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Le amanti dei preti al Papa
"Abolisca il celibato"
Nel 2014 ventisei donne scrissero a Papa Bergoglio per esporre la loro "devastante sofferenza" e per chiedere di fare qualcosa non solo per loro, ma per il bene di tutta la Chiesa. Ad oggi non hanno avuto risposta
 

 


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Ventisei donne nel 2014 scrissero una lettera a Bergoglio per esporre la loro "devastante sofferenza" e chiedere che "qualcosa possa cambiare non solo per noi, ma per il bene di tutta la Chiesa"
Si erano rivolte a Papa Francesco, dandogli del tu, per testimoniare il loro amore e di essere "coinvolte sentimentalmente con un sacerdote o religioso". Gli chiedevano di rivedere la legge del celibato e quella della castità. Il tutto in una lettera che ventisei donne avevano deciso di firmare con il nome di battesimo e l'iniziale del cognome o la città di provenienza e lasciando recapiti telefonici per essere eventualmente contattate.
Le firmatarie si definivano "un piccolo campione" e affermavano di parlare a nome di tante che "vivono nel silenzio" insomma un campione di un fenomeno molto più diffuso in seno alla chiesa.

"Come tu ben sai - avevano scritto le donne - sono state usate tantissime parole da chi si pone a favore del celibato opzionale, ma forse ben poco si conosce della devastante sofferenza a cui è soggetta una donna che vive con un prete la forte esperienza dell'innamoramento. Vogliamo, con umiltà, porre ai tuoi piedi la nostra sofferenza affinché qualcosa possa cambiare non solo per noi, ma per il bene di tutta la Chiesa". Da quel giorno sono passati tanti anni ma nulla si è mosso a favore della cancellazione della tradizione latina del celibato

Purtroppo le amanti dei preti non sono un tema nuovo. Anche a santa Teresa d’Avila, e siamo nel Cinquecento, capitò di dare consigli a un sacerdote che aveva una relazione con una donna. «Cominciò a rivelarmi la rovina della sua anima. E non era poca cosa, perché da quasi sette anni si trovava in una situazione assai pericolosa, avendo una relazione con una donna di quello stesso luogo; e ciò nonostante continuava a celebrare la Messa. Il fatto era ormai così noto che egli aveva perduto l’onore e la fama, ma nessuno osava redarguirlo. Io ne ebbi molta compassione. Dunque gli rimasi accanto, cominciai a dimostrargli più amore. Spaventato di se stesso, dolendosi della sua perdizione, finì con detestare quella donna e cessò del tutto di vederla. Non si stancava di render grazie a Dio per averlo illuminato e la storia ebbe un lieto fine.»

Certo questa è una storia del Cinquecento, oggi non tutti i preti hanno la fortuna di incontrare Teresa, il più delle volte incontrano donne disponibili ad avere una storia. Molti di loro lasciano il ministero, dal 1970 al 1995 sono stati circa circa 46 mila. Tra le ragioni, il desiderio di avere una famiglia e di non riuscire più a vivere nel peccato della clandestinità e della tentazione. Qui non si parla di sessualità deviata, di pedofilia e innocenze violate. Qui si parla di amore, autentico e corrisposto. Di reciprocità e di lunghe relazioni nella paura e nella colpa. Insomma si parla di amore negato che spesso coinvolge non sono i preti ma anche le monache.

Nella chiesa il concetto di celibato è strettamente legato a quello di castità inteso come astinenza sessuale ma anche di innamoramento. Per cui un prete che intrattiene una relazione sentimentale, pur senza consumare, vive ugualmente nel peccato.

Se ci rifacciamo ai tempi antichi vediamo che san Pietro era coniugato come San Paolino, vescovo di Nola, così pure S. Ilario, vescovo di Poitiers e san Gregorio, vescovo di Nissa; S. Agostino invece aveva una concubina. C’è anche da dire però che chi veniva ordinato prete o vescovo, fosse coniugato o celibe, da allora in poi si impegnava a resistere a tutte le tentazioni della carne. Ovviamente tutto ciò non sarebbe stato possibile senza una vita spirituale intensa e se l’ordinato fosse stato coniugato, si poneva il problema della moglie la quale al momento della separazione dei letti sarebbe stata unicamente una sorella.
Accadde però che molti continuarono ad avere rapporti sessuali per cui dal IV secolo in poi venne proibita ogni forma di convivenza non parentale. Per i preti senza madri o sorelle venne permesso loro di prendere in casa una vergine consacrata per attendere alle faccende domestiche. Ovviamente i sospetti non cessarono e il problema venne risolto con una rigida selezione in modo da ordinare solo preti capaci di dominare la propria sessualità. Nel frattempo con il concilio Lateranense del 1139 venne stabilito l’invalidità del matrimonio contratto da un prete.

Per concludere la chiesa nell’antichità ha sempre ammesso il passaggio dallo stato coniugale a quello sacerdotale, invece il passaggio dallo stato sacerdotale a quello coniugale non è mai stato ammesso nella Chiesa, né antica, né moderna.

Il tema del celibato dei preti continua a dividere e il nocciolo della questione non è la violazione della regola della castità, ma la messa in discussione pubblica di quella regola perché chi guida la Chiesa sa benissimo che la regola della castità non può essere rispettata in quanto disumana e priva gli individui della facoltà di amare ed essere amati.

Ed in effetti a domanda precisa il papa risponde che il celibato non è un dogma di fede, ma una regola di vita per cui non essendo un dogma di fede, c’è sempre la porta aperta. Aperta a cosa non è dato sapere…



 







 





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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE
.http://blog.ilgiornale.it/cottone/2014/05/19/santa-teresa-e-le-amanti-dei-preti/
https://m.dagospia.com/sapevate-che-meta-dei-sacerdoti-ha-un-relazione-sentimentale-stabile-con-un-uomo-o-una-donna-186187
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