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AMARSI? CHE CASINO!
VIAGGIO NEL PIACERE






 


IL MESTIERE ANTICO
Son tornate di notte le lucciole a Roma
Reportage sulla prostituzione
Una donna seduta, su un bidone per strada. Un riflesso di luna le bacia il rossetto. Son tornate di notte le lucciole a Roma. Come un cuore che batte, una musica suona. Sarà mamma, amante, figlia o sorella. Il suo sorriso uno strappo che non si ricuce. Ma è bella e fragile come un battito d’ali. E confonde l’amore coi i suoi stivali.



 
 


 
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Kamilla è bella e fragile. Il suo posto di lavoro è un bidone della spazzatura lungo la via Ardeatina davanti ad un grosso cartellone che reclamizza una nota marca di assorbenti. Mi avvicino, lei mi sorride, mi scambia per un cliente. Poi quando capisce che voglio farle qualche domanda mi dice che non vuole storie col suo ragazzo.
Passa una macchina, si ferma, lei si alza e contrattano, poi torna a sedersi e questa volta mi sembra più disponibile: “Ok rispondo alle tue domande, ma mi dai trenta euro come una prestazione.” Accetto.

La sua storia è maledettamente simile a tante altre: "Un giorno il mio fidanzato mi ha parlato di questo lavoro, ero da qualche mese a Roma, ma non trovavo un lavoro decente. Ho lavorato in una pizzeria a taglio al centro per cento euro alla settimana a nero. Troppo poco! Alla fine avevo speso tutti i miei risparmi ed allora lui mi ha convinta a provare. I primi giorni sono stati duri, ma poi ci si abitua.”

Le chiedo come sia finita qui a Roma. “Vengo da un piccolo paese del nord della Romania, mio padre fa l’operaio, mia madre la casalinga ed io pesavo nell’economia della famiglia per cui sono venuta in Italia. Prima Ancona dove ho lavorato come aiutante in un supermercato a Perugia e lì ho conosciuto il mio fidanzato anche lui rumeno. Pensa che è dello stesso mio paese e non ci siamo mai incontrati in Romania!"

Tiene subito a precisare che fare la prostituta è stata una sua scelta: “A differenza delle nigeriane noi non siamo schiave, ma devi essere fortunata, qualcuna di noi riesce a trattenere la metà dell’incasso e non abbiamo debiti da pagare. L’unico mio problema è pagare l’affitto dove abito, mandare i soldi alla mia famiglia e comprarmi qualcosa di decente per lavorare. Qui la concorrenza è spietata, non puoi venire in tuta e scarpe da ginnastica! Servono abiti seducenti, tacchi vertiginosi altrimenti come fai a lavorare!”

“Nonostante i tempi di magra per via del virus il lavoro c’è, quello non manca mai. Di solito chiedo venti euro per una prestazione di quindici minuti solo orale, trenta un rapporto sessuale completo, mentre arrivo a cinquanta per un rapporto anale. No, no, con i clienti di solito non si parla, non ci sono preliminari e si arriva subito al sodo. Ecco vedi?” Mi indica un posto a cento metri da lì, una specie di casa cantoniera diroccata. “Quello è il mio posto di lavoro, devi passare quel cancello, lì la polizia non entra. In macchina è pericoloso, i clienti rischiano una multa da 400 euro mentre per noi sono 250! Se poi ti ritrovano nello stesso posto dopo 48 ore ti fanno il foglio di via. Quindi meglio non rischiare.”

Le chiedo se anche le sue colleghe lavorano molto e se sono “libere” come lei dice di essere: “Io sono bella e sono ricercatissima.” Si alza in piedi e mi mostra i suoi stivali rossi di finta pelle con la zeppa e il tacco 15. “Ti piacciono vero? Io mi vesto secondo i gusti degli uomini e a volte in meno di mezzora riesco a fare due clienti. Però ripeto bisogna saperci fare ed avere il sale in zucca.”
Smette un attimo di parlare e poi riprende: “Certo che ci sono casi di schiavitù, donne che finiscono in mano a racket e che vengono vendute. Se sei bella e lavori molto puoi valere anche diecimila/quindicimila euro, ma poi alla fine cambia poco perché ogni giorno devi stare qui seduta su questo bidone. La discriminante è quanto riesci a trattenere dall’incasso. Certo se ti ribelli le cose cambiano, so di una mia amica che ha chiesto aiuto ad un ragazzo suo cliente. Lui ha tentato di farla uscire dal giro andando addirittura a parlare con il suo sfruttatore. Insomma i due si erano innamorati e alla fine della fiera entrambi sono stati picchiati a sangue, per fortuna la donna è riuscita a scappare e tornare a casa.”

Dalle ultime statistiche a Roma lavorano in strada circa tremila prostitute e trans. Non c’è zona di Roma che ne sia immune. Colombo, Salaria, Eur, Tuscolana, Via Togliatti, Pineta di Ostia sono le aree più frequentate di notte. Praticamente zone e quartieri ostaggio delle prostitute e del degrado. Ormai l’amore, se così lo vogliamo chiamare, avviene nelle macchine parcheggiate alla luce del giorno o dei lampioni di notte, perfino di fronte ai bar, ai negozi, ai locali pubblici. Una situazione che ha dell’incredibile e che sembra senza via d’uscita.

Dice sempre Kamilla: “Ci sono ragazzine che si danno per dieci euro, si inginocchiano lungo la strada, incuranti delle auto che passano, e in fretta e furia consumano la prestazione, addirittura lo fanno davanti alle telecamere. Ecco queste sono quelle che rovinano il mercato! La polizia su sollecitazione degli abitanti è costretta a fare delle retate, ma poi del resto nulla cambia. Solo qualche ora di tregua e poi ancora tutte qui.”

È d’obbligo l’ultima domanda: “Hai pensato di smettere?” Ma è evidente che, nonostante si consideri una persona “libera” la decisione non è soltanto sua. “Ne ho parlato col mio ragazzo. Lui mi ha detto ancora qualche anno e poi con i soldi guadagnati ci compreremo una casa nel nostro paese!”



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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
https://www.perdavvero.com/diogoalves/
https://en.wikipedia.org/wiki/Diogo_Alves
https://www.nerocrime.com/la-testa-di-diogo-alves/
https://www.ivg.it/
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