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INTERVISTE IMPOSSIBILI
 

  STORIE DI ROMA

Beatrice Pareggi
La Spagnola
Detta Beatrice la Spagnola per la provenienza della madre, fu una delle più famose cortigiane ai tempi della Roma rinascimentale




Il pomeriggio romano si tingeva di una luce rossa, filtrando attraverso le finestre alte di un salotto signorile. L’ambiente era un’ode al lusso discreto e raffinato dell’epoca, con pesanti tende di velluto bordeaux che accarezzavano il pavimento in marmo e mobili d’antiquariato dalle linee severe. Al centro della stanza, l’aria profumava di cera d’api e di fiori secchi, un silenzio solenne rotto solo dal crepitio lento del fuoco nel camino.

Lì, in quel santuario di un tempo passato, era seduta Beatrice Pareggi. La sua figura era un quadro vivente di grazia, avvolta in un abito di seta color zaffiro. La stoffa le aderiva alla perfezione, mettendo in risalto le curve con una sensualità misurata, priva di volgarità. Le sue mani, con dita lunghe e affusolate, giocavano con un ventaglio di pizzo nero, un movimento lento che tradiva un’assoluta padronanza di sé.

La voce di Beatrice era profonda, con un’inflessione che faceva subito pensare a terre lontane, pur essendo perfettamente padrona dell’italiano. Il suo modo di parlare era calmo e ponderato, ogni parola scelta con cura. Non c'era fretta, né compiacimento. Solo una consapevolezza ferma e sicura del proprio valore. Rispondeva alle domande con uno sguardo diretto, senza esitazione, e un sorriso accennato che appariva e scompariva, suggerendo storie e segreti che le labbra non osavano confessare. L’insieme del suo atteggiamento – la postura eretta, il movimento elegante del ventaglio, lo sguardo penetrante – dipingeva il ritratto di una donna che aveva scelto la sua strada e ne era fiera, una vera cortigiana di alta classe, abituata a frequentare i salotti più in vista della Roma rinascimentale.


Madame perché veniva chiamata la spagnola?
Perché mia madre era spagnola e venni a Roma quando ero ancora adolescente ed ereditai quel soprannome.

Dove risiedeva a Roma?
Abitavo con tre persone a mio seguito vicino alla Chiesa di San Salvatore in Lauro.

Quindi era benestante?
Beh sì disponevo di un’ottima posizione economica e la mia casa era senz’altro di prestigio.

Si parla di una burrascosa storia d’amore…
Fui l’amante del poeta Francesco Maria Molza, dal quale ebbi tre figli, ma avevo il vizietto delle donne e alla fine mi lasciò.

Chi era Molza?
Era un letterato e proveniva da Modena. A Roma viveva presso l’abitazione del cardinale Ippolito de' Medici e, dopo la sua morte, presso Alessandro Farnese. Entrambi furono suoi mecenati. Passò la sua giovinezza fra amori e dissipazioni, poi anche per ragioni di salute, mise la testa a posto e tornò Modena, dove morì a causa della sifilide contratta durante la sua dissolutezza.

Torniamo a lei madame… l'iscrizione sulla sua tomba nella Chiesa di Sant’Agostino dice: "Fu madre esemplare, rapita nel fiore della sua gioventù".
Amavo i miei figli e nonostante la mia professione ho cercato di essere la loro guida morale e di crescerli nel lusso.

A Roma in quel periodo la prostituzione era diffusissima
E dica anche che era molto tollerata dalla chiesa anche se non apertamente. Comunque per noi donne era quasi una scelta obbligata quando non si era mogli, suore o si era forestiere. Al tempo a Roma una donna su dieci svolgeva l’antica professione. Anche perché la città era piena di celibi, di uomini in attesa di essere avviati alla carriera ecclesiastica e le "donne di piacere" trovavano qui grande mercato e affluivano da ogni parte d'Europa. Attirate dal lusso il loro sogno era quello di sistemarsi in qualche palazzo elegante, a spese di un cardinale o di un facoltoso gentiluomo.

Ovviamente lei non faceva parte di quelle di infimo rango che svolgevano l’attività nei retrobottega o nelle osterie…
C’erano prostitute e cortigiane. Io facevo parte della seconda categoria, ossia quelle che frequentavano i palazzi dei ricchi e della Curia, donne molto colte che oltre a essere esperte di arte, musica e letteratura erano apprezzate per le loro abilità nelle arti d’amore. Spesso suonavano la mandola, recitavano versi, le più intelligenti li scrivevano. Erano abili a conversare, ad intrattenere il loro clienti non solo nel sesso, ma anche nel fare salotto, tanto che erano molto ricercate come ospiti alle varie feste. Erano quelle che la domenica assistevano alla messa nella chiesa di Sant'Agostino, unica di Roma che disponeva di banchi a noi riservati.

Beatrice Pareggi sopravvisse al sacco dei Lanzi, ma morì molto giovane.






IMMAGINE GENERATA DA IA
INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
http://leggenderomane.blogspot.com/2015/
02/le-cortigiane-del-rinascimento.html
http://iviaggidiraffaella.blogspot.com/
2017/02/le-cortigiane-e-le-prostitute-
di-roma.html
https://www.laboratorioroma.it/
la-predica-alle-cortigiane.html
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