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RACCONTI
 
 

Adamo Bencivenga
L'Amante Minorenne
La relazione scandalosa tra un'adolescente povera, decisa a crescere troppo in fretta, e un giovane ricco. Una storia intensadi realismo, eros, sentimento e soprattutto di differenze sociali







 


PRIMA PARTE
IN TRENO



21 Luglio
Il treno regionale diretto ad Arlon scorre lentamente tra i paesaggi gialli e verdi di fine estate e i vigneti scoscesi di confine. È un bellissimo viaggio nella natura tra i verdi chiari e gialli scuri dei vitigni già carichi di uve bianche dell’antico Pinot grigio, del Moscato, del Sylvaner e del Gewurztraminer.

È un treno di pendolari senza distinzione di classe, c’è chi mangia, chi si disseta, chi dorme disteso occupando due posti, chi russa appoggiato al finestrino e chi discute animatamente di sport, di belle donne e di lavoro.
Tra quei vagoni che arrancano diretti ad Arlon, un uomo elegante, vestito completamente di bianco, cammina in precario equilibrio cercando aiuto nei sostegni di ferro massiccio. Si vede da mille miglia che quello non è il suo ambiente naturale, ha l’espressione spaurita, quasi disgustata, ma alla fine guardando a destra e a sinistra riesce a trovare un posto libero accanto ad una ragazza molto giovane.

Lui si chiama Simon ed è un trentaseienne benestante di bell’aspetto. Ha la faccia da bambino e la pelle chiara e liscia. Non è sposato e vive ancora in famiglia e per tale motivo può permettersi quel bel vestito stile inglese, il cappello, la cravatta rigorosamente corta secondo la moda del tempo, gli occhiali tondi, il fazzoletto al taschino e un tenore di vita molto alto. Dicevamo si chiama Simon, fa parte di una famiglia molto in vista da quelle parti, forse la più ricca, ed ha un padre anziano e un fratello più grande che porta avanti l’azienda di famiglia.

La ragazza invece è belga, minuta e dal viso malizioso. Il suo nome è Madeleine ed è nata e cresciuta in un piccolo villaggio circondato da vigneti vicino ad Arlon. Ha appena sedici anni e frequenta l’Istituto femminile Immaculée Conception sempre ad Arlon. Madeleine è di estrazione poverissima, ma è una bellissima fanciulla, così sfrontata e allo stesso tempo ingenua che non si rende conto della propria bellezza e dei suoi atteggiamenti tanto innocenti quanto smaliziati e provocanti.

Simon: “Buongiorno Mademoiselle… Posso?”
L’uomo si toglie il cappello e indica imbarazzato il posto libero occupato dai libri della ragazza.
Madeleine: “Buongiorno a voi.”
Replica lei senza guardare l’uomo, poi svogliatamente toglie i libri dal sedile. A quel punto l’uomo si siede ringraziando.

Madeleine sta tornando in collegio dopo le vacanze estive, lui invece è appena stato a Metz per lavoro. Nonostante l’età adulta sembra un giovane uomo timido e impacciato. Lei invece sta leggendo un libro, ma ora, senza alcun motivo, si volta, guarda l’uomo e gli sorride, forse è abituata così o forse è semplicemente un modo per attirare l’attenzione.

Lo sguardo dell’uomo non si fa attendere e dopo alcuni secondi inizia a fissare quella strana ragazza. Nota il suo cappello stravagante, i suoi guanti di pizzo e il suo vestito bianco dimesso, ma trasparente e tremendamente sensuale.
Lei stranamente non gli toglie gli occhi di dosso, lo guarda ancora, ma senza parlare, forse quel signore distinto lo ha già visto da qualche parte e vuole essere certa che sia proprio lui. A quel punto l’uomo prende coraggio, tira fuori dalla tasca il suo portasigarette d’oro e lo apre con due dita. Forse è solo un pretesto o solo emozionato.

Simon: “Chiedo scusa Mademoiselle, voi fumate?”
Madeleine: “No grazie.”
Simon: “Posso?”
Madeleine: “Perché me lo chiedete?”
La ragazza sorride di nuovo.
Simon: “Perché potrebbe disturbarvi…”
Madeleine: “Se anche fosse, che diritto avrei ad impedirvelo? Voi siete un uomo adulto ed anche benestante da quanto vedo, non credo che dobbiate avere il mio permesso per fumare.”

L’uomo è ancora più imbarazzato, di sicuro non si aspettava una risposta così da persona adulta. Guarda fuori dal finestrino poi di nuovo si rivolge alla ragazza.
Simon: “Mi perdoni è così insolito incontrare una signorina così bella come voi su questo treno... Carino il suo cappello. Originale.”
Madeleine: “Signorina è un termine che non mi piace, se proprio dovete… chiamatemi ragazza.
Simon: “Oh mi scusi, non volevo…”

La ragazza credendo di aver esagerato lo interrompe.
Madeleine: “Vi piace il mio cappello? Perché dite che è originale?”
Mentre parla si sistema il cappello, si mette in posa, stringe le labbra e fissa il suo interlocutore.
Simon: “Oh non mi guardate così però… vi prego.”
Madeleine: “Come vi sto guardando?”
Simon: “Oh non so… mi state fissando…”
Madeleine: “Vi chiedo perdono allora.”
Simon: “Mi fate pensare a quel gioco tra ragazzi quando ci si guardava intensamente negli occhi e perdeva chi abbassava per primo lo sguardo.”
Madeleine: “Oh sì lo ricordo, ma non avete risposto alla mia domanda…”
Simon: “Oh mi scusi, voi mi confondete…”
Madeleine: “Per così poco… Parlavamo del mio cappello.”
Simon: “Beh se non sbaglio il vostro è un cappello da signora adulta… poi il colore, la stoffa… Portato da voi diventa insolito… ma siete tremendamente bella… Credo che qualsiasi cosa vi donerebbe...”
Madeleine: “È un banale cappello rosso a cloche, comunque grazie siete molto gentile. Fate sempre questi complimenti alle ragazze incontrate sui treni?”
Simon: “Beh veramente è la prima volta che prendo un treno e non per mia volontà… Per me è un fatto davvero insolito.”

La ragazza lo scruta da cima a fondo.
Madeleine: “Si vede… E comunque anche voi, vestito così, siete insolito per questo treno.”
Simon: “Cosa ho di insolito?”
Madeleine: “Voi nulla, ma il contorno non vi si addice. Questo è un treno di pendolari.”
Simon: “Lo devo considerare un complimento allora…”
Madeleine: “Fate voi.”

La ragazza senza aspettare la risposta torna ad immergersi nel suo libro.
Simon: “Cosa leggete?”
Madeleine: “Perché vi interessa?”
Simon: “Era tanto per parlare, comunque se state studiando non vi disturbo più.”
Madeleine: “Oh no, è un romanzo di Flaubert, L’Éducation sentimentale.”
Simon: “Vi piace?”
Madeleine: “Adoro leggere…”
Simon: “Però quello è un libro adatto agli adulti…”
Madeleine: “Come il cappello? Credete che non sia adatto a me?”
Simon: “Non vi conosco, non saprei…”
Madeleine: “E allora se non mi conoscete perché mi giudicate?”
Simon: “Oh, perdonate il mio ardire, non volevo essere scortese.”
Madeleine: “Comunque è un romanzo che parla d’amore, di un liceale che si innamora della moglie di un editore.”
Simon: “Appunto, lo trovo molto peccaminoso.”
Madeleine: Cosa intendete per peccaminoso?

L’uomo è ancora più impacciato.
Simon: “Beh si parla di sesso…”
Madeleine: “Io non sono adulta come voi e non ci trovo nulla di immorale nel sesso.”
Simon: “Sì è vero, forse siamo noi adulti che lo rendiamo peccaminoso.”
Madeleine: “Voi leggete molto vero?”
Simon: “Come fate a saperlo?”
Madeleine: “Portate gli occhiali.”

Passa qualche minuto. L’uomo ancora impacciato non trova le parole, ha paura di fare un’altra gaffe. Guarda fuori dal finestrino, poi finalmente si accende la sigaretta. Lei invece alza lo sguardo dal libro.
Madeleine: “Perdonatemi, io sto parlando con voi, ma non vi conosco. Mia madre dice sempre che non è dabbene rivolgere la parola ad uno sconosciuto.”
Simon: “E cosa dovrei fare allora?
Madeleine: “Semplicemente presentarvi! Dirmi chi siete. Altrimenti sono costretta a cambiare posto…”

L’uomo prende la palla al balzo, di certo non sperava in un’occasione simile. Assume una posa fintamente austera e con una voce quasi buffa e impostata replica.
Simon: “Mi chiamo Simon Bourgeois e vivo a ClaireFontaine!”
Madeleine: “Dov'è?”
Simon: “A qualche fermata da qui... La ferrovia passa poco distante… Non so se vi è capitato di vedere la mia casa… È una grande villa circondata da abeti… L’unica nella zona.”
Madeleine: “Ah sì, quella bianca e verde?”
Simon: “Oh sì… come avete fatto a riconoscerla?”
Madeleine: “Non ci sono altre grandi case in questo posto prima di Arlon, ma ignoravo che si chiamasse ClaireFontaine.”
Simon: “Siete un’osservatrice attenta, complimenti!”
Madeleine: “Mi prendete in giro? La vostra casa è troppo grande per non essere vista.”
Simon: “Sapete, sono rientrato da poco da Parigi per una specializzazione in agronomia.”
Madeleine: “Voi siete ricco allora... Si vede anche da come vestite ed anche dagli occhiali tondi…”
Simon: “Sono benestante sì... Dicevo, il fumo vi dà fastidio?”
Madeleine: “Niente affatto.”
Simon: “Voi invece frequentate la scuola?”
Madeleine: “Sì, un liceo femminile ad Arlon. Sto andando lì dopo qualche giorno a casa.”
Simon: “Ma non dovreste essere in vacanza? In questo periodo le scuole sono chiuse.”
Madeleine: “In quella scuola si studia anche d’estate. Purtroppo!”
Simon: “Vi piace studiare?
Madeleine: “Lo trovo interessante, ma d’estate preferirei giocare con le mie amiche.”
Simon: “Ne avete tante di amiche?”
Madeleine: “Quante ne possa avere una ragazza della mia età.”
Simon: “E cosa si fa in un istituto tutto femminile oltre che studiare?”
Madeleine: “Beh oltre a studiare, si impara il taglio e cucito, si impara l’arte del ricamo, si studia musica e si impara a suonare il pianoforte.”
Simon: “Vi piace la musica?”
Madeleine: “Mi rilassa, ma odio il solfeggio.”
Simon: “Sapete cosa sto pensando?
Madeleine: “Dite.”
Simon: “Non so… I vostri giudizi sono così netti, da donna adulta.”
Madeleine: “La vostra è un’ossessione allora… Cosa ci trovate a dividere il mondo tra giovani e adulti?”
Simon: “Chiedo scusa volevo solo dire che ho l’impressione… insomma come se voi foste abituata a parlare con uomini adulti. Sbaglio?”
Madeleine: “Voi siete una persona a modo e non mi sento in soggezione… Nessuno mai mi avrebbe chiesto il permesso di sedersi o di fumare.”
Simon: “Oh grazie. Sono contento che voi siate a vostro agio. Ma quanti anni avete? Dall’aspetto sembrate molto giovane.”
Madeleine: “Diciotto appena compiuti e voi?
Simon: “Trentasei…”
Madeleine: “Il doppio dei miei!”
Simon: “Vi dispiace?”
Madeleine: “Perché me lo chiedete? Era solo una constatazione… Direi che per me è insolito parlare con un uomo elegante come voi. La differenza di età non mi crea alcun problema.”

La ragazza guarda fuori dal finestrino.
Simon: “Vedete questi vigneti? Mio padre è il padrone di tutte queste terre... Io faccio del mio meglio per amministrarle. Lui ora sta poco bene.
Madeleine: “Mi spiace. È malato?”
Simon: “I medici non capiscono quale sia la causa della sua malattia.”
Madeleine: “Come? Non lo sanno?”
Simon: “Beh una specie di male di vivere, dopo la morte di mia madre non si è più ripreso. Vive in un mondo tutto suo.”
Madeleine: “Cos’è il male di vivere?”
Simon: “Che domanda difficile! Avete presente quando vi intristite e ogni cosa diventa grigia e niente vi rallegra?”
Madeleine: “Oh sì ho capito. E a vostro padre succede spesso?”
Simon: “Praticamente è sempre in quella condizione!”
Madeleine rimane un attimo confusa, pensa, guarda in fondo al vagone.
Madeleine: “Vi manca Parigi?”
Simon: “Mi mancano le feste, i divertimenti, le luci, i negozi, i ristoranti, la gente sempre sorridente, qui è tutto così triste... Conoscete Parigi?”
Madeleine: “Conosco solo la stazione, è molto bella. Ci sono passata lo scorso anno quando sono andata a trovare una mia zia che vive a Marolles-en-Hurepoix. Conoscete?”
Simon: “No, non conosco.”
Madeleine: “Lo immaginavo. È un piccolo villaggio a sud di Parigi.”

Rimangono in silenzio, il treno scorre lento e rumoroso. Lei con una mano tiene il libro mentre l’altra è poggiata sul sedile. Lui è impaziente, non ha mai visto uno splendore simile. Si rende conto che è una ragazzina, ma stranamente sente un’attrazione particolare. Conta le fermate e i chilometri che mancano ad Arlon. Sa che non gli capiterà più un’occasione del genere. Vorrebbe rivelarsi, farle capire che gli piace, che ha un modo di fare inconsueto e che se ci fosse l’occasione non disdegnerebbe un altro incontro.
La guarda, nota dal vestito in trasparenza il suo piccolo seno. Pensa a quanto potrebbe essere insolito per lui stringerlo con la sua mano, accarezzarlo, baciarlo teneramente, ma i suoi non sono pensieri peccaminosi. Avverte un piacere più cerebrale che fisico, più tenero che sessuale come se quella ragazza potesse colmare il suo bisogno di confidenza e la sua innata mancanza di affetto. Poi, vedendo quella mano così graziosa, decide di agire. Lentamente poggia la sua sul sedile accanto a quella della ragazza.
Si guarda intorno, l’uomo seduto davanti a loro dorme, un ragazzino urla, una signora ben vestita con un cappello rosso è seduta poco più avanti, è sola. Lei ha già adagiato più volte il suo sguardo interessato verso quell’uomo ben vestito, ma lui ha solo occhi per questa fanciulla dal seno piccolo e il cappello a cloche che gli siede accanto.

Ora guarda la sua piccola mano inguainata da quel guanto di pizzo bianco così delizioso, vorrebbe toccarla… Forse no, forse vorrebbe darle solo un segnale. Allora allunga un dito, sta sudando, passano degli attimi interminabili, ad un certo punto si decide e col suo dito mignolo sfiora delicatamente il dorso della mano di lei.
È un contatto leggero quasi impercettibile. Poi chiude gli occhi temendo una reazione da parte della ragazza, ma lei continua a leggere…

Dopo qualche secondo con un tatto leggerissimo e senza premere scivola lungo il dorso verso l’incavo delle dita tra l’indice e il medio. Sorprendentemente non succede niente e allora si fa coraggio e prosegue verso la punta delle dita. La mano di lei è piccola, ma è un tragitto infinito, sa che a breve gli arriverà perlomeno un ceffone o quanto meno la ragazza si alzerà e prenderà posto su un altro sedile.

Chiude gli occhi, conta i secondi, uno… due… tre… ma niente, non accade niente, lei sembra assorta nel suo romanzo. Allora si fa forza e preme col suo indice prima il dito e poi la mano intera. Incredibilmente la ragazza non la toglie, alza semplicemente lo sguardo, ma guarda dalla parte opposta, prima verso la donna col cappello rosso, poi verso il finestrino, come se non stesse succedendo nulla oppure per l’imbarazzo non volesse vedere. Passa qualche altro secondo, ora la mano grande di lui è completamente sopra quella piccola di lei. La stringe leggermente col suo palmo, sembra quasi un amplesso, ma lei non la toglie.
Ora pensa, non credeva fosse così facile, non sa come procedere, cosa dire e soprattutto non sa come interpretare quella situazione. Vorrebbe fosse un assenso, un segno di disponibilità, ma ha paura di chiedere, di interrompere quel momento. Alla fine trattiene il respiro e non dice nulla.

Nei pressi della stazione di Arlon il treno inizia a rallentare rumorosamente. La ragazza, come se si fosse svegliata improvvisamente, toglie la mano e ripone il libro nella borsa.
Madeleine: “Ecco sono quasi arrivata, tra poco devo scendere... Mi ha fatto piacere incontrarvi.”
Simon: “Questa è l’ultima fermata dobbiamo scendere tutti.”
Madeleine: “Ah sì che sbadata.”

Sorride.
Simon: “Voi siete molto bella, il vostro sorriso è incantevole…”
Madeleine: “Voi siete abituato a corteggiare le ragazze vero?”
Simon: “Dubito che esistano fanciulle belle come voi.”
Madeleine: “Siete molto gentile…”

L’uomo quasi balbetta, è sconvolto da quell’indifferenza e dalle risposte così mature della ragazza. Se non fosse per quel viso da adolescente dubiterebbe sui suoi diciotto anni.
Simon: “Posso sapere il vostro nome?”
Madeleine: “Mi chiamo Madeleine Marchand.”
Simon: “È bellissimo il vostro nome!”
Madeleine: “Signore non esagerate, chissà quante ragazze avrete conosciuto con questo nome…”
Simon: “Beh è un nome biblico e allo stesso tempo licenzioso…”

Lei ride.
Madeleine: “Oh no, nulla di tutto questo, semplicemente mia nonna era golosa dei Petite Madeleine. Conoscete quei piccoli dolcetti soffici a forma di conchiglia?”
Simon: “Come no! Ne sono anche io goloso!”
Madeleine: “Ecco quando sono nata, dicono che avessi il viso a forma di conchiglia per cui mia nonna ha imposto questo nome a mia madre.”
Simon: “Ringraziate vostra nonna allora. È un nome molto azzeccato direi e poi vi sta bene.”

La ragazza si alza e va verso l’uscita, l’uomo la segue.
Simon: “Anche a me ha fatto tanto piacere conoscervi.”
Madeleine: “Oh grazie, siete gentile! Ma non mi avete ancora detto cosa ci fa un uomo come voi su un treno di pendolari…”
Simon: “Semplice, il destino desiderava che vi incontrassi…”
Madeleine: “Dovreste prenderlo più spesso allora… Il destino alle volte si fa attendere e non è detto che la prima volta sia quella giusta…”
Simon: “Saggia risposta… Ma io credo che questa sia stata quella giusta.”
Madeleine: “Ah sì, in effetti seduta poco più avanti c’era una bella signora con il cappello rosso che vi mangiava con gli occhi.”
Simon: “Non vi sfugge niente, vedo.”
Madeleine: “Guardo quello che mi interessa.”
Simon: “Anche voi avete un cappello rosso.”
Madeleine: “Ma non adatto a me vero?”

Lui rimane un attimo a pensare.
Simon: “In realtà il vero motivo per il quale ho preso questo treno è meno poetico…”
Madeleine: “Dite allora.”
Simon: “La mia macchina ha avuto un guasto, sono rimasto a piedi e sono stato costretto a prendere questo treno. Purtroppo questa linea non ha la prima classe...”
Madeleine: “Siete dispiaciuto allora…”
Simon: “Niente affatto… ho conosciuto voi…”
Madeleine: “E la vostra macchina ora dov’è?”
Simon: “È il mio autista che se ne sta prendendo cura.”
Madeleine: “Avete anche l’autista allora?”
Simon: “Sì, abbiamo Jean-Louis, l’autista di famiglia.”
Madeleine: “Quindi non vivete solo…”
Simon: “Vivo in famiglia. In realtà è mio fratello più grande che manda avanti gli affari di famiglia. Io modestamente cerco di aiutarlo o come dice lui vivo semplicemente alle sue spalle. Poi, come vi ho detto c’è mio padre, mia madre purtroppo è morta quando ero ancora un adolescente.”
Madeleine: “Ma siete solo? Intendevo non siete sposato?”
Simon: “Perché ho l’aria da uomo sposato? Beh se lo fossi stato non vi avrei importunata.”
Madeleine: “Dite? E poi voi non mi avete importunata, assolutamente.”
Simon: “Comunque confermo, non sono sposato.”
Madeleine: “Vi annoiate?”
Simon: “Perché mai dovrei?”
Madeleine: “Non so, non lavorate, non siete sposato, presumo che non abbiate figli, siete troppo grande per fare lo studente, cosa fate allora?”
Simon: “Diciamo che non mi annoio, passo le serate a bere birra con gli amici e in particolare con Michel, il mio amico fraterno, anche se lui è sposato…”
Madeleine: “Strano alla vostra età…”
Simon: “Beh sono ancora in cerca dell’anima gemella…”
Madeleine: “Credete che non sia ancora ora?”
Simon: “L’uva non si domanda mai se sia matura, è il tempo che decide…”

L’uomo aiuta la ragazza a scendere, per una frazione di secondo cinge i suoi fianchi, attraverso quella stoffa leggerissima, sente il calore di quel corpicino giovane e allo stesso tempo decisamente sensuale.
Scesi dal treno, i due si salutano.
Madeleine: “Ora è arrivato davvero il momento di salutarci…”
Simon: “Ebbene sì, anche se, non lo nego, avrei preferito che questo treno non si fosse mai fermato…”
Madeleine: “Mi state facendo la corte? Siete un uomo adulto ed io una ragazza… Non credo che mia madre sarebbe contenta…”
Simon: “Ora siete voi a rimarcare la differenza tra giovani e adulti. Comunque non ho detto nulla di male, ma solo ad alta voce il mio pensiero.”
Madeleine: “Beh allora faccio finta di non aver sentito il vostro pensiero.”
Simon: “Madeleine, è qui vicino la vostra scuola?”
Madeleine: “Cinque minuti a piedi.”
Simon: “Posso sapere il nome dell’istituto?”
Madeleine: “È il Collège Et Lycée Immaculée Conception.”
Simon: “Arrivederci Mademoiselle.”
Madeleine: “Addio signore.”

Lei, con fare da adulta e senza più voltarsi, attraversa la piccola piazza calpestando incurante l’aiuola. Lui si ripete per due volte il nome della scuola, ringrazia il destino per quel guasto alla macchina che gli ha permesso di incontrare quell’incantevole essere innocente e allo stesso tempo tremendamente malizioso. Rimane ad ammirarla ancora per qualche secondo finché quella figura esile non scompare del tutto ai suoi occhi tra i vicoli di Arlon.




 


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Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


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© Adamo Bencivenga - Tutti i diritti riservati
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