|
HOME
CERCA
CONTATTI
COOKIE POLICY 
I RACCONTI DI ARTE PASSIONE

Passione e Segreti
Casanova e Henriette
Giacomo Casanova, il veneziano più
famoso del mondo, rinomato per la sua vita di amante focoso e
libertino, si innamorò di Henriette una bellissima donna in fuga,
vestita da ufficiale e rea di aver abbandonato il tetto coniugale.
Molto probabilmente dietro lo pseudonimo di Henriette si nascondeva
l'identità di una nobildonna francese di Aix-en-Provence, Adelaide
de Gueidan...

Era il febbraio del 1749 e
il Carnevale avvolgeva Roma in un turbine di maschere.
Giacomo Casanova, appena ventiquattrenne, si trovava
nella Città Eterna per una breve sosta durante il suo
viaggio verso Napoli. Il destino, però, aveva in serbo
un incontro che avrebbe segnato la sua vita. Dopo
aver scorto Henriette, la misteriosa donna vestita da
ufficiale, scendere da una nave a Civitavecchia,
Casanova non aveva potuto fare a meno di seguirne le
tracce. La curiosità e il desiderio lo avevano spinto a
scoprire che la giovane, sotto il suo travestimento
maschile, si dirigeva a Roma, con l’intenzione di
proseguire poi per Parma.
A Roma, l’appuntamento
tanto atteso avvenne fuori Porta del Popolo, sotto un
cielo terso che sembrava benedire il loro incontro.
Henriette, con i suoi lineamenti delicati e gli occhi
vivaci che tradivano una mente acuta, era avvolta in un
mantello scuro, ancora cauta nel suo ruolo di fuggitiva.
Casanova, impeccabile nel suo abito di velluto verde
scuro, le si avvicinò con il suo solito charme,
inchinandosi con un sorriso che nascondeva un misto di
audacia e reverenza. “Madame, il destino ci ha fatti
incontrare di nuovo.” Disse, con quella voce che
sembrava accarezzare l’aria.
Henriette accettò
la sua compagnia e insieme decisero di passeggiare prima
per Villa Borghese e poi lungo il Corso, dove il
fermento del Carnevale animava le strade con carrozze
ornate e maschere variopinte. Casanova, desideroso di
conquistare la fiducia di Henriette, la condusse al
Caffè Greco, un luogo già allora rinomato, situato in
Via dei Condotti. Qui, tra specchi dorati e tavolini di
marmo, ordinarono un caffè aromatico servito in tazzine
di porcellana. Henriette, con un gesto elegante, sollevò
la tazza, osservando Casanova disse: “Siete un uomo
pericoloso, signor Casanova, ma devo ammettere che
sapete rendere un pomeriggio intrigante.” Lui rispose
con una risata leggera, raccontandole aneddoti delle sue
avventure veneziane, stando attento a non rivelare
troppo di sé, ma abbastanza per accendere in lei un
interesse crescente.
La serata li portò al
Ristorante La Rosetta, un locale discreto vicino al
Pantheon, dove la luce delle candele creava un’atmosfera
intima. Casanova ordinò un pasto raffinato: zuppa di
pesce, pasta al sugo di lepre e un vino rosso corposo
del Lazio. Henriette, pur mantenendo un’aura di riserbo,
si lasciò andare a una conversazione brillante, parlando
di musica, letteratura e della libertà che il suo
travestimento le aveva concesso. Casanova era incantato:
non era solo la bellezza di Henriette a colpirlo, ma la
sua intelligenza, il suo spirito ribelle che sfidava le
convenzioni.
Alloggiavano entrambi in un piccolo
ma elegante albergo vicino a Piazza di Spagna, la
Locanda del Sole. Le loro stanze, separate da un
corridoio, sembravano vibrare di una tensione
inespressa. Quella sera, dopo cena, Casanova accompagnò
Henriette alla sua porta, trattenendosi appena un
istante di troppo. Lei gli sfiorò la mano, mantenendo la
giusta distanza: “A Parma, forse, avremo più tempo…”
Sussurrò prima di chiudersi nella sua stanza, lasciando
Casanova con il cuore in tumulto.
Da Roma, i due
amanti partirono per Parma. Casanova, grazie a delle
amicizie in città, si assicurò un soggiorno di lusso
presso il Palazzo Ducale, trasformato in parte in una
dimora per ospiti illustri. La loro suite, con due
stanze separate, era un tripudio di arazzi, specchi
dorati e letti a baldacchino drappeggiati di seta.
Henriette, ora libera dal suo travestimento maschile, si
rivelava in tutta la sua sensualità: indossava abiti di
seta che scivolavano sulle sue curve con eleganza, i
capelli castani sciolti sulle spalle, e un profumo di
lavanda che sembrava seguire ogni suo movimento.
Henriette era una donna di straordinaria
raffinatezza, ma anche di una sensualità che non si
piegava facilmente. Casanova, con la sua abilità di
leggere i desideri più nascosti, si dedicava a lei con
una devozione che rasentava la venerazione. La
corteggiava con gesti galanti: le regalò un anello con
un diamante che brillava come i suoi occhi, la
accompagnava a passeggiate serali e ogni sera cenavano
in ristoranti di lusso e romantici, gustando piatti
locali come tortelli d’erbette e prosciutto crudo,
accompagnati da un Lambrusco frizzante che scioglieva
ogni inibizione.
Henriette, però, non era una
donna che si lasciava conquistare solo da doni o
lusinghe. Era il modo in cui Casanova ascoltava le sue
parole, il modo in cui sembrava comprendere le sue paure
e i suoi desideri, a farla cedere. Una notte, nella loro
suite, dopo una serata trascorsa a teatro ad ascoltare
un’opera di Vivaldi, Henriette si abbandonò
completamente. Sdraiata sul letto, con la luce della
luna che filtrava dalle tende, lo guardò con occhi che
bruciavano di desiderio. “Giacomo…” Sussurrò. “Sei
l’unico uomo che mi fa sentire libera, pur sapendo che
questa libertà è un’illusione.” Lui le sfiorò il viso,
scendendo lentamente lungo il collo e su quel seno
invitante, grande quanto una mela acerba.
“Mia
adorata Henriette, non è magia, ma verità. Studio ogni
tuo respiro, ogni tuo sguardo. E ciò che vedo è una
donna che brucia di vita, di desiderio… e io non voglio
fare altro che alimentare quel fuoco.” Lei inclinò
leggermente il capo, lasciando che i loro volti si
avvicinassero, i loro nasi quasi a sfiorarsi. “E se
questo fuoco ci consumasse entrambi?” Chiese. I suoi
occhi, profondi e penetranti, sembravano cercarlo, come
se volessero scorgere l’anima dietro il seduttore.
“Allora bruceremo insieme.” Mormorò Casanova, e con un
gesto lento, ma deciso, le sciolse il nastro che
chiudeva la veste. La seta scivolò a terra con un
fruscio, rivelando la pelle chiara di Henriette,
illuminata dalla luce soffusa. Lei non si ritrasse, ma
alzò il mento, invitandolo con un’audacia che lo fece
quasi tremare. “Mostrami, Giacomo...” Sussurrò,
posandogli una mano sul petto, sentendo il battito
accelerato del suo cuore. “Mostrami quanto può essere
intenso questo fuoco.”
Casanova la prese tra le
braccia, guidandola verso il letto a baldacchino. La
fece sdraiare con delicatezza, ma i suoi gesti erano
carichi di una passione che non poteva più essere
contenuta. Le sue labbra trovarono la bocca di lei. “Sei
un’opera d’arte, Henriette.” Disse stampando le parole
sulla sua pelle. “E io sono l’uomo fortunato che può
contemplarti.” Henriette rise, mentre le sue mani si
intrecciavano nei capelli di lui, tirandolo a sé. “Non
contemplarmi, Giacomo.” Disse carica di desiderio. “Vivi
con me. Ora.”
Le sue parole furono un invito, un
comando, e Casanova non esitò. Le loro labbra si
incontrarono di nuovo in un bacio più profondo,
un’esplosione di calore che sciolse ogni barriera. Lei
si abbandonò completamente, il suo corpo che si inarcava
contro il suo, ogni tocco un dialogo silenzioso di
desiderio e complicità. L’estasi di Henriette fu un
crescendo di emozioni. Ogni carezza di Casanova sembrava
risvegliare in lei una parte nascosta, una libertà che
aveva sempre desiderato, ma mai pienamente abbracciato.
I suoi sospiri si trasformarono in gemiti sommessi, il
suo corpo si muoveva in armonia con il suo, come se
fossero stati creati per quel momento.
Quando il
piacere la travolse, i suoi occhi si chiusero, le labbra
socchiuse in un’espressione di pura beatitudine, mentre
un tremore la scuoteva, un’onda che la portò a un
abbandono totale. “Giacomo… prendimi ancora, ti prego,
fai di me ciò che desideri…” Sussurrò mentre si
aggrappava a lui, cercando di prolungare quel piacere.
Casanova, guardandola, sentì qualcosa di più
profondo del semplice desiderio: un’ammirazione, quasi
una soggezione, per la donna che gli si era donata con
tale intensità. Obbedì come un semplice servitore
esaltando ogni centimetro di quel corpo ed ogni istante
di quella perdizione. Quando i loro sensi sfumarono
rimase accanto a lei, accarezzandole i capelli, mentre
il loro respiro tornava lentamente alla calma.
“Henriette sei un fuoco che non si spegne. E io porterò
questa notte con me, ovunque andrò.” Lei aprì gli occhi:
“E io, Giacomo, porterò te nel mio cuore. Ma non
chiedermi di restare.” Disse, con una dolcezza venata di
malinconia. “Questa libertà che mi hai dato… è il dono
più grande.”
Per quattro mesi, Parma fu il loro
rifugio. Casanova, pur abituato a conquiste fugaci, si
scoprì vulnerabile al fascino di Henriette. Lei, più
matura e consapevole, lo amava con una leggerezza che
non pretendeva promesse eterne, ma che lasciava
un’impronta indelebile. Quando, inevitabilmente, la
verità sulla sua identità emerse e Henriette fu
costretta a tornare ad Aix-en-Provence, il loro addio a
Ginevra fu straziante. Con un diamante, lei incise sul
vetro di una finestra: “Tu oublieras aussi Henriette.”
Quello fu un invito a lasciarla andare, ma anche un
testamento del loro amore. Casanova, però, non dimenticò
mai quella donna che, con il suo coraggio e la sua
sensualità, aveva saputo domare anche il cuore di un
seduttore leggendario.
|
IMMAGINE
GENERATA DA IA
ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA


Tutte
le immagini pubblicate sono di proprietà dei rispettivi
autori. Qualora l'autore ritenesse
improprio l'uso, lo comunichi e l'immagine in questione
verrà ritirata immediatamente. (All
images and materials are copyright protected and are the
property of their respective authors.and are the
property of their respective authors.If the
author deems improper use, they will be deleted from our
site upon notification.) Scrivi a
liberaeva@libero.it
COOKIE
POLICY
TORNA SU (TOP)
LiberaEva Magazine
Tutti i diritti Riservati
Contatti

|
|