"Adamo, che dici se facciamo
una scampagnata sul lago di Como?”
"Vecchia volpe
che non sei altro! Ora capisco dove vuoi arrivare… Posso
indovinare?"
"Dai spara! "
"Spara è
il verbo giusto… Pia Bellentani?"
"Bravo. Chi
era? "
"La contessa Bellentani, era la moglie del
conte Bellentani, industriale milanese di salumi e madre di due
bambine."
"Di origini nobili?"
"Ricca
sì, ma non nobile. Il suo nome da ragazza era Pia Caroselli,
nata a Sulmona, in Abruzzo, il 29 Gennaio 1916. La sua famiglia
partendo da zero aveva fatto una discreta fortuna nel campo
delle costruzioni. Da sua madre ebbe un’educazione molto
religiosa che fu poi completata in una scuola di suore a Roma.
Pensa che da adolescente alternava il desiderio di entrare in
convento con il sogno di un grande amore romantico."
"E poi?"
"A ventidue anni la madre la portò
in vacanza a Cortina d'Ampezzo, dove incontrò il conte Lamberto
Bellentani. Dimenticavo di dirti che Pia era una bruna che si
faceva notare per i suoi occhi azzurri e soprattutto per un gran
bel corpo. Lui se ne innamorò a prima vista."
"Scommetto che i genitori favorirono la corte…"
"Eh
già. Ma anche lei rimase affascinata da quell’uomo. Straricco e
aristocratico, dai modi cortesi si muoveva con disinvoltura in
quell'ambiente che a lei provinciale appariva un sogno.
"Quanti anni avevano?"
"Lui era un maturo
quarantenne, mentre lei ne aveva solo ventidue. Si sposarono il
15 Luglio del 1938 con una sfarzosa cerimonia."
"Matrimonio felice?"
"Per un paio d'anni tutto ok.
Tra le altre cose ebbero due bellissime figlie: Stefania e
Flavia. Poi nell'estate del 1940 durante una festa all'Hotel des
Bains di Venezia, Pia conobbe Carlo Sacchi, un industriale della
seta. Una specie di avventuriero che si era fatto da solo,
venendo dal niente, come suo padre."
"Affinità
elettive, insomma."
"Mica tanto! Carlo non era
sicuramente raffinato come suo marito, il conte, ma aveva una
personalità travolgente e tutto il fascino dell'avventura.
Sposato ad un'ex ballerina viennese, Lillian Willinger, aveva
tre figlie e numerose amanti sparse nel giro che conta, i cui
nomi erano sulla bocca di tutti. Anche la moglie era a
conoscenza dell'intensa vita sentimentale o per meglio dire
sessuale del marito."
"Quando iniziarono a
frequentarsi?"
"Durante la guerra la famiglia
Bellentani si trasferì a Cernobbio in cerca di lidi più sicuri e
i due ebbero mille occasioni per incontrarsi. Quell'anno Sacchi
subì un evento tragico perdendo una figlia, Pia ovviamente tentò
di consolarlo.
"Alla fine se ne innamorò
follemente…"
"Così follemente che le scrisse queste
parole: “Tu hai suscitato in me sensazioni mai conosciute,
risvegliato sensazioni nuove, hai sconvolto il mio cuore ed i
miei sensi: mi hai fatto conoscere quello che si chiama Amore.
Attraverso questo amore io sento di essere oggi una donna
completa, questo lo devo a te e te ne ringrazio moltissimo."
"Lei innamorata persa quindi."
"Come si
evince anche da queste parole, Pia si concesse totalmente a
Carlo, nello spirito e nel corpo, immersa in un vortice di
emozioni nuove e coinvolgenti."
"E lui?"
"Lu era semplicemente un donnaiolo e certamente non smentì la
sua fama. Dopo aver consumato tutto quello che c’era da
consumare riprese a frequentare altre donne. Lei ovviamente era
gelosa pazza, ma evidentemente lo tollerava finché non comparve
sulla scena una nuova amante, diciamo più importante, al secolo
Sandra Guidi, detta Mimì, che monopolizzò Carlo distraendolo
dalle intenzioni della Contessa Pia.
"Lei che
fece?"
"Pia era disperata, ferita nell’orgoglio e
livida di gelosia. Presa dalla sconforto tentò addirittura il
suicidio gettandosi sotto l’auto in corsa dell’amante. Carlo
sterzò bruscamente, uscì furente e aggredì verbalmente la donna,
colpevole di avergli ammaccato la sua lussuosa macchina sportiva
e di avergli fatto fare tardi all’appuntamento con la bella
Mimì."
"Ma non si diede per vinta immagino!"
Non mollò assolutamente l’osso! Pareva davvero che lei ci
godesse a farsi umiliare! Comunque Pia seguitò a tempestare di
lettere l'amante per cercare di incontrarlo, nonostante la
relazione con la famosa Mimì fosse ormai un dato di fatto
accettato dalla bella società milanese."
"Arriviamo al punto. Cosa fece di tanto eclatante la signora
contessa?"
"Il 15 settembre 1948, durante una serata
di gala nello sfarzo di villa d'Este a Cernobbio dove venivano
presentati i modelli della famosa sarta milanese Biki per la
collezione inverno 48-49, la contessa, in compagnia del marito,
sapendo d’incontrare Carlo Sacchi e la nuova amante, fece il suo
ingresso tra la sorpresa generale in forma smagliante."
"Immagino che alla festa fosse presente la crema della
società…"
"Tra gli invitati all'evento mondano il
barone Rothscild, la principessa d'Alemberg, uno zio di re Faruk
d'Egitto e il fior fiore della nobiltà e dell'industria
lombarda. "
"Cosa successe?"
"Nel
corso della serata Sacchi tenne un comportamento piuttosto
villano ed arrogante nei confronti della donna, la quale
logorata ed oltraggiata da questo trattamento, non indugiò un
attimo a prendere la pistola, lasciata dal marito nel
guardaroba, e nasconderla sotto la sua stola di ermellino."
"Non mi tenere sulle spine…"
Si avvicinò
a Sacchi. Lui sulla difensiva disse: “Che cosa vuoi ancora, che
ti prende?”
Lei: “Nulla, ma stavolta è finita davvero, puoi
credermi...”
Lui: “Che cosa intendi dire?”
Lei: “Che ti
posso uccidere. Ho qui la pistola!”
Lui: “I soliti romanzi a
fumetti di voi donne. I soliti terroni spacconi!”
Allora lei
estrasse la pistola e sparò colpendolo a bruciapelo con un solo
colpo diritto al cuore. Poi rivolse l'arma contro sé stessa e
premette il grilletto; ma non ci furono spari, perché l'unico
proiettile in canna era già andato a bersaglio. Si udì
chiaramente il suo urlo disperato: “Non spara più, non spara
piùùùùù.”
"E gli invitati come si comportarono?"
"Rimase celebre la frase di Robert Bouyerure, un ex
paracadutista francese che aveva sposato la sarta Biki, della
famiglia proprietaria del Corriere della Sera. Dopo essersi
avvicinato alla Contessa ed averle rifilato tre schiaffi
tremendi, con un infallibile istinto di classe, le disse:
"Andiamo madame, è chiaro che si è trattato di un noioso
incidente."
"E il marito di lei? Immagino fosse
all’oscuro di tutto!"
"Naturalmente, come tutti i
mariti traditi! Rimase incredulo sentendo alcuni invitati che
omaggiavano la sua signora con epiteti coloriti tipo: “Puttana!”
E qualcun altro si rivolgeva direttamente a lui con frasi tipo
“Ma tu lo sapevi di essere cornuto… eri sulla bocca di tutti..."
"Fu chiamata subito la polizia?"
"Sì, la
Bellentani fu arrestata e portata al carcere di S. Donnino a
Como. Nella sua prima dichiarazione alla polizia parlò di un
incidente, poi disse che voleva uccidersi di fronte all’amante,
ma che il sarcasmo dell'uomo le aveva fatto perdere la testa."
"Caso risolto. Noti movente ed assassino…"
"Già il tribunale riconobbe alla contessa la seminfermità
mentale e la condannò a soli dieci anni di manicomio
giudiziario, ridotti poi a sette. In quell’occasione gli
italiani impararono che le pene variano a seconda della persona
che compie il delitto. Naturalmente non li trascorse in carcere,
ma nel manicomio giudiziario di Aversa.”
“Una
contessa in manicomio!”
“Il suo ingresso in
manicomio fu seguito con lo stesso interesse con cui i giornali
avevano seguito le fasi del processo. La contessa fu accolta con
grandi gentilezze e cortesie. Dopo qualche tempo fu autorizzata
a tenere con sé il pianoforte a coda che talvolta suonava
deliziandosi con musiche di Chopin e Litz.”
"Sarei curioso di sapere cosa era scritto nella perizia
psichiatrica."
"Il professor Saporito, illustre
luminare della psichiatria, impiegò ben due anni per stilare una
specie di perizie dove stabiliva che la donna era vittima di un
male ereditario, che già in tenera età le avevano portato
smarrimenti, turbamenti, annebbiamenti mentali."
"La prese molto alla larga…"
"Aveva studiato la vita
della contessa in ogni particolare, aveva letto le sue lettere,
i suoi quaderni di scuola. Secondo l’illuminare l'idea del
suicidio l'aveva accompagnata per tutta la vita. E chiosò con
una perla degna di Freud: “Uccidendo l'amante aveva ucciso se
stessa!"
"Poi immancabilmente arrivò la grazia,
vero?"
Il 23 Dicembre 1955 il Presidente della
Repubblica di allora le abbonò sei mesi di manicomio e tre di
detenzione evitando il carcere duro. All’uscita del manicomio
trovò un gruppo di fotografi ad attenderla. Lei, al braccio del
suo avvocato, elegante, altera e perfettamente truccata si
limitò a salutare alzando il braccio, poi salì fiera e vedova su
una lussuosa macchina nera che partì alla volta dell'Abruzzo.
"Vedova? "
"Il conte Bellentani per
sfuggire allo scandalo si era trasferito a Montecarlo dove trovò
la morte qualche giorno prima della liberazione della moglie."
"Quindi lei uscì dal carcere più bella e
sontuosa di prima?"
"Direi proprio di sì. Anche se,
per mettersi l’animo in pace e riscattare in qualche modo la sua
coscienza, dichiarò ai giornalisti di voler stendere le sue
memorie e devolvere il ricavato alle figlie di Sacchi,
guadagnandoci di contro una bella querela da parte della moglie
della vittima."
"Mi sembra tutto chiaro no?"
"Rimane il dubbio se Sacchi si aspettasse o meno questo tipo di
reazione da parte dell’amante. Sappiamo solo che al momento
della sua morte aveva in tasca una pistola con il colpo in
canna. Naturalmente era in possesso di regolare porto d’armi."
"Mi vuoi dire che c’è dell’altro che non sappiamo. E
magari non è stato un delitto d’amore?"
"No, questo
no! Si tratta di un delitto di vero amore non inquinato per
nulla da questioni di denaro nonostante le condizioni sociali
dei protagonisti. Voglio solo dire che forse Sacchi se lo
aspettava. Pensa che ai funerali parteciparono circa duecento
persone e il corteo passò per due chilometri tra due file
ininterrotte di curiosi. Le cronache del tempo parlarono di
numerose donne afflitte dal dolore."
"E la
contessa come ne uscì?"
"Direi una vera e propria
Signora Bovary, sognatrice e romantica, che dalla
provincialissima Sulmona si trovò catapultata in una ambiente
estraneo, fatto di soldi e di guadagni facili, dove il
sentimento è un optional fastidioso e alle volte troppo
ingombrante."