HOME   CERCA   CONTATTI   COOKIE POLICY
 
 
I RACCONTI DI LIBERAEVA
COME DA ISTRUZIONI
In una Roma notturna e noir, una donna segue istruzioni misteriose, vestendosi di seta e peccato per un incontro fatale. Incatenata a un lampione da tre uomini, tra cui un nano che comanda con occhi avidi, si trova intrappolata in un gioco di desiderio e potere. La città, complice silente, osserva mentre la notte svela il suo destino



 
COME DA ISTRUZIONI scavo nel cassetto come un ladro in cerca di refurtiva, rispolverando tacchi a spillo affilati come lame e un reggicalze che sa di segreti dimenticati, chiuso lì dentro da almeno cinque anni, coperto di polvere e promesse non mantenute.
Mi pianto davanti allo specchio, il tailleur nero mi avvolge come un’ombra, ma non è più lo stesso: lo spacco sulla gonna si apre come una ferita, lasciando intravedere il confine scuro della calza, un invito che non ammette rifiuti.

COME DA ISTRUZIONI mi drappeggio con un filo di perle, un travestimento da donna perbene, un’armatura di garbo che stride con il fuoco che mi brucia dentro. Traccio le labbra con un rossetto scuro, pesante, fino a farle sembrare due curve pericolose, ciambelle di carne che divorano maschi affamati. “Sarò bella?” Mi chiedo, ma la domanda si perde nel fumo di Roma, che si addensa fuori dalla finestra come un complice.
Sistemo un ricciolo ribelle, un gesto lento, calcolato. Le mani scivolano sui fianchi, tirano la gonna, lo spacco si allarga, rivela la pelle bianca, morbida, un’esca profumata per chi, stasera, ha deciso il mio destino: aristocratica e puttana, altera e lasciva, regina di una notte che puzza di pioggia, asfalto e peccato. La città là fuori è un labirinto di vicoli umidi e luci al neon che tremano. Roma non dorme, non perdona. Mi aspetta, e io, COME DA ISTRUZIONI, sono pronta a danzare con i suoi demoni.

Il silenzio fuori è un buco nero, più denso e sepolcrale di qualsiasi quiete abbia mai lambito questa casa. Mi scruto ancora nello specchio, il sedere che ondeggia sui tacchi a spillo, vertiginosi come un salto nel vuoto, un richiamo per gli ultimi avvoltoi della notte, quegli uccelli affamati che beccano gli avanzi sparsi sull’asfalto.
COME DA ISTRUZIONI alzo il telefono e chiamo un taxi. Dopo due minuti il motore borbotta sotto il portone, il tassista tamburella le dita sul volante, impaziente, scrutando l’ombra: “Sarà uomo o donna?” Si chiede, la mente annebbiata dal sonno. “A quest’ora solo balordi, mezzi uomini senza sesso o vecchie puttane che baratterebbero volentieri la notte per un’alba che non arriva mai.”
Poi mi vede. Emergo dal buio del portone, una figura scolpita in sguardi e tensione, il tailleur che taglia l’aria come un coltello, le perle che brillano come occhi di gatto nella penombra. Non sono una balorda, un travestito, non sono una vecchia che ha bisogno della luna per sentirsi desiderata. Sono un enigma avvolto in seta nera, un’esca che sa di profumo costoso e promesse pericolose. Il tassista sgrana gli occhi, il sonno svanisce. Roma, fuori, è un labirinto di vicoli viscidi e neon intermittenti, pronta a inghiottirmi.

COME DA ISTRUZIONI, salgo sul taxi, e la notte mi reclama. Scivolo sul sedile del taxi, la pelle fredda del tailleur che sfiora la finta pelle logora. “Via delle Terme.” Dico, la voce che taglia l’aria densa, forse troppo sicura, forse incrinata da un tremito che non controllo. Il mio profumo dolciastro si spande come una macchia d’olio, invadendo il sedile davanti. Il tassista lo respira, lo sento dal modo in cui il suo collo si irrigidisce. “È nervosa.” Tira a indovinare. “O magari arrabbiata.” Mi studia nello specchietto retrovisore, i suoi occhi come spilli, cercando di decifrarmi. “Età indefinita.” Pensa. “Sguardo perso nel nulla. Sarà una di quelle signore-bene alla sua uscita del venerdì con le amiche, mentre i mariti scommettono a poker in qualche sala fumosa.”
Non sa nulla. Non sa che COME DA ISTRUZIONI il mio sguardo non è perso, ma affilato, che scruta oltre i vetri sporchi del taxi, dentro i vicoli di Roma dove le ombre si muovono come lupi. Non è una cena tra amiche, non è un gioco da salotto. Il mio profumo è un’arma, il tailleur una corazza, le calze e il reggicalze il paradiso e la notte, là fuori, è un’arena. Il taxi si muove lento, il neon dei lampioni danza sul mio viso. Lui continua a guardarmi, ma non vede.

Il tassista guida in silenzio, ma i suoi pensieri sono un ronzio che quasi sento. “Via delle Terme? Ma cosa ci va a fare? Non c’è un ristorante, un locale, nemmeno l’ombra di una casa per chilometri.” Si arrovella il cervello, lanciandomi occhiate nello specchietto. I miei tacchi a spillo, il respiro che fa gonfiare il seno sotto il tailleur, le labbra di rossetto che urlano richiami senza parole, lo spacco sulla gonna che lascia intravedere troppa carne, troppa voglia: tutto questo lo colpisce come un pugno. “Questa è roba da raccontare ai colleghi.” Pensa. “Una storia da gonfiare, di amplessi e segreti, per farli sbavare tra un turno e l’altro.”

Il tassista stringe il volante, le nocche sbiancano mentre il motore borbotta piano. “E se ci provassi?” Pensa, gli occhi che guizzano ancora nello specchietto. “Se accostassi il taxi? Magari è solo una donna che cerca attenzioni, che non ha una meta, che aspetta un’avance qualunque per sentirsi viva stanotte.” La sua mente galoppa, il respiro si fa corto. “Potrei scoparmela in un attimo, là, tra due tronchi di pino, farla godere, farla urlare come forse sta già sognando di fare.” Quei pensieri mi gratificano ma non è questa la mia meta.

L’immagine di me, il tailleur nero, lo spacco che si apre come un invito, le labbra che promettono guai, gli brucia nella testa. Ma io COME DA ISTRUZIONI, scendo dal taxi senza sapere come finisce il suo racconto mentale. Il tassista mi tende il resto, un ghigno gli sfugge. “Buon divertimento.” Dice, la voce intrisa di sarcasmo, come se sapesse qualcosa che non sa. Gli lascio i soldi e un’ombra di mistero, mentre i miei tacchi battono sul selciato, un metronomo che scandisce l’ingresso nella notte. Non sa che COME DA ISTRUZIONI non sono lì per lui, né per le sue voglie. Sono un’ombra diretta altrove, verso un gioco più grande, dove i pini non c’entrano e gli urli, se ci saranno, non saranno per lui.

Il selciato è vuoto ora, i miei tacchi ora un’eco lontana. L’asfalto di Via delle Terme è umido, l’aria sa di pioggia vecchia e promesse spezzate. Roma, con i suoi vicoli che puzzano di pioggia e segreti, mi ha già reclamata. Lui resta lì, fermo, il motore che tossisce, la sua fantasia che si spegne contro il silenzio della notte. Roma mi guarda, i suoi vicoli come vene nere pronte a inghiottirmi. Non è divertimento, è destino. E io, COME DA ISTRUZIONI, sono pronta a giocarlo.

Il buio è un mantello gelido che si appiccica alla pelle, e il vento, sfacciato, si infila sotto la gonna, risalendo lungo la riga delle calze come una carezza di spilli. Rabbrividisco, pentita di aver sfidato il freddo di un inverno che bussa già alle porte di Roma. Le macchine passano rare, fari che tagliano la notte e spariscono, lasciandomi sola in un vuoto che sa di abbandono.
Il suono dei miei tacchi, COME DA ISTRUZIONI, martella il selciato, un ritmo ostinato che scandisce i minuti d’attesa. Ogni passo è un’eco che si perde, ogni battito un nodo che si stringe nello stomaco, mentre l’ansia lievita, densa e dolce come una torta alle mele lasciata troppo a lungo nel forno. La città mi osserva, muta, i suoi occhi nascosti nelle crepe dei muri e nei riflessi delle pozzanghere. Non c’è nessuno, solo io, il mio tailleur nero e quel filo di perle che sembra strozzarmi. COME DA ISTRUZIONI, resto qui, in piedi, in attesa di ciò che la notte ha deciso per me, il cuore che batte al ritmo dei tacchi, pronta a incontrare il mio destino o a perdermi per sempre nei suoi labirinti.

Il buio si squarcia appena, tre figure emergono dalla nebbia di Via delle Terme. COME DA ISTRUZIONI, sono loro i tre uomini che devo incontrare. Il nano al centro saltella per tenere il passo degli altri due, alti, con un’aria rigida, bionda e divisa militare da tedeschi. È il nano il capo! lo capisco dal modo in cui si agita, frenetico, voltandosi a destra e sinistra, fiutando l’aria come un cane che sente il pericolo. Borbotta ordini secchi, parole che si trasformano in azione prima ancora che l’eco si spenga. I due mi afferrano, le loro mani come tenaglie sulle braccia. Mi trascinano verso l’unico lampione, morto da chissà quanti secoli, un relitto che non illumina più nulla dai tempi dei romani.

COME DA ISTRUZIONI, mi incatenano lì, il metallo freddo che morde i polsi, il vento che continua a infilarsi sotto la gonna, indifferente alla mia sorte. Il nano mi fissa, i suoi occhi come schegge di vetro, mentre i due tedeschi restano muti, ombre senza volto. Roma tace, i vicoli trattengono il fiato. L’ansia ora è un peso che mi schiaccia, ma non c’è scampo. COME DA ISTRUZIONI, sono qui, prigioniera della notte e di un gioco che non ho scritto io.

Ogni strattone del nano è un colpo che fa salire la gonna di qualche centimetro, un sipario che si apre sul tesoro che i suoi occhi avidi divorano: pelle bianca, curve che promettono ricchezza e fortuna, un bottino che i pirati d’altri tempi avrebbero solo sognato. La seta del mio intimo, un velo sottile di aristocrazia parigina, copre a stento il desiderio, un segreto che occhi come i suoi non dovrebbero mai violare.

COME DA ISTRUZIONI indosso le mutande sopra il reggicalze, un dettaglio studiato, un invito calcolato a essere profanato. Il nano, con l’istinto di un predatore consumato, non le strappa. Le scosta quel tanto che basta per prendersi ciò che vuole, senza oltrepassare il confine del lecito vedere. I suoi compari tedeschi, restano fermi, statue di carne che sorvegliano il lampione spento, mentre il vento di Roma mi morde la pelle e la notte si fa complice.

COME DA ISTRUZIONI, sono esposta, preda, ma il mio ruolo è scritto: non una vittima, ma una pedina in un gioco che puzza di seta, peccato e potere. Il nano sorride, un ghigno che taglia il buio, e io aspetto, incatenata, il prossimo atto. Il suo naso all’altezza del mio piacere annusa crema mista a passione che scende liquida e ingiallisce, come nicotina, il medio della sua mano che preme. Preme sul desiderio umido di sentirmi sua, subito immediatamente, senza tanti contorni, violentata nella parte che sto recitando, nel sogno represso di donna di sentirsi mancante, vuota, in attesa di un maschio che la riempia come così dovrebbe essere, come così qualcuno vuole che sia.

Il nano ha uno sgabello che porta con se e ci sale fiero recuperando centimetri che altrimenti la natura non avrebbe permesso così verticali all’in piedi. COME DA ISTRUZIONI abbandono ogni inibizione, mi libero, accetto il nano e il suo sgabello, ma qualcosa m frena e il panico sale. “Che ci faccio qui? Che ci fa qui una vedova irreprensibile, vestita in questo modo? E va bene si, lo ammetto, ho pagato il nano e i due tedeschi e COME DA ISTRUZIONI volevo un pretesto che giustificasse le mie voglie: signora violentata, di notte, la strada buia, l’atmosfera noir, le macchine rade e il lampione spento. Domani denuncio il nano e i tedeschi, la polizia non potrà fare a meno di arrestarli.”

Il tedesco alla mia sinistra indossa un impermeabile, come da ordini del nano mi strizza un seno portandoglielo delicatamente alla bocca, l’altro è una comparsa anziana e come da istruzioni mi solleva la gonna, sento le sue mani ossute dentro le mie mutande. Il nano abbassa lo sguardo sulle mie gambe, le accarezza lentamente ed io allargo le cosce per eccitarlo e fare in fretta. Ma lui indugia, tira su le calze come per allentare l'elastico del reggicalze, avverto la sensazione del nylon sotto i suoi polpastrelli, mi sembra quasi di avvertire il fruscio, un brivido di piacere, mentre un soffuso calore si espande… due, quattro sei occhi fissi su di me, sei mani che m’accarezzano. Quelle dell’anziano risalgono lungo le cosce fino ad incontrare la pelle, è calda, bagnata, socchiudo gli occhi, totalmente persa e presa da me stessa, dal mio piacere non previsto.

“Qualcuno dovrà essere fiero di me!” Penso. Poi le labbra si fanno avanti, mi baciano, la lingua mi inumidisce. Poi ricomincia daccapo e traccia una scia di saliva sulla mia coscia. Le mani proseguono verso l’alto cercando il punto più caldo del mio corpo. COME DA ISTRUZIONI ora il tedesco di sinistra mi scruta, sembra accarezzarmi con il gomito, trasgredendo gli ordini. Gli occhi fissi nel vuoto… il cuore mi batte all’impazzata… Dio cosa mi sta succedendo? Qualcuno non approverebbe! COME DA ISTRUZIONI dovrei divincolarmi. Questi erano i patti! Ma io mi alzo la gonna oltre qualsiasi finzione di donna violentata, poi vado oltre, le quattro stringhe sono bene in vista. Protetta dal buio invito il nano dentro il mio piacere.

Lui non si fa pregare! La sua passione non incontra ostacoli, scivola facile inguainato dal caldo del mio piacere. Oddio sono eccitata! Lo sprono, lo reclamo, lo invito a spingersi oltre il consentito. Lo bacio, gli grido parole d’amore, mai nessuno, mai nessuno era riuscito a spogliarmi di qualsiasi pudore rimanendo così vestita. COME DA ISTRUZIONE gli grido di non fermarsi, di andare fino in fondo ed imbrattarmi fino all’ultima goccia di delirio.

Stringo le gambe facendone tesoro, aspettando che la natura mi fecondi oltre l’età che mi nega il ricordo fertile di una notte indimenticabile. Lo invito a strapparmi di dosso quel che rimane della finzione, di concedermi al tedesco più giovane che mi tiene ferma.

Lui mi guarda incredulo, questo non era da programma, e mentre si fa di lato scendendo dallo sgabello si accendono i riflettori accecanti illuminando a giorno tutta la zona. Una voce stridula dentro un megafono gracchiante da regista mi violenta davvero: “Eva, cazzo, quello cor tedesco era n’antro firme!!! Porca troia, tocca rincomincià tutto daccapo!! Forza regà se gira!”





Questo racconto è opera di pura fantasia.
Nomi, personaggi e luoghi sono frutto
dell’immaginazione dell’autore e
qualsiasi somiglianza con
fatti, scenari e persone è del tutto casuale.

IMMAGINE GENERATA DA IA

© All rights reserved


© LiberaEva - Tutti i diritti riservati
Il presente racconto è tutelato dai diritti d'autore.
L'utilizzo è limitato ad un ambito esclusivamente personale.
Ne è vietata la riproduzione, in qualsiasi forma, senza il consenso dell'autore

 






 
Tutte le immagini pubblicate sono di proprietà dei rispettivi autori. Qualora l'autore ritenesse improprio l'uso, lo comunichi e l'immagine in questione verrà ritirata immediatamente. (All images and materials are copyright protected and are the property of their respective authors.and are the property of their respective authors.If the author deems improper use, they will be deleted from our site upon notification.) Scrivi a liberaeva@libero.it

 COOKIE POLICY



TORNA SU (TOP)

LiberaEva Magazine Tutti i diritti Riservati
  Contatti