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IL MESTIERE ANTICO

Grecia
Il paese dove il sesso
costa poco
Camminando lungo la Filis Street, una
strada lunga e stretta di Atene, famosa per le signorine avvenenti,
tento di intervistare alcune di loro. Tra le tante incontro Maria
una signora di 50 anni costretta prostituirsi dopo aver perso il
lavoro come estetista

La fotografa Myrto
Papadopoulos con il suo progetto fotografico “The
Attendants” aveva denunciato anni fa la situazione di
degrado economico e morale in Grecia. Oggi le cose non
sono cambiate. A causa della crisi economica sempre più
donne vivono ai margini della società. In un mondo fatto
di sesso e povertà la concorrenza si è fatta spietata e
un rapporto orale è arrivato a costare appena 5 euro!
La crisi in Grecia continua a mordere e sono molti i
cittadini ellenici che hanno perso il posto di lavoro, o
hanno visto il loro stipendio abbassarsi notevolmente.
Un fatto che però non è stato ancora ampiamente
considerato è che sempre più donne vivono sotto la
soglia della povertà, infatti il numero di prostitute è
aumentato notevolmente negli ultimi anni. Da quando
l’economia è collassata la crisi sta alimentando il
mercato del sesso a pagamento e le industrie collaterali
che fanno del sesso il loro business. Sempre più donne
greche vendono il loro corpo spinte dalla necessità a
causa della perdita del lavoro, affrontando tra l’altro
il fenomeno dell’immigrazione clandestina che recluta
migliaia di ragazze provenienti dal Sud e dall’Est.
La Grecia con oltre 18.000 prostitute ufficiali è
considerata una sorta di porta verso l’Europa e la
grande affluenza di prostitute ha influito notevolmente
sui costi delle prestazioni. La loro condizione è
tutt’altro che rosea. Uno studio recente ha dimostrato
che le donne si vendono per cifre irrisorie: se fino a
qualche anno fa un rapporto sessuale poteva costare 50
euro, ora ne costa all’incirca la metà e un rapporto
orale addirittura 5 euro ed alle volte il misero costo
di un panino.
Ed in effetti molte donne vendono
il proprio corpo per un sandwich semplicemente perché
sono affamate. Altre per procurarsi droga, altre ancora
per pagare le bollette.
Camminando lungo la Filis
Street, una strada lunga e stretta di Atene, famosa per
le signorine avvenenti che ci lavorano, tento di
intervistare alcune di loro. Elena, una ragazza di
22 anni, capelli biondi tinti, seno rifatto e tacchi
vertiginosi, sta contrattando dietro un bidone della
spazzatura con un potenziale cliente una prestazione
orale da cinque euro. Carmen invece una ragazza
appena maggiorenne che lavora come prostituta da quando
aveva 12 anni mi dice che il suo lavoro si concentra nei
tre quattro giorni successivi al pagamento degli
stipendi ed a volte è costretta a fare credito. Miki,
un viso grazioso e occhi verdi profondi, mi dice che
faceva la cameriera in un ristorante, ma poi il titolare
ha cominciato a non pagarla ed ammette purtroppo che di
questi tempi l’unico lavoro che dà un guadagno misero,
ma certo, è proprio quello di battere il marciapiede.
Poi proseguendo lungo la Filis Street noto,
seduta ai tavolini di un bar chiuso, una bellissima
signora cinquantenne. Mi avvicino incuriosito perché non
è appariscente e non indossa i vestiti del mestiere. Lei
mi sorride, vedo che è disponibile a parlare e come per
scusarsi mi dice subito che è da pochi giorni che fa il
mestiere. Si chiama Maria ha 50 anni e la sua bellezza è
ancora evidente nonostante le rughe e la stanchezza. Il
suo sorriso è timido, la sua espressione è velata da
un’ombra di vergogna, come se cercasse un frammento di
umanità in un mondo che l’ha ferita.
“Sai, ho
paura che qualcuno mi riconosca.” Confessa con gli occhi
che scrutano la strada. “Il lattaio, la cassiera del
negozio dove faccio la spesa… Se mi vedessero qui, non
so come potrei guardarli in faccia.” Poi spontaneamente
senza che le chieda altro mi racconta come è caduta così
in basso. “Avevo un negozio di estetica, un piccolo
regno dove ero rispettata, ma poi la crisi mi ha
costretta a chiudere e mi ha sbattuta qui. Sai, mi
chiamavano signora Maria, ma ora qui mi conoscono tutti
come puttana».
Poi continua: “Era la mia vita.
Amavo far sentire le persone belle. Ma la crisi
economica ha strangolato il mio sogno: i clienti sono
spariti, i debiti si sono accumulati, e alla fine ho
dovuto abbassare la saracinesca per sempre. Come se non
bastasse, mio marito mi ha lasciata per una mia
aiutante, una ragazza di 19 anni. Mi ha detto che ero
vecchia, che non ero più abbastanza, e se n’è andato,
lasciandomi con due figli da crescere.”
Sola,
senza lavoro, Maria ha provato a resistere. Ha cercato
lavoretti, ha venduto quel poco che aveva, ma i soldi
non bastavano più. “È stato allora che, disperata, ho
preso la decisione più dolorosa della mia vita: scendere
sulla Filis Street. Non lo faccio da molto, solo pochi
giorni, m qui, anche un euro è meglio di niente.”
Mentre parliamo, Maria cerca di mantenere una certa
dignità, ma il peso della sua situazione è evidente. A
un certo punto, mi guarda negli occhi. “Tu sei un bel
ragazzo… Di dove sei?” Poi, con un filo di voce,
aggiunge: “Ti piaccio? Sai, non posso tornare a casa
senza neanche un incasso. Anche cinque euro… cinque euro
mi fanno svoltare la giornata.” Le sue parole sono un
pugno nello stomaco. Non è solo una richiesta, ma un
grido di chi ha perso tutto, tranne la volontà di
sopravvivere per i suoi figli. Maria, la “signora Maria”
di un tempo, è ora una donna che lotta contro la
vergogna e il degrado, intrappolata in una strada che
non perdona, ma che, per lei, è l’unica via per non
arrendersi del tutto.
Le chiedo se c’è
un’alternativa a tutto questo. Lei sconsolata mi
risponde: “In Grecia, la prostituzione è legale nei
bordelli autorizzati, il problema è che nelle liste
della polizia ad Atene sono segnati circa 300 bordelli,
mentre risultano attive oltre 800 case chiuse. Peraltro
la legge in materia non ci aiuta particolarmente in
quanto le donne devono superare una lunga lista di test
e devono rispondere a diversi requisiti per essere
iscritte nella categoria. Quindi la maggior parte delle
donne decide di prostituirsi per poter sopravvivere, non
avendo trovato altra soluzione per far fronte alla
crisi. L’unica soluzione è il marciapiede anche se la
prostituzione in strada è illegale. Eppure, come vedi,
le donne vendono abitualmente sesso negli angoli delle
strade con tutti i rischi annessi e connessi. Sono
aumentati i casi di Hiv, di depressione e i suicidi,
mentre centinaia di migliaia di persone sono escluse dal
sistema sanitario nazionale. Alcune ormai vivono
addirittura per le strade non avendo una casa dove
andare. Per non parlare del racket e malaffare. Io sono
libera, non ho un protettore per il momento, ma molte di
queste colleghe fanno pagare 10 euro per 10 minuti ai
loro clienti, ma possono trattenere solo la metà di
quanto guadagnano.”
Nel frattempo si avvicina un
signore anziano, le chiede la tariffa, contrattano e
alla fine l’anziano va via: “Vedi, poi devi tener conto
della crisi economica. Solo alcuni anni fa per una donna
in una casa chiusa il cliente pagava in media 40 euro,
mentre oggi il prezzo medio arriva a malapena a 15 euro.
E poi c’è la concorrenza spietata, qui ad Atene il
numero di prostitute è in continuo aumento e la
percentuale di ragazze tra i 17 e i 20 anni è
spaventosa. Spesso i poliziotti chiudono un occhio, da
quando è iniziata la crisi finanziaria sono più
tolleranti perché ritengono che le prostitute svolgano
un servizio sociale sia per i clienti che per loro
stesse, in questo periodo non sapremmo davvero dove
prendere il necessario per sopravvivere anche al costo
misero di quelle maledette cinque euro!”
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
https://www.youtube.com/watch?v=ihBtHTFW2iU
https://www.vanityfair.it/news/approfondimenti/
2018/10/30/grecia-la-crisi-finanziaria-colpisce-
anche-la-prostituzione
www.giornalettismo.com


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