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RACCONTI
 
 

Adamo Bencivenga
Ossessione
 





Kiko è una ragazza di diciotto anni di buona famiglia, ma povera, frequenta la quinta liceo in un quartiere benestante di Tokio. Il suo compagno di banco è un bel ragazzo di nome Kazuko, lui è considerato una specie di genio ed ha la media del nove in pagella. Di famiglia benestante, abita in una villa circondata dal verde e fiori di ciliegio e l’unico suo svago è andare la domenica a vedere la partita di calcio del Football Club Tokyo, sua squadra del cuore.
Kiko ne è innamorata dalla terza liceo quando quel bel ragazzo timido e dagli occhi grandi è arrivato nella sua classe. Sono usciti due volte insieme, ma sempre in gruppo se si esclude quella volta quando all’uscita di scuola lei lo ha accompagnato a casa col suo motorino. Di solito è accompagnato dall’autista e qualche volta da sua madre che fa l’insegnante proprio in quel liceo.

Kiko lo adora, lo sogna, più volte di notte ci fa l’amore, più volte di giorno sente le sue mani sui suoi piccoli seni, ma Kazuko non è consapevole di quel desiderio morboso e Kiko si chiede spesso, semmai lui lo sapesse, come si comporterebbe, anche se è convinta che anche lui la desidera e che quell’indifferenza nei suoi confronti deriva semplicemente dall’educazione ricevuta.
Per questo non vuole dichiararsi perché pensa che se qualora lo facesse non saprebbe mai quanto la reazione di lui, sicuramente positiva, possa essere più o meno spontanea. Certo stanno frequentando l’ultimo anno ed a breve la scuola finirà per cui Kiko sente il tempo scivolare dalle sue mani. Quindi avendo solo poche settimane a disposizione decide di dargli degli indizi in modo che a poco a poco le loro anime si fondano senza che Kazuko ne sia consapevole o sia spinto a farlo.

Kiko sa che quell’amore folle, se non corrisposto, la porterà nel profondo di una vera e propria ossessione per cui cerca di bruciare la sua passione conoscendo ogni dettaglio della sua vita e come tutti gli innamorati vuole sapere tutto su di lui, conoscere le sue abitudini, come e dove vive, ma senza che lui per il momento sappia niente di lei. Allora studia un piano e alla fine decide di andare di nascosto a casa di Kazuko.

Una mattina durante il compito di Arte lei finge di stare male, chiede il permesso al professore ed esce prima da scuola e senza alcun ripensamento si dirige a casa di lui. Kiko sa che a casa di Kazuko non c’è nessuno. Il padre è un manager di una grande azienda meccanica e lavora fuori città. La madre invece è un’insegnante a tempo pieno in quella scuola. Entrambi inflessibili hanno come unico scopo l’educazione dei loro due figli e nella loro famiglia regna ordine e disciplina morale. Kazuko ne soffre, e, come tutti i ragazzi della sua età, oltre allo studio, vorrebbe avere qualche distrazione, ma non ne ha mai parlato con Kiko perché è dell’idea che le questioni di famiglia non debbano uscire da quelle quattro mura.

La casa di Kazuko non è molto lontana dalla scuola e quando Kiko arriva sa che la chiave è sotto lo zerbino in entrata, lo sa perché quella volta quando lo ha riaccompagnato col motorino dopo la scuola, per farsi consegnare degli appunti di matematica, è entrata insieme a lui. All’interno la casa è esageratamente grande e piena di luce e Kiko con il cuore in gola e a passi felpati sale direttamente al piano superiore. La stanza di Kazuko e del fratello Akira è ordinata, i letti rifatti, i vestiti sono appesi rigorosamente in ordine di colore nell’armadio. Dopo aver curiosato nei cassetti guardando le loro foto di famiglia, si distende sul letto di Kazuko. Lo riconosce perché sulla spalliera è appesa la maglia della sua squadra del cuore.

Ora guarda il soffitto e prende un bel respiro. Oh sì, è emozionata, percepisce l’odore di lui che riempie tutta la stanza, vorrebbe toccarsi, ma tiene a freno l’impulso di masturbarsi. Non lo fa per autodisciplina anche se l’istinto è travolgente. Lei ha lei sue regole e ci sono cose che può e non può fare, ma fondamentalmente perché crede che non sia ancora giunto il momento.
Kiko ora si guarda nel grande specchio vicino alla porta, immagina quante volte quel vetro abbia riflesso il volto di lui e per un attimo pensa che rimanendo ferma ed immobile il suo volto rimarrà impresso a tal punto che quando Kazuko tornerà a casa, lui inconsapevolmente, vedendo il suo volto crederà di avere delle allucinazioni al punto di cercarla, desiderarla ed amarla. Non ne è sicura però e allora per lasciare traccia del suo passaggio tira fuori dal suo zainetto un assorbente e lo mette in fondo al primo cassetto del comodino. Non sa bene quale sia il significato recondito di quel gesto e si limita a pensare che quell’assorbente sia solo un segno che testimoni la sua presenza in quella stanza e quindi quella visita segreta non rimanga totalmente inutile.

Kiko è una ragazza modello, ha ottimi voti a scuola e sia gli insegnanti che i suoi genitori hanno molta considerazione per la sua onestà e moralità. Quindi sa di rischiare e se venisse scoperta ne andrebbe della sua reputazione, ma ciononostante non riesce a frenare il suo impeto. L’odore di quelle lenzuola incontaminate diventa una specie di droga e come un cane inizia ad annusare ogni oggetto che possa ricondurla a lui, ma ora si è fatto tardi, sa che tra poco il ragazzo tornerà e allora per glorificare la sua impresa cerca un oggetto per portarlo con sé. Ovvio un oggetto insignificante che non si noti, tipo un pennarello, una spazzola, per farci l’amore la sera stessa nella penombra della sua stanza e stabilire così un forte legame di complicità col suo amato.

Kiko ora è soddisfatta, ma all’improvviso sente dei rumori proveniente dal giardino, entra nel panico, allora spaventata esce di fretta e giurando che non metterà più piede in quella casa, ma non è così, perché puntualmente il giorno dopo, non vedendo in Kazuko alcuna reazione, fa finta di sentirsi di nuovo male ed esce da scuola. All’insegnante di filosofia dice di avere le sue cose e che deve distendersi sul letto, ma il letto è quello ordinato, bianco e pulito di Kazuko. Questa volta Kiko ammirandosi nel grande specchio si spoglia completamente nuda, e strusciandosi su quelle lenzuola si accarezza le parti intime trattenendo il respiro fino a quando un impeto più forte la fa crollare ed allora prende l’assorbente, ancora in fondo a quel cassetto, e masturbandosi lo imprime dei suoi umori.
È un orgasmo dirompente, un piacere quasi violento che mai ricorda di avere avuto, niente a che vedere con le sue sterili pulsioni precedenti. Si sente pronta e donna pensando che tutto il merito sia dell’inconsapevole Kazuko. Ancora più di prima lo crede indispensabile e che sia l’esatto completamento del suo essere donna. Come nell’amore vero, immersa in un mare di coccole, pensa alla bocca di Kazuko tra le sue gambe, ma sa che il tempo è scaduto e allora lo prega a voce alta di smettere, fino a quando, tornando nella dura realtà, rimette a posto l’assorbente inumidito dentro il cassetto ed esce. Sente in cuor suo di aver completato l’opera, ora è certa che Kazuko qualora dovesse trovarlo annuserà l’assorbente e si chiederà di certo il motivo. Ovvio è solo un indizio che non porta direttamente a lei, ma di sicuro lo farà pensare.

Ora Kiko cammina leggera e spensierata per le vie di Arakawa illudendosi di aver fatto per la prima volta l’amore con Kazuko. Addirittura sente l’odore del suo sesso pensando che la prossima volta sarà ancora più coinvolgente. E la prossima volta è esattamente la mattina successiva quando Kiko decide di non andare a scuola e recarsi direttamente a casa di Kazuko. Questa volta in uno slancio di coraggio si toglie le mutandine e le nasconde in fondo al cesto della biancheria sporca in bagno. Ancora una volta non sa bene quale sia il significato, ma si sente appagata perché avverte che attraverso quegli indizi si stia ineluttabilmente fondendo con lui e con quella casa che ora indiscutibilmente le appartiene.

Lei sa che l’indifferenza di Kazuko dipende esclusivamente dalla rigida educazione ricevuta dalla sua famiglia per cui si sente come se gli stesse dando gli strumenti per ribellarsi e sfuggire al controllo rigido della madre. A tutti i costi vorrebbe portarlo sulla via della perdizione o quanto meno convincerlo che al mondo esistono anche altre donne oltre sua madre, alle quali non si deve ubbidire, ma farci l’amore. Kiko immagina che quelle mutandine, chiunque le dovesse trovare, saranno il segno specifico di uno scompiglio del rigore di quella famiglia. Sua madre di certo si chiederà perché mai quell’indumento femminile immorale e dirompente sia nella loro casa incontaminata.

Kiko ora esce dal bagno, è sul corridoio, per fare in fretta si spoglia perché desidera raggiungere la stanza di lui e distendersi nuda sul letto. Non sa se ci farà di nuovo l’amore, ma desidera con tutta se stessa impregnare i suoi umori su quelle lenzuola candide. È felice, per la contentezza saltella come un’adolescente e sussurra una vecchia filastrocca: “Kagome kagome, Kago no naka no tori wa” (L'uccello è nella gabbia, quando, oh quando verrà fuori?”, ma in quell’attimo succede qualcosa che Kiko non aveva previsto. Nuda sul corridoio sente dei rumori, qualcuno sta aprendo la porta di casa, lei pietrificata sa che è intrappolata e non può scappare. Cerca di coprirsi, ma goffamente nasconde solo il seno, lasciando a quell’uomo, con la faccia allibita, la vista del suo fiore umido. Lui ha all’incirca il doppio dei suoi anni, indossa un elegante completo grigio e ha in mano una 24 ore da manager. Per Kiko non ci vuole molto a capire chi sia quell’uomo. Spaventata rimane muta, ma il padre di Kazuko le sorride chiedendole chi sia, Kiko a qual punto arrossendo e balbettando dice di essere la nuova cameriera.

Kiko è una bellissima diciottenne, non è alta, ma ha i capelli lunghi e neri come i peli del suo pube e le sue forme sono già da donna matura. Alla vista di quel fiore inatteso l’uomo non può che comportarsi da uomo, per cui non vuole spaventarla, e avendo il timore che la ragazza si rivesta in fretta e scappi via si sforza di credere che sia davvero la nuova cameriera e per questo motivo decide di non farle altre domande. Kiko però ha un solo scopo nella sua mente, ossia che questo contrattempo non vanifichi per nessuna ragione al mondo il suo piano. E per non fallire sa che c’è un solo modo per comprare quel segreto, far sì che quell’uomo diventi suo complice. Allora sale le scale e il quarantenne stordito da quelle movenze la segue. Kiko senza parlare si distende sul letto e a quel punto nuda non deve far altro che attendere.

È questione di attimi perché quell’uomo integerrimo potrebbe cambiare idea e allora lei lo invita e lui senza pensarci si spoglia ed entra in lei. Durante l’amore lui le sussurra che è un regalo inaspettato mentre lei trova la forza di eccitarsi pensando che comunque quel pene così eccitato dentro di lei è un altro indizio sparso in quella casa. Quando si rivestono lei ammette di essere un’amica di Kazuko e lui che volentieri manterrà quel segreto a patto che ci sia la possibilità di ritrovarla nuda lì in casa sua al ritorno del prossimo viaggio di lavoro. Kiko sa che quello che ha fatto non piacerà a Kazuko, ma sa anche che è stata un’opportunità insperata, che quella complicità segreta è una manna che piove dal cielo e per questo non dice di no, anzi non dice nulla.

Assorbente, mutandine, l’amore con suo padre, tre elementi consistenti che avrebbero sconvolto i meccanismi di ogni famiglia normale, ma in quel caso tutto rimane come se niente fosse successo. Kiko ci pensa, mentre i giorni passano e Kazuko continua ad essere indifferente e Kiko, sempre più innamorata, deve ammettere, suo malgrado, che quegli indizi lasciati nella sua casa sono stati penosamente inefficaci. Allora qualche giorno dopo torna di nuovo a casa di Kazuko, questa volta lascia in bella mostra sul bordo della vasca il suo reggiseno rosa a fiori chiedendosi se Kazuko lo abbia mai intravisto sotto la sua camicetta trasparente e se possa riconoscerlo. Poi si dirige verso la stanza di Kazuko, chiude la porta, prende l’assorbente in fondo al cassetto e inizia a masturbarsi, ma mentre è distesa sul letto sente di nuovo dei rumori. Lei crede che sia di nuovo il padre, ma quando quel qualcuno apre la porta della stanza, lei si trova di fronte un ragazzo che assomiglia come una goccia d’acqua al suo amato. Anche Akira, suo fratello, come il padre chiede chi sia e lei questa volta non risponde perché sa che il suo sesso nudo è la risposta più convincente ad ogni dubbio. Lei gli chiede di mantenere il segreto e lui il motivo di quell’assorbente, poi fanno l’amore perché lei è bella e perché tra coetanei non ci sono ragioni per non farlo.
Al culmine di quel rapporto lei lo prega di uscire perché l’unico suo desiderio è imprimere di nuovo tutto il suo orgasmo sull’assorbente, ma Akira, confuso da quella stranezza, le confessa di essere la sua prima volta e lei pensa che anche Kazuko non l’abbia mai fatto e che a tutti i costi, crollasse il mondo, dovrà essere la sua unica donna. Poi stimolata da quel pensiero domanda curiosa ad Akira quanto sia passionale suo fratello e se per caso lo abbia mai visto masturbarsi. Lui dapprima non risponde, forse per vergogna o forse perché ne è geloso, ma poi, per il desiderio di continuare a fare l’amore con lei e raggiungere insieme l’orgasmo, le rivela che ogni mattina al risveglio sente gemere suo fratello nel suo letto. Kiko è stupita, non riesce a crederci, e allora Akira, per dimostrarle che sta dicendo unicamente la verità, prende dal cassetto di Kazuko un fazzoletto sporco ancora umido e lo consegna alla ragazza. Kiko non può fare a meno di annusarlo e poi quando Akira sta di nuovo entrando, lei stringe quel fazzoletto tra le sue gambe e prega Akira di spingerlo col suo pene il più possibile dentro di lei.

*****

Ormai manca meno di un mese alla fine della scuola e la sua storia con Kazuko non ha fatto alcun progresso. Lui continua ad avere un’aria trasognata e lei continua a spargere indizi in quella casa. Alternativamente ha fatto ancora l’amore, per decine di volte, sia col padre che con il fratello, conquistando così la loro totale complicità, ma ora Kiko inizia a dubitare del suo piano, e nonostante abbia fatto dei passi da gigante quella famiglia continua la sua vita blindata che la esclude totalmente. Sembra che nulla la scalfisca al punto che la forza del significato di un assorbente o di una mutandina non è stata tale da sconvolgere il loro apparente rigore morale non creando nessun ostacolo lungo la strada della loro ipocrita rettitudine.
Lei sa che è solo apparenza perché alla sua vista sia il fratello che il padre hanno reagito come qualsiasi comune mortale, ma lei non può fare altrettanto con Kazuko e allora pensa di non avere più armi a disposizione.


*****


Sono passati cinque lunghi anni, ora Kiko fa l’infermiera nel Day Center Hospital di Tokio e vive in una piccola casa per single di 23 metri quadrati proprio di fronte alla villa di Kazuko. Ogni volta che guarda quella casa circondata dal verde e dai ciliegi in fiore Kiko scuote la testa perché nonostante tutto incredibilmente quella famiglia ha continuato a vivere la propria esistenza senza che lei sia riuscita minimamente a scalfire la più piccola delle loro abitudini. Non ha mai smesso di pensarci perché la fiamma per quel ragazzo non si è mai consumata e mai si spegnerà. Ha solo rimosso dalla sua mente le decine di volte che ha fatto l’amore con suo padre e suo fratello concedendosi con l’unico scopo di arrivare al centro nevralgico della sua ossessione. Non si è mai data per vinta anche se ora Kiko è madre di una bellissima figlia di cinque anni di nome Mamiko, ma non si è mai sposata, né accompagnata, né ha avuto altri rapporti sessuali per una singola sera. Da cinque anni consuma la sua passione di notte quando Mamiko si addormenta stringendo tra le sue gambe quel fazzoletto che ancora conserva.
Ogni mattina alle sette e un quarto puntualmente dalla sua finestra vede Kazuko uscire per andare all’università e allora chiama Mamiko, la sveglia e le dice di correre. Di fretta la prende tra le braccia e stringendo ancora quel fazzoletto indica la strada dicendo felice a sua figlia che quel ragazzo con lo zaino in spalle è suo padre.













 





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Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


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