Adamo, sono in crisi, il capo mi ha chiesto di
fare un pezzo su Simonetta Ferrero, tu ne sai
qualcosa?
Benedetto ragazzo! Mi metti in
difficoltà, aspetta… fammi pensare
Lei
perde colpi… forse è ora di andare in pensione?
Non fare lo spiritoso… ah ci sono… vuoi notizie sul
delitto della Cattolica vero?
Esatto…
ritiro la battuta e chiedo scusa umilmente
Fai bene, benedetto ragazzo, altrimenti la mia bocca
rimarrà ermeticamente chiusa.
Milano,
24 luglio 1971, cosa succede?
Una ragazza
di 26 anni, appunto Simonetta Ferrero, viene trovata
uccisa da 33 coltellate nei bagni dell'Università
Cattolica di Milano.
Chi è la vittima?
Simonetta nasce nel 1945 in una famiglia benestante;
Francesco, il padre, è un contabile della Montedison
mentre la madre, laureata in lettere, è casalinga. Tra
i suoi parenti ha uno zio monsignore.
Cosa fa nella vita?
Si era laureata due
anni prima presso Scienze Politiche sempre alla
Cattolica ed aveva iniziato a lavorare alla Montedison
occupandosi di selezione del personale. Inoltre si
occupava di volontariato nelle Dame di san Vincenzo e
nella Croce Rossa.
Esteticamente?
Una ragazza molto attraente, ma non vistosa. Al
momento non aveva relazioni amorose. Viene da tutti
descritta come una giovane riservata e discreta.
Visto che non era una studentessa e non
lavorava presso la Cattolica cosa ci faceva lì quel
sabato?
Non lo sappiamo. Siamo solo a
conoscenza di alcuni spostamenti: quella mattina passò
in banca per cambiare valuta (il giorno seguente
sarebbe dovuta partire con la famiglia per la
Corsica). Ma non vide mai la sua amica Antonia alla
quale aveva promesso di andarla a trovare per un
saluto.
Quindi dopo la commissione in
banca la perdiamo di vista…
Poco dopo
entrò in una profumeria di corso Vercelli. Una
commessa del negozio ricordò di aver notato una Fiat
500 bianca in attesa in seconda fila, ma non seppe
dire se aspettava Simonetta, e se all'uscita la
ragazza salì su quella macchina oppure proseguì a
piedi.
E all’Università?
Sappiamo che entrò dal portone di largo Gemelli, trovò
la porta della libreria chiusa e successivamente si
recò in bagno. Qui venne ritrovata cadavere. I
genitori che l'aspettavano per il pranzo, non
vedendola arrivare, si allarmano e denunciarono la
scomparsa alla Polizia.
Chi scopre il
cadavere?
Un certo Mario Toso, seminarista
di 22 anni, che frequentava la facoltà di filosofia
Fammi capire, cosa ci stava a fare un
maschietto nel bagno delle donne?
Sostenne
di essersi insospettito per uno scroscio d'acqua
ininterrotto che proveniva appunto dal bagno delle
donne, una volta dentro vide il cadavere di Simonetta
e diede l'allarme chiamando il portiere
dell'Università. Poi, sconvolto, prese al volo il
primo treno per il seminario di Mirabello Monferrato.
Tornerà dopo due giorni per ricostruire l'accaduto.
Cosa vide precisamente?
Il
corpo di Simonetta steso sul fianco immerso in una
grande chiazza di sangue e colpito da numerose
coltellate. Altro sangue dappertutto, sui muri, nei
due stanzini, sulla maniglia della porta. Poi corse
urlando a cercare aiuto, avvisando a gran voce il
custode.
E la polizia?
Riscontrò ferite sulle mani e macchie sulle pareti che
confermarono che la ragazza tentò di difendersi.
Accertò inoltre che le coltellate furono 33 di cui
sette mortali e dodici sul ventre, collo e volto così
sfigurato che il riconoscimento fu affidato a due
lontani parenti. Il padre della ragazza fu colpito da
due infarti e la madre ebbe un collasso. Altra
certezza fu l’ora del delitto: tra le 13 e le 14,30
Nient’altro?
Nel tentativo di
trovare la chiave del giallo furono interrogate almeno
350 persone senza successo.
Nessuno si
accorse di nulla?
In quel periodo c'erano
alcuni muratori al pianterreno che stavano usando il
martello pneumatico per dei lavori di rifacimento.
Quindi l'assassino aveva sfruttato il frastuono
provocato dai lavori e la pausa pranzo quando
l'Università era deserta. Tieni anche conto che siamo
in estate ed è sabato.
Rapina e sesso
vennero escluse immediatamente?
Nella sua
borsetta vennero trovate sia lire che franchi francesi
ed alla vittima non erano stati sottratti neppure
alcuni gioielli che indossava. Non è da escludere la
violenza sessuale, ma in questo caso parliamo di
tentativo in quanto il cadavere fu trovato vestito e
senza alcun segno di violenza, all’infuori delle
ferite da coltello. Durante l’autopsia venne accertato
che delle 33 ferite, ventisette erano in profondità,
tutte con un coltello ben affilato a lama lunga, come
quelli usati per tagliare il salame o in macelleria.
Altre ipotesi?
Si pensò al
raptus di un folle o ad una vendetta maturata sul
luogo di lavoro. Come detto la Ferrero lavorava alla
selezione del personale della Montedison. La polizia
non riuscì mai a capire perché la vittima si trovasse
nell'ateneo la mattina dell'omicidio.
Come proseguirono le indagini.
Scandagliata la vita privata della giovane e del
seminarista, si iniziò con il mondo dei “guardoni”.
Si apprese che era una folla i maniaci che
gravitavano attorno e dentro l’ateneo per importunare
le ragazze. Tanto che Il Corriere della Sera del 29
luglio titolò: ”Drammatico censimento dei maniaci. Una
allucinante folla di anormali emerge dall’inchiesta!”
Si arrivò a qualcosa?
Assolutamente no. Tutti ovviamente furono interrogati,
ma tra alibi provati e verifiche incrociate, nessuno
di loro apparve essere coinvolto con l’assassinio.
Quindi un delitto perfetto?
Eh
già, dopo alcuni mesi di indagini, il caso si chiuse
miseramente con un assassino che non ha scontato
nemmeno un giorno di carcere. C’è solo da registrare
che nel 1994 una donna scrisse al prefetto di Milano
Achille Serra raccontando che una sua amica era stata
molestata da un religioso e ipotizzando un
collegamento con l'omicidio della Cattolica. Venne
sospettato un padre spirituale veneto di 50 anni, che
aveva 27 anni all'epoca dell'omicidio ed era stato
allontanato dall'università perché importunava le
ragazze. Ma questa segnalazione non trovò conferme.