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TRADIRE CON
IL COLLEGA DURANTE UN VIAGGIO DI LAVORO
Il tradimento più frequente avviene nei
posti di lavoro e in particolare durante
le trasferte, una dinamica alimentata
dalla vicinanza prolungata, dalla
complicità che si sviluppa tra colleghi
e dall'opportunità di momenti lontani da
occhi indiscreti.

Diversi sondaggi hanno messo
evidenza che il tradimento più frequente avviene nei
posti di lavoro e in particolare durante le trasferte,
una dinamica alimentata dalla vicinanza prolungata,
dalla complicità che si sviluppa tra colleghi e
dall'opportunità di momenti lontani da occhi indiscreti.
L’analisi del campione di 6.000 donne sposate
rivela che l’80% di loro ha ammesso di flirtare con
colleghi, e il 50% di queste (quattro su dieci!) ha
consumato un tradimento. Inoltre, il 40% delle
intervistate ha avuto esperienze di una sola notte,
mentre solo il 10% ha intrapreso relazioni parallele
durature.
Questi numeri suggeriscono che, per
molte, il tradimento è un evento estemporaneo, spesso
legato a situazioni specifiche come appunto un viaggio
di lavoro, che offre un contesto di libertà e
discrezione. Il posto di lavoro rappresenta un ambiente
fertile per lo sviluppo di attrazioni. Passare ore
fianco a fianco con colleghi crea un’intimità emotiva e
fisica che può facilmente trasformarsi in qualcosa di
più. La routine quotidiana, fatta di riunioni, pause
caffè e progetti condivisi, favorisce la nascita di una
simpatia che può evolvere in complicità.
Le
trasferte di lavoro, in particolare, amplificano questa
dinamica: lontano da casa, senza il controllo del
partner o delle responsabilità familiari, si crea una
bolla in cui i confini morali possono allentarsi.
L’adrenalina del momento, unita alla sensazione di
essere “fuori dal tempo” e dalle convenzioni, rende
questi contesti particolarmente rischiosi per chi è già
incline a cedere alla tentazione.
Le statistiche
suggeriscono che le avventure di una sola notte sono più
comuni rispetto alle relazioni durature, il che potrebbe
indicare che molte donne vedono questi episodi come
momenti di evasione, piuttosto che come un desiderio di
costruire qualcosa di stabile al di fuori del
matrimonio.
La trasferta, in questo senso,
diventa l’occasione perfetta: un viaggio di lavoro,
magari in una città lontana, offre un alibi plausibile e
riduce il rischio di essere scoperti. Inoltre,
l’atmosfera rilassata di una cena aziendale o di un
drink in hotel può facilmente trasformarsi in un momento
di intimità, dove le inibizioni si abbassano.
Carlotta, 38 anni, romana, sposata da dieci anni, madre
di due figli, e responsabile marketing di un’azienda
finanziaria ci racconta: “Non posso negare di essere una
donna attraente, almeno a giudicare dagli sguardi dei
colleghi. Di solito in ufficio sono abituata a vestirmi
con abiti eleganti e quella sera, per una trasferta a
Milano per una convention aziendale, indossavo un abito
nero aderente, lungo fino al ginocchio, un paio di
tacchi alti e un filo di perle. Insomma mi sentivo
sicura e piuttosto piacente.
La giornata è stata
intensa: riunioni, presentazioni e strette di mano. Ma
quella sera con il mio collega Gianluca, un project
manager di 40 anni ci siamo ritrovati seduti accanto a
un tavolo di un elegante ristorante milanese.
L’atmosfera era quella giusta con la luce soffusa e il
tintinnio dei calici. Durante la cena, il discorso è
scivolato dai progetti di lavoro a confidenze personali,
raccontandoci le nostre insoddisfazioni e le noie
coniugale.
Non so come sia successo, ma dentro
di me, un pensiero malizioso ha iniziato a impadronirsi
delle mie emozioni: Mio marito era a 500 chilometri da
qui, probabilmente stava mettendo i bambini a letto.
Insomma qualcosa mi diceva che se mi fossi liberata
della mia innata diffidenza non sarebbe poi successo
nulla di irreparabile.
Dopo cena, con il gruppo
di colleghi ci siamo sposatati nella hall dell’hotel per
un ultimo drink. Anche questa volta ci siamo ritrovati
seduti vicini su due poltrone di pelle vicino al bar, un
po’ in disparte dagli altri. Ho ordinato un gin tonic e
lui un whisky. Con il mio abito nero e le mie gambe
fasciate da un velo di calza nera mi sono sentita a mio
agio e ho leggermente accavallato le gambe. Gianluca che
aveva notato quel movimento non mi staccava gli occhi di
dosso.
Ad un tratto la conversazione si è fatta
più personale e dalla noia coniugale siamo passati ai
nostri sogni e le nostre aspirazioni ed io mi sono
sorpresa a pensare quanto fosse facile parlare con lui
mentre con mio marito non riuscivo a pronunciare due
parole di fila. Insomma mi sentivo libera e quella
distanza da casa non era solo più fisica ma anche
emotiva.
Ogni sorso di gin tonic mi rendeva più
audace e sicura ed ogni sguardo di Gianluca più
invitante.
Siamo rimasti lì più di un’ora, i
colleghi avevano tutti guadagnato le loro stanze e
quando Gianluca mi ha proposto di continuare la serata
nella sua stanza non ho detto di no. Per giustificarsi
mi parlava di un’idea di progetto”, ma io sapevo
benissimo che era una scusa. La tentazione era
irresistibile e per convincermi ho pensato che fosse
solo una sera e che nessuno mai lo avrebbe saputo.
Così siamo saliti in ascensore, lui mi cingeva i
fianchi ed io mi sono sentita leggera. Il silenzio tra
noi era carico di elettricità. Una volta chiusa la porta
della sua stanza ci siamo subito baciati ed io con una
naturalezza che non mi aspettavo ho ceduto senza un
minimo di esitazione. Insomma quella trasferta, che
doveva essere solo un impegno di lavoro, si è
trasformata in un ricordo che porterò sempre con me, con
un misto di eccitazione e un lieve senso di colpa.
Questo scenario comune a tanti colleghi che si
ritrovano da soli in una città diversa riflette una
dinamica non certo rara: la trasferta offre un contesto
in cui le inibizioni si abbassano e il desiderio di
evasione prende il sopravvento. La sensualità di
Carlotta, amplificata dal contesto e dalla lontananza
dal marito, si intreccia con il bisogno di sentirsi
desiderata e viva, anche solo per una notte.
I
dati del sondaggio confermano che queste situazioni non
sono sporadiche: il mix di opportunità, discrezione e
tensione emotiva rende le trasferte di lavoro un terreno
fertile per il tradimento. Tuttavia, il fatto che solo
il 10% delle donne mantenga relazioni parallele durature
suggerisce che, per molte, si tratta di momenti isolati,
spesso legati a un bisogno temporaneo di sfuggire alla
routine o di riscoprire una parte di sé trascurata.
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GENERATA DA IA
ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA


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