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DINAMICHE DI PIACERE
Il fascino discreto dell'Hot Wifing!
Lui tramite gli occhi di un altro uomo vede la propria donna sexy, attraente e sublimata dalle attenzioni che lui non riesce più a darle in quanto marito


 


 
Beh questa è una storia iniziata un po’ di tempo fa, una storia forse inutile da raccontare, ma è stata parte della mia vita, anzi la mia colonna sonora. Ero sposato con Claudia e insieme gestivamo un’agenzia di pratiche automobilistiche. Nonostante amassi mia moglie e fossi piacevolmente ricambiato volevo sfidare me stesso, andare nei meandri più complessi del mio piacere convinto che la fedeltà in una coppia era solo un grosso fardello da poter rimuovere. Pensavo che fosse un modo per uscire dalle consuetudini trasgredendo le nostre regole intime, ma soprattutto sentivo un mio bisogno personale di essere preferito ad altri uomini. Non c’era nulla di razionale, ma ogni qualvolta che ci pensavo avvertivo una forte tensione mista a curiosità e piacere.

Fin dai primi anni di matrimonio sentivo quell’esigenza e mi ripetevo quanto fosse insana quell’idea e un po’ per vergogna e un po’ per quieto vivere reprimevo quell’istinto che comunque covava autonomamente nella mia mente.

Tutto cominciò quando una sera ebbi la netta sensazione che Claudia, non fosse affatto soddisfatta delle mie performance e, come succede spesso agli uomini, iniziai ad avere delle difficoltà di erezione. Per non far sapere nulla a lei le prime volte chiesi supporto alla chimica, ma a lungo andare scoprii che ciò che mi aiutava a svolgere il mio bel compitino di marito era quando durante il rapporto facevo delle fantasie su di lei insieme ad un altro. In quei momenti provavo un’eccitazione fortissima tanto che quel pensiero diventò man mano una mia costante segreta. Immaginavo nei dettagli la situazione e senza dubbio il piacere di assistere e vederla posseduta non aveva eguali ed era di gran lunga più inteso del nostro rituale del sabato sera.

Combattevo con me stesso e alla fine decisi di andare, senza dirle nulla, da un analista, fratello di un mio collega. Lui senza battere ciglio mi disse che si trattava di una normale perversione innocua, comune a tanti mariti, e che, se mia moglie fosse stata consenziente, non ci sarebbe stato nulla di male, ma poi aggiunse: “Alle volte questo desiderio nasconde solo una profonda insicurezza e il timore di essere tradito e non ha nulla di differente rispetto a coloro che sfottono la morte perché hanno paura di morire.”

Forse aveva ragione, ma uscii da quella seduta senza aver risolto nulla, anzi se fosse stato davvero un problema di insicurezza il tradimento consapevole sarebbe stato la medicina giusta. Mi illudevo che sarebbe bastata una sola volta, insomma volevo provare portando le corna con stile. Il problema più grande però era dirlo a mia moglie. Amavo immensamente Claudia, l’adoravo come fosse una Dea, sposati da più di 15 anni avevamo un ottimo rapporto e il mio timore era proprio quello di confonderla e portare scompiglio nel nostro meraviglioso equilibrio.

Comunque per sondare il terreno, durante i nostri rapporti, cominciai a chiederle se per caso durante le mie assenze per lavoro mi avesse tradito o avesse avuto quantomeno delle fantasie. Claudia ridendo mi rispondeva che non ne aveva avute.
Poi, quando finalmente decisi di dirgli tutta la verità su quelle domande, mi presentai a casa con un mazzo di rose rosse e dopo una lunga premessa, pesando parola per parola, presi tutto il mio coraggio a disposizione. Lei mi guardò allibita: “Ma sei sicuro?” Quella sera parlammo a lungo, le dissi anche dell’analista e lei teoricamente si mostrò molto comprensiva anche se il suo atteggiamento rimase tra l’ironico e il divertito: “Vuoi portare le corna?” Alla fine mi disse che, visto che il parlarne mi rendeva così appassionato, avremmo potuto giocarci su.

Certo era un passo in avanti, ma sapevo già che non sarebbe stato sufficiente. Del resto i nostri rapporti intimi non cambiarono di una virgola tranne qualche allusione ben controllata. Ripeto, amavo Claudia più di me stesso e mai avrei voluto metterla in difficoltà, ma i miei problemi di erezione continuarono al punto che per forzare la situazione e farla rendere conto di quanto fosse reale il mio proposito, passai all’attacco e, inventandomi scuse improbabili, per alcune settimane evitai di fare l’amore.

Lei, dopo lunghe attese e ripensamenti, mi chiese: “Ma tu vuoi che mi cerchi un’amante oppure sarebbe sufficiente una serata sopra le righe?” Mi prese di sorpresa e non seppi cosa rispondere e le dissi semplicemente di lasciare fare al caso, ma allo stesso tempo mi sentii sollevato perché, da quella domanda, dedussi che anche lei stava entrando nell’ordine di idee di provare quel brivido.

Ne parlammo ancora, in una serie di conversazioni che oscillavano tra l’intimo, il goffo e l’incredibile. Ogni volta che affrontavamo l’argomento, sembrava di camminare su un filo sospeso: un misto di eccitazione, paura e incertezza ci avvolgeva. Claudia, con la sua solita dolcezza mista a una curiosità disarmante, cercava di scavare dentro di me, di capire davvero cosa mi spingesse verso quel desiderio così insolito. Io, d’altra parte, cercavo di bilanciare la mia ossessione con il bisogno di non ferirla, di non farle pensare che il mio amore per lei fosse meno autentico.

Una sera, mentre eravamo seduti sul divano con un bicchiere di vino rosso, Claudia posò il calice sul tavolino e mi fissò con un’espressione che era un misto di sfida e preoccupazione. “Ok, parliamo chiaro!” disse, con quel tono che usava quando voleva andare dritta al punto. “Tu vuoi che io vada con un altro. Ma cosa significa esattamente per te? Cioè, vuoi guardarmi? Vuoi che ti racconti tutto dopo? O è solo un’idea che ti eccita e basta?”

La sua franchezza mi spiazzò. Mi ero preparato mille discorsi, ma in quel momento mi sentivo come un adolescente colto in fallo. “Non lo so esattamente.” Ammisi, rigirando il bicchiere tra le mani. “È una cosa che mi gira in testa, quasi un bisogno, ma non è che non ti desideri, Claudia, è che… non so, immaginare te con un altro mi fa sentire qualcosa che non riesco a spiegare. È come se mi accendesse, ma non perché ti amo di meno. Anzi, è il contrario.”

Lei inclinò la testa, studiandomi come se cercasse di decifrare un codice. “Ma non ti fa paura? Cioè, se succede davvero, non hai paura che poi le cose tra noi cambino? Che magari io… non so, che mi piaccia troppo?” La sua voce si incrinò leggermente, e capii che stava mettendo a nudo le sue insicurezze. Claudia era sempre stata una donna sicura di sé, ma in quel momento si stava chiedendo se il mio desiderio fosse un segnale che non la trovavo più adatta ai miei desideri. “Non lo so.” Risposi, sincero. “Forse sì, un po’ mi spaventa. Ma è proprio questa tensione che mi attira. Non voglio perderti, Claudia. Sei tutto per me. È come se… volessi vederti in una luce diversa, come se questo potesse renderci ancora più vicini.”

Lei rise, ma era una risata nervosa. “Più vicini? Mi stai chiedendo di andare a letto con un altro per sentirci più vicini? È la cosa più assurda che abbia mai sentito.” Si interruppe, bevendo un sorso di vino. “E poi, mettiamo che io accetti. Come dovrebbe succedere? Devo uscire e trovare qualcuno? Devo dirtelo prima? O vuoi organizzare tutto tu come un regista?”

Quella domanda mi fece arrossire. Non ci avevo pensato in modo così pratico. Nelle mie fantasie tutto era fluido, quasi cinematografico, ma la realtà era molto più complicata. “Non voglio che sembri… squallido. Vorrei che fosse qualcosa di naturale, che accada perché lo vogliamo entrambi. Non so, magari una serata in cui usciamo, ci lasciamo andare, e vediamo cosa succede.” Claudia alzò un sopracciglio. “Quindi vuoi che io flirti con qualcuno davanti a te? O vuoi che lo faccia di nascosto e poi te lo racconti? Perché, scusa, ma devo capire cosa ti passa per la testa.”
“Non di nascosto.” Precisai subito, sentendo una stretta allo stomaco al solo pensiero. “Non voglio segreti tra noi. Forse… sì, magari una situazione in cui dopo mi racconti tutto.”

Lei rimase in silenzio per un po’, giocherellando con l’anello che portava al dito, quello che le avevo regalato per il nostro anniversario. “Sai.” Disse infine. “Una parte di me pensa che sia una follia. Ma un’altra parte… non so, forse è intrigante. Non fraintendermi, non sto dicendo che voglio correre a cercare un amante. Però il fatto che tu sia così aperto con me, che ti fidi abbastanza da dirmi una cosa del genere… mi fa sentire importante. Ma ho paura, sai? Paura di deluderti, o di fare qualcosa che poi ci allontani.”

Le sue parole mi colpirono. Non avevo mai considerato quanto coraggio ci volesse da parte sua per prendere in considerazione una cosa del genere, solo per amor mio. “Claudia, non voglio che tu faccia niente che non ti senti di fare.” Dissi, prendendole la mano. “Se per te è troppo, chiudiamo qui il discorso e non ne parliamo più. Non voglio che tu ti senta in colpa o sotto pressione.”

Lei sorrise, ma c’era una punta di malizia nei suoi occhi. “Oh, no, caro, ormai hai aperto il vaso di Pandora. Non si torna indietro così facilmente.” Si sporse verso di me, abbassando la voce. “Diciamo che ci penso. Diciamo che magari, senza dirtelo, comincio a guardarmi intorno per vedere come mi sento. Ti va bene?”

Il cuore mi batteva forte. “Sì.” Risposi, con la voce che tremava. “Mi va bene.”
“Ma…” Aggiunse lei, puntandomi un dito contro. “Se poi cambio idea o se succede qualcosa e tu ti tiri indietro, non venire a lamentarti con me. Sei stato tu a iniziare questo gioco.” Ridemmo entrambi, ma era una risata carica di tensione. Da quella sera, qualcosa cambiò. Non fu immediato, ma Claudia iniziò a fare piccoli commenti, a volte scherzosi, a volte ambigui. Mi raccontava di un collega che le aveva fatto un complimento, o di un tizio che l’aveva guardata in modo particolare al bar. Ogni volta, sentivo quella familiare stretta allo stomaco, un misto di gelosia e desiderio che mi faceva tremare. Non sapevo se stesse solo giocando con me o se davvero stesse “preparando il terreno”, come aveva detto. Ma una cosa era certa: il nostro rapporto stava entrando in un territorio nuovo, inesplorato, e nessuno dei due sapeva dove ci avrebbe portati.

Due sabati dopo avvenne! Uscì con un titolare di un’agenzia concorrente. Ricordo ancora, come fosse adesso, quando in bagno per prepararsi di tutto punto mi disse: “Stasera ceni da solo!” Non ci potevo credere! Non mi disse altro e quando venne in sala da pranzo trattenni il respiro vedendola vestita con una gonna corta, una camicetta trasparente e un paio di tacchi che non avevo mai visto. Era bellissima e seducente: “So che è una pazzia, ma lo faccio per noi.” Mi disse dandomi un bacio sulla guancia e uscendo di fretta.

Da solo in casa assaggiai il sapore del primo tradimento. Tremavo e sudavo ogni qualvolta pensavo a cosa stesse facendo. Era la nostra prima volta e la vissi alla stessa stregua del mio primo innamoramento. Quella sera non riuscii a concentrarmi su altro tanto meno a cenare e a dormire per cui l’aspettai sveglio seduto sul divano. Quando tornò ero ancora nella stessa posizione di quando mi aveva salutato. Dio quanto era bella, sensuale ed erotica come non mai e tra quelle trasparenze immaginai il suo corpo appagato dalla passione del suo primo amante.

Impaziente le chiesi subito di raccontarmi non trascurando alcun particolare, ma con mia e sua amarezza si sedette accanto a me e sospirando mi disse: “Tesoro, scusami, ma non ce l’ho fatta! È stato più forte di me. Stasera mi sono resa conto che non riesco ad andare con un uomo che conosco appena.” Le risposi che era già tanto quello che aveva fatto anche se in cuor mio ero profondamente deluso. Lei proseguì: “Mi conosci, sono una donna che ha bisogno di coccole, di complicità e non riesco a fare sesso senza una intesa completa.” Poi mi descrisse come era andata la serata, con lui che dopo la cena a lume di candela aveva iniziato a corteggiarla. In quell’atmosfera romantica lei si era sentita nello stato d’animo giusto per accettare le sue carezze. Insomma tutto perfetto fino a quando lui, impaziente e desideroso di averla, aveva iniziato a baciarla. Solo a quel punto Claudia si era resa conto della situazione e quando lui aveva cominciato a toccare pesantemente le sue grazie lei non era stata capace di proseguire: “Mi baciava, mi ripeteva che ero la donna più bella di tutte quelle che aveva avuto finora, insomma sembrava tutto possibile, ma quando ho sentito quella mano anonima tra le mie gambe mi sono irrigidita.”

Nei giorni seguenti, pur comprendendo i suoi dubbi, mi ripetevo che in fin dei conti era stata solo una prima volta e che la sua reazione era stata del tutto normale. Nelle mie fantasie però speravo che mi avesse mentito e che, non essendo ancora mentalmente pronta, non mi avesse detto tutta la verità, immaginando che quella serata si fosse conclusa in altro modo, con tanto di baci intimi e profondi e l’apoteosi finale. Ovvio era solo una mia fantasia, un voler credere a tutti i costi che Claudia prima o poi mi avrebbe portato nel posto fantastico dove volevo assolutamente stare. E comunque da quell’esperienza avevo capito che mia moglie non aveva bisogno di una botta e via, ma di un vero e proprio amante, ossia di una relazione duratura.

La cosa avvenne circa un mese dopo. Il destino ci venne incontro quando per ragioni di lavoro conoscemmo Sergio, un sessantenne vedovo. Un tipo stempiato con un po’ di pancia, non all’altezza di mia moglie, insomma all’apparenza un uomo ordinario che credevo mai avesse interessato Claudia. Invece non fu così. La cosa strana è che si fece palesemente avanti in mia presenza. Già la prima volta, nel salutarla, la corteggiò senza lasciare dubbi sulle sue intenzioni: “Signora lei è bellissima e immagino non le dispiaccia se le dico, anche in presenza di suo marito, che per me sarebbe letteralmente un sogno!”
Aveva colpito nel segno! La sera ne parlammo chiedendoci come avesse fatto quel tizio ad intuire i nostri propositi, tanto da non preoccuparsi minimamente della reazione che avrei potuto avere.

Fu lui il primo amante di mia moglie. Aveva quasi il doppio della sua età, ma perfettamente a suo agio, si dimostrò all’altezza della situazione. Discreto e mai invadente, ma al tempo stesso disponibile, conquistò Claudia lentamente senza forzare mai la situazione. Facemmo amicizia e le nostre uscite insieme avevano il sapore di vecchi amici con Sergio nei panni di seduttore esperto e mai fuori le righe. Consapevole del suo ruolo e del suo potere non affondò mai il colpo e forse questo fu uno dei fattori che contribuirono alla riuscita del suo e nostro intento. Lo invitammo più volte a cena a casa nostra con Claudia sempre più seducente e sexy sotto la mia attenta regia. Le sue trasparenze diventarono sempre più provocanti, ma la galanteria di Sergio si limitava a un discreto corteggiamento, nulla di più.

A quel punto fu la stessa Claudia, sfinita dalla lunga attesa e preoccupata per il mio cattivo umore, a manifestargli le nostre intenzioni. Lui rispose semplicemente: “Lo immaginavo.” Fu in quel momento che ci raccontò che quella non era la sua prima esperienza, ma che, vista la delicatezza, era abituato ad aspettare che i due coniugi facessero il primo passo.

Quella sera, dopo una cena di pesce preparata dal sottoscritto e due buone bottiglie di vino bianco, si lasciò andare e la baciò in cucina. Lei disponibile non ebbe alcuna remora a rispondere a quei baci caldi in mia presenza. Quando si appartarono nella nostra camera da letto lui mi pregò di assistere, ma per la troppa eccitazione lo invitai ad esaudire il mio sogno e che mi sarei accontentato di sentire i gemiti di mia moglie attraverso la porta chiusa. Rimasero in camera da letto per ben tre ore ed io dilaniato dal piacere ogni qualvolta sentivo Claudia urlare avevo ripetuti orgasmi spontanei.

Quando rimanemmo soli, Claudia, entusiasta ed esausta, mi disse compiaciuta quanto quell’uomo fosse sessualmente dotato e, nonostante l’età, con tempi di recupero relativamente brevi. Insomma avevano fatto l’amore per ben quattro volte e mi confessò candidamente di non aver avvertito alcun senso di colpa. Nonostante fossimo entrambi sfiniti e la luce dell’alba avesse invaso il nostro letto matrimoniale ormai piacevolmente contaminato, quella notte scoprii di nuovo il caldo dei suoi baci e l’intensità dei nostri sentimenti.

Non c’erano dubbi che quello fosse stato solo l’inizio e infatti quella figura adulta entrò costantemente nel nostro quotidiano e vivemmo praticamente in simbiosi. Alle volte capitava che fosse lui a decidere come passare le serate oppure le domeniche, a chiedere a Claudia di indossare una particolare lingerie o un tacco più alto, ma ciò che più gradivo era quando mi chiedeva di voler restare solo con lei, invitandomi a passare la serata in qualche ristorante o al cinema oppure quando avanzava il suo desiderio di dormire con Claudia col mio conseguente trasferimento nella stanza degli ospiti.

Ero in un brodo di giuggiole, mi bastava sapere quanto Claudia fosse contenta e che da solo non sarei mai riuscito a farle raggiungere quel piacere di vivere. Sapevo di ogni loro dettaglio sessuale, ma non perché partecipavo, bensì perché lei mi raccontava tutto facendomi la cronaca di ogni minima perversione ed era proprio quella complicità che mi unì ancora di più a mia moglie. Il fatto di vivere le sue emozioni attraverso le sue parole, o quando ero presente, attraverso i suoi occhi, nei momenti precedenti e successivi all’orgasmo, era come se fossi stato io dentro di lei o in qualche modo avessi partecipato in maniera determinante al suo piacere.

In quel gioco la cosa che mi affascinava maggiormente era cercare di capire cosa fosse mia moglie per l’altro uomo e se provasse le stesse mie sensazioni mentre era tra le sue cosce, se cercasse principalmente l’appagamento sessuale come in ogni altra donna o se Claudia fosse diversa da tutte le altre donne e, come era successo a me, anche lui nei momenti intimi desiderasse che un altro uomo la penetrasse.

La conferma arrivò da Sergio stesso, quando in una delle tante sere dopo aver fatto l’amore con Claudia, seduti sul divano ad assaporare un buon drink, mi confidò che anche lui, come me, era stato travolto dal potere magnetico della nostra donna e che dopo l’amore gli rimaneva spesso un sapore di incompiuto tanto da desiderare che un altro uomo, non io, completasse l’opera. Mi consolai pensando di non essere il solo, effettivamente Claudia rappresentava una specie di Madre Natura, nata per soddisfare il mondo intero con le sue cosce capienti e generose.

Tutto bene finché dopo circa un anno Sergio si stancò di quella situazione. Cominciò a diradare gli incontri serali fino a scomparire del tutto. Depressi e smarriti, ci chiedemmo ossessivamente il motivo, ma poi tramite altri clienti venimmo a sapere che si era accompagnato con un’altra donna sposata con una situazione simile alla nostra. Claudia ci rimase male e passò settimane senza dire una parola. Chiusa nella sua sofferenza e addolorata per aver perso definitivamente quella complicità vitale non ammise mai di essersi innamorata, ma fui io a subire il contraccolpo peggiore provando la stessa sensazione di dolore di quando da ragazzo venivo lasciato.

Ci sentimmo senza fili, come se le nostre vite non avessero più senso di essere vissute. Ci amavamo certo, ma comprendevamo benissimo quanto quell’addio ci avesse scavato una voragine dentro. La cosa assurda però era che avevo il timore che la nostra infelicità portasse inevitabilmente alla fine della nostra storia, cosa che non avevo mai considerato quando Claudia era costantemente tra le braccia di Sergio. Cercai in qualche modo di sopperire a quella mancanza, provai anche a fare l’amore, ma in quel film come già sapevo la mia vocazione non era quella dell’attore, ma solo del regista.

Dopo Sergio provammo ancora con altri e Claudia nel tempo ebbe varie relazioni sia di lunga durata che di un solo giorno e addirittura di qualche ora, ma non fu la stessa cosa. Quasi tutti gli uomini che nel tempo si sono succeduti nel nostro letto e tra le cosce di mia moglie, principalmente cercavano il solo appagamento sessuale e alle volte il piacere di essere riconosciuti come bravi amanti. Mai anteponevano alle loro performance quella complicità necessaria e vitale per me e mia moglie. Gretti e senza stile svolgevano il loro compitino come se facessero l’amore con una single senza pensare che il piacere di Claudia passava necessariamente per il mio coinvolgimento mentale e che a tutti gli effetti almeno con la testa facevamo l’amore in tre.

Dopo tante penare incontrammo a una festa di amici Giovanni. Con lui Claudia tornò la femmina viva e piena di entusiasmo che avevo apprezzato ai tempi di Sergio. Giovanni faceva lo scrittore di romanzi erotici e conosceva i tempi giusti sempre all’insegna di una sana trasgressione. A poco a poco Claudia divenne la sua musa e la protagonista dei suoi racconti replicando per filo e per segno quelle fantasie nella realtà. Fu lui a convincerla di quanto erotismo emanasse il suo corpo e quanta sensualità trasbordasse dal suo aspetto di femmina sempre più sexy.

Eccitata e fiera di quell’idea Claudia comprese quanto gli sguardi degli uomini fossero linfa per il suo essere donna cambiò così il suo modo di vestire, esaltando le sue forme e non distinguendo più i vari momenti della giornata al punto che prepararsi per una cena intima o andare al supermercato non faceva più alcuna differenza.
Giovanni convinto di quanto il desiderio fosse di gran lunga più essenziale della pratica sessuale non si fermò alla sola cura di Claudia e dopo aver ottenuto i primi successi si rivolse al sottoscritto e sempre per valorizzare quella meravigliosa creatura non tardò a coinvolgermi mentalmente al punto che, diversamente da Sergio, assistevo regolarmente alle loro prestazioni, senza però partecipare.

Fu lui ad esaltare il mio ruolo passivo, e devo ammettere che quelle situazioni, inizialmente così destabilizzanti, iniziarono a scavare dentro di me, portando alla luce emozioni che non avevo mai osato esplorare così a fondo. Giovanni aveva un modo di fare che era allo stesso tempo magnetico e provocatorio, come se ogni suo gesto fosse calcolato per spingere sia me che Claudia oltre i nostri limiti, ma con una naturalezza che rendeva tutto quasi inevitabile. Era un maestro nel creare scenari in cui il desiderio si intrecciava con la tensione, e io, in quel ruolo di osservatore, mi trovavo a oscillare tra un’eccitazione quasi insostenibile e un senso di debolezza che mi faceva tremare.

Quando andavamo al ristorante in tre, per esempio, c’era qualcosa di elettrico nell’aria. Giovanni si sedeva vicino a Claudia, e io di fronte, come un testimone silenzioso di un gioco che avevo desiderato ma che ora mi trovavo a vivere con un’intensità che non avevo previsto. Lui le prendeva la mano, le sfiorava il braccio, o si sporgeva per baciarla, lentamente, con una sensualità che sembrava sfidare gli sguardi degli altri avventori. Io sentivo il cuore battermi forte nel petto, un misto di gelosia, desiderio e una strana forma di orgoglio.

Vedevo gli occhi degli sconosciuti posarsi su Claudia, sulla sua bellezza che Giovanni esaltava con ogni gesto, e mi rendevo conto che lei brillava come non mai. Era come se la sua sensualità, che avevo sempre amato, fosse amplificata da quel contesto, e io, pur essendo escluso dal loro contatto fisico, mi sentivo al centro di quella scena, perché era il mio desiderio a orchestrare tutto.

Ogni volta che Giovanni la toccava in pubblico, accarezzandole la schiena o sfiorandole il sedere mentre parlava, sentivo una stretta allo stomaco, ma non era solo gelosia. Era come se il mio corpo reagisse a quella visione con un’energia che non riuscivo a controllare. Mi accorgevo degli sguardi degli altri, di come la osservavano, e in quei momenti mi sembrava di essere contemporaneamente il regista e lo spettatore di un film che avevo sempre sognato. Giovanni lo sapeva, e spesso mi lanciava un’occhiata complice, come a dire: “Vedi? È questo che volevi.” E aveva ragione. Era esattamente ciò che avevo immaginato, ma viverlo era mille volte più intenso di qualsiasi fantasia.

Le situazioni in macchina erano ancora più cariche. Quando Giovanni accostava improvvisamente, magari in un parcheggio isolato o lungo una strada poco illuminata, e si voltava verso Claudia per baciarla, chiedendole la bocca con una determinazione che non lasciava spazio a esitazioni, io, seduto sul sedile posteriore, mi sentivo come intrappolato in un vortice. “Guardala.” Mi diceva, con quella voce bassa e sicura, mentre lei scivolava con la testa tra le sue gambe. “Guarda quanto è bella.” E io guardavo. Non potevo fare altro. Vedevo il modo in cui lei si abbandonava a lui, la passione con cui le procurava piacere, il suo respiro che cambiava. Era bellissima, e il mio desiderio per lei non era mai stato così forte, ma era intrecciato a una sensazione di impotenza che mi faceva quasi male. Ero lì, a pochi centimetri da loro, recitando un ruolo passivo ma meravigliosamente attivo.

Quelle scene mi scuotevano profondamente. Da un lato, c’era un’eccitazione fisica che mi travolgeva, una sorta di adrenalina che mi faceva sentire vivo come non mai. Dall’altro, c’era un sottofondo di insicurezza, un timore che forse stessi perdendo qualcosa, che Claudia potesse scivolare via da me, anche se il suo amore per me non sembrava mai vacillare. Giovanni, con la sua abilità di leggere le persone, lo percepiva. Una volta, dopo una di quelle serate, mentre Claudia era in bagno, mi prese da parte e mi disse: “Non devi avere paura. Lei è tua. Tutto questo è per voi due, non solo per lei.” Quelle parole mi rassicurarono. Mi piaceva essere passivo, mi piaceva osservare, mi piaceva quella sensazione di essere escluso e allo stesso tempo incluso in un gioco che avevo creato io stesso.

Ogni volta che tornavamo a casa dopo quelle uscite, Claudia mi cercava con un’intensità nuova. Era come se l’energia che Giovanni risvegliava in lei si riversasse anche su di me. I nostri momenti intimi erano carichi di una passione che non provavamo da anni, e io mi rendevo conto che, nonostante le mie insicurezze, quel percorso ci stava davvero avvicinando. Ma c’era sempre quella vocina dentro di me, quella che mi chiedeva: “E se questo ci portasse troppo lontano? E se, alla fine, non riuscissi a gestire ciò che ho chiesto?” Eppure, non riuscivo a fermarmi. Ogni sguardo di Claudia, ogni gesto di Giovanni, ogni situazione che ci spingeva oltre i confini del nostro matrimonio tradizionale era come una droga. E io, nel mio ruolo passivo, mi sentivo vivo, vulnerabile, e incredibilmente legato a lei, come se il nostro amore si stesse riscrivendo in una lingua nuova, pericolosa, ma irresistibile.

Furono tre anni bellissimi, ma poi Giovanni vinse un concorso di letteratura e chiamato da un grande giornale del Nord si dovette trasferire in un’altra città a quasi seicento chilometri di distanza. Questa volta non subimmo alcun tracollo, ormai Claudia andava da sola e ci furono altri uomini sapientemente scelti da lei e in grado di appagare la nostra complicità.

Ora, dopo tanti anni, le cose non sono cambiate, anche se Claudia non né più la donna avvenente desiderata da tutti. Ogni tanto qualche breve relazione rinvigorisce il nostro ménage, ma soprattutto passiamo le nostre serate mano nella mano ricordando i tempi migliori, elogiando in tutto e per tutto la nostra vita passata e compatendo la stragrande maggioranza delle coppie che hanno vissuto la loro esistenza noiosa nell’insoddisfazione più assoluta e che, per mancanza di dialogo o per vergogna, hanno preferito il dovere al piacere.





Questo racconto pur basato su fatti di
cronaca è opera di pura fantasia.
Nomi, personaggi e luoghi sono frutto
dell’immaginazione dell’autore e
qualsiasi somiglianza con
fatti, scenari e persone è del tutto casuale.

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