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INTERVISTA IMPOSSIBILE

Françoise de Foix
Contessa di Châteaubriant
LA VITA È UN TURBINE DI PASSIONI E POTERE
La bellissima e colta contessa rivive la sua vita di intrighi, favori e dolori, dalla giovinezza alla corte di Anna di Bretagna, dal matrimonio con Jean de Laval, fino alla passione decennale come prima amante ufficiale del Re Francesco I
(1495 – 16 ottobre 1537)
 



 

 
È un tiepido pomeriggio d'autunno al Castello di Châteaubriant, nel cuore della Bretagna. Madame Françoise mi riceve in una sala elegante del rinascimento francese, con alti soffitti a cassettoni dorati, arazzi fiamminghi alle pareti e un grande camino dove crepita un fuoco discreto. La luce filtra dalle alte finestre, illuminando i mobili intagliati e i pavimenti di pietra.

Françoise de Foix, contessa di Châteaubriant, appare come evocata dal passato: alta e slanciata, con i lunghi capelli scuri raccolti in un'acconciatura raffinata, il viso ovale incorniciato da un velo trasparente. Indossa un abito di velluto cremisi bordato d'oro, che esalta la sua figura elegante. La sua bellezza, immortale nei ritratti dell'epoca, è ancora abbagliante: occhi profondi e intelligenti, labbra sottili che accennano un sorriso malinconico, una pelle luminosa che sembra sfidare il tempo.

Si pone con la grazia regale di chi ha conosciuto i fasti della corte di Francesco I: il portamento eretto, i gesti misurati, una voce calda e modulata che tradisce la sua cultura. Parla con l'eleganza di chi ha composto poesie e conversato in latino e italiano. Mi accoglie con un inchino e un sorriso cortese, ma nei suoi occhi traspare un velo di nostalgia, come se rivivesse i trionfi e le amarezze di una vita intensa. Si siede su una poltrona intagliata, invitandomi a fare lo stesso, pronta a rivelare i segreti di un'esistenza intrecciata d'amore, potere e intrighi.


MADAME LE SUE ORIGINI?
Ah, mes origines... Sono nata intorno al 1495, figlia di Jean de Foix, visconte di Lautrec, e di Jeanne d'Aydie. Mio padre era figlio di Pierre de Foix, fratello minore di Gaston IV di Foix, che aveva sposato Eleonora di Navarra. Ero quindi cugina di secondo grado della duchessa di Bretagna e regina di Francia, Anna. La mia famiglia era nobile e connessa alle corti più importanti d'Europa.

COME FU LA SUA ADOLESCENZA?
Trascorsi la mia adolescenza alla corte di Anna di Bretagna, una donna straordinaria che mi ha educata come una delle sue dame. Lì ho imparato le buone maniere, le lingue – parlavo latino e italiano – e ho iniziato a scrivere poesie. Era un ambiente raffinato, pieno di intrighi e cultura, che mi ha formata come nobildonna colta e affascinante. Non era una vita semplice, ma mi ha preparata a muovermi nel mondo della corte reale.

LA STORIA DICE CHE FOSSE MOLTO BELLA
La storia mon cher è gentile con me. Ero alta, con capelli scuri e un portamento elegante. La mia bellezza non era solo fisica: ero colta, parlavo diverse lingue e componevo versi. Questo mi rendeva irresistibile agli occhi di molti, inclusi re e conti. Ma la bellezza è effimera, no? È il carattere che dura.

COME E QUANDO LA CORTEGGIÒ IL CONTE DI CHÂTEAUBRIANT?
Ci incontrammo alla corte di Anna di Bretagna, dove lui, Jean de Laval, conte di Châteaubriant, era un frequentatore assiduo. Mi corteggiò con galanteria tipica dell'epoca: poesie, doni e attenzioni discrete. Lui era un uomo irresistibile e alla fine cedetti alle sue lusinghe. Annunciammo il nostro fidanzamento nel 1505, quando ero ancora una giovanissima dama. Fu un corteggiamento romantico, influenzato dall'atmosfera cortese di quel periodo.

QUATTRO ANNI DOPO VI SPOSASTE…
Ci sposammo nel 1509 e l'11 marzo diedi alla luce nostra figlia Anna, che purtroppo morì all’età di tra anni. Un dolore immenso che non dimenticherò mai! Con mio marito vivemmo inizialmente nel castello di Châteaubriant, fino al 1516, quando Francesco I ci chiamò a corte. Il matrimonio fu convenzionale per l'epoca: lui era un uomo ambizioso, io una moglie devota, ma il destino ci riservava altro.

CHI ERA FRANCESCO PRIMO?
Lui aveva un anno più di me e succedette al cugino e suocero Luigi XII, morto senza eredi maschi. Sposò nel 1514 Claudia di Francia, figlia di Luigi XII e salì al potere all'età di 20 anni, inaugurando un regno di fasti rinascimentali e conflitti.

COME DIVENNE SUA AMANTE?
Arrivai a corte nel 1516 con mio marito, e il re Francesco I, noto per il suo fascino e le sue conquiste, si interessò subito a me. Mi sedusse con favori e regali per la mia famiglia. Per convincermi nominò mio marito comandante di una compagnia, mio fratello visconte di Lautrec governatore del ducato di Milano, e i miei altri fratelli ottennero posizioni militari elevate. Solo due anni dopo, nel 1518, cedetti alle sue avances e divenni la sua amante ufficiale. Fu un onore misto a complessità, ma il re era irresistibile.

CI RACCONTI DEL PRIMO INCONTRO CON IL RE E LA PRIMA NOTTE D’AMORE
Il primo incontro avvenne poco dopo il nostro invito a corte. Mi notò immediatamente: i suoi occhi, pieni di desiderio e intelligenza, si posarono su di me durante un banchetto. Mi corteggiò con parole dolci e gesti galanti, facendomi sentire unica. La prima notte d'amore fu nel 1518, dopo mesi di seduzione. Fu appassionata, in una camera reale illuminata da candele, dove il mondo esterno svanì. Il re era un amante esperto, tenero eppure ardente – un ricordo che mi scalda ancora l'anima, nonostante tutto.

SUO MARITO ERA AL CORRENTE DI QUESTA RELAZIONE?
Sì, Jean era al corrente. Non mostrò gelosia; anzi, sembrava indifferente, forse perché beneficiava enormemente della situazione. Quando nel dicembre 1519 il re lo mandò in Bretagna per negoziare una tassa, mi ringraziò persino! Durante la sua assenza, rimasi a corte come dama di compagnia della regina Claudia. Era un accordo tacito: la mia relazione portava onori e potere alla nostra famiglia.

RIMASE AMANTE DI RE FRANCESCO PER DIECI ANNI… POI COSA SUCCESSE?
Rimasi la sua amante ufficiale dal 1518 al 1528. Non ebbi influenza politica, ma ero al suo fianco nei momenti chiave. Nel 1525, dopo la cattura del re alla battaglia di Pavia e la sua prigionia a Madrid, al ritorno in Francia le sue attenzioni verso di me scemarono e il suo desiderio fu catturato da una giovane bionda, Anne de Pisseleu.

ANNE DE PISSELEU DIVENNE LA NUOVA AMANTE DEL RE… CHI ERA?
Anne de Pisseleu d'Heilly, nota come duchessa d'Étampes, era nata nel 1508 da un cavaliere di antica nobiltà ma modesti mezzi, quindi era molto più giovane e fresca di me. Era damigella d'onore della madre del re, Luisa di Savoia. A 18 anni divenne l’amante del re. Il re la fece sposare a un nobile decaduto, Jean IV de Brosse, dandole in dote la contea d'Étampes. Era bella e colta, ma dopo la morte del re nel 1547, cadde in disgrazia, perseguitata da Diana di Poitiers, e si ritirò abbracciando il protestantesimo.

TRA VOI CI FU UN’ACCERRIMA RIVALITA’ VERO?
Oh, sì, una rivalità accesa e dolorosa! Per due anni, dal 1526 al 1528, combattemmo per l'amore del re. Io, con la mia esperienza e il mio legame profondo, lei con la giovinezza e la freschezza. Fu una lotta di sguardi, influenze e intrighi a corte. Ma anche una battaglia di letto, in cui davamo il meglio di noi stesse per essere la preferita. Alla fine, prevalse lei, ma non senza avermi ferita profondamente.

LEI RIMASE INNAMORATA DEL RE, NON VOLEVA ARRENDERSI VERO?
Assolutamente vero. Rimasi innamorata di Francesco fino alla fine; il mio cuore non voleva arrendersi. Continuai a scrivergli lettere anche dopo il ritorno a Châteaubriant, e lui visitò il castello diverse volte. Ma la realtà della corte e l'ascesa di Anne mi costrinsero a cedere. L'amore non sempre vince, purtroppo.

SUO MARITO INTANTO PROSEGUIVA GRAZIE AL RE NELLA SUA CARRIERA DIPLOMATICA…
Sì, Jean continuò a prosperare grazie al re. Fu nominato governatore della Bretagna e ricevette numerosi favori e onori. La mia relazione con Francesco portò benefici alla sua carriera diplomatica e militare. Vivevamo insieme a Châteaubriant.

L'intervista si è protratta per ore, tra ricordi dolorosi e momenti di luce. Il fuoco nel camino si è ridotto a brace, e la luce autunnale che entra dalle finestre si è fatta più fioca, tingendosi di un caldo color ambra. Françoise de Foix, contessa di Châteaubriant, posa lentamente la coppa di vino che ha appena sfiorato con le labbra e si alza dalla poltrona con la stessa grazia regale con cui mi aveva accolto.
Si avvicina alla finestra, lasciando che il suo profilo si stagli contro il cielo bretone che si oscura. Per un istante rimane in silenzio, come se stesse ascoltando un'eco lontana: forse la musica di una festa a corte, forse la voce di Francesco I che le sussurrava parole d'amore.

Poi si volta, lentamente, e il suo sguardo – profondo, malinconico, ma ancora fiero – si posa su di me. «Mon cher ami.» Dice con voce bassa e vellutata. «Il tempo che mi avete dedicato è stato un dono raro. Pochi, ormai, si ricordano di me se non come un nome in un libro di storia o come l'ombra di una passione svanita. Avete ridato vita ai miei giorni, ai miei dolori, ai miei trionfi… e per questo vi sarò eternamente grata.»

Fa una pausa, accennando un sorriso triste. «Ma ogni storia, anche la più appassionata, ha una fine. Ora devo tornare al silenzio che mi appartiene. Portate con voi questi ricordi, se vi aggrada, e raccontateli a chi ancora crede che l'amore possa sfidare re, corti e destini.»
Con un gesto elegante della mano, indica la porta. Poi, in un ultimo slancio di cortesia rinascimentale, esegue un inchino profondo, degno di una dama che ha conosciuto i fasti di Francia.
«Adieu, monsieur. Che Dio vi protegga… come un tempo proteggeva me.» Si volta di nuovo verso la finestra. La sua figura alta e slanciata, avvolta nel velluto, si dissolve piano nella penombra della sala, come un ritratto che riprende il suo posto nel tempo passato. L'intervista impossibile è terminata.


Françoise morì il 16 ottobre 1537. La sua morte è stata oggetto di varie voci: una leggenda, tramandata dallo storico francese Varillas, sostiene che il conte tenesse la moglie rinchiusa in una cella buia e che l'abbia fatta uccidere. Gli storici successivi, tuttavia, ritengono che in realtà Françoise sia morta di malattia.
Fu sepolta nella chiesa dei Trinitari di Châteaubriant con un epitaffio di Clément Marot. “La vita è un turbine di passioni e potere.”






IMMAGINE GENERATA DA IA
L'articolo è a cura di Adamo Bencivenga

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