Il re Vittorio Emanuele III aveva da
poco inaugurato l’Altare della Patria, l’imponente monumento
dedicato a Vittorio Emanuele II dell’architetto Giuseppe Sacconi
che aveva suscitato tante polemiche per la sua lunghissima
realizzazione, durata oltre un quarto di secolo.
Roma come
detto era tutto un fermento culturale e soprattutto urbanistico
con la costruzione dei primi villini nel nascente quartiere
Prati al di là del Tevere, la realizzazione di importanti opere
come la Galleria d’arte moderna a Valle Giulia, il museo romano
alle Terme di Diocleziano, il Giardino zoologico e lo Stadio
nazionale al Flaminio. Si era da poco restaurato Castel
Sant’Angelo fino ad allora rifugio di barboni, e costruito ponti
sul Tevere, quali ponte Vittorio e ponte Risorgimento.
L’attenzione dell’opinione pubblica della capitale, però,
sembrava essere rivolta da tutt’altra parte… Qualcuno aveva
lanciato l’idea a dir poco scandalosa di un concorso di bellezza
impensabile al tempo del governo pontificio! Infatti su
iniziativa del Sindacato cronisti romani, il Sindaco Nathan
istituì non senza polemiche, il primo Concorso di Bellezza per
eleggere la Reginetta di Roma, invitando tutte le più avvenenti
ragazze romane a prendervi parte.
Si sollevò immediatamente
un clamore di indignazione da parte dei settori più conservatori
della capitale, inorriditi per un simile scandalo. I parroci
furono i primi a schierarsi contro l’iniziativa. Dai pulpiti di
tutte le chiese romane si tuonò contro quell’iniziativa che
“turbava le ragazze e destava il sentimento di vanità”. Numerosi
fidanzati, preoccupati per la tutela della dignità delle future
spose e che la fotografia della propria donna onesta potesse
apparire sulle pagine di un giornale, negarono il loro consenso.
Ma ci fu anche chi plaudì all’iniziativa tipo i commercianti
romani che avevano fiutato l’affare. Dappertutto si ebbero
iniziative pro e contro il concorso di bellezza.
Il
comitato organizzatore a quel punto per scongiurare il
fallimento del primo concorso di bellezza nella storia
dell’Italia unita stabilì un premio di cinquecento lire per le
ragazze elette che si fossero sposate entro l’anno. In questo
modo respinse al mittente le accuse di immoralità e diede vita
dai primi giorni di settembre alle nomine rionali. Il successo
fu immediato e i 18 rioni iscrissero le loro "più belle" e dai
costumi esemplari.
Il regolamento prevedeva che
partecipassero al concorso ragazze di «provata moralità»,
l’assenso scritto dei genitori, di età compresa tra i 17 e i 25
anni la cui origine dove essere rigorosamente romana, ed
escludeva senza possibilità di appello tutte quelle concorrenti
che “potessero impressionare per lo sguardo civettuolo e per il
corpo dai movimenti di flessuosità esagerate”. Così che tramite
il voto popolare venissero elette le Principesse dei vari rioni
e la Regina della città.
Vennero cosi elette le
Principesse: Cesira Fanella di Borgo Prati, Palmira Ceccani di
Trastevere, Idia Bastianelli del rione Monti, Fernanda
Battiferri del rione Colonna, Italia Bacchetti di Campo Marzio,
Giovannina Bucciarelli di Parione, Giulia Benni di Ponte,
Giovanna Refiser del rione Regola, Aurelia Repetti di
Sant’Eustachio, Ida Bruni di Pigna, Irene Bisonti per
Campitelli, Silvia Jechert per il rione Sant’Angelo, Adelina
Mercuri di Trevi. Tutte giovani provenienti dal ceto popolare,
infatti tra loro si contarono sei casalinghe, cinque sarte, una
magazziniera, una supplente postale, una studentessa…
L’elezione fu accompagnata da una grande festa con addobbi nei
negozi e sui balconi, fuochi d’artificio, fanfare militari e
addirittura spettacoli cinematografici. Sui giornali apparvero
le prime fotografie con i volti sorridenti delle ragazze.
A questo punto bisognava individuare una “Regina”, la cui
elezione ebbe luogo, in pompa magna, il giorno 20 settembre al
termine di un corteo trionfale di tutte le 18 Principesse ognuna
fiancheggiata da due damigelle d’onore che esibivano il vessillo
rionale. Tutte le concorrenti indossavano una tradizionale
tunica romana, sedute singolarmente in trono su un carro,
vestite dal collo ai piedi in abiti con le maniche fino al
gomito, il solo volto scoperto e i capelli raccolti dietro la
nuca; una collana di perle e, unico vezzo, un ventaglio.
Così Palmira, Cesira Aurelia, Fernanda, Adelina, le illibate
fanciulle reginette della Roma liberty, furono le prime
protagoniste in assoluto di un concorso di bellezza e si
contesero l’ambito titolo. Purtroppo furono necessari parecchi
giorni per fare lo spoglio delle schede e la proclamazione
ufficiale avvenne nel corso di una grande cerimonia, che ebbe
luogo il 1 ottobre all’albergo Excelsior.
“Regina di
Roma” venne eletta la bella mora e formosa Palmira Ceccani di
Trastevere con 4326 voti, seguita nell’ordine da Cesira Fanella
di Borgo Prati con 2398 e Ida Battistelli dei Monti con 2326. Il
successo fu schiacciante con uno scarto di circa duemila voti!
La Ceccani aveva 17 anni e qualche mese dopo, convolando
intelligentemente a giuste nozze con uno dei giurati, vinse
anche il premio di cinquecento lire del Sindacato Cronisti.
Qualche giorno dopo un famoso fotografo, Alfredo De Giorgio, la
fotografò in esclusiva nell' intimità della sua casa con il solo
collo scoperto, ma coi capelli sciolti! Miss Roma 1911 non si
concesse de più. L' anno dopo sposò lo scultore Mario Amendola,
fratello di Giovanni, il parlamentare bastonato a morte dai
fascisti. Sarà un matrimonio felice, con cinque figli e,
successivamente, nove nipoti!
Così il concorso del 1911,
diventò senza volerlo il fiore all’occhiello delle celebrazioni
per il Cinquantenario del Regno di Italia e l’antesignano di
tutti i concorsi di bellezza che si svolsero da quell’anno in
Italia.