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Adamo Bencivenga
IL CONFINE DEL DESIDERIO
Il Fascino Proibito del Tradimento: Quando l’Amante è la Migliore Amica della Moglie...



 
Sotto il cielo plumbeo di Milano, in un bar di Porta Romana, Luca sorseggiava un Negroni, in attesa di Clara, la migliore amica di sua moglie Laura. La penombra del locale nascondeva il brivido del rischio, ma accende il desiderio proibito che li legava. Ogni minuto di attesa era un passo verso il baratro della trasgressione.

Seduto a quel bancone, guardava assorto il ghiaccio nel bicchiere di Negroni, il tintinnio sembrava scandire i secondi che lo separavano dall’arrivo di Clara. Fuori, la pioggia scivolava lenta sui vetri del “Caffè del Viale”, un angolo discreto di Milano, lontano dagli occhi indiscreti del quartiere dove lui e Laura vivevano. Clara era in ritardo, ma quel ritardo, quella attesa, non faceva che alimentare la tensione che gli stringeva lo stomaco. Non era solo l’idea di vederla, ma il sapere che ogni passo verso di lei era un tradimento non solo verso sua moglie, ma verso il loro mondo condiviso. Clara non era una sconosciuta: era la confidente di Laura, la sua ombra, la donna che conosceva ogni dettaglio della loro vita matrimoniale. E questo rendeva tutto dannatamente più eccitante, ma estremamente pericoloso.

La porta si aprì con un trillo di campanelli, e Clara entrò, scrollandosi la pioggia dal trench nero. I suoi capelli castani, umidi, le aderivano al viso, e il rossetto rosso fuoco sembrava un grido di sfida. Luca sentì una scarica elettrica percorrergli la schiena.
“Scusa il ritardo, Luca.” Disse Clara, sedendosi sullo sgabello accanto a lui. Il suo profumo aspro lo avvolse. “Laura mi ha trattenuta al telefono. Sai com’è, non smette mai di parlare di voi due.”
Luca sorrise, un sorriso teso, mentre ordinava un altro Negroni per lei. “Non sospetta niente, vero?”
Clara inclinò la testa, un lampo malizioso negli occhi. “Non sospetta perché si fida di me. E di te. Pensa che sei il marito perfetto, sai?” Fece una pausa, sorseggiando il drink. “E questo mi fa quasi sentire in colpa. Quasi...”
“Quasi…” Ripeté Luca a voce bassa. Il rischio di essere scoperti, il pensiero che Laura potesse intuire qualcosa, lo faceva sentire fragile. Era come camminare su un filo sospeso sopra un abisso. “Non ti dà fastidio? Voglio dire, è la tua migliore amica da… quanto? Quindici anni?”

Clara rise piano, un suono che sembrava scivolare sulla seta. “Oh, Luca, non fare il moralista. Non ora. Non dopo che ci siamo scritti per settimane, non dopo quel bacio rubato al matrimonio di Sofia.” Si sporse verso di lui, il suo ginocchio sfiorò il suo sotto il bancone. “Ammettilo, il brivido ti piace. Ti piace sapere che sono io, che sono così vicina a Laura, che potrei distruggere tutto con una parola sbagliata.”
Luca deglutì. Era vero. Il sondaggio di quel sito di incontri extraconiugali che aveva letto per caso qualche mese prima gli era rimasto impresso: il 57% degli uomini sognava di tradire con la migliore amica della moglie. E lui, che aveva sempre pensato di essere diverso, si era ritrovato a incarnare quel cliché. Ma non era solo desiderio. Era il rischio, il pericolo, il sapere che Clara conosceva Laura meglio di chiunque altro. Ogni messaggio, ogni incontro clandestino, era un gioco con il fuoco.

“Non sono un santo.” Ammise, abbassando lo sguardo sul bicchiere. “Ma non voglio farle del male.”
“E chi ha detto che dobbiamo farle del male? Occhio non vede cuore non duole.” Clara posò una mano sulla sua con le sue unghie laccate di rosso che brillavano sotto la luce soffusa. “Possiamo avere il nostro segreto, Luca. Qualcosa che è solo nostro. Non è questo che vuoi? Qualcosa di diverso dal tuo rapporto.”
Luca la guardò negli occhi. “E tu? Perché lo fai? Laura è la tua migliore amica. Non ti senti… sbagliata?”
Clara si strinse nelle spalle come per scacciare ogni dubbio. “Sbagliata? Mica è colpa mia se sono attratta da te!”
Luca la guardò con occhi diversi: “Non so se sia amore, ma è un rischio che voglio correre, del resto Laura è… una donna prevedibile. Sempre la stessa routine, sempre le stesse lamentele. Tu, invece…” Si morse il labbro, lasciando la frase sospesa.

Il bar era quasi vuoto, solo un paio di avventori in un angolo e il barista che lucidava bicchieri con aria distratta. Luca sentì il peso di quel momento, la consapevolezza che stavano per attraversare un confine da cui non si torna indietro. “E se ci scoprisse? Se Laura capisse tutto?”
Clara sorrise. “Non lo saprà mai. Non da me, almeno. E tu? Sei bravo a mentire, Luca?”
“Non lo so… è la prima volta che mi capita, non faccio altro che pensare a te…” Confessò. “Comunque come vedi ci sto provando.”
Lei rise di nuovo, poi si alzò, prendendo la sua mano. “Andiamo. Non voglio passare la serata a parlare di Laura.”

Mezz’ora dopo, erano in una stanza d’albergo a pochi isolati dal bar, un posto anonimo scelto con cura per la sua discrezione. La pioggia batteva contro le finestre, un sottofondo perfetto per il loro silenzio carico di tensione. Clara si tolse il trench, lasciandolo cadere sul pavimento, e Luca sentì il sangue pulsare nelle tempie. Il vestito che indossava, nero e aderente, sembrava fatto apposta per provocare.

“Non dovremmo…” Iniziò Luca, ma le parole gli morirono in gola quando Clara gli si avvicinò, posandogli un dito sulle labbra.
“Shh. Non pensare a lei. Non ora.” La sua voce era un sussurro, caldo e invitante. “Pensa a me. A noi.” Poi con un gesto maledettamente sensuale fece scivolare le mutandine lungo le sue gambe e maliziosamente, indicando il suo sesso nudo, aggiunse: “Anzi, fai una cosa, pensa a lei ora, ti desidera tanto, sai?”

Luca seduto sul bordo del letto l’ammirò combattuto. Sì vero, era meravigliosamente femmina, sfrontata e intrigante, ma l’immagine di Laura, con il suo sorriso fiducioso, gli attraversò la mente. Fu solo un istante perché subito dopo si sentì sopraffatto dal profumo di Clara, dalla sua disponibilità, dal calore del suo corpo così vicino. “Sei sicura?” Chiese, quasi implorando una via d’uscita.
Clara non rispose.

Lui attratto dal quel magnetismo baciò il suo piacere umido, fu un bacio lento, passionale, che spazzò via ogni residuo di esitazione. Le mani di lei scivolarono sotto la camicia di lui, e Luca si arrese. Il desiderio, il rischio, la trasgressione, quel nettare caldo: tutto si mescolava in un vortice che lo travolse. Era sbagliato, lo sapeva. Ma era anche irresistibile.
“Non dirai niente a Laura, vero?” Mormorò ancora Luca, mentre le sue mani cercavano la cerniera del vestito di Clara.
“Non una parola.” Rispose lei piena di desiderio. “Ma tu… tu devi promettermi di non innamorarti di me.”
Luca rise. “Innamorarmi? Questo non è amore, Clara. È… qualcos’altro. Qualcosa di più travolgente, di più impetuoso rispetto a un sentimento…”
“Allora lasciati andare.” Disse lei, spingendolo sul letto.

Le ore successive furono un turbine di passione e sensi di colpa. Ogni carezza, ogni bacio, era intriso del sapore del proibito. Luca si sentiva come un ladro, ma un ladro che non poteva fare a meno di rubare. Clara era la sua refurtiva, il tesoro che aveva sempre immaginato di svaligiare. Clara era tutto ciò che Laura non era: audace, imprevedibile, pericolosamente viva. Ma era anche la sua migliore amica, la persona che Laura chiamava quando aveva bisogno di confidarsi, la stessa che organizzava le loro cene di coppia e rideva alle battute di Luca come se fossero vecchi amici.

Quando Luca tornò a casa, alle due di notte, Laura dormiva sul divano, un libro aperto sul petto. Luca la guardò, il cuore pesante. Era bellissima, con i capelli sparsi sul cuscino e un’espressione serena che lo fece sentire ancora più meschino. Si sedette accanto a lei, sfiorandole una ciocca di capelli.
“Luca?” Mormorò Laura, aprendo gli occhi. “Dove sei stato fino a ora?”
“Al lavoro. Abbiamo avuto un problema.” Mentì.
Laura gli sorrise, ignara. “Dovresti rallentare, sai? Magari domani invito Clara per cena, così ti rilassi un po’. Che ne dici?”
Luca sentì un nodo stringergli la gola. “Perfetto.” Riuscì a dire, mentre il ricordo del corpo di Clara gli bruciava ancora sulla pelle. “Sarebbe… perfetto.”

Il giorno dopo, Clara era seduta al loro tavolo, a ridere e scherzare con Laura come se nulla fosse accaduto. Luca la osservava, incapace di distogliere lo sguardo. Ogni suo gesto, ogni sorriso, era una provocazione. Quando Laura si alzò per andare in cucina, Clara si sporse verso di lui, sussurrando: “Ti è piaciuto, vero? Il rischio, intendo.”
Luca non rispose. Non ce n’era bisogno. Il rischio era diventato la sua droga, e Clara lo sapeva. Ma mentre guardava sua moglie tornare con una bottiglia di vino, si chiese quanto a lungo avrebbe potuto vivere con quel segreto. E se ne sarebbe mai pentito davvero.





Questo racconto pur basato su vicende
comuni è opera di pura fantasia.
Nomi, personaggi e luoghi sono frutto
dell’immaginazione dell’autore e
qualsiasi somiglianza con
fatti, scenari e persone è del tutto casuale.

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