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MUSICA PASSIONE

LUCIO BATTISTI
Per altri motivi
Il brano è la quinta traccia dell'album
"L'apparenza", diciassettesimo e penultimo disco di
inediti di Lucio Battisti, pubblicato il 7 ottobre
1988 dalla Numero Uno (sua etichetta storica)

L'album esce a due anni
di distanza da Don Giovanni (1986), primo capitolo della
cosiddetta "fase bianca" di Battisti, caratterizzata da
copertine minimaliste e testi astratti. La genesi
risale al periodo 1987-1988: Battisti, ormai
ritiratissimo dalla scena, lavora in solitudine negli
studi milanesi. Dopo la rottura con Mogol (1976), il
sodalizio con Pasquale Panella – paroliere geniale,
ex-pubblicitario e poeta dadaista – diventa il motore
creativo. Panella fornisce testi "invisibili" e
criptici, privi di rime facili o narrazioni lineari: un
flusso di coscienza che sfida l'ascoltatore. Battisti li
musicava con un approccio elettronico-sperimentale,
usando sintetizzatori, campionamenti e ritmi
minimalisti. A Robin Smith erano affidati gli
arrangiamenti e il mixaggio con Battisti al basso,
chitarra e tastiere. L'album vendette 150.000 copie
iniziali, criticato dalla stampa per l'ermetismo ma
osannato da nicchie. Oggi è un classico underground,
coverizzato da artisti come Giulio Casale o i Lombroso.
Il brano simboleggia la maturità di Battisti: da
idolo pop a "enigmatico" innovatore, in un'Italia che lo
celebrava, ma non lo capiva più. Erano gli anni del
riflusso, degli yuppie e del consumismo, ma anche AIDS e
divorzio liberalizzato.
Battisti, con Panella, è
un'isola di nicchia rifiutando il mainstream sia
"impegnato" che commerciale preferendo un'arte elitaria
e postmoderna. Il testo del brano è un collage
poetico-illusorio, diviso in sezioni come fotogrammi di
un sogno collettivo. Irregolare nella metrica, usa
allitterazioni e paradossi per evocare l'apparenza della
realtà: tutto sembra vivo, ma è casuale e vuoto.
Le immagini sono un parto collettivo caotico divise
in sezioni che vanno dall’invasione grottesca alle
architetture surreali, dalla memoria illusoria al
silenzio collettivo.
Battisti trasforma il pop
in poesia concreta: l'apparenza inganna, la realtà è un
flusso casuale. Nel 1988, è un antidoto al consumismo:
mentre l'Italia balla “Ragazzo Fortunato”, Battisti
sussurra l'assurdo. L'album L'apparenza (8 tracce in 36
minuti) è un dittico con Don Giovanni, precursore
dell'elettronica italiana.
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
© All rights
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IMMAGINE GENERATA DA IA


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