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INTERVISTA IMPOSSIBILE


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Edie Sedgwick
La Musa fragile
Bellissima ereditiera californiana, modella e attrice ebbe una liason sentimentale con il cantautore Bob Dylan. Ma principalmente fu la musa di Andy Warhol. Divenne in breve tempo la regina della Factory, senza però riuscire a sconfiggere il male di vivere che da sempre l'accompagnava. Morì a soli 28 anni a causa di un’overdose di barbiturici.





(Santa Barbara, 20 aprile 1943 – Santa Barbara, 16 novembre 1971)


 



Madame le sue origini?
Il mio nome è Edith Minturn Sedgwick, provengo da una famiglia molto ricca e sono la settima di otto fratelli, mio padre era un allevatore e scultore ed ho passato la mia infanzia in un ranch nei pressi di Santa Barbara.

Come è stato il suo rapporto con suo padre?
Lui era un narcisista e un accentratore. Pensi che nessuno dei miei fratelli è mai andato a scuola, eravamo praticamente isolati dal resto del mondo. Lui tradiva mia madre apertamente e in più di un’occasione l’ho visto fare sesso con una delle sue tante amanti.

Si parla di percosse e maltrattamenti…
Più di una volta mi ha schiaffeggiata ed ha anche tentato di molestarmi a cominciare da quando avevo sette anni.

Queste vicende si ripercossero sulla sua salute, vero?
Soffrivo di disturbi alimentari e alla fine diventai anoressica. Mio padre addirittura mi fece ricoverare presso il Silver Hill un ospedale psichiatrico. In quel periodo ebbi una breve relazione con uno studente di Harvard, rimasi incinta ed abortii.

A vent’anni perse due dei suoi fratelli.
Francis Jr. e Robert morirono entrambi a distanza di 18 mesi. Tutti e due avevano avuto rapporti conflittuali con papà e soffrivano di disturbi mentali. Francis alcolizzato già a quindici anni si suicidò mentre Bob si schiantò con la sua moto.

A 21 anni abbandonò la sua famiglia.
Ricevetti un fondo fiduciario di 80.000 dollari da mia nonna materna e mi trasferii a New York per intraprendere la carriera di modella. Nel marzo 1965, incontrai a una festa l'artista e regista d'avanguardia Andy Warhol e iniziai a frequentare The Factory lo studio d'arte di Andy.

Divenne una icona della Pop Art…
Per alcuni fui l'alter ego femminile di Andy Warhol per altri ho rappresentato l'incarnazione della New York degli anni Sessanta, il simbolo dell'eccesso, ma anche un'anoressica, una drogata, una ninfomane. Iniziai ad apparire su tutti i giornali, posai per Life e per Vogue e con Andy girai una serie di film. Al tempo mi bastava indossare una semplice maglietta o un cappello per fare tendenza.

Di contro vivere insieme ad Andy Warhol era un’impresa…
Il rapporto con Andy si fece sempre più intimo e profondo: non si trattava della classica relazione musa-artista, ma di qualcosa di più intenso, interiore. Lui mi adorava, ero per lui il giusto mix di innocenza e sensualità, di modernità e sofferenza, di raffinatezza e mistero, ma per essere al suo fianco ci voleva una forte dose di personalità nonché l’abuso di alcol e droghe varie.

Era gelosa vero?
Andy, nonostante il suo orientamento sessuale, di donne intorno ne aveva tante e continuamente cercava nuove ispirazioni proprio dalla bellezza femminile. Però quando conobbe Nico, la sua nuova musa, io fui messa ai margini. Se io ero hot, Nico era cool. Se io ero solo una ragazzina ricca e viziata lei era una donna.

Quindi cosa fece?
Cominciai a spendere in modo incontrollato tutta l’eredità della famiglia che avevo ricevuto, comprai un lussuoso attico a Park Avenue e iniziai a dare feste e ad abusare di qualsiasi cosa. La Factory ormai era solo un ricordo ed approdai nel clan di Bob Dylan. Desideravo continuare la mia carriera di attrice, ma le promesse di lui e del suo agente rimasero solo promesse.

Ci fu una relazione sentimentale tra lei e Bob?
Dylan l’ha sempre negata, ma le sue canzoni parlano chiaro da "Like a Rolling Stone" a "Just Like a Woman". Fui io la vera ispiratrice di quei brani! Poi lui nel novembre del 1965 si sposò a mia insaputa con la sua ragazza di sempre Sara Lowndsnel.

Delusa da Dylan intreccia una storia burrascosa con il suo amico Bobby Neuwirth…
Flirtammo per alcuni mesi poi lui mi lasciò perché mi accusava di essere incapace di gestire la mia follia e la mia dipendenza dalle droghe. Caddi nel tunnel dell’eroina ed a poco a poco tutti mi voltarono le spalle perché tossicodipendente. Alla fine tornai in California dalla mia famiglia.

Il suo stato di salute si aggravò e venne ricoverata più volte in vari ospedali psichiatrici.
Nel reparto psichiatrico del Cottage Hospital conobbi Michael Post con cui mi sposai il 24 luglio 1971. Ero convinta che lui mi avrebbe fatto dimenticare le luci di New York e quella vita troppo spericolata. Ma non fu così…

Sarà il marito a ritrovare il corpo di Edie la mattina del 16 novembre 1971, morta soffocata nel proprio vomito in seguito ad una overdose di barbiturici. Alla notizia della morte di Edie, Andy Warhol reagì come se fosse accaduto qualcosa su un altro pianeta.
 





 
















 
 
 





ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
© All rights reserved
FONTI
https://it.wikipedia.org/wiki/Edie_Sedgwick
https://en.wikipedia.org/wiki/Edie_Sedgwick
https://www.elle.com/it/magazine/storie-di-donne/a36091605/edie-sedgwick-storia/
https://biografieonline.it/biografia-edie-sedgwick






















 
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