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INTERVISTA IMPOSSIBILE

Esther Lachmann
La Païva
Una donna
misteriosa e affascinante, dotata di una personalità magnetica.
Assetata di denaro si è sposata tre volte, cambiando quattro
religioni e città. Ha avuto diversi amanti ed è considerata la più
famosa cortigiana del XIX secolo.. (7 maggio 1819 - 21 gennaio
1884)

Salve madame le sue
origini? Il mio nome vero è Esther Pauline Lachmann
sono di origini russe, nata da Mosca nel 1819 da Martin
Lachmann, un commerciante di stoffe, e da l'ex Anna
Amalie Klein, ebrea e di origine polacca
Si sposò
giovanissima… L'11 agosto 1836, avevo 17 anni, quando
sposai Antoine Villoing, un sarto francese che aveva
dieci anni più di me. Da quell’unione nacque nostro
figlio, Antoine che purtroppo morì ventenne mentre
frequentava la facoltà di medicina.
Dopo la
nascita di suo figlio lasciò suo marito… Mi accorsi
che il matrimonio non era per me e poi Mosca in quel
periodo non era un bel posto, c’erano molte restrizioni
e divieti per noi ebrei, per cui lasciai marito e figlio
e dopo aver viaggiato per Berlino, Vienna e Istanbul mi
stabilii vicino all'Église Saint-Paul-Saint-Louis a
Parigi, una città piena di novità e gioia di vivere, e
presi il nome di Thérèse.
A ventuno anni aveva
già un amante. Divenni la compagna di Henri Herz,
pianista, compositore e produttore di pianoforti. Lo
incontrai a Bad Ems, una famosa città termale tedesca,
frequentata dai personaggi più in vista
dell’artistocrazia e dell’alta borghesia internazionale.
Quella relazione mi permise di conoscere diversi artisti
tra cui Richard Wagner, Hans von Bülow , Théophile
Gautier ecc.
Non vi sposaste? Sebbene Henri
mi presentasse spesso come sua moglie, e io fossi
chiamata ufficialmente "Madame Herz", non ci sposammo
mai, poiché io aveva già un marito. Fu per me una nuova
vita e cambiai il mio nome in Blanche, mettendo in giro
le voci di una mia presunta discendenza dal principe
Costantin Pavlovich Da quell’unione nacque nostra
figlia, Henriette che visse i suoi soli dodici anni con
i nonni paterni.
Come andò quell’unione? Agli
inizi bene, Henri era spesso in giro per tournée ed io
seguivo curando i suoi interessi. Passammo un lungo
periodo a Londra. Il nostro tenore di vita era molto
alto per cui nel 1846 Henri decise di fare un tour di
concerti in America allo scopo di risollevare le nostre
finanze. Il tour sarebbe dovuto durare non più di 6
mesima ci restò per lunghi cinque anni. Durante la sua
assenza mi affidò parte dei suoi affari e parte a suo
fratello Jacques, ma non andai mai d’accordo con mio
cognato. Poi quando Jacques scoprì che non disdegnavo
affatto altre conoscenze maschili e che non ero la vera
moglie del fratello, non aspettò mi cacciò di casa. Con
Henri non ci vedemmo più.
Dicono che il suo vero
obbiettivo fosse il denaro. Adoravo la ricchezza e
per riuscire nel mio intento cambiai spesso nome, età,
religione, cittadinanza e mariti. Nascosi sempre la mia
vera identità, vivendo ogni volta vite diverse. Ripeto
la figura della brava moglie non si addiceva affatto più
che altro mi piaceva apparire come femme fatale.
Dopo che suo cognato la cacciò di casa cosa fece?
Furono gli anni più difficili perché mi ritrovai
sola e di nuovo al punto di partenza ovvero senza un
alloggio, senza un sostentamento e in cerca di uomo che
avesse le capacità finanziarie di mantenermi. La Francia
in quel periodo non era certamente adatta per una donna
sola così decisi di andare a Londra e tentare la
fortuna.
Cosa fece? I primi tempi mi mantenni
facendo la cortigiana poi, frequentando i palchi di
Covent Garden conobbi diversi uomini facoltosi tra cui
il primo ministro Lord Derby. Lui era sposato e ne
divenni l’amante. Poi di nuovo ricca tornai a Parigi
quando ormai Napoleone III era al potere. Come dimora
affittai un palazzo gotico al 30 di Place Saint Georges
e ne feci ben presto un luogo di ricevimento per uomini
benestanti, visto che non ero affatto interessata a
relazioni sentimentali, ma in caso ad un matrimonio di
interesse.
Quando suo maritò morì non ebbe più la
necessità di fingersi nubile… Dopo la morte di mio
marito conobbi Francisco de Païva, di origine portoghese
e molto ricco di famiglia che a Parigi, non faceva altro
che perdere alle scommesse e al gioco. Si faceva
chiamare Marchese anche se non lo era mai stato.
Lei ne era a conoscenza? Purtroppo no, anzi
quando lui finì sul lastrico per il gioco, mi ofrii di
aiutarlo economicamente in cambio del matrimonio e
quindi del titolo nobiliare. Così, nel 1851 divenni
Marchesa La Païva. Francisco però nonostante le promesse
non smise mai di perdere soldi al gioco per cui lo
costrinsi a tornarsene in Portogallo. Gli dissi addio
con un biglietto freddo e lapidario scrivendogli: “Tu
torni in Portogallo, invece io devo rimanere qui a fare
la puttana.” Lui distrutto dal dolore obbedì per poi
decidere di farla finita per sempre. Morì sparandosi,
solo e povero era ridotto sul lastrico, nessuno dei suoi
familiari andò al suo funerale.
Di nuovo sola e
doppiamente vedova…. Durante un ricevimento nella
mia casa conobbi il Conte Guido Henckel von
Donnersmarck, un ricco industriale prussiano nonché
cugino di Bismarck. Lui aveva 11 anni meno di me, ma era
uno dei più ricchi uomini in circolazione. Da parte sua
ci fu il classico colpo di fulmine, lui apprezzava oltre
che la mia bellezza, anche il mio spiccato senso per gli
affari.
Insomma si innamorò di lei! Io
ovviamente non potevo desiderare di meglio. La relazione
divenne seria e duratura, lui mi introdusse negli
ambienti dell’alta finanza tedesca. Nel 1871 ci
sposammo. Lui aveva 41 anni ed io 52, la differenza era
ben visibile ma io facevo di tutto per nasconderla,
mentendo sull’età, truccandomi pesantemente e usando
parrucche molto giovanili. Ma al conte questo
particolare sembrava non interessare.
Non ci
furono voci che suo marito frequentasse altre donne.
Esatto! Per il matrimonio mi regalò una collana in
diamanti e perle a 3 fili, originariamente posseduta da
Eugenia de Montijo, la moglie di Napoleone III, e vi è
l’Hotel de la Païva sugli Champs Élysées. Un Hotel
lussuoso e sfarzoso, in onice giallo e dorato,
realizzato in una delle strade più belle di Parigi.
Dovettl però abiurare il cattolicesimo, a cui mi ero
convertita per sposare Francisco, e convertirsi quindi
al luteranesimo, cambiando così la mia religione per la
quarta volta.
Grazie a quell’amore divenne
ancora più ricca. Con il patrimonio di Guido diedi
l’avvio ai lavori di restauro dell’Hotel de la Païva. I
lavori affidati all’architetto Pierre Manguin durano
quasi 10 anni perché quella casa doveva rispondere al
lusso più esigente. Pensi che feci anche da modella al
pittore Paul Baudry e allo scultore Dalou per gli
affreschi e le statue del salone.
Fu soddisfatta?
Quel luogo rappresentava me stessa: il bagno aveva 3
rubinetti di cui uno per l’acqua calda, uno per quella
fredda e un terzo per le essenze profumate. La scala che
portava al piano superiore era scolpita nell’onice
giallo algerino. Ricevevo i miei ospiti piena di
gioielli e con scollature profondissime. Da eccellente
padrona di casa mi divertivo a ricevere nelle varie
feste e serate danzanti, tutte rigorosamente a base di
champagne, i miei ospiti illustri come Gustave Flaubert
e Émile Zola. Lo stesso imperatore Napoleone III volle
visitare quella meravigliosa casa ed io lo accolsi come
di dovere e piacere. Ovviamente quel lusso provocava
molte invidie, le pettegole di allora lo definirono il
"Louvre de cul" commentando inoltre come all'edificio
mancasse solo il marciapiede!
Poi stanca della
mondanità preferì ritirarsi… Scoppiò la guerra
franco-prussiana e per mio marito, stretto collaboratore
di Bismarck, Parigi era diventata pericolosa, per cui ci
ritirammo in Slesia castello di famiglia a Neudeck, un
castello enorme, che non mancai di arredare secondo il
mio gusto… Aspettammo la fine dei trattati di pace e
tornammo a Parigi, ma in piena Comune, non fu facile
viverci. Del resto rappresentavo le follie dell’età
imperiale, del lusso sfrenato, tutto ciò che in quel
momento non andava certamente di moda. Del resto io ero
straniera ed amica dei prussiani fui addirittura
accusata di essere una spia.
La Païva morì il 21
gennaio 1884, aveva sessantacinque anni, probabilmente
di attacco cardiaco. Guido giurò che non si sarebbe mai
risposato, ma 3 anni dopo convolò a nozze con la
principessina Katharina Slepzow. Guido fu molto
accondiscendente con la nuova moglie, gli regalò ogni
cosa, anche una tiara in diamanti e smeraldi, ma le
vietava di entrare in una stanza nel castello di Neudeck
nella quale lui si chiudeva per ore. Un giorno di
nascosto da marito la principessa entrò in quella stanza
e con sua sorpresa vide una bara di vetro, dove Guido
conservava, immerso nell’alcol, il cadavere di La Paiva.
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
© All rights reserved
FONTI:
https://www.rocaille.it/la-paiva/
http://www.aletes.it/la-paiva-la- bramosia-lusso-la-ricchezza/
https://en.wikipedia.org/wiki/La_Pa%C3%AFva


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