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INTERVISTA IMPOSSIBILE

Giulia Beneni Barucci
La courtisane italienne sans honte
Si definiva: “La più grande puttana del
mondo”. È stata una famosa cortigiana, una delle protagoniste
indiscusse della Parigi della seconda metà dell’Ottocento.. (1837
– 1870)

Madame le sue
origini? Mi chiamo Giulia Beneni, “La Barucci” era il
mio nome d’arte. Vivevo a Roma in una famiglia di
origini umili, ma ero giovane, bella e ambiziosa, dai
capelli e occhi grandi neri, per cui decisi di partire
per Parigi in cerca di fortuna e feci di tutto per
entrare a far parte del demi-monde parigino allo scopo
di ottenere celebrità, fama e soprattutto ricchezza.
Cosa fece nella capitale francese? Conobbi Madame
de Danne, lei mi prese sotto la sua protezione e mi
introdusse nella mondanità parigina. Spesso
l’accompagnavo nei ristoranti più esclusivi e in quelle
occasioni mi pregava di indossare i suoi vestiti. Lei
era molto ricca ed allora decisi di emularla.
Compiuto il suo debutto cosa fece? Divenni una famosa
cortigiana, ricercata anche perché mettevo dedizione nel
mio lavoro. Mi ripetevo spesso “Io non faccio la
cortigiana, ma io sono una cortigiana”. Amavo definirmi
la “Venere di Milo”, ma ovviamente con le braccia!
Dicono di lei che fosse una donna senza pudore…
Forte della mia bellezza italiana avevo una personalità
disinvolta e spavalda che mi permise di arrivare dove le
mie colleghe non sarebbero mai arrivate. Trattavo i miei
amanti alla pari senza avere alcuna soggezione anche
perché a differenza delle mie colleghe oltre ad essere
un’amante passionale ero anche amica e fedele
confidente.
Accumulò ben presto un vero e proprio
patrimonio di inestimabile valore. Accumulai
un’immensa fortuna. Pensi che possedevo collezioni
inestimabili di preziosi che tenevo nella mia cassaforte
rigorosamente divisi per tipo: diamanti, smeraldi,
anelli, fili di perle, braccialetti di oro massiccio. Il
mio tesoro all’epoca era stimato oltre un milione di
franchi. Ma la cosa più preziosa era riposta in una
ciotola di porcellana accanto al caminetto ovvero
numerosi biglietti da visita e carte che portavano i
nomi di quasi tutti gli uomini dell'alta società al
tempo.
Dove riceveva i suoi amanti? Per i miei
incontri mi servivo di un appartamento al n. 124 degli
Champs-Élysées. Qui ricevevo i miei amanti più
facoltosi, in particolare aristocratici e membri delle
famiglie imperiali europee. Ma ero anche molto generosa
e quella casa a volte la prestavo alle donne di mondo
per i loro incontri clandestini.
Si parla di una
casa molto lussuosa… Era un appartamento molto
sontuoso con una grande scala bianca e le balaustre
ricoperte di velluto rosso. Ai piedi della scalinata vi
era un basamento in marmo con impresse la lettera N e la
corona imperiale testimonianza della notte d’amore che
avevo trascorso con l’imperatore. Sopra il letto avevo
una copia dell’affresco di Raffaello: “La vergine delle
rocce”.
Dicono che si divertiva anche ad
organizzare feste… Tutto era finalizzato al mio
lavoro e a soddisfare la mia vanità. Le mie cene erano
all’insegna dello sfarzo. Dopo le serate all’Opera
invitavo gli amici a casa e la mia governante Sidone
provvedeva alla cena apparecchiando la tavola con
salviette in pizzo. Di solito in quelle occasioni
mostravo le mie parure più preziose tra le quali una
collana con 15 giri di perle.
C’è un episodio
rimasto famoso con il Principe del Galles… Edoardo
VII amava viaggiare in tutta Europa, e spesso si fermava
a Parigi. In uno di questi viaggi volle incontrarmi. Mi
fu raccomandato di comportarmi con decoro e di essere
puntuale. Come al solito feci ritardo, oltre 45 minuti,
e appena lo incontrai le dissi che le cortigiane, come i
maghi, non sono mai in ritardo; arrivano proprio quando
intendono.
Edoardo cosa disse? Il principe
era totalmente irritato e allora per farmi perdonare,
senza alcun pudore, mi voltai con grazia, e con un
movimento improvviso lasciai cadere a terra il mio
vestito, mostrandogli quello che avevo di più prezioso.
Il principe apprezzò e non poco. Quando in seguito fui
rimproverata, dissi che mi ero comportata in modo
corretto nei confronti di sua Altezza Reale perché: “Gli
avevo mostrato il meglio che avevo e tra l’altro era
anche gratis!”
Si è mai innamorata, madame?
Non avevo tempo per i sentimenti, ma le poche volte che
è successo, il mio cuore italiano non dava tregua ai
miei amanti, ero follemente gelosa e non lasciavo loro
un momento di libertà.
Giulia Beneni Barucci da
quel mondo ne uscì soltanto quando, ormai malata, si
ritiro a vita privata in completa solitudine. Morì di
cancro nel 1870 all’età di 33 anni. berg.
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
© All rights reserved
FONTI:
http://www.aletes.it/la-barucci-la-
courtisane-italienne-sans-honte/
https://www.skuola.net/universita/
appunti/letteratura-francese-la-barucci


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