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INTERVISTE IMPOSSIBILI
 
Lady Elizabeth Denison
Marchesa di Conyngham
Cortigiana britannica, amante di Giorgio IV. Definita una donna scaltra, ambiziosa, arrivista, persino volgare, la sua relazione con il re portò grandi benefici alla sua famiglia, con titoli e onori per suo marito e suo figlio.
(31 luglio 1769 – 11 ottobre 1861)




Siamo seduti in un elegante salottino di Bifrons, la sontuosa dimora di campagna della famiglia Conyngham nel Kent, vicino a Canterbury. La stanza è avvolta da un’atmosfera di opulenza discreta: tende di velluto verde scuro incorniciano alte finestre che lasciano entrare la luce morbida di un pomeriggio autunnale. Un camino scoppiettante diffonde un calore accogliente, mentre i mobili in mogano intarsiato e i ritratti di famiglia alle pareti raccontano una storia di prestigio e ambizione.

Elizabeth Denison, Marchesa di Conyngham, siede su una poltrona di broccato, avvolta in un abito di seta color cremisi che accentua la sua figura slanciata. La sua bellezza è sorprendente: i capelli sono raccolti in un’elegante crocchia e il suo viso, i suoi occhi verdi magnetici nascondono un’astuzia intrigante e il suo sorriso, appena accennato, tradisce un misto di fascino e determinazione. La sua presenza riempie la stanza, come se il tempo non avesse mai osato sfiorarla del tutto.


Buongiorno, Lady. È un onore incontrarla in questa splendida dimora. Ci racconti, com’era la sua vita prima di diventare una figura così centrale alla corte di Giorgio IV?
Grazie per il complimento. Bifrons è un rifugio perfetto, non trova? Prima della corte, la mia vita era quella di una giovane donna con grandi sogni. Mio padre, Joseph Denison, era un banchiere di successo, il che mi garantì un’educazione impeccabile e l’accesso a certi ambienti altolocati. Ma non mi accontentavo di essere solo la figlia di un uomo ricco. Il matrimonio con Lord Henry Conyngham, nel 1794, fu un passo strategico: un uomo amabile, un pari irlandese, ma io… beh, diciamo che avevo sempre progetti più grandi. La mia bellezza del resto apriva ogni porta e nulla mi era proibito.

È stata descritta come una donna scaltra, ambiziosa, persino volgare da alcuni critici. Come risponde a queste critiche?
Volgare? Oh, che parola deliziosa per chi non sa come etichettare una donna che sa cosa vuole! Ma essere bella non basta. Scaltra? Certo, lo ero. Ambiziosa? Senza dubbio. Ho sempre creduto che una donna debba usare ogni dono a sua disposizione per costruire il proprio destino. I pettegolezzi? Sono solo il prezzo del successo.

Parliamo del suo rapporto con Re Giorgio IV. Si dice che già nel 1806 lei avesse messo gli occhi sul Principe di Galles. Può raccontarci come si sviluppò questa relazione?
Nel 1806 ero una madre e una moglie, ma non nego che il Principe di Galles fosse una figura che attirava l’attenzione di chiunque. La nostra vera connessione, però, iniziò nel 1819, quando era Reggente. Giorgio era un uomo complesso: affascinante, tormentato, con un gusto per il bello e una mente che cercava conforto. Io gli offrivo tutto questo: una compagna che lo capiva, che lo divertiva, che lo faceva sentire vivo.

Lady, se mi permette, com’è stato il vostro primo incontro?
Fu durante un ricevimento a Carlton House, nel 1819. La sala era un tripudio di luci, specchi dorati e musica che si mescolava al brusio della nobiltà. Giorgio mi invitò a passeggiare nei giardini privati, lontano dagli occhi indiscreti. L’aria era fresca, profumata di rose, e lui… beh, era irresistibile quella sera, con il suo modo di parlare, così appassionato e accattivante. Ci ritirammo in una piccola stanza appartata, arredata con sete orientali. Non fu solo passione, sa? Fu come se, per la prima volta, due anime si riconoscessero. Mi prese la mano, mi guardò con quegli occhi che sembravano vedere oltre, e mi disse che con me si sentiva finalmente compreso. Fu un momento di intimità profonda, un’unione non solo di corpi, ma di desideri e sogni condivisi. Non lo dimenticherò mai.

Non fu solo quella notte vero?
Quella serata a Carlton House fu solo l’inizio, un prologo che divampò in qualcosa di molto più grande. Giorgio e io… avevamo un’intesa che andava oltre un singolo momento. Forse sarà stato quell’amore proibito, la clandestinità, il segreto ed io mi sentii così coinvolta che le notti che seguirono furono altrettanto intense, fatte di conversazioni sussurrate fino all’alba, risate e momenti di passione che rendevano ogni stanza, ogni angolo del palazzo, un posto dove abbandonarci e offrire ogni mia grazia. Non era solo desiderio, era come se ci completassimo, due corpi che trovavano rifugio l’uno nell’altra. Ogni incontro era una danza, e noi sapevamo muoverci insieme, notte dopo notte.

La vostra relazione portò grandi benefici alla sua famiglia, con titoli e onori per suo marito e suo figlio. Era questo il suo obiettivo, o davvero c’era qualcosa di più personale?
Non mentirò: volevo il meglio per la mia famiglia, e lo ottenni. Grazie alla mia bellezza mio marito divenne marchese, Lord Steward, governatore di Windsor… e mio figlio Francis ebbe un futuro radioso. Ma non era solo calcolo. Giorgio aveva bisogno di me, e io di lui. La sua salute era fragile, il suo animo ancora di più. Io gli davo stabilità, affetto e calore. E lui, beh, mi faceva sentire immortale capace di pretendere ogni cosa avessi bisogno. Insomma è stato un equilibrio perfetto, finché è durato.

La relazione si concluse con la morte di Giorgio IV nel 1830. Come visse quel momento, e come furono i suoi ultimi anni?
La morte di Giorgio fu un colpo. Non era solo il Re, era… il mio Giorgio. Dopo di lui, la corte non era più la stessa. Mi ritirai qui, a Bifrons, con i miei ricordi e la mia famiglia. Ma sa, non rimpiango nulla. Ogni scelta, ogni rischio, mi ha portato a essere la donna che vede oggi: una che ha vissuto pienamente, amata intensamente, e lasciato un segno nella storia.

Lady Conyngham, lei è davvero indimenticabile. Grazie per aver condiviso la sua storia.
Il piacere è stato mio, caro. E ricordi: la vita è un gioco di strategia, e io ho sempre saputo giocare bene.

Lady Conyngham visse fino al 1861, morendo vicino a Canterbury all'età di 92 anni.





L'articolo è a cura di Adamo Bencivenga
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