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La ragazza stuprata
a Terrazza Sentimento si confessa in tv e mostra per la prima
volta il suo volto
GRAZIE AURELIA
“Non ho niente di cui vergognarmi, niente da
nascondere e non devo aver paura di parlare di questa cosa e di
raccontare la verità.”
La ragazza che è stata
riconosciuta dai giudici vittima di Alberto
Genovese, l’imprenditore condannato a 8 anni e 4
mesi per violenza sessuale, si chiama Aurelia Bagnai
ed ha deciso di mostrare il suo volto, ospite del
programma di "Non è l’Arena" su La7.
Nel
corso dell’intervista Aurelia, diciottenne all’epoca
dei fatti, ora ventenne, ha ricordato i momenti
tragici della violenza subita in quella notte del 10
ottobre: “Quella sera sono arrivata in quella casa
con una mia amica, attorno alle 22 non conoscevo
nessuno, per poi uscirne solo alle 16.30 del giorno
dopo, recuperata in strada in stato di choc, mezza
nuda e con uno stivale solo da una volante della
polizia.”
Poi si sofferma sui momenti della
violenza: “Da dopo che ho bevuto da quella bottiglia
non ricordo più nulla. Ero completamente alterata.
Ancora ad oggi non ho ricordi a parte alcuni
flashback. Ma molto brevi, scollegati e sconnessi.
Ho qualche ricordo del dolore che provavo, mi
ricordo del dolore delle manette, erano molto
strette, mi ricordo di aver supplicato più volte, e
poi ho il flashback molto forte del sangue sulle
lenzuola. Ho avuto paura di morire.”
Relativamente alla decisione di andare in tv dice:
“Ci ho riflettuto molto io non ho niente di cui
vergognarmi, niente da nascondere e non devo aver
paura di parlare di questa cosa e di raccontare la
verità”.
Su chi sia per lei Genovese
risponde: "Il mio aggressore. Il fatto che sia stato
condannato è già una grandissima vittoria perché non
è una cosa così scontata. Moltissime donne che
vengono violentate non hanno la fortuna di vedere il
proprio aggressore in carcere e io ho avuto la
fortuna di vederlo arrestato anche solo dopo un mese
dalla mia denuncia, non è così scontato e mi sento
molto fortunata."
Sull’entità della pena
dice: “Non sono nessuno per dire se sia sufficiente
o meno, è la legge che decide.” E poi aggiunge:
“Ho rifiutato 130 mila euro per evitare al mio
violentatore uno sconto di pena.”
Su cosa le
rimane di questa vicenda dice: “L’insegnamento, la
cosa più grande e positiva che sono riuscita a
tirare fuori da questa storia è stato mettere fine
un circolo vizioso messo in atto da quest’uomo, che
continuava ad andare avanti e a cui nessuno aveva
mai messo fine; quindi averlo messo in carcere è
sicuramente la cosa più bella.”
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