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ROMANZO
 
Olivia Bennett & Paul Carter
NUDA PER TE
Un romanzo che esplora la passione con schiettezza e intensità senza compromessi ma anche la fragilità, i legami, la paura e il coraggio che accompagnano ogni relazione vera...



 
Prefazione

Il percorso che ha portato alla scrittura di questo romanzo è stato totale e appassionato. Ogni parola, ogni scena, ogni emozione è stata curata con impegno profondo e autenticità. Qui non troverete compromessi o tentativi di accontentare il pubblico: questo testo è la mia verità, senza filtri né censure.
Chi sceglierà di leggerlo lo farà perché vuole davvero immergersi in un racconto che esplora la passione con schiettezza e intensità, ma anche la fragilità, i legami, la paura e il coraggio che accompagnano ogni relazione vera. Mantenendo però sempre una scrittura elegante e rispettosa. Chi invece non è pronto o cerca un erotismo edulcorato troverà altrove ciò che desidera.
Questo romanzo è per chi ha il coraggio di aprire la mente e il cuore senza paura. Perché scrivere così, con tutta la forza e la sincerità di cui sono capace, è stato per me un atto di libertà e di verità.



1 – Questa sono io, Giulia

Ho capito che amare davvero significa scegliere ogni giorno di restare, anche quando sarebbe più facile nascondere, mentire o tacere. Io e Andrea abbiamo deciso di dirci tutto. Anche quello che scuote, che confonde, che a volte fa tremare. Perché la verità, detta nel rispetto, unisce molto più della finzione detta per compiacere.
Mi sono concessa a uomini diversi, con la consapevolezza e il rispetto di Andrea, l’ho fatto con il suo sguardo dentro di me e il suo amore attorno. Eppure non l’ho mai tradito. Né con il cuore, né con la mente. In un mondo dove tanti fingono fedeltà mentre si consumano dietro schermi, bugie o desideri mai confessati, io so di essere rimasta integra.
La mia libertà non è mancanza di rispetto, ma prova del nostro patto profondo. E Andrea… lui mi ha lasciata essere. Non perché gli importi meno, ma perché sa che sono sua in un modo che nessun altro può toccare.
La vera serietà non è nell'astenersi dal desiderio. È nel saperlo attraversare insieme, senza perderci. E noi non ci siamo mai persi. Anzi, ci siamo ritrovati, ogni volta, più forti.
Mi chiamo Giulia, e sono io a raccontarvi la mia storia. Se avete letto il primo libro, “Oltre i confini dell’amore” sapete già che il mio sentimento per Andrea non è mai stato convenzionale, che la nostra relazione ha sempre avuto spazi di libertà e complicità, persino momenti condivisi con Marco che ci hanno arricchito e fatto crescere insieme.
Ma questo secondo racconto è diverso, non perché io abbia cambiato chi sono, ma perché ho deciso di raccontare tutto con ancora più sincerità e senza limiti. Qui vi porto dentro i pensieri più nascosti, nelle fantasie che ho accarezzato, negli orizzonti nuovi che insieme abbiamo esplorato. Non è un percorso facile, non è per tutti, ma è un viaggio autentico nel desiderio e nell’amore, che non ha nulla a che vedere con la superficialità o la perdita di rispetto.
Qui troverete la Giulia che sono davvero: una donna libera, consapevole, che ama e si fa amare, che sceglie e si prende cura di sé stessa e di chi ama. Non sono mai stata una troietta, né una persona da giudicare: sono solo una donna che vive la propria sessualità con coraggio e con cuore, mantenendo sempre intatta la sua dignità e la profondità dei suoi sentimenti.
Ecco la mia vita, finalmente raccontata anche nelle sue sfumature più taciute.
Lo so. Le scelte sbagliate si pagano sempre. Ma cosa resta quando la vita che stai vivendo non ti appartiene più, quando ti svegli ogni mattina chiedendoti chi sei diventata, e non hai nemmeno la forza di dirti la verità?
Convivevo con un uomo che non amavo più da tempo. Alessandro. Un nome che suona normale, quasi neutro. Ma nulla in lui lo era più.
Da mesi non lavorava, passava le giornate sul divano a guardare la televisione, e ogni tanto apriva una birra di troppo.
La nostra casa era diventata silenziosa, carica di tensione.
E io... io stringevo i denti per Alessia, mia figlia, che osservava tutto con quegli occhi grandi, già troppo maturi per la sua età. Poi è arrivato Andrea.
O meglio, è passato per caso, in una di quelle mattine storte in cui la macchina non parte e tu sei in ritardo, e fuori c'è solo il caldo e la fermata dell'autobus.
Lui si è fermato. Con quel sorriso discreto e gli occhi che sembravano sapere già tutto di me.
«Se vuoi ti accompagno io», disse.
E io, dopo aver lottato qualche minuto con l'orgoglio, salii.
Non era cominciata con un colpo di fulmine, né con un gioco. Era la sensazione di essere vista, davvero. Di avere qualcuno accanto che mi ascoltava, che capiva i miei silenzi, che sorrideva con rispetto e non con sufficienza.
Andrea era sposato. Una bambina piccola, una moglie che gli era compagna da anni.
Anche lui, come me, intrappolato in una realtà che gli stava stretta ma che non riusciva ad abbandonare.
All'inizio ci siamo detti che era solo complicità. Poi è diventato desiderio. Poi bisogno.
Quando ho capito che Andrea indirettamente forse poteva aiutare il mio compagno, feci una cosa che nemmeno oggi riesco a spiegarmi fino in fondo, gli chiesi:
«Trova un lavoro per lui». E Andrea, contro ogni logica, accettò. Alessandro iniziò a lavorare per Andrea. Le mattine erano cariche di inquietudine.
Ogni volta che li sapevo insieme in azienda o addirittura sulla stessa moto, per tornare a casa insieme, mi sembrava di vivere un incubo sospeso. Andrea non lo diceva, ma temeva Alessandro. Temeva una reazione, una scenata, una violenza. Ma niente accadde. Finché un giorno accadde tutto.
Eravamo per strada, Andrea ed io, quando Alessandro ci ha affrontati. Non ci furono urla, né insulti nella mia memoria. Solo il gelo del suo sguardo e quella rabbia sorda che sembrava cercare un appiglio per esplodere.
E io ho detto le uniche parole possibili:
«Io amo lui.»
In mezzo al traffico, alla gente che passava. Ho detto la verità. E in quel momento, la mia vita si è spezzata in due.
Alessandro ha continuato a lavorare ancora un anno con Andrea. Un anno di silenzi, di tensioni, di respiri trattenuti. Poi, un giorno, si è licenziato. Non ha lasciato tracce, non ha chiesto spiegazioni. È semplicemente sparito dalla vita di entrambi.
Alessia ha compreso più di quanto io potessi immaginare.
Conosceva il padre, conosceva me. All'inizio non è stato semplice farle accettare questa nuova vita: c’erano silenzi, sguardi incerti, domande non dette. Ma poi, giorno dopo giorno, ha iniziato a fidarsi.
Credo che ciò che l’ha convinta davvero sia stato vedermi felice. Vedere la luce nei miei occhi, quella che da tempo non c’era più. Ha scelto di restarmi accanto, e io le sarò grata per sempre.
Andrea no. Andrea non ha lasciato la sua famiglia. Non ce l’ha fatta. Per amore di sua figlia, diceva. E io lo capivo. Ma giorno dopo giorno, la gelosia verso sua moglie, che non conoscevo e che lui non nominava quasi mai, cresceva in me come un veleno lento. Non era semplice. Non lo è stato mai.
Ma quell'amore, ancora oggi così difficile da spiegare, mi ha insegnato a respirare di nuovo.

“Alcune pagine del romanzo contengono mie lettere e pensieri, scritti come diario interiore. Sono lì per accompagnarvi dove le parole del corpo non arrivano.”




2 - Camminarti accanto

Era una di quelle sere in cui Napoli sembrava proteggerci senza far rumore. Le strade si erano svuotate piano, lasciando spazio a un silenzio tiepido, interrotto solo dal ronzio lieve dei lampioni e dal rumore dei nostri passi. Andrea camminava accanto a me, le mani in tasca, il passo lento. Come se ogni metro fosse una scelta.
Non avevamo parlato molto dopo cena. Era successo qualcosa, lo sentivo nel modo in cui evitava il mio sguardo. Eppure non era chiusura. Era come se stesse cercando le parole giuste per un pensiero che non riusciva ancora a nominare.
Mi fermai vicino a un muretto di pietra, uno di quelli consumati dal tempo e dalle mani degli innamorati che ci avevano inciso iniziali e promesse. Appoggiai la schiena e lo guardai.
«Hai voglia di parlarmi, Andrea?» chiesi con dolcezza, senza pretesa.
Lui si fermò, sollevò gli occhi e mi guardò per qualche secondo. Quegli occhi che conoscevo così bene, e che pure continuavano a sorprendermi.
«Non lo so» rispose. «Ho paura di rovinare qualcosa, dicendolo.»
Sorrisi appena. «Allora c’è qualcosa da rovinare. E vuol dire che vale la pena rischiare.»
Andrea si avvicinò, si sedette accanto a me sul muretto. Le sue mani tremavano leggermente. Non era da lui.
«A volte mi sento fuori posto con te. Non perché tu mi escluda, ma perché sei troppo…» fece una pausa, cercando le parole.
«Troppo piena. Di vita, di pensieri, di profondità. Io… io non sempre riesco a starti dietro.»
Mi voltai lentamente verso di lui. Non era una confessione da poco. Ma non sentii dolore in quelle parole. Sentii verità.
«Andrea, tu non devi starmi dietro» sussurrai. «Non sono una meta. Non c’è una gara, né un confronto. Io non voglio che tu mi insegua. Voglio camminarti accanto.»
Lui abbassò lo sguardo.
«E se ti rallento?» Presi la sua mano. Era calda, vera.
«Allora rallenterò io. O correrai tu. Ma saremo insieme. Sempre se lo vuoi.»
Il silenzio tornò a cullarci per qualche istante. Poi fu lui a romperlo.
«Sai qual è il mio problema, Giulia? Che mi sono abituato a proteggermi. Da tutto. Anche da te. E tu sei la prima persona che mi fa venire voglia di abbassare le difese.»
Mi mancò il fiato. Non me lo aspettavo. Era la sua verità, nuda. «Allora fallo. Non per me. Per te stesso. Resta senza difese. E se ti farai male… io ci sarò.»
Andrea si voltò verso di me, e in quegli occhi vidi qualcosa cambiare. Non era attrazione. Era resa. Non al dolore, ma a un’intimità più profonda, più rischiosa.
Quella che costruisce e smonta, che sfida ogni giorno la paura dell’abbandono. Poi sorrise.
«Mi piaci Giulia, mi fai anche sentire vivo. E credo sia una buona combinazione.» Sorrisi anch’io.
«Io non voglio essere perfetta. Voglio essere reale. Con le mie ombre, le mie incoerenze. Ma con te.» Lui si alzò, mi porse la mano.
«Torniamo a casa?»
Annuii.
«Torniamo. Ma non lasciamo indietro nulla.»
E così tornammo. Due corpi vicini, due anime in costruzione. E Napoli, testimone silenziosa, ci lasciò passare senza fretta, mentre il nostro silenzio diventava dialogo, e il non detto prendeva finalmente forma.
Torniamo, ma senza lasciare nulla indietro.



3 - Senza veli

La pioggia era scesa leggera durante la notte, lasciando l’aria satura di odori vivi, intensi. La finestra aperta lasciava entrare una brezza fresca che accarezzava le tende leggere, come dita curiose che cercavano di spiarci. E forse era proprio questo che voleva Andrea. Essere visto, sentito, percepito oltre il nostro confine.
Ero seduta sul letto, con le gambe raccolte, indosso solo una camicia larga che gli avevo rubato. Lui era in piedi davanti alla finestra, nudo. Si era appena asciugato i capelli con l’asciugamano e mi guardava con quel suo mezzo sorriso ironico, come se volesse confessare qualcosa e insieme provocarmi.
«Sai che ti stai facendo vedere da tutto il palazzo?» dissi, inclinando la testa.
Andrea si strinse nelle spalle.
«Forse. O forse no. Ma l’idea mi eccita.»
Lo fissai, senza giudizio. Solo con curiosità.
«Hai sempre avuto questa attrazione per l’idea di essere guardato, vero?» domandai.
Si voltò del tutto verso di me, ancora nudo, e si avvicinò con passo lento.
«Da quando ho capito che il mio corpo poteva comunicare qualcosa. Sfidare i limiti. Far arrossire. Far desiderare. Non è solo esibizionismo, Giulia. È… sentirsi vivo.» Annuii. Capivo. Anche se non sempre condividevo.
«E non hai mai avuto paura di essere giudicato? Frainteso?»
Si sedette accanto a me, le gambe ancora umide.
«Sempre. Ma era parte del gioco. Essere fraintesi è un rischio che si corre quando si rompe il guscio. Il punto è: chi ti giudica ha davvero capito?»
«E se fossi io a non capirti del tutto?» chiesi piano, poggiando la mano sulla sua gamba. Lui sorrise, ma c’era una lieve tensione nei suoi occhi.
«Tu mi vedi più di quanto io riesca a vedermi. E questo, a volte, mi spaventa più di qualunque sguardo indiscreto.»
Lasciai scivolare la mia mano tra le sue gambe, lenta. I suoi muscoli si contrassero appena.
«Io non voglio giudicarti, Andrea. Voglio esplorarti. Senza veli, come piace a te. Ma non davanti a una finestra. Solo davanti a me.»
Lui mi guardò. La sua espressione cambiò. Si aprì. Divenne fragile.
«Mostrami chi sei, Andrea. Non col corpo, ma con la resa.»
Lo spinsi con delicatezza sul letto. Lui si lasciò andare, disteso, le braccia lungo i fianchi. Si fidava. Si offriva, senza chiedere.
Mi inginocchiai tra le sue gambe, sollevando la camicia quel tanto che bastava a liberarmi. Il mio sguardo cercava il suo, e non lo perdeva mai, neanche mentre la mia bocca scendeva su di lui, lenta, attenta, devota.







NUDA PER TE
di Olivia Bennett e  di Paul Carter

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