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RACCONTI
 
 

I racconti di LiberaEva
Gilda
Memorie di una signora per bene
 




 


 
 


SECONDA PARTE


La prima cosa che feci nella mia seconda vita fu quella di riappacificarmi con mia madre. La chiamai e poi andai a casa sua. Lei mi aveva perdonata da molto tempo, ma aspettava, testarda più di me, che io facessi il primo passo. Appena entrai in casa, non feci in tempo a togliermi il soprabito e salutarla, che guardandomi mi chiese senza tanti giri di parole: “Fai la troia vero?” Purtroppo non era una domanda, ma una vera e granitica affermazione a cui per fortuna non ebbi l’obbligo di rispondere.
Nonostante quella durezza era rimasta una madre dolce e mi accolse come se fossi ancora un’adolescente. Mi portava la colazione a letto e mi coccolava in ogni momento della giornata poi dopo circa due mesi di dolce far niente, spinta da un suo amico politico e affarista, feci tre colloqui di lavoro finché venni assunta in una società finanziaria che si occupava di piccoli contratti di leasing. Ovviamente non sapevo nulla della materia e per circa un anno feci l’addetta alle fotocopie e allo smistamento delle email. Poi feci carriera e venni promossa a organizzatrice di eventi interni ossia una volta ogni due settimane dovevo organizzare l’incontro con tutti i broker sparsi per tutta Italia.
Fu in una di quelle occasioni che incontrai Giulio quello che sarebbe diventato dopo qualche anno mio marito. Se mi chiedi cosa mi abbia colpito di lui ti dico: niente, ma in quel momento, dopo tutte le mie esperienze passate, avevo solo voglia di normalità, di un uomo senza tanti grilli per la testa e in qualche modo provare a vivere virtuosamente. Così feci. Conoscendo i miei difetti, o se vuoi le mie virtù, non mi sarei mai legata ad un uomo possessivo. Del resto Giulio era ed è ancora una persona che vive e lascia vivere, virtù ormai rara nell’era del controllo sfrenato, per cui anche quando mi fidanzai ufficialmente mantenni il mio spazio vitale di libertà.

Nonostante i miei buoni propositi quel vivere virtuoso fatto di cene, viaggi, amici e troppe serate inutili davanti alla tv durò fino al compimento del nostro primo anno di matrimonio.
Col tempo perdemmo lo smalto iniziale e il sesso tra noi divenne una specie di pratica da sbrigare una volta a settimana, al buio e rigorosamente in silenzio nel nostro letto matrimoniale. Toppo poco per me! Lui non sapeva nulla della mia vita passata e più volte dopo quell’amore mi chiedevo perché mai non fossi come tutte le mogli del mondo e cosa mi mancasse per essere veramente felice. Ne parlai anche con Giulio e lui disponibilissimo mi disse che in nome del nostro amore avrebbe fatto qualsiasi cosa per rendermi felice. Già, mi amava e non poco!


L’AMORE DIVERSO

Fui allora io che una sera durante l’amore gli chiesi di inventare storie piccanti, e lì a mano a mano vennero fuori tutte le nostre fantasie. La più ricorrente, almeno da parte mia, era quella di fare sesso con un altro uomo e al culmine del piacere immaginavo ad alta voce che l’uomo che in quel momento mi stava scopando non fosse lui, ma un altro e per rendere ancora più intenso quel rapporto lo chiamavo con nomi diversi. Ovvio all’inizio provai un certo disagio a confessargli quell’insolito desiderio, perché credo che, in certe circostanze, serva la completa fiducia, sintonia e disponibilità del partner. Spesso in effetti si rischia di innescare nell’altro una sorta di diffidenza dovuta ovviamente alla gelosia, ma tra noi non fu così. Parlammo molto e lui scoprì meravigliato che lo scambio di coppia era una delle fantasie erotiche più comuni, ma non certo la sua, anche se devo dire teoricamente mi assecondava in tutti i modi.

Comunque dopo quella volta durante i nostri rapporti cominciammo a costruire storie più reali ed ecco lì che nel bel mezzo del nostro rapporto interveniva un uomo alle volte biondo, altre moro, muscoloso o meno, giovane o uomo fatto, ma comunque sempre con un fisico ben definito che si metteva tra di noi e completava magnificamente il mio desiderio. Quelle furono le prime volte che vidi mio marito discretamente coinvolto, tanto ce tra noi si sviluppò una sintonia perfetta anche se rimasi io la parte trainante preoccupandomi di oliare quei delicati meccanismi di dettagli e sensazioni sempre più profonde. In quel momento ancora non vi era nulla di razionale, i personaggi che ci venivano a trovare nel nostro letto non erano mai reali ed ogni volta avvertivo una forte tensione mista a curiosità e piacere. In effetti anche Giulio, seppure intimidito, alla fine convenne che quella pratica fosse un modo per uscire dalle nostre consuetudini.
Poi senza dirgli nulla andai oltre e mentre facevamo l’amore i nomi che urlavo divennero nella mia mente personaggi reali, tutti rigorosamente miei ex amanti o clienti. Ovvio lui non poteva sapere, ma in quell’istante erano tutti lì già pronti ed eretti sulla soglia della mia fica. C’era Maurizio, Marco, Giovanni, Giancarlo, il marito della parrucchiera, il professore del bordello, e tutti mi scopavano a turno ed io ogni volta lanciavo urli disumani giurando che in quel momento non fosse un unico pene e per giunta quello di mio marito.

Giulio ignaro di tutto ciò che affollava la mia mente e la mia vita passata, non si tirò indietro, né la prima sera né altre sere, finché gli proposi di rendere ancora più reale quella fantasia. Lui più incuriosito che effettivamente intrigato accettò e allora lo trascinai una sera davanti al computer curiosando sui tanti siti d’incontri, convinta com’ero che il sesso con partner diversi sarebbe stato il nostro toccasana e ci avrebbe schiuso inimmaginabili orizzonti di piacere infinito e soprattutto la mia fedeltà verso mio marito ancora rimasta intatta.
Sì vero, ero orgogliosa di me stessa quando nuda allo specchio guardavo le mie parti intime con la consapevolezza che nessuno oltre a Giulio aveva avuto il piacere di penetrarla! Certo lui non poteva immaginare il valore assoluto di quella fedeltà visto che non era al corrente di quanti prima di conoscerlo avessero soggiornato da quelle parti.

Ma volevo resistere con tutta me stessa per cui mi affidai a quelle fantasie che consideravo l’unico tentativo per non lasciarmi andare e quindi tradirlo. Certo il timore era forte anche perché la realtà purtroppo è ben differente dai desideri della propria mente ed a dirla tutta avevo dei forti dubbi in quanto ero convinta che una situazione eccitante, non sempre mantiene la sua potenzialità erotica quando viene resa reale e soprattutto quando tra i partner si viaggia a due velocità.

Comunque lo convinsi dicendogli che ormai il nostro rapporto era più che consolidato e che quindi quella pratica non avrebbe in alcun modo scalfito la nostra relazione. Solo a quel punto lo vidi più attivo e leggendo quei post di tante persone in cerca di scambio di coppia ci diede inizialmente una scossa di adrenalina così forte che sulle ali dell’eccitazione il letto diventò la naturale conseguenza. Gli promisi comunque che quella fantasia non avrebbe mai oltrepassato i limiti più bui della mia mente e della nostra casa. Ma non fu così perché qualche sera dopo iniziammo a chattare con diversi sconosciuti sia single che coppie le quali avendo la nostra stessa esigenza ci fecero scoprire un mondo parallelo e non dissimile dalla mia concezione del sesso. Ci sorprendemmo a rispondere in maniera disinvolta confessando senza alcun timore il nostro desiderio profondo. Per cui dopo sere passate a fantasticare stabilimmo, se per caso ci fosse stata l’occasione, che per iniziare sarebbe stato meglio una coppia che un uomo singolo, ovvero una situazione paritaria con cena e dopocena, come due normali coppie di amici, in modo da stabilire una minima intesa, una forte complicità e nel contempo armonizzare la parte più imbarazzante ovvero il momento in cui saremmo dovuti passare al dunque.

La cosa andò avanti per alcune settimane con estremo piacere, ma entrambi ci rendemmo immediatamente conto che il primo grande problema per un eventuale incontro sarebbe stata l’affidabilità e la serietà dell’altra coppia. Tutte le persone che contattammo avevano in comune, in quanto coppie, l’esuberanza, la tracotanza e la leggerezza, nell’affrontare quell’argomento. Del resto in quattro, sarebbe stato ancora più difficile ricercare la totale armonia, ma oramai eravamo decisi a fare il primo passo.

Sempre tramite chat conoscemmo una coppia di Latina, loro erano inesperti quanto noi, forse quella fu la nostra fortuna che ci convinse a lasciarci andare. Avevano avuto una sola esperienza, ma dopo la prima frequentazione non erano arrivati al dunque. Non potevamo chiedere di meglio!
Ci incontrammo in un casello dell’autostrada e poi proseguimmo insieme verso il ristorante prenotato. Lei era mora, più o meno della stessa mia età, molto appariscente e formosa. Si presentò con un tubino rosso corto e attillatissimo, due tacchi meravigliosi, un paio di calze a rete nere e una secchiata di rossetto rosso fuoco sulle labbra. Lui invece si dimostrò un tipo simpatico e socievole, capelli biondi ed occhi celesti, ma niente a che vedere con i maschi che frequentavano le mie fantasie.
Durante la cena parlammo di viaggi, di cinema, moda insomma di tutto tranne che di sesso, ma si sentiva nell’aria che tutti e quattro non aspettavamo altro che quel famoso dunque. Parlammo dei nostri rispettivi rapporti di coppia e loro ci dissero che quegli incontri rappresentavano il loro ultimo tentativo per rinvigorire il loro legame ormai spento.
Dopo cena, per non dare nell’occhio prendemmo due stanze in un albergo vicino al ristorante. Ovviamente una rimase vuota, mentre nell’altra, senza renderci conto del tempo che passava, vedemmo l’alba insieme.

Il tizio non perse tempo, entrati in stanza mi disse che gli facevo sangue e non aveva aspettato altro che quel momento, quindi iniziò a baciarmi ed a spogliarmi, la moglie invece si lanciò in un sensualissimo defilé facendosi apprezzare per il suo guardaroba di lingerie francese. Beh sì avevano mentito, non erano certo alla prima esperienza e la loro intraprendenza confermò i miei dubbi.
Quando lui mi sfilò le mutandine, tutti quei dubbi incredibilmente evaporarono perché ero convinta che fare l’amore con un altro uomo, fondendomi negli occhi di mio marito, mi avrebbe fatto letteralmente esplodere senza alcuna inibizione. Non so come dire, si approda in un’altra dimensione difficilmente spiegabile, nel senso che oltre al piacere del sesso si è coinvolti cerebralmente e totalmente. Durante l’atto però il mio pensiero fisso rimase per tutto il tempo sulla reazione di mio marito, solo la sua totale partecipazione e il suo implicito assenso mi avrebbe dato la sensazione di essere libera e godermi ogni affondo dell’altro che intanto aveva guadagnato senza troppi preamboli le mie parti più intime, prima leccandomi e una volta pronta affondando come lama in un burro la sua turgida eccitazione. Insomma avrei potuto fare qualsiasi cosa con l’approvazione totale e indiscriminata di mio marito.

E in effetti fu tutto meraviglioso tranne la nota dolente di Giulio. Durante l’amore con lo sconosciuto mi accorsi che lui invece di scoparsi quel meraviglioso esemplare di femmina, tutto tette e culo, preferì guardare me e il mio partner anziché lasciarsi andare. A quel punto anche la donna, decisamente delusa, si masturbò guardandoci fino a quando non pretese da suo marito la giusta razione che Giulio le aveva negato. A quel punto per rendere più trasgressivo quel rapporto la baciai in bocca e sul seno finché esplose con mia enorme soddisfazione.

Con Giulio ne parlammo in auto sulla strada di ritorno e lui mi confessò che nell’apice del suo piacere l’altra donna era stata di troppo. Insomma si era eccitato nel vedermi unicamente posseduta perché, secondo lui, il sesso con un'altra donna spegneva le potenzialità trasgressive di quell'atto unilaterale. Di fatto lui aveva superato alla grande la gelosia convenendo con me che in quelle situazioni non esiste il tradizionale concetto di tradimento, ma questo può avvenire solo nel caso che entrambi si è coinvolti totalmente e lui non lo era stato! Comunque per non spezzare le ali della mia fantasia e soprattutto per non deludermi mi disse che sarebbe stato più opportuno cercare la sintonia con una sola persona, ovviamente un uomo.


LUCIANO

Tentammo nuove ricerche, ma nessuna delle persone contattate in quei siti fece al nostro caso per cui fu lo stesso Giulio a propormi, sempre per la nostra sicurezza, di scegliere qualcuno di mia conoscenza. Ci pensai qualche giorno, poi il caso volle che ci si ruppe il computer per cui Giulio invitò a cena un suo vecchio compagno di scuola, informatico, carino, simpatico e di bell’aspetto. Ne parlammo e decidemmo di sfruttare al volo l’occasione.
Preparai una cena squisita a base di pesce e per allietare gli occhi dell’invitato indossai un vestitino rosso corto e molto scollato non trascurando i dettagli del tacco alto e la calza velata.
Mio marito si occupò dell’ambiente con tanto di luci soffuse, candele profumate alla vaniglia e musica new age adatta per l’occasione. Tutto era pronto e quando Luciano magicamente fece ripartire il nostro pc ci mettemmo seduti a tavola. Purtroppo Giulio non ebbe il coraggio di anticipare alcunché al suo amico, un po’ per timidezza, ma soprattutto perché lo riteneva funzionale al nostro desiderio in quanto il tizio, stanco della moglie, gli aveva confessato più volte di aver avuto relazione extra e con donne sposate.
Per il timore di essere troppo espliciti e quindi per evitare figuracce inappropriate ci affidammo al caso e soprattutto al mio look compresi i conseguenti ammiccamenti, che secondo i nostri calcoli avrebbero dovuto essere esplicativi sulle nostre reali intenzioni, ma senza tuttavia comprometterci più di tanto.

La cena andò nel migliore dei modi, le due bottiglie di Grignolino d’Alba sul tavolo evaporarono in breve tempo e Luciano mi fece più volte i complimenti, tanto che, quando ci sedemmo sul divano ad ascoltare musica e bere qualcosa, credetti davvero che fosse cosa fatta. Giulio ci lasciò più volte soli, poi gli chiese esplicitamente se fossi il suo tipo, ma Luciano non entrò mai in sintonia con le nostre intenzioni, preferendo ricordare i pazzi e bei momenti di quando ai tempi di scuola lui e Giulio erano davvero spensierati. Ad un certo punto, vista la sua insistenza, si misero a sfogliare l’album di foto in bianco e nero giocando ad indovinare nome e cognome di tutti i loro compagni di scuola con annessi piccanti aneddoti su ognuno di loro. Alla fine la situazione sfociò in tragedia pura quando Luciano prese la vecchia chitarra di Giulio e iniziò a suonare e stonare le vecchie canzoni degli anni andati! Insomma fu un vero e proprio disastro al punto che il mio vestito corto e scollato, il mio seno abbondante semiscoperto e il reggicalze di pizzo nero che mostrai più volte con studiata malizia risultarono in poco tempo a dir poco inopportuni e alquanto imbarazzanti.

Insomma andò male, anzi malissimo. Quando Luciano si congedò, rimanemmo come due scemi in piedi sulla porta di casa e poi guardandoci negli occhi scoppiammo a ridere dandoci degli incapaci. Fu una risata così liberatoria che lavò in breve tempo il nostro sconforto e fece lievitare tutti i nostri sensi a disposizione. Forse fu per il vino o forse per le mancate gioie della serata che a Giulio venne l’idea di fare l’amore in auto nel nostro garage condominiale. Beh sì, era sicuramente un piccolo diversivo rispetto al solito letto matrimoniale. Già immaginavo di farmi scopare contro un pilone di cemento armato con il rischio non remoto che qualcuno potesse vederci, ma poi l’appetito venne mangiando, per cui dalla semplice scopata in garage, passammo a fantasticare qualcosa di diverso.

Ero così davvero provocante e sensuale quella sera che mio marito si rese conto quanto i soli suoi occhi fossero davvero insufficienti e che la mia esuberanza in fatto di forme e curve provocanti avrebbe avuto bisogno di una platea di certo più consistente. Così di colpo mi trascinò nell’auto e accese il motore. Eccitata com’ero non gli chiesi nulla quando lui ingranò la marcia e iniziò a guidare. Mi chiese se avessi desiderato andare in qualche locale a ballare, o fare l’amore all’aperto in un parcheggio, oppure su una spiaggia in riva al mare. Solo a quel punto mi venne in mente un articolo che avevo letto tempo prima su certi posti della città dove si incontrano di notte sconosciuti per praticare un certo tipo di sesso trasgressivo. Ricordai immediatamente il titolo dell’articolo: Car Parking Sex!


CAR SEX

Lo dissi a Giulio e lui, pigro fino al midollo, fu subito entusiasta per il semplice motivo che in quei posti non ci sarebbero stati dubbi o fraintendimenti e gli sconosciuti di turno non avrebbero faticato a capire le nostre intenzioni. Altro che Luciano e la sua squallida rimpatriata di vecchi amici!

Mi diedi subito da fare, presi il telefono, e tramite internet scovai tre quattro posti in città in cui di notte era possibile incontrare gente con le nostre stesse intenzioni. Senza aspettare oltre Giulio mise il navigatore e si diresse verso il luogo più vicino. Appena arrivati con nostra sorpresa notammo che il parcheggio era praticamente deserto, allora optammo per la seconda scelta a pochi chilometri di distanza e qui notammo due auto di grossa cilindrata parcheggiate lungo il viale. Lui fermò l’auto a distanza di sicurezza in attesa di qualche improbabile segnale. Del resto non avevamo certezza se quelle due auto stessero lì per i fatti loro o per lo stesso nostro motivo, sembrava tutto così oscuro e misterioso, ma per la curiosità di essere capitati in un posto insolito ed ambiguo i nostri fiati appannarono immediatamente i vetri dei finestrini.

Iniziammo a baciarci cercando di apparire come una normale coppia in cerca di intimità e da quella posizione notammo che nella Mercedes bianca c’era un solo occupante mentre il Suv nero era occupato da una coppia. Col fiato sospeso continuammo a baciarci facendo attenzione a ciò che eventualmente sarebbe successo intorno a noi. Passò un uomo con un cane al guinzaglio e poi due ragazzi dall’aria spassosa con delle bottiglie di birra in mano.
Dopo alcuni minuti la Mercedes bianca iniziò a lampeggiare discretamente. Capimmo immediatamente che quello era il segnale. Dissi a Giulio di toccarmi e lui, ora sì eccitato, non perse tempo. Dopo alcuni secondi anche l’altra macchina scura azionò i fari. A quel punto dissi a mio marito di accostarsi alle due auto. Giulio continuò a baciarmi ed io turbata piacevolmente da quella situazione insolita mi sbottonai il vestito rimanendo a seno nudo. Immediatamente e quasi contemporaneamente tutte e due le auto accesero la luce interna, evidentemente per farsi vedere. Poi seppi che essendo nuovi del posto la regola tacita dava a noi l’onore della scelta.

Comunque notai che l’occupante della Mercedes era un signore in giacca e cravatta ed aveva più o meno la nostra età. Nell’altra auto invece erano sedute due persone più giovani. Lui con i capelli rasati e la donna con una sensuale e vaporosa chioma rossa. Intuendo a quel punto i nostri propositi, la donna scese dalla macchina per mostrare meglio la merce che eventualmente ci avrebbe offerto. Ed in effetti costatai che era davvero una bella donna, alta, longilinea ed appariscente. La seguimmo con gli occhi. Fece due passi e poi si appoggiò allo sportello della sua auto. Con fare provocante e diretto poggiò il tacco sulla ruota in modo che dallo spacco aperto del vestito si vedesse l’autoreggente. Poi si accese una sigaretta guardando con fare ammiccante verso la nostra auto.

Ebbi una sensazione di caldo, la presenza di quella donna mi diede la giusta carica al punto che, se Giulio me lo avesse chiesto, l’avrei emulata volentieri. Vedendola così sensuale, lo ammetto, nutrii dei forti dubbi sulla scelta e allora, quasi imbambolata, chiesi a Giulio quale fosse la sua preferenza. Lui memore dei nostri vecchi discorsi non ebbe dubbi. Senza parlare puntò il suo dito indice in direzione dell’uomo della Mercedes. A quel punto invitai mio marito a non perdere tempo e scendere dall’auto. Lui vedendomi così vogliosa scese immediatamente, ma fatti due passi, lo vidi esitare e poi barcollare, le gambe gli tremavano e indiscutibilmente stava pagando il giusto prezzo della sua, nostra prima volta. Allora decisi di corrergli in aiuto, anche perché mai avrei potuto sopportare che la cosa non fosse andata come ormai avremmo desiderato.

Ci avvicinammo lentamente. Il tizio della Mercedes molto gentilmente abbassò il finestrino e ci tolse immediatamente dall’imbarazzo. Umilmente ci disse che fino ad un istante prima avrebbe scommesso di non avere alcuna chance rispetto alla coppia e che quindi non avrebbe mai immaginato che la scelta fosse ricaduta su di lui. Poi, senza aspettare risposta, ci confidò che vivendo da solo preferiva alle volte passare la notte in luoghi dove nulla fosse scontato accettando l’imprevisto e il rischio di un nulla di fatto. Era uno scrittore e adorava osservare attentamente le persone, le loro anime e i loro istinti più veri. Disse che solo in rarissime circostante le persone si presentano come sono realmente senza alcuna sovrastruttura comportandosi in maniera assolutamente sincera e questa era una di quelle.

Ci disse di chiamarsi Paolo, di essere single per scelta e che adorava quel tipo di situazioni anche se, come succedeva spesso, non portavano ad alcun risultato concreto. Il più delle volte si accontentava di rimanere un effimero spettatore, ma il fatto di vedere un uomo che offriva la propria donna ad uno sconosciuto era pur sempre un piacere incommensurabile, più eccitante di qualsiasi amore a pagamento o di qualche film porno visto in tv. A quel punto mi squadrò da capo a piedi, fece i complimenti a Giulio dicendogli che aveva un bel coraggio ad offrire al piacere degli altri una bellezza simile e poi ci pregò, se avessimo accettato, di seguirlo con l’auto.

Giulio mi fissò e non vide nei miei occhi alcun dubbio, per cui saltammo in macchina e seguimmo l’auto in silenzio, ipnotizzati da quei due fanalini rossi che ci stavano conducendo in un posto chiamato perdizione. Dopo circa un centinaio di metri, attraversammo un grosso cancello aperto di una rimessa di grossi camion e parcheggiammo le nostre auto, distanziate di qualche metro, al riparo di quei tir. Sicuramente, pensai, non ci avrebbe visto nessuno.


PAOLO

Salimmo sulla sua bella auto spaziosa, io davanti, sul sedile anteriore accanto a lui e Giulio dietro. Ci presentammo e lui mi fece di nuovo i complimenti, per l’aspetto e soprattutto per come ero vestita per quella insolita serata. Poi da esperto, chiedendo il permesso a mio marito, mi tolse le mutandine sfiorandomi delicatamente tra le cosce, ma senza alcun trasporto. Ebbi un sussultò e istintivamente aprii le gambe. Lui invece di proseguire si ritrasse, si voltò verso Giulio e indicandomi disse: “Vede, una donna va lasciata decantare come il vino rosso.”
Così dicendo mise il suo dito medio tra le mie labbra e mi chiese di ciucciarlo. Poi sempre rivolgendosi a Giulio disse: “Vede, la sua dolce mogliettina è così vogliosa che vorrebbe consumare all’istante, trascurando questi momenti di attesa ossia la pura essenza della trasgressione.”
Afferrai a malapena il concetto e iniziai a toccarmi, ma lui mi rimproverò dolcemente togliendomi la mano e con voce suadente mi sussurrò parole forti, dicendomi comunque che se mi fossi aspettata l’amore completo non sarebbe stato quello il posto più adatto e che se avessimo voluto avremmo potuto proseguire la serata dentro uno di quei tir parcheggiati.

Passarono alcuni secondi, iniziò a piovere, dei lampi rischiararono a giorno l’orizzonte verso il mare, e solo a quel punto, anche per tranquillizzarci, ci disse di essere il fratello del titolare di quell’azienda per cui mai nessuno ci avrebbe disturbati. In preda all’eccitazione spontaneamente cercai il suo sesso ed abbassai la testa verso di lui. In un lampo slacciai tutta la fila di bottoni, ma lui si ritrasse dicendomi che per quel tipo d’amore non era previsto che io prendessi l’iniziativa e che la prima regola da rispettare prevedeva il consenso attivo di mio marito. Quindi pregò Giulio di baciarmi in bocca e poi di accompagnare la mia testa verso i suoi pantaloni chiedendogli di darmi il giusto ritmo per il suo piacere.

Fu meraviglioso, non tanto per quello che stessi facendo, ma per la dose di trasgressione che accompagnava quell’atto. Praticamente sia io che Giulio, chi più e chi meno, stavamo dando piacere a quell’uomo. Capii in quel momento quanto il movimento della mano di mio marito fosse per Paolo più eccitante della mia stessa bocca perché rimarcava tutta la consapevolezza di mio marito di essere consenziente e soprattutto cornuto.

Paolo non si scompose neanche quando mi divincolai dalla mano di mio marito e liberamente proseguii da sola, affondando e letteralmente divorando quel sesso. “Così tesoro, sei bravissima, fai vedere a tuo marito quanto ci sai fare, continua dai… Ora vai più veloce, ora rallenta, ora fissami negli occhi. Ti piace tanto vero?” Incitata da quelle parole e da quell’odore intenso di sesso continuai a baciarlo e succhiarlo avidamente. Dopo alcuni minuti mi resi conto che nonostante il mio ardore e, la mia esperienza, lui non fosse poi così interessato a raggiungere l’orgasmo, ma solo a dimostrarci quanta violazione morale ci fosse in quell’atto della bella mogliettina annoiata che procurava piacere ad un altro uomo davanti al proprio marito.

Poi ad un tratto, quasi infastidito, mi fermò e con tono garbato, ma deciso mi disse: “Ora bacia tuo marito!” Obbedii ed anche quello si rivelò un gesto altamente erotico perché il sapore delle mie labbra non lasciavano dubbi. Il mio sguardo si fuse con quello di Giulio, ci fissammo allibiti, praticamente eravamo alla mercè di quell’uomo che senza muovere un dito ci stava inoltrando nei meandri più scuri della trasgressione mentale fatta di dipendenza ed estremo bisogno di appartenere. E mentre ci perdevamo in quel lungo bacio appassionato, lui, con fare da esperto e tecnicamente ineccepibile mi sollevò il vestito e ammirando la mia lingerie schiuse delicatamente le mie gambe. Solo allora iniziò a baciarmi ed a penetrarmi alternativamente con le dita le mie zone più bollenti, ma fu solo un attimo perché immediatamente dopo mi irrigidii e iniziai a fremere e, urlando e dimenandomi dal forte piacere, raggiunsi il sublime paradiso.

Esplosi insieme a Giulio, mentre l’uomo senza raggiungere l’orgasmo sorrise soddisfatto e si ricompose allacciandosi cravatta e pantaloni. Comunque fu davvero magnifico tanto che quando lui ci chiese se avessimo ancora intenzione di proseguire la serata dentro uno di quei grossi tir, senza consultarci, declinammo l’invito.
Lui senza rispondere sorrise facendo scivolare nella mia borsa il suo biglietto da visita. Poi da gran signore mi disse dandomi rispettosamente del lei. “Mi chiami, ci conto, sarebbe un peccato non assaporare oltre modo le sue grazie!” Poi ci salutammo, lui mi pregò di uscire dalla macchina con il vestito alzato in modo da ammirare quello che indicò come “il suo fiore non colto” ossia il mio sedere. Così feci, camminai molto lentamente, e quando salii nella nostra auto mi voltai e vidi chiaramente che aveva iniziato a masturbarsi. Lungo la strada del ritorno io e Giulio non parlammo. Ci tenemmo semplicemente per mano. Quella sera il mio sogno si era perfettamente avverato.

La mattina dopo la razionalità e la gelosia di Giulio presero il sopravvento e mi chiese se avessi avuto intenzione di rivederlo. Ovviamente per il quieto vivere negai e a quel punto lui mi ordinò di strappare il biglietto da visita. Pur rassicurandolo non lo feci, ma a lungo andare quella pretesa spuntò le ali alla mia fantasia e quindi togliendomi di fatto quel piccolo spiraglio vitale. La rinuncia iniziò a pesarmi anche perché per mio marito quella serata era stata solo una variazione piacevole al tema del sesso, ma unica, mentre per me era stata solo l’inizio di un vero e proprio atto di sopravvivenza. Tornammo ai nostri standard e in quelle quattro mura ripiombai nel grigiore del nostro quotidiano.

Dopo circa un mese con mio marito fuori per lavoro ricontattai Paolo, lui si dimostrò subito disponibile nel vedermi, mi disse che le ero rimasta nei pensieri e per molte sere aveva immaginato di rivederci lì in quel parcheggio. Mi confidò di essersi masturbato sulle mie grazie e soprattutto, quando ero uscita dall’auto, sul filo invisibile del mio perizoma magicamente inabissato nel mio sedere. Poi mi disse che sarebbe stato disponibile la sera stessa ed io assaporando già il risvolto piccante di quella serata iniziai a toccarmi pensando a cosa mi sarebbe aspettato e gli chiesi se avesse preferito la donna sbarazzina in gonnellina e calzettoni oppure la femme fatale della volta scorsa.
Alla fine ebbi un leggero orgasmo e credo anche fosse arrivato al culmine del piacere, ma quando seppe che mio marito non era in città e quindi sarei andata da sola, immediatamente si scusò e fece marcia indietro dicendomi che non gli interessava affatto un banale sesso a due con una donna. A quel punto per rimediare finsi dicendo che Giulio era perfettamente al corrente e che se avesse voluto avremmo potuto chiamarlo durante l’atto. Lui ci pensò un attimo, poi disse: “Gilda, io quella volta, non ho fatto l’amore con te, ma con la consapevolezza di tuo marito.” Poi chiuse la chiamata dicendomi gentilmente di richiamarlo quando saremmo stati entrambi disponibili. Insomma, il mio primo tentativo di tradire Giulio si risolse in un buco nell’acqua. Quella volta presa dalla rabbia strappai davvero quel biglietto da visita!


 
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Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


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