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INTERVISTA IMPOSSIBILE

Milva
La Rossa
Per il colore dei
suoi capelli era anche nota come La Rossa (titolo di una famosa
canzone scritta per lei da Enzo Jannacci) (Goro, 17 luglio 1939 –
Milano, 23 aprile 2021)

Madame le sue
origini? I miei genitori su suggerimento
dell'ostetrica volevano battezzarmi come Milva, ma il
parroco di Goro, don Appiano si oppose perché non avrei
avuto alcuna santa protettrice per l'onomastico per cui
optarono per Maria Ilva.
Inizia giovanissima la
sua carriera… Iniziai a cantare nelle balere del
basso ferrarese con il nome d'arte Sabrina, e lì venni
notata per la mia voce e mi consigliarono di partecipare
ad un concorso per voci nuove della Rai. Era il 1959 ed
arrivai prima tra 7600 partecipanti.
Poi cosa
successe? Cominciai ad incidere per la Cetra, la casa
discografica di Stato, e nel 1961 partecipai al Festival
di Sanremo. In quell’edizione arrivai terza con la
canzone Il mare nel cassetto in coppia con Gino Latilla.
Pensi che tre mesi prima del festival mi dovetti operare
alla gola, tutto andò bene ma lo spavento di non
riuscire a salire su quel palco fu tanto!
Per lei
si aprirono le porte del successo… I giornalisti
dell’epoca dissero che era arrivata la nuova Nilla
Pizzi, comunque feci molte serate ed iniziai a
guadagnare i primi soldi (circa 200 mila lire a serata).
L’anno successivo sempre a Sanremo presentai Tango
italiano in coppia con Sergio Bruni, arrivai seconda ma
soprattutto acquistai un’enorme popolarità arrivando
prima nella classifica dei 45 giri più venduti.
Nel 1961 si sposa… Sposai il regista Maurizio
Corgnati che aveva 22 anni più di me. Ci eravamo
conosciuti negli studi della Rai di Torino. Insieme
concepimmo nostra figlia Martina, nata nel 1963. Lui è
stato l'uomo più importante della mia vita anche se il
nostro matrimonio durò appena otto anni e fui io a
lasciarlo. Con lui ho acquisito la consapevolezza delle
mie capacità ed una importante evoluzione artistica e
culturale. Mi spiace di averlo fatto tanto soffrire, ma
al cuore non si comanda e mi ero innamorata di un altro
uomo. Ero giovane, avevo 28 anni e presi la mia bambina
e me ne andai di casa.
Quell’uomo era l’attore
Mario Piave vero? Fui attratta da lui perché era un
mio coetaneo ma la relazione fu burrascosa e durò solo
quattro anni. Litigavamo spesso e lui tentò per due
volte il suicidio. Purtroppo morì tragicamente qualche
anno dopo, ucciso da cinque colpi di pistola nella sua
auto alle porte di Roma.
Ci saranno altri uomini
nella sua vita… Nel tempo mi legai sentimentalmente
al paroliere e filosofo Massimo Gallerani, era bello,
intelligente e speciale ma nel 1989 mi abbandonò per una
donna più giovane. Un evento che vissi come un lutto e
caddi in depressione. Poi mi legai all'attore e
doppiatore, Luigi Pistilli, considerato uno dei migliori
interpreti delle opere di Bertolt Brecht. Luigi una sera
a cena dopo che avevamo finito di recitare insieme la
Lulù di Wedekind, mi fece una dichiarazione come si
usava una volta. Io candidamente gli risposi: «Forse non
dovrei dirlo, ma non potevi muoverti prima?» Fui io a
lasciarlo e lui purtroppo non resse al trauma tanto che
si tolse la vita, impiccandosi nella sua casa di via
Mozart a Milano poche ore prima di apparire nell’ultima
replica di «Tosca ovvero prima dell'alba» di Terence
Rattiga al Teatro Nazionale.
Torniamo alla sua
favolosa carriera. Dopo la sua partecipazione al
Festival di Sanremo 1962 cosa succede… Venni chiamata
da Bruno Coquatrix, e debuttai all'Olympia di Parigi. La
mia dimensione internazionale mi permise di fare delle
scelte più impegnate e di avvicinarmi ad un repertorio
più ricercato registrando due LP Le canzoni del Tabarin
(1963) e Canti della libertà (1965), dove incisi la
prima versione di Bella ciao.
Il passo verso la
recitazione fu breve… Feci la gavetta nel teatro
leggero accanto a Gino Bramieri e David Riondino, per
poi passare a Giorgio Strehler, che divenne per me una
figura chiave. In particolare, mi specializzai nel
teatro brechtiano. Alle canzoni di Bertolt Brecht
dedicai ben quattro album e innumerevoli recital
teatrali.
Ma non lasciò mai la canzone…
Parallelamente al teatro continuai la mia carriera come
cantante anche perché avevo stabilito un accordo con la
mia casa discografica, la Ricordi, grazie al quale mi
era consentita la pubblicazione di lavori di grande
spessore impegnandomi nel contempo a lavorare su una
produzione più leggera e popolare, partecipando ai vari
festival e note trasmissioni televisive.
Quali
furono i suoi maggiori successi popolari? Sicuramente
“Milord”, canzone tratta dal repertorio di Édith Piaf,
che incisi per la prima volta nel 1960; “La filanda”,
cover della più grande cantante portoghese Amália
Rodrigues interprete del fado; “Alexander Platz” scritta
da Franco; “Canzone” di Don Backy, presentata al
Festival di Sanremo 1968, dove mi classificai terza;
senza dimenticare “La Rossa” di Enzo Jannacci e “Dicono
di me” cover di “To the Unknown Man”
Negli anni
ottanta l'incontro con Battiato… Nel 1981 iniziai il
sodalizio con Franco Battiato con quello che sarà il mio
più grande successo commerciale “Milva e dintorni”. Il
brano di punta fu “Alexander Platz”, un capolavoro dalle
atmosfere fassbinderiane. Fu un vero e proprio cavallo
di battaglia, che riproposi in tutti i miei concerti e
in varie raccolte in Italia, Germania e Giappone,
divenne inoltre la title track della versione francese
dell'album, Milva Alexander Platz, e lo incisi anche in
tedesco con il titolo Menschen an der Macht. Nel secondo
album che registrai con Battiato non posso non ricordare
“Una storia inventata”, brano d'apertura dell'album,
intenso e malinconico.
Malata da tempo, Milva
è muore il 23 aprile 2021 all'età di 81 anni nella sua
casa di via Serbelloni a Milano. Dieci anni prima
Milva spiegava le ragioni del proprio ritiro: «Ritengo
che proprio questa speciale combinazione di capacità,
versatilità e passione sia stato il mio dono più
prezioso e memorabile al pubblico e alla musica che ho
interpretato e per quello voglio essere ricordata. Oggi
questa magica e difficile combinazione forse non mi è
più accessibile: per questo, dato qualche sbalzo di
pressione, una sciatalgia a volte assai dolorosa,
qualche affanno metabolico; e, soprattutto, dati gli
inevitabili veli che l'età dispiega sia sulle corde
vocali sia sulla prontezza di riflessi, l'energia e la
capacità di resistenza e di fatica, ho deciso di
abbandonare definitivamente le scene e fare un passo
indietro in direzione della sala d'incisione, da dove
posso continuare ad offrire ancora un contributo
pregevole e sofisticato».
La sua statura
artistica è stata ufficialmente riconosciuta dalle
repubbliche italiana, francese e tedesca, che le hanno
conferito alcune tra le più alte onorificenze; è l'unica
artista italiana ad essere contemporaneamente: Ufficiale
dell'Ordre des arts et des lettres (Parigi, 1995),
Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica
Federale di Germania (Berlino, 2006), Commendatore
dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana (Roma, 2
giugno 2007) e Cavaliere della Legion d'onore della
Repubblica Francese (Parigi, 2009).
Per il colore
dei suoi capelli era anche nota come La Rossa (titolo di
una famosa canzone scritta per lei da Enzo Jannacci); il
colore caratterizzava anche la sua fede politica di
sinistra, rivendicata in numerose esternazioni.
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
https://it.wikipedia.org/wiki/Milva
https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/
addio-milva-ndash-amori-passioni-rimpianti-
ldquo-pantera-267994.htm


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