di fiori…
Audrey Hepburn se ne andò per sempre il 20 gennaio 1993 a
Tolochenaz dove fu sepolta. Aveva 63 anni. Alle esequie, oltre ai figli e
a Wolders, erano presenti Mel Ferrer, Andrea Dotti, Hubert de Givenchy,
rappresentanti dell'UNICEF e gli attori e amici Alain Delon e Roger Moore.
Lo stesso anno della sua morte, il figlio Sean fondò l'Audrey Hepburn
Children's Fund per favorire la scolarizzazione nei Paesi africani.
Nel
1999 fu proclamata la terza più grande attrice di sempre dall'American
Film Institute, ed ha una sua stella sull'Hollywood Walk of Fame, al 1652
di Vine Street. Audrey rimarrà per sempre un'icona di raffinata
eleganza, fonte d'ispirazione per milioni di donne in tutto il mondo.
Il tubino nero indossato da Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany, creato
da Givenchy, fu messo all'asta da Christie's nel 2006 e venduto per la
cifra di 467.200 sterline (circa 712.000 euro). Si trattava, però, di una
copia del vestito utilizzato nel film, copia custodita da Givenchy, mentre
quello realmente indossato dalla Hepburn si trova nel Museo del costume di
Madrid. I compagni di danza del 1948 dicevano che la Hepburn era
comunque di una eleganza innata: possedeva due gonne e due camicie, ma
aveva decine di foulard da abbinare, ed in questo modo era sempre
perfetta.
PREMIO OSCAR
Oscar alla migliore attrice 1954 per
Vacanze romane
NOMINATION
Oscar alla migliore attrice 1955 per
Sabrina Oscar alla migliore attrice 1960 per La storia di una monaca
Oscar alla migliore attrice 1962 per Colazione da Tiffany
Oscar alla
migliore attrice 1968 per Gli occhi della notte






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