SONO LE SETTE E MEZZA
DI SERA, L’UFFICIO DELLA EBC BROCASTING COMPANY È
VUOTO, LE SEGRETARIE SONO ANDATE VIA. DALLE
VENEZIANE FILTRANO LE LUCI DI
NEW YORK. DONALD E
MEGAN SONO SEDUTI NELLA STANZA DI LUI
DONALD: Quindi stai con lui?
MEGAN: Ci stavo… Ora sono libera di
volare come un uccellino.
DONALD:
Ci credo bene!
MEGAN: Mark è
stato meno di un’avventura, ma mi dispiace che lo
sei venuto a sapere… non so perché stessi con lui. È
stato un momento di confusione e ho agito senza
pensare…
DONALD: Smettila ti
prego, non scusarti. Non voglio sapere niente, se ci
scopavi e come ci scopavi… anzi puoi portarmi un
drink?
MEGAN: Per quanto tempo
andrai avanti così, Don sei ubriaco.
DONALD: Portami solo un drink.
MEGAN: Vuoi restare solo?
DONALD:
Meglio stare soli. Cosa ci faccio di te? Non mi
servi.
MEGAN: Non trattarmi male
e comunque prima non dicevi così.
DONALD:
Ti riferisci ad un secolo fa? Beh sappi Meg che le
cose sono cambiate.
MEGAN: Lo
credo bene… nel frattempo siamo anche invecchiati
senza accorgercene. Il tempo è volato.
DONALD: Qui sembra che il tempo sia volato
solo per me… Tu sei ancora una bella donna, curata
ed affascinante.
MEGAN: Oh
grazie, poi detto da te… Il tuo problema sono i Gin
Tonic, dovresti smettere.
DONALD:
Smetterò, ma non stasera… aver saputo che sei stata
a letto con quel coglione mi fa semplicemente
schifo.
MEGAN: E a te che
importa scusa? Dove è scritto che devo darti conto a
chi la do?
DONALD: Mi fa rabbia
e basta. A meno che tu non abbia avuto un secondo
fine.
MEGAN: Cosa stai
insinuando? Non credere che ci sia andata per
interesse.
DONALD: Sinceramente
non ne vedo altro motivo, un direttore fa sempre
gola e può aprire tante strade
MEGAN:
Smettila, oltre ubriaco sei diventato anche un vero
cafone.
DONALD: Ecco bene, ora
lasciami solo, esci da questa stanza e vai a casa,
prima però portami un drink. Le bottiglie sono nella
stanza del tuo amatissimo Mark.
MEGAN:
Lo so dove sono, ma non dirmi quello che devo fare e
comunque niente drink, hai già bevuto abbastanza.
DONALD SI ALZA E GUARDA FUORI DALLA FINESTRA.
DONALD: Non mi serve il tuo aiuto!
Sono ancora in grado di camminare da solo.
MEGAN: Ah sì lo so, sono anni che
stai da solo…
DONALD: Sei una
donna Meg e con le donne ho chiuso…
MEGAN:
Tu hai smesso di avere legami, ma le donne non ti
mancano… da quanto so.
DONALD:
Tu non sai un bel cazzo di me.
MEGAN:
Ah sì vero, sono più di quindici anni che non ci
parliamo, quindici maledetti lunghi anni… Non sai
quante cose sono successe.
DONALD:
Tipo che ti sei scopata mezzo ufficio?
MEGAN: Mark non è mezzo ufficio!
DONALD: E cosa avremmo dovuto dirci
di tanto interessante io e te?
MEGAN:
Almeno le ragioni perché tra noi non ha funzionato.
DONALD: Veramente non è neanche
iniziata.
MEGAN: Beh io lo
volevo e te ne ho date varie prove nonostante tutte
le difficoltà… E poi perché dici che non è neanche
iniziata?
DONALD: Perché non
siamo mai andati a letto insieme…
MEGAN:
Ah dimenticavo… hai ragione… per te scopare è la
cosa più importante. Hai sempre confuso il sesso con
il cuore.
DONALD: Se due non
sono andati a letto, significherà qualcosa no?
DONALD SI RISIEDE SULLA SUA POLTRONA NERA, SI
ACCENDE UNA SIGARETTA, MEGAN SI LASCIA ANDARE AI
RICORDI.
MEGAN: Come quella
volta al Garden, ricordi? Ti piacevo, mi hai
riempito di complimenti, dicevi che ero sensuale con
quel vestito nero trasparente. Era la prima volta in
assoluto che mi invitavi a cena. Ecco lì ci ho
creduto veramente, pensavo fosse fatta.
DONALD: Una cenetta intima, qualche candela
romantica, ma niente di più.
MEGAN:
No niente di più per volere tuo, hai iniziato a dire
che eri sposato, che tradire è sempre complicato…
Per tutta la serata hai parlato solo di tua moglie e
mi hai bloccata.
DONALD: Ci
stavamo per lasciare, era un momento critico per me…
MEGAN: Infatti mi faceva incazzare
che stessi male per lei, avrei voluto per me tutte
le tue sofferenze, ed invece no! Lei è stata per
mesi l’unico nostro argomento di conversazione ed io
per emulazione mi paragonavo a lei, comprando gli
stessi vestiti, truccandomi allo stesso modo per
piacerti. Ho anche cambiato colore ai capelli, ma
credo tu non te ne sia accorto.
DONALD:
Beh anche tu eri sposata al tempo.
MEGAN:
Lascia stare Don, tu lo sapevi benissimo che avevo
un debole per te, respiravo la tua aria, sarebbe
bastato un tuo cenno per mandare a monte il mio
matrimonio ed invece tu lì imperterrito a
riattaccare i cocci del tuo.
DONALD:
Ecco appunto vedi che sono successe tante cose?
MEGAN: La vita poi ci ha travolto,
ma noi eravamo distanti. Comunque tu conoscevi la
mia situazione.
DONALD: Beh poi
anche senza di me hai trovato il coraggio di
troncare…
MEGAN: Ma tu non c’eri
più per me. E pensare che ci siamo andati molto
vicini, eravamo ad un passo, un respiro.
DONALD: Meg stai esagerando, in fin
dei conti ci siamo solo baciati.
MEGAN:
Lo ricordo ancora, l’ufficio vuoto, le otto di sera,
stessa situazione di adesso, io e te nella stanza
delle fotocopie. Perché cavolo non sei andato
avanti… In fin dei conti a me sarebbe bastato che ti
dichiarassi ed invece sei sempre stato geloso dei
tuoi sentimenti!
DONALD:
Sinceramente non lo so. Il desiderio di te c’è
sempre stato, lo sai. La nostra colpa, forse, è
stata quella di essere troppo amici.
MEGAN: Ti sbagli Don, eravamo intimi, ci
comportavamo come due amanti, qui in ufficio lo
sapevano tutti e invece nulla. Mi faceva rabbia
pensare che ci siamo coperti di pettegolezzi, ne
fosse valsa la pena, almeno!
DONALD:
A te faceva piacere che gli altri pensassero che
fossimo amanti!
MEGAN: Ma io mi
riferisco al dopo, quando sono venuta a sapere che
ti stavi risposando e la fortunata ovviamente non
ero io.
DONALD: Ma anche tu ti
sei consolata presto.
MEGAN:
Ora sono al punto di partenza, single, libera come
una libellula…
MEGAN SI ALZA, FA UNA
GIRAVOLTA SU SE STESSA E FA ONDEGGIARE IL VESTITO.
DONALD: Sei una bella donna non ti
mancheranno i corteggiatori e comunque è inutile
piangere sul latte versato.
MEGAN:
Gli uomini per la strada non si fermano certo a
guardare me.
DONALD: È questo
che vorresti Meg? Essere il desiderio proibito di
molti uomini?
MEGAN: Al tempo
avevo solo un desiderio, ma non era corrisposto ed
ora invece mi dà fastidio sentirti così distaccato,
freddo.
DONALD: Al tempo non lo
ero.
MEGAN: No non lo eri, anzi
ero io la fredda, le parti si sono invertite…
DONALD: E perché lo eri?
MEGAN: Perché sei sempre stato
sfuggente, non volevi impegnarti e il tuo obiettivo
era solo quello di farti una scopata. Me lo hai
anche detto!
DONALD: Tu eri e
sei molto attraente, era naturale pensarlo.
MEGAN: Sì, ma tu pensavi solo a
quello, mentre io avrei voluto almeno provare ad
avere con te una relazione. Non avrei mai voluto
essere trattata come le tue segretarie. Quante te ne
sei portate a letto Don?
DONALD:
Non vorrai darmi delle lezioni di morale
MEGAN: Tu lo hai fatto prima quando hai
saputo che sono stata con Mark.
DONALD:
Ti chiedo scusa, non dovevo, è stato un attimo
d’ira.
MEGAN: Scemo, vedi che
non capisci? Da te mi prenderei qualsiasi offesa.
Anche puttana se ne valesse la pena per sentirmi tua
complice.
DONALD: E se ora mi
alzassi da questa sedia e ti alzassi la gonna? Già
immagino cosa troverei…
MEGAN:
Smettila!
DONALD: E se ti
baciassi?
MEGAN: Oh Don il tempo
è scaduto. Ci renderemo ridicoli.
DONALD:
Perché mai?
MEGAN: È finito il
tempo delle farfalle nello stomaco o quello di
saltare la cena e non dormirci la notte. Saremmo
solo due adulti patetici che vivrebbero all’insegna
del tempo passato.
DONALD: Non
lo dico per recuperare, quello che è stato è stato.
Potrebbe essere un nuovo inizio, no?
MEGAN: A quest’età non si ricomincia, si
conserva ciò che si ha.
DONALD:
Cioè niente.
MEGAN: Beh questo è
dipeso solo da noi.
DONALD: Tu
almeno hai un figlio a cui pensare…
I DUE SI
FISSANO INTENSAMENTE.
MEGAN: Sai
che ti dico Don? Con quindici anni di meno troverei
piacere a farmi spogliare da te, a farti vedere
quello che porto sotto la gonna, ma mi rendo conto
che ora potrei offrirti sola mia lingerie perché tu
il mio corpo non te lo sei goduto quando ne valeva
la pena!
DONALD: Sei tu che ora
vivi di ricordi, per me sei bella ed attraente anche
ora... come allora…
MEGAN: Don
lascia stare, che te ne fai di una vecchia? Ci sono
tante belle fanciulle qui e fuori di qui… Perché
proprio ora, dopo tanti anni di slalom vincenti,
vorresti complicarti la vita?
DONALD:
Giuro che andrei oltre quel bacio.
MEGAN:
Lo so, ma sento anche che stai vivendo la nostra
storia come un rimpianto, come se non avessi colto
l’occasione e ora vuoi rifarti… lo sai meglio di me
che sopra i rimpianti non si costruiscono legami
solidi.
DONALD: Meg io vivo solo
da quasi cinque anni, le donne non mi interessano
più, mi interessano le persone e tu sei una persona
speciale.
MEGAN: Non lo sono
più, dopo la fine del mio matrimonio, mi sono
sentita tremendamente sola e mi sono data Don a
chiunque mi abbia dato un minimo di accortezza, alle
volte è bastato un complimento, altre volte meno.
Altro che speciale! Il più delle volte mi sono
sentita una merce usata.
DONALD:
Bisogna pur vivere no?
MEGAN:
Ho vissuto per non morire.
DONALD GUARDA
L’OROLOGIO.
DONALD: Ascolta Meg
sono quasi le otto, ti va se ordiniamo due pizze e
due birre?
MEGAN: Qui? Mi sembra
una pazzia cenare in ufficio.
DONALD:
Invece lo considero un posto molto intimo a
quest’ora. Tu hai qualche impegno?
MEGAN:
Te l’ho detto sono libera di volare di fiore in
fiore.
DONALD: E se al posto
del fiore ci fosse un divano rosso come questo qui?
MEGAN: Tu non vuoi solo la cena a
te interessa il dopo e vorresti che io cedessi…
DONALD: Non so quello che potrà
accadere dopo, ma so che mi andrebbe di passare la
notte con te in nome della nostra amicizia.
MEGAN: Ecco vedi? Non mi sbagliavo…
Gira che ti rigira il fine è sempre lo stesso.
DONALD: Non fraintendere, passare
una notte in ufficio non significa fare sesso.
Diverso sarebbe stato se ti avessi proposto di
andare a casa mia.
MEGAN: Meglio
di no, domani mattina ti lamenteresti del mal di
schiena e te la prenderesti con me… E poi qui è
triste, anziché essere due amici speciali saremmo
solo due colleghi.
LUI NON ASCOLTA, SI ALZA,
LE PRENDE LA MANO E LA GUIDA VERSO IL DIVANO.
DONALD: Possiamo dormire mano nella mano?
MEGAN: Don ti prego, smettila, non
siamo più due ragazzini.
DONALD:
Un bacio come ai vecchi tempi.
MEGAN:
Te l’ho detto sei fuori tempo massimo, fare l’amore
con te significherebbe farlo con un tir di ricordi,
di aspettative, di delusioni, di fallimenti e
rinunce che tornerebbero tutte insieme come fantasmi
nella mia mente.
DONALD: E
invece potrebbe essere il sapone che lava tutto.
MEGAN: Sai cosa mi fai pensare? A
quando rimasi incinta di mio marito, ecco, quando
entravo qui in ufficio, portavo quel figlio in
grembo come una colpa.
DONALD:
Ma io non ti ho mai detto nulla!
MEGAN:
Lo so Don, ero io, solo io ad avere i sensi di
colpa, lo sai bene che avrei voluto solo che la
causa del mio stato fosse stata il tuo seme e non
quello di mio marito.
DONALD: Lo
so.
MEGAN: Lo sai perché te l’ho
anche detto. “Don voglio un figlio da te. Sarà un
nostro segreto, nessuno saprà mai che è tuo.” Ero
pazza vero?
DONALD: Non sei mai
stata pazza.
DONALD LA STRINGE, LA BACIA. LEI
NON SI DIVINCOLA.
MEGAN: Non
molli mai l’osso tu!
DONALD: Mi
fai impazzire…
MEGAN: Dai Don,
ti prego, non fare così, sei anche ubriaco.
DONALD: Ti voglio.
DONALD
SLACCIA DUE BOTTONI DELLA CAMICETTA DI MEGAN E INIZA
AD ACCAREZZARLE IL SENO.
DONALD:
Sei mia.
MEGAN: Fai piano.
DONALD: L’ho sempre desiderato. Sei
fantastica Meg.
MEGAN: Spegni la
luce.
DONALD: Perché? Sei
bellissima.
MEGAN: Te l’ho detto
l’alcol ti fa vedere cose che non esistono.
MEGAN HA UN ATTIMO DI SMARRIMENTO, ACCAREZZA LA
TESTA DI LUI E LA STRINGE A SE’. LUI LA TRASCINA
VERSO LA PARETE. SPEGNE LA LUCE, POI LE ALZA IL
VESTITO E SI INGINOCCHIA.
MEGAN:
Sì tesoro sì, non sai quanto ho aspettato questa
bocca, questa saliva. Notti insonni ad immaginare
come sarebbe stato. Quando lo facevo con mio marito,
quando non lo facevo affatto. Mi fai felice, ma
forse è troppo.
DONALD: Non è
troppo voglio solo farti godere.
MEGAN:
Dai leccala, addomesticala, lo vedi che è ancora
ribelle?
DONALD: Oh sì tesoro…
Desidero il tuo nettare.
MEGAN:
Ti piace il sapore?
DONALD: Mai
assaggiato di meglio.
MEGAN:
Neanche quello di Sandy, la tua segretaria attuale?
DONALD: Non ti sminuire ti prego.
MEGAN: Ma lei è giovane, bella e
sensuale.
DONALD: Meg, smettila,
voglio farti godere tutte le notti che il buon Dio
ci permetterà di vivere.
MEGAN:
No Don non parlare così, non ho più vent’anni e non
voglio essere illusa. Ci ho creduto per troppo
tempo.
DONALD: Ma io lo penso
davvero.
MEGAN: Oh certo ti
conosco, so che ti innamori facilmente degli istanti
per poi smentirti subito dopo. Il tuo difetto è la
costanza, lo sappiamo bene entrambi.
DONALD: Sono sincero!
MEGAN SI
DIVINCOLA DALLA STRETTA DI LUI, SI COPRE E RIACCENDE
LA LUCE.
MEGAN: Basta così
tesoro.
DONALD: Perché?
MEGAN: Perché non voglio più
soffrire, rivivere ciò che ho già vissuto, ora
voglio andare a casa e non pensarci più.
DONALD: Dai rimani, giuro che mi comporto
bene. Se non vuoi non facciamo nulla, ma solo
tenerti per mano.
MEGAN: Don non
sei tu il problema, in caso sarei io.
DONALD: Cioè?
MEGAN:
Non mi accontenterei né di un bacio, né di dormire
mano nella mano…
DONALD: Lo so
che anche tu vuoi… ti devi solo lasciare andare e
per abbandonarsi occorre vivere il presente senza
futuro e tantomeno il passato.
MEGAN:
Parli bene tu! Ma io ho sempre desiderato ciò che
credevo mi appartenesse, mi sbagliavo. Ed ora che so
che potrei averlo non mi fa più nessun effetto.
DONALD: Ti rendi conto? Questa è
l’occasione giusta, anzi l’ultima. Tra qualche anno
ripensandoci ci pentiremo amaramente. Per una vita
abbiamo fatto l’amore con uomini e donne senza
provare il minimo affetto e ci rimarrà solo l’amaro
in bocca per non aver fatto l’amore con l’unica
persona che avrebbe meritato il nostro amore.
MEGAN: Don è andata come è andata.
Davvero non me la sento.
DONALD:
Sei bella Megan.
MEGAN: Mi dici
così perché ti ricordi di com’ero, ora sono sfiorita
e con il mio aspetto sono appassiti anche i miei
sentimenti. Non riuscirei più a provare qualcosa per
qualcuno.
DONALD: Ma io non sono
qualcuno.
MEGAN: No, non lo sei,
ma si arriva ad un certo punto dove è necessario
staccare la spinta, anzi è la vita stessa che
avendoti spremuta ben bene non ha più nulla da
offrirti.
DONALD: Non parlare
così, lasciati andare.
MEGAN PRENDE LA SUA
BORSA, SI ALLONTANA E VA VERSO LA PORTA.
MEGAN: Hai ragione tu, tu sei l’uomo in
assoluto che ho amato nella mia vita. Ti prego non
rovinare tutto ora. Lasciami andare ora.
DONALD: Cosa farai?
MEGAN:
Quello che ho fatto finora. Ora esco, prendo la
metro, mangio qualcosa davanti alla tv e mi
addormento sul divano. Vivo i ritagli della vita Don
senza pensare al domani e senza più grilli per la
testa. A cosa servirebbero alla mia età?
DONALD: E se tra questi particolari ci
fossi anche io?
MEGAN: Tu non
sei mai stato un particolare e neanche l’intera
tela, tu sei stato, nonostante tutto, la cornice che
ha abbellito il mio quadro.
DONALD:
Nonostante tutto?
MEGAN: Buona
serata Don…
MEGAN ESCE DALLA STANZA E CHIUDE
LA PORTA. DONALD GUARDA FUORI DAL QUARANTADUESIMO
PIANO DELLA ONE WORD TRADE CENTER LE LUCI DI NEW
YORK.
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