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RACCONTO

IL GRAN BALLO DELLE
DEBUTTANTI
Queen Charlotte’s Ball
La storia di Eleanor
Langley e di Lord James Harrow
“Donau so blau, so schön und blau…” Sulle
note di “Sul bel Danubio blu” di Johann Strauss jr si apre come ogni
anno il Queen Charlotte’s Ball. Le location sono incantevoli come il
castello di Highclere, a Newbury.
Ogni donna sogna, anche solo per una
notte, di sentirsi una vera principessa e vivere come in una favola.
Giovani fanciulle vivono l’emozione del loro primo ballo tra le
braccia di affascinanti cavalieri in alta uniforme. Una notte
romantica e coinvolgente che lascia ricordi, emozioni e sogni che
possono avverarsi proprio come nelle fiabe

Eleanor Langley, diciottenne di una famiglia di antica
nobiltà londinese, aveva sognato il Queen Charlotte’s
Ball da quando era bambina. Cresciuta tra i racconti
della nonna, che le descriveva i valzer sotto i
candelabri e gli sguardi rubati tra cavalieri e
debuttanti, Eleanor vedeva il ballo come un portale
verso un mondo di fiaba, dove il suo futuro – e forse
l’amore – avrebbe preso forma. Non era fidanzata, e
questo la rendeva un’eccezione tra le sue coetanee,
molte delle quali avevano già un pretendente scelto
dalle famiglie. Ma Eleanor, con i suoi boccoli biondi e
gli occhi verdi pieni di sogni, sperava che il ballo le
regalasse il suo cavaliere, un uomo che la vedesse per
ciò che era, non solo per il suo cognome e la dote.
Eleanor come ogni ragazza sognava, anche solo per
una notte, di sentirsi una vera principessa e vivere
come in una favola e vivere l’emozione del primo ballo
tra le braccia di affascinanti cavalieri in alta
uniforme. Una notte romantica e coinvolgente che lascia
ricordi, emozioni e sogni che possono avverarsi proprio
come nelle fiabe
L’evento si ripeteva dal 1780 da
quando re Giorgio III aveva aperto le danze per
festeggiare il compleanno di sua moglie. Storicamente lo
scopo del ballo era quello di aiutare le donne a trovare
un marito adatto. Il ballo era un modo per le figlie
delle famiglie più prestigiose di fare il loro debutto
in società e di essere presentate al monarca a
Buckingham Palace in un abito bianco virginale.
Le ragazze di buona famiglia si presentavano dopo giorni
e giorni di preparativi, il vestito, il trucco,
l’acconciatura e soprattutto dopo le ultime prove di
danza rigorosamente al suono del neonato valzer. In
gioco le signorine mettevano il proprio futuro, tanto
più lieto se accompagnato da una dote sostanziosa. Belle
o meno, blasonate per lo più, ricche quasi sempre, le
debuttanti diciottenni sognavano il principe azzurro.
Abiti pomposi, pizzi, crinoline, sottogonne, guanti
e un valzer al braccio di un ufficiale continuano a
tenere presa nell'immaginario femminile come del resto
la ricerca del buon partito da parte delle ragazze messe
in spolvero dalle loro famiglie altolocate come fossero
un buon affare.
Significativa era l’entrata:
tutte le debuttanti si presentavano sotto braccio ai
loro padri e subito dopo, in una sorta di passaggio del
timone, due cavalieri, uno in smoking e l’altro in
uniforme militare, l’affiancavano per il resto della
serata
Eleanor Langley, già mesi prima
dell’evento, si svegliava ogni mattina con il cuore che
batteva forte, un misto di eccitazione e terrore. Le
lezioni di valzer erano il suo appuntamento fisso: tre
volte a settimana, in una sala da ballo di Kensington,
sotto lo sguardo severo di Madame Dubois, un’insegnante
francese che brandiva un bastone per correggere la
postura. “Tieni la schiena dritta, Eleanor! Sei una
piuma, non un tronco!” La rimproverava, mentre Eleanor
arrossiva e cercava di seguire il ritmo di “Sul bel
Danubio blu”. Le sue amiche, Charlotte e Beatrice, già
debuttanti l’anno precedente, la incoraggiavano.
“Non preoccuparti, Ellie…” Le diceva Charlotte. “Il
primo valzer è un disastro per tutte. Ma quando sei lì,
con un cavaliere che ti guida, dimentichi tutto.” “E
se inciampo? O se nessuno mi invita a ballare?” Chiedeva
Eleanor, mordendosi il labbro. Con quel viso?
Impossibile. Sei meravigliosa Eleanor… E poi, il tuo
abito sarà la chiave. Hai già scelto la seta?” Le
chiedeva Beatrice.
L’abito era un capitolo a
parte. Eleanor passava ore dalla sarta, Madame Leclerc,
una donna minuta con le mani velocissime. Dopo infinite
prove, aveva scelto una seta bianca avorio, leggera come
un soffio, con un corpetto ricamato di perle e una gonna
ampia che frusciava a ogni movimento. “Sembri una
principessa delle fiabe.” La incoraggiava Madame
Leclerc, infilando un ultimo spillo. Eleanor,
guardandosi allo specchio, quasi non si riconosceva: la
ragazza timida che arrossiva facilmente era nascosta
sotto strati di eleganza.
Il trucco era stata
un’altra impresa. Sua madre aveva insistito per un look
naturale – “Sei una debuttante, non un’attrice!” – ma
Eleanor aveva convinto la truccatrice a osare un tocco
di rosa sulle guance e un velo di lucido sulle labbra. I
capelli, raccolti in un’elaborata acconciatura con perle
intrecciate, le davano un’aria regale. Ogni sera, prima
di dormire, Eleanor provava i passi di valzer nella sua
stanza, immaginando un cavaliere senza volto che la
guidava sotto luci dorate.
La notte prima del
ballo, non aveva chiuso occhio. Sdraiata nel suo letto a
baldacchino, fissava il soffitto, il cuore che
galoppava. E se fosse caduta durante il valzer? E se
nessun cavaliere l’avesse notata? Ma poi pensava al
palazzo, ai candelabri, alla musica, e un sorriso le
illuminava il viso. “Domani sarà la mia notte…”
Sussurrava a se stessa, stringendo il cuscino.
Immaginava un cavaliere alto, con occhi gentili, che le
avrebbe chiesto di ballare e forse le avrebbe rubato il
cuore. Alle prime luci dell’alba, esausta, si era
addormentata con quell’immagine in mente.
Il
castello di Highclere, immerso nella campagna del
Berkshire, era un sogno diventato realtà. Le sue torri
svettavano contro il cielo al tramonto, e le finestre
brillavano di luci calde. Eleanor, scendendo dalla
carrozza con suo padre, aveva sentito le gambe tremare
sotto la gonna. L’ingresso era un tripudio di marmi
bianchi e ori, con un tappeto rosso che conduceva alla
sala da ballo. Gli affreschi sul soffitto raccontavano
storie di dèi e ninfe, illuminati da candelabri di
cristallo che gettavano riflessi danzanti sulle pareti.
La sala era immensa, con specchi dorati che
amplificavano la luce e un pavimento di legno lucido che
sembrava fatto per il valzer.
Le altre
debuttanti, diciotto in tutto, erano un arcobaleno di
seta bianca. Alcune ostentavano sicurezza, altre, come
Eleanor, tradivano il nervosismo con sorrisi incerti e
appena accennati. Gli uomini, in smoking o uniformi
militari impeccabili, si mescolavano alla folla, i loro
stivali lucidi riflettevano sul marmo. L’aria profumava
di rose e cera d’api, e un’orchestra nell’angolo
accordava gli strumenti.
Eleanor sottobraccio a
suo padre, era emozionatissima. Un annunciatore, con
voce solenne, l’aveva presentata: “Miss Eleanor
Langley!” Lei con un inchino, che aveva provato mille
volte, si era sentita gli occhi di tutti su di sé. Suo
padre l’aveva stretta fino a quando due cavalieri si
erano avvicinati: uno in smoking, l’altro in un’uniforme
blu scuro con i bottoni d’oro. Quest’ultimo, con i
capelli scuri e un sorriso accattivante aveva offerto il
suo braccio. “Miss Langley, posso avere l’onore?” Lei
era arrossita.
Quando l’orchestra aveva
attaccato le prime note di “Sul bel Danubio blu”,
Eleanor si era sentita come se fluttuasse. Il cavaliere,
Lord James Harrow, la guidava con una sicurezza che la
faceva sembrare leggera come una piuma. La sala girava
intorno a loro, un vortice di luci, seta e musica.
Eleanor sognava: sognava che quella notte fosse l’inizio
di qualcosa, che James fosse il principe delle sue
fantasie, che il suo futuro fosse lì, in quella sala.
Ogni passo del valzer era un battito del cuore, ogni
giro un desiderio.
Lord James Harrow, proveniva
da una delle famiglie più illustri del Regno, gli Harrow
erano noti per la loro antica nobiltà, vasti
possedimenti nel Wiltshire e una reputazione
impeccabile. James, erede del titolo di conte, incarnava
il fascino dell’aristocrazia moderna: educato a Eton e
Oxford, impeccabile nei modi, con un’eleganza naturale
che lo rendeva il centro dell’attenzione in ogni evento
mondano.
Le madri delle altre debuttanti
sussurravano il suo nome con speranza, mentre le giovani
sognavano di catturare il suo sguardo. Non era solo il
suo lignaggio a renderlo ambito, ma anche la sua
galanteria: si diceva che trattasse ogni dama con una
cortesia che faceva sentire ciascuna unica. Quella sera,
quando aveva scelto Eleanor per il primo valzer, un
mormorio aveva percorso la sala, e molte occhiate
invidiose avevano seguito la coppia. Per Eleanor,
danzare con lui era come vivere un sogno; per James,
sembrava solo l’inizio di una notte destinata a lasciare
un segno.
“Non siete come le altre debuttanti…”
Le aveva sussurrato James a un certo punto, rompendo il
silenzio. I suoi occhi profondi la fissavano con
un’intensità che l’aveva fatta quasi inciampare. “Oh?
E come sarei diversa?” Aveva risposto Eleanor, cercando
di nascondere il tremore nella voce. “Siete…
autentica. Non state recitando una parte. E ballate come
se foste nata per questo.”
Eleanor aveva sorriso.
“Vi assicuro, Lord Harrow, ho passato mesi a evitare di
calpestare i piedi di Madame Dubois.” Lui le aveva
stretto la mano un po’ più forte. “Allora Madame Dubois
ha fatto un ottimo lavoro e a giudicare dal vostro
candore anche vostro padre e vostra madre hanno fatto un
ottimo lavoro…” Quando il primo valzer era concluso,
Eleanor si aspettava che James si ritirasse, come da
etichetta. Invece, con un gesto audace, le aveva
chiesto. “Un altro ballo, Miss Langley?” Ignorando gli
sguardi curiosi delle altre debuttanti in attesa di un
suo invito. “Non è… contro le regole?” Aveva risposto
Eleanor perplessa, ma con il cuore che le scoppiava.
“Forse. Ma alcune regole sono fatte per essere infrante,
Eleanor.” A quel punto l’aveva guidata di nuovo sulla
pista, e il secondo valzer era stato ancora più magico.
Eleanor si sentiva come in una fiaba, ogni passo un
sogno che si avverava, ogni sguardo di James una
promessa da mantenere. Al terzo invito la sala aveva
trattenuto il fiato. “Lord Harrow, ora state davvero
esagerando…” Aveva sorriso lei con tutta la grazia
possibile. Lui guardando intensamente aveva detto:
“E se vi dicessi che non voglio che questa serata
finisca? Che voglio conoscervi, Eleanor, oltre questa
sala e queste regole?”
Lei non aveva risposto, e
mentre ballavano, il brusio di stupore della sala era
svanito. C’era solo la musica, il calore della mano di
James, e la promessa che, forse, quella notte avrebbe
davvero cambiato il suo futuro.
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
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