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MUSICA PASSIONE
Storia delle Canzoni
di Lucio Battisti

Vento nel vento
L'amore ci salva,
talvolta, anche da noi stessi
Battisti
1972

Adamo di cosa si
parla?
Del brano Vento nel vento
inserito nell’album Il mio canto libero e pubblicato
nel novembre 1972. Gli autori sono Mogol e Battisti.
Il pezzo fu anche pubblicato in 45 giri come retro
di Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi nel maggio
1973, ma non fu mai distribuito.
Fu
un successo vero?
Ma se ti riferisci
all’album direi senz’altro di sì. Settimo album
della produzione del cantante, fu registrato negli
studi di registrazione Fonorama di Milano. Raggiunse
il primo posto della classifica italiana e vi rimase
per undici settimane non consecutive (fra il gennaio
e l'aprile del 1973) risultando l'album più venduto
in Italia del 1973. Solo nel giro iniziale di
distribuzione vendette 450 000 copie. Tra i brani
ricordiamo senz’altro La luce dell'est – L'aquila –
Il mio canto libero – Io vorrei... non vorrei... ma
se vuoi e appunto Vento nel vento.
Torniamo a Vento nel vento? Che mi dici in
particolare?
Offuscata dagli altri
grandi successi dell’album è considerata una delle
opere minori del grande genio Battisti. In realtà il
testo di Mogol e l’interpretazione di Lucio Battisti
ne fanno ancora una volta un esempio di delicata
poesia che parla al cuore di tutti noi.
Il testo?
Si tratta di una
struggente ballata che inizia con un'atmosfera molto
intima, che incarna la timidezza, l'imbarazzo e
l'incertezza che caratterizzano l'inizio di un nuovo
rapporto «Io e te io e te / perché io e te? » e poi
in un crescendo descrive l'effetto salvifico di un
nuovo amore «mi son svegliato solo / poi ho
incontrato te / l'esistenza un volo diventò per me»,
grazie al quale riesce a mettere da parte paure e
sofferenze passate «tra le tue braccia calde anche
l'ultima paura / morì» e a rinascere metaforicamente
«e la stagione nuova dietro il vetro che appannava /
fiorì».
Finalmente un amore
ricambiato…
È l'amore fra due anime
gemelle che si incontrano per caso dopo tanta
solitudine. È l'incontro magico fra due persone
normali che diventano speciali l’uno per l’altra. È
la casualità che ti cambia la vita e ti porta alla
rinascita.
L’amore ci salva insomma…
Ecco esatto l’amore ci salva anche da noi
stessi ed è proprio questo il tema portante di
“Vento nel vento” che sfocia in una fiducia estrema
nella vita, nel futuro, nell’amore, insomma in tutto
ciò che potrà essere vissuto, il massimo sentimento
possibile tra due persone. È una fiducia cieca, una
felicità irrazionale ma verissima: è quella
sensazione di completezza assoluta che si prova
quando si è follemente innamorati e ricambiati.
Quest’emozione è ancora più forte nel momento in cui
una simile fortuna accade quando si attraversa un
momento buio della vita e ci si sente perduti.
Che sensazione si respira ascoltando il
brano? È un miracolo piccolo, di quelli che succedono
senza preavviso. Lui era un uomo che volava basso,
rasoterra, con le ali tarpate dalla solitudine. Lei
arriva e l’esistenza “un volo diventò”. Non è metafora:
è fisica. È il battito che accelera, il respiro che si
allarga, il vetro della finestra che si appanna per il
calore di due corpi vicini. Dietro quel vetro, la
stagione nuova fiorisce in un secondo, come se l’inverno
avesse deciso di arrendersi solo per loro. “Tra le tue
braccia calde anche l’ultima paura morì”. Ecco il
centro: non è l’amore che vince la paura, è il corpo
dell’altro che la scioglie. È la carne, il fiato, il
nodo nell’anima che si stringe e poi si scioglie. “Vento
nel vento”: non sono due che si completano, sono la
stessa tempesta. “Stesso desiderio di morire e poi
rivivere”: non è romanticismo, è verità nuda. L’amore,
per Battisti, è un ciclo di annientamento e
resurrezione. Si muore ogni volta che l’altro ti guarda
dentro, si rinasce ogni volta che ti tocca. Il
ritornello è un mantra, un “io e te” ripetuto come un
battesimo. Non c’è orchestra, non c’è bisogno. Basta la
voce di Battisti, pulita, che sembra cantare dentro un
abbraccio. E tu, ascoltando, ti senti dentro
quell’abbraccio. Non sei più fuori. Sei il vetro
appannato, sei la stagione che fiorisce, sei l’ultima
paura che muore. È un brano che non ti eleva, ti
incorpora. Ti fa sentire che l’amore non è un
sentimento, è un evento geologico: sposta montagne
dentro, senza fare rumore. E quando finisce, resta solo
quel “io e te”, sospeso, come un respiro trattenuto che
non vuole più uscire.
Musicalmente?
Il brano
all’inizio è quasi sussurrato con l’accompagnamento
del solo piano forte, ma nella seconda strofa si
aggiunge un organo, e nel ritornello c'è
l'intervento di tutti gli strumenti. È a questo
punto che con un notevole assolo di archi, composto
dall'arrangiatore Giampiero Reverberi, la musica che
riesce a trasmettere il senso di felicità e pienezza
che si prova quando si incontra il vero amore. Pensa
che questo assolo di archi è stato citato e inserito
da Francesco De Gregori in La leva calcistica della
classe '68. Battisti più che cantarla la interpreta
in modo a dir poco perfetto la rendono sicuramente
una delle sue canzoni più belle...
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IL VIDEO
https://www.youtube.com/watch?v=5M6zG5Aranw
PHOTO GIORGIO CONTI
L'INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
https://www.unamusicapuodire.it/
https://significatocanzone.it/v
https://www.pianosolo.it
IMAGE GOOGLE
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