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AMARSI? CHE CASINO! 
Viaggio a Sihanoukville Cambogia
Il Paese delle
Meraviglie
Seduto in un Girl Bar
di Victory Hill incontro Keo una ragazza molto graziosa che mi
chiede di sedersi. Le dico che sono qui per
un reportage e se è disposta a farsi intervistare. Lei annuisce ed
al prezzo di una prestazione non consumata
accetta di parlare...

Mi trovo a Sihanoukville la città portuale nella
Cambogia meridionale, affacciata sul golfo del Siam. È
la terza città cambogiana per importanza, ma fino al
1955 Sihanoukville non esisteva! Era praticamente una
fitta giungla impenetrabile e disabitata. Poi la
costruzione del porto commerciale diede vita a questa
nuova città chiamata Kampong Saom, ma tutti iniziarono a
chiamarla Sihanoukville in onore del sovrano dell’epoca
Norodom Sihanouk.
Nei primi anni ‘80, dopo la
caduta dei Khmer Rossi il villaggio si è trasformato in
meta balneare e dal 2018 ha subito un profondo
cambiamento tramite il programma cinese Belt and Road
“La Nuova Via della Seta”, che prevedeva massicci
investimenti in infrastrutture, ma anche casinò, hotel e
centri commerciali.
Oggi Sihanoukville si
presenta come una città moderna con uno stile
avveniristico, anche se la grande attrazione della città
continuano ad essere le meravigliose spiagge bianche e
sabbiose e i tramonti che tolgono letteralmente il
fiato.
Sono seduto in un Girl Bar di Victory
Hill, con un sottofondo di Hip-Hop mi gusto il mio
Sombai con ghiaccio, un liquore di riso famosissimo da
queste parti. Qui è tutto all’insegna del mangiare, bere
e divertirsi. Tutt’intorno, in uno sfavillio di luci
rutilanti, splendide giovani ragazze cambogiane,
dispensatrici di ammiccanti sorrisi, tengono compagnia
ai turisti giocando a biliardo, esibendosi al karaoke
oppure sedendosi sulle loro ginocchia al prezzo di due
dollari. Non sono ammessi approcci sessuali, ma solo
puro e spensierato divertimento.
Mi si avvicina
una ragazza molto graziosa, è molto giovane e mi chiede
di sedersi. Si chiama Keo e quando le dico che sono un
giornalista, sembra quasi delusa, le dico che sono qui
per un reportage e se è disposta a farsi intervistare.
Lei annuisce ed al prezzo di una prestazione non
consumata mi dice che per i turisti diciamo più esigenti
esistono i saloni di massaggi a portata di qualsiasi
tasca, per 60 minuti di massaggio si paga al massimo 12
dollari. Mi guarda accavalla le gambe e alla fine con
aria maliziosa mi dice che durante il giorno da qualche
mese anche lei frequenta uno di questi centri: “Sai, qui
si pratica l’Happy Ending, ossia un trattamento a base
di unguenti che, dopo prolungati preparativi con le
mani, che sempre più si avvicinano alle parti intime,
culmina con l’atto sessuale finale non completo.” Poi
confessa: “Non sono tra le più esperte, ma la maggior
parte dei clienti apprezza la mia malizia… Tu vuoi
provare?” Ammicca inumidendosi con la punta della lingua
il labbro superiore.
Non rispondo e le chiede se
da queste parti è molto diffusa la prostituzione. Mi
risponde che la prostituzione qui in Cambogia è illegale
ma che è abbastanza semplice incontrare donne a
pagamento: “Sai di solito le professioniste sciamano
dopo il tramonto sul lungomare o affollano bar, hotel,
pub e discobar aspettando il cliente sedute al bancone.
Le riconosci dai vestiti di taglio occidentale e parlano
discretamente l’inglese. Un sorriso e per 30 dollari il
gioco è fatto, mentre per l’intera notte la cifra sale a
50. I prezzi relativamente bassi sono dovuti alla
concorrenza piuttosto accesa di operatrici vietnamite e
laotiane.”
Le chiedo se anche negli hotel si
svolge il mestiere più antico del mondo. Keo sorride e
dice: “Tutto il mondo è un paese e non di rado negli
hotel è possibile imbattersi in diverse giovani ragazze
con abiti accattivanti tutte contraddistinte da un
numero fissato sulle spalline. Nella discrezione più
assoluta il cliente sceglie la signorina e comunica il
numero al personale. Pochi minuti dopo lo stesso cliente
verrà sottoposto al famoso “body massage”. Per clienti
facoltosi e più esigenti vi è la possibilità di avere
rapporti con ragazze vergini.”
“Ragazze vergini?
Domando sorpreso. Keo sorride: “Beh io non lo sono da
quando avevo quattordici anni, ma sai in Cambogia è
possibile comprare di tutto anche la verginità. La
richiesta di ragazzine illibate purtroppo è uno dei più
importanti fattori del mercato locale del sesso e la
maggiorparte delle ragazze che vende la propria
verginità, lo fa perché costretta. È sufficiente farsi
un giro sul lungomare e vedrai che verrai avvicinato da
uomini che offrono ragazze di qualsiasi età. Noi siamo
un paese molto povero e dopo la caduta del regime dei
Khmer rossi, qui vi erano presenti circa 20 mila soldati
maschi del contingente ONU. Insomma è facile intuire
come si sia diffuso il fenomeno. Si calcola oggi che in
tutta la Cambogia su 17 milioni circa di persone ci
siano circa settantamila “sex worker” ad esse però vanno
aggiunte le libere imprenditrici che sfuggono a questa
statistica.”
Keo smette di parlare e mi guarda
con i suoi occhioni grandi e neri: “Ti prego non
giudicare da occidentale, qui il fattore primario è la
povertà, la necessità di mantenere i figli e addirittura
tutta la famiglia. Ma esistono anche un’altra categoria
di giovani che non scelgono necessariamente la
professione. Sono le operaie a cottimo, quelle
stagionali, le lavoratrici alla catena di qualche
fabbrica artigianale, le braccianti che non hanno una
regolare entrata fissa e sono legate a doppio filo
all’andamento delle stagioni, delle piogge e dei
raccolti. Sono donne in origini semplici e umili dalla
profonda cultura contadina costrette a “emigrare” per
brevi periodi su questo lungomare ed esporre l’unica
merce che posseggono. Già iniziate dai loro uomini nei
campi addirittura si sorprendono per quell’interesse
morboso del turista, ma dato che di necessità si fa
virtù seguono tacitamente l’odore verde del dollaro.
Poi si alza, qualcuno la chiama al telefono, ma non
vorrebbe lasciarmi, mi dice: “Sai, straniero, mi piace
parlare con te, ma ora ho da fare, se vuoi ci vediamo
tra mezzora…” Non rispondo. E lei aggiunge: “Capisco le
tue perplessità, ma devi capire che qui non c’è nulla di
male fare l’amore a pagamento, non è come
nell’occidente. Qui il sesso è un’appendice ad una
serata romantica. Qui si esce, si va a cena, si fa una
passeggiata sul lungomare, si balla, ci si bacia e se
poi c’è un’affinità particolare si va a letto…” La
guardo, è molto bella, mentre parla si spalma di rosso
le labbra guardandosi dentro un minuscolo specchietto.
Le dico che la mattina seguente ho il volo per
Roma. Lei si alza e fa per andare non prima di avermi
detto: “Peccato.”
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
IMMAGINE GENERATA DA IA


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