Mancava appena una settimana al mio compleanno
ed era già un mese che chiedevo a Lorenzo di organizzarmi qualcosa di
speciale. Stavamo insieme da cinque anni ed ogni anno lui aveva
interpretato questo mio desiderio come la voglia di consumare una gustosa
e costosa cena in qualche lussuoso ristorante, oppure nell’esigenza di
ricevere un gioielino da indossare.
Non aveva capito niente di me,
credeva di conoscermi, ma un uomo che non riesce a soddisfare i tuoi
capricci, non è l’uomo giusto per te.
Mi ero messa insieme a lui in
attesa che arrivasse qualcosa di meglio, purtroppo non era arrivato ed io
avevo dovuto accontentarmi. Una delle cose che odiavo di più di lui era il
fatto che non mi baciasse mai, al massimo appoggiava le sue labbra sulle
mie, ma io avevo bisogno di sentire la sua lingua che esplorava la mia
bocca, avevo bisogno di sentirlo succhiare il mio respiro, leccarmi fino
in gola, fino a raggiungere la mia anima silente per risvegliarla dal
torpore.
Non era capace ad accendere il mio desiderio, o meglio, il
mio desiderio era sempre acceso ma lui riusciva a spegnerlo con la sua
freddezza e la superficialità. Avrei pagato oro per scambiare quattro
chiacchiere con le sue ex, per capire se si trattava di un suo limite o se
ero io a non riuscire a stimolarlo. La prima volta che avevamo fatto
l’amore mi aveva chiesto se mi era piaciuto e già da lì avrei dovuto
capire tutto: monotono, ossessivo, ripetitivo, con questi semplici tre
termini si riusciva a fare una perfetta descrizione di lui. Passionale,
sensuale, a tratti perversa, questa ero io. L’una l’antitesi dell’altro,
eppure condividevamo gli stessi interessi, avevamo un progetto di vita in
comune, stavamo persino pensando di sposarci..
Un altro suo
terribile difetto era che parlava troppo, non stava mai zitto e, quando
eravamo in compagnia monopolizzava sempre la conversazione. Io rimanevo in
silenzio, provando, magari, a fargli piedino sotto il tavolo, mentre lui
arrossiva visibilmente. Il suo viso assumeva tutte le gradazioni del rosso
e le sue orecchie sembravano andare in fiamme.
Il massimo della
trasgressione per lui era stato recarsi in videoteca a noleggiare un film
porno, lo avevamo guardato insieme ed io, durante la visione, gli avevo
slacciato la cerniera dei pantaloni, sperando che, anche lui, avrebbe
allungato la sua mano verso le mie mutandine. Invece era rimasto inerme e
si era lasciato toccare fino a raggiungere l’orgasmo. Mi aveva lasciata
così, umida ed insoddisfatta, così, per dispetto, mi ero spogliata davanti
a lui, infilando la mano dove lui non era stato capace e mi ero dimenata,
urlando all’apice del piacere.
Stavo per compiere ventinove anni,
non ero più una ragazzina, se avesse tentato ancora di “stupirmi” con un
regalo banale o con la solita cena a base di cibo raffinato lo avrei
mandato a quel paese.
Avevo avuto abbastanza uomini per poter
tranquillamente affermare che, tra di noi, non c’era una grande intesa
sessuale. Forse era la paura di restare sola a trattenermi dal lasciarlo.
La maggior parte delle mie amiche erano single e scontente e si
ritrovavano ad andare al cinema da sole il sabato sera.
Mi aveva detto
di vestirmi carina per quella sera e di fare particolare attenzione alla
biancheria intima. Immaginai che volesse propinarmi una nottata di sonno
intervallato da sesso metodico ed usuale. Optai per un completino di pizzo
nero che lasciava intravedere le mie grazie. Non avevo prestato molta
attenzione al resti degli abiti, abbinando il blu con il nero ed il rosso
con il fucsia. Non mi ero neanche truccata, volevo andare subito al sodo.
Mi portò a mangiare il pesce, un’ottima cena afrodisiaca e mi convinse
a bere più vino di quello a cui ero abituata. Facemmo un brindisi per
festeggiare il mio compleanno, poi lui pagò il conto e ce ne andammo. La
serata volgeva al termine ed io non vedevo l’ora di farmi una bella
dormita, sperando che arrivasse subito domani.
Inaspettatamente lui non
imboccò la strada per tornare a casa mia ed io gli chiesi dove mi stesse
portando.
“E’ una sorpresa”, disse assumendo un’aria misteriosa.
Chissà? Forse voleva portarmi a fare quattro salti, cosa che lui
detestava, o a pattinare sul ghiaccio, altra cosa che non poteva soffrire.
Arrivammo dinnanzi ad un grande cancello, Lorenzo scese disse qualcosa al
custode che ci fece entrare senza problemi. Parcheggiò la macchina in uno
splendido giardino illuminato a giorno, ai piedi di una suntuosa villa
circondata da ulivi.
“Ma dove mi hai portato?”, domandai incuriosita.
“A ricevere il tuo regalo”.
Notai un’enorme piscina, all’interno
della quale nuotavano delle persone completamente nude. C’erano dei tavoli
imbanditi e ci venne subito offerto da bere. Ci stavano guardando tutti,
ma non con la normale curiosità con cui si scrutano degli estranei, erano
sguardi vogliosi, peccaminosi, era come se con i loro occhi riuscissero a
vedere al di là dei vestiti.
Lorenzo mi condusse all’interno della
villa, si muoveva come se quel luogo gli fosse familiare. Dapprima
entrammo in un salone dove alcune coppie ballavano avvinghiate, alcune
erano formate da persone dello stesso sesso, che si baciavano con
noncuranza. Mi allontanai dal mio accompagnatore e mi ritrovai a vagare
per quella dimora lussuriosa: gente seminuda si agirava per le varie
stanze, sui divani si stavano consumando amplessi selvaggi. Il cuore mi
batteva a mille, la paura, mischiata all’eccitazione, mi faceva tremare le
gambe. Sentivo i sospiri, i gemiti, sentivo il godimento attraverso le
pareti piene di quadri d’autore. Seguii quell’invitante melodia e
raggiunsi una delle camere da letto. Qualcuno,alle mie spalle, mi coprì
gli occhi e prese a baciarmi il collo, delicatamente, dolcemente.
“Lorenzo?”, chiesi con un filo di voce.
Non ricevetti risposta, sentivo
delle mani calde che mi esploravano il corpo, all’inizio erano due, poi
quattro, poi sei. Venni bendata, sollevata, adagiata sul letto. Mi
sfilarono la gonna, aprirono la camicetta, mi tolsero gli slip. Rimasi
nuda ed indifesa in balìa di un branco di sconosciuti. Il mio corpo
fremeva mentre veniva leccato da mille lingue, suonato da mille dita
indiscrete, riempito da uomini senza volto.
Non ero mai venuta tante
volte di seguito in vita mia. Rimasi sdraiata ansimando, ero esausta e
stremata, ma soddisfatta e compiaciuta. Mi tolsi la benda, intorno a me
non c’era più nessuno, a parte Lorenzo seduto su una poltrona di fronte.
“Ti è piaciuta la mia sorpresa?”, mi interrogò guardandomi come non aveva
mai fatto prima.
Annuii afferrando gli abiti che erano sparsi sul
pavimento. Lui mi fermò.
“Adesso tocca a me”.
Mi mise carponi sul
letto e mi sculacciò perché lo avevo tradito. Io urlavo ad ogni sua
sculacciata, implorandolo di continuare. Lui mi tappò la bocca ed avvicinò
il suo viso al mio orecchio.
“Buon compleanno, amore mio”, mi augurò
prima di entrare dentro di me.
.
FINE