Adamo di cosa si
parla?
Del brano di Mogol Battisti
uscito il 14 ottobre del 1969 come lato B di “Mi
ritorni in mente”. Fu il settimo singolo da
interprete di Lucio Battisti. Comunque inizialmente
il lato A del disco doveva contenere il brano “7 e
40” e, il lato B, “Una”, ma quando Battisti completò
“Mi ritorni in mente” venne deciso l'inserimento di
questo brano nel singolo a scapito di “Una”. “7 e
40” arrangiata da Detto Mariano venne poi inserita
nell'album raccolta Emozioni.
Fu un
successo?
Beh questo non lo possiamo
sapere visto che la canzone trainante del 45 giri fu
“Mi ritorni in mente” che raggiunse il primo posto
della classifica italiana e vi rimase per due
settimane. Alla fine dell’anno risultò undicesimo
tra i dischi più venduti del 1969.
Il testo di “7 e 40” di cosa parla?
Di
un addio, o meglio della nostalgia di lui dopo la
separazione.
Mentre all’inizio sembra che sia
proprio lui ad invitarla ad andarsene,
sollecitandone la partenza (“presto, presto …”),
nell’inciso “da un minuto sei partita e sono solo,
sono strano e non capisco cosa c’è …” la canzone
rallenta e la situazione si ribalta.
Poi cosa succede?
Appena lei
lascia la casa per prendere il treno delle 7:40, lui
si ritrova solo, si sente smarrito e ha un
ripensamento (“è possibile che abbia fin da ora già
bisogno di te?”) accorgendosi di non poter vivere
senza di lei. Così cambia idea, pensa di mettersi in
viaggio e quindi decide di prendere l'aereo delle
8:50 per arrivare a destinazione prima del treno e
riconciliarsi con lei. (”mi sono informato c’è un
volo che parte alle 8 e 50, con l’aereo in un’ora
son lì … quando arrivi col treno mi vedi …”)
Che sensazione si respira ascoltando il brano?
Battisti cattura l’urgenza di un addio e di un
inseguimento nello stesso respiro, alternando il “tu”
che fugge in treno al “io” che decolla in aereo, come
due lancette che inseguono lo stesso minuto perduto. Il
traffico dell’ora di punta diventa metafora di un amore
intrappolato, lento, asfissiante, mentre la chiave sul
davanzale è l’unico punto fisso in un universo che
deraglia. Le valigie si riempiono di ricordi e di fiori,
oggetti minuscoli che pesano tonnellate di rimpianto e
di speranza. Il ritornello “presto, presto” non è solo
un’ossessione ritmica: è il battito cardiaco accelerato
di chi sa che ogni secondo sottrae ossigeno al legame.
Mogol tesse la paura della solitudine con la tenerezza
del gesto riparatore – il fiore comprato di corsa – e
Battisti lo canta con una voce che trema senza mai
cedere, sospesa tra il singhiozzo e il grido. È un brano
che corre, inciampa, si rialza, arriva in ritardo di un
minuto e proprio per questo è perfetto: l’amore, qui,
non è mai puntuale, ma è sempre in tempo per salvare se
stesso.
Musicalmente?
Come non mai in
questo brano si sente evidente la simbiosi tra le
parole di Mogol e il genio di Battisti, testo e
musica si incastrano perfettamente rallentando e
accelerando nella dinamica della fretta e
dell'impazienza e del treno che parte al fine di
descrivere al meglio gli stati d’animo e le emozioni
del protagonista.. |