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VIAGGIO NEL PIACERE


PARIGI
UNA SERATA A “LES
CHANDELLES”
Il Sex Club Privè più chic del mondo
È un martedì sera, e l’aria di Parigi è fresca,
carica di quel fascino che solo questa città sa offrire. Dopo una
cena in un ristorante a due passi dal Palais Royal, io e la mia
compagna Martina, camminiamo diretti verso il leggendario Les
Chandelles...

È
un martedì sera, e l’aria di Parigi è fresca, carica di
quel fascino che solo questa città sa offrire. Dopo una
cena in un ristorante a due passi dal Palais Royal, io e
la mia compagna Martina, camminiamo diretti verso il
leggendario Les Chandelles.
L’adrenalina ci
scorre nelle vene, un misto di eccitazione e curiosità
che rende ogni passo più leggero, ogni sguardo tra noi è
colmo di promesse complici. Le luci gialle dei lampioni
e il rumore dei tacchi di Martina sul selciato
scandiscono il ritmo di questa pazza avventura notturna.
Martina, con il suo abito di seta nera si muove con
una grazia che attira gli sguardi dei passanti ed io mi
sento fortunato ad essere al suo fianco e l’eccitazione
sale sapendo che tra poco varcheremo quella fatidica
soglia di un mondo proibito, un tempio dell’eros dove
ogni regola della quotidianità si dissolve e lascia
spazio alla purezza dei sensi.
Le nostre mani si
sfiorano, i nostri occhi si incontrano, scambiando
sorrisi che dicono tutto senza bisogno di parole. C’è
una tensione deliziosa nell’aria, un desiderio che non è
solo fisico, ma un’urgenza di vivere qualcosa di
diverso, di spingerci oltre i confini dell’ordinario.
Mentre attraversiamo i Giardini delle Tuileries,
Martina quasi sottovoce mi racconta delle tante storie
sentite su quel Club esclusivo, un posto dove l’eleganza
si mescola alla trasgressione, dove il consenso e la
discrezione regnano sovrani. L’idea di una notte
diversa, di abbandonarci a un’esperienza che potrebbe
essere non solo un gioco, ma qualcosa di più profondo,
ci elettrizza.
Martina si stringe a me, come per
ringraziami di aver acconsentito e mi dice: “Sei
pronto?” “E tu?” Rispondo. A ogni passo verso Rue
Thérèse sento il desiderio più forte e il calore di
Martina che mi avvolge. La smania del proibito ci spinge
avanti, come fossimo due esploratori in un territorio
sconosciuto, pronti a lasciarci sorprendere, a
desiderare, a vivere. Les Chandelles è lì, a pochi
metri. Entriamo, dico di essere un giornalista. Il
portiere mi dice di attendere e dopo qualche minuto
scende un uomo ben vestito che si presenta come il
direttore. Mi dice che è onorato per l’interesse del mio
giornale e a quel punto mi spiega un po’ come funziona.
“Sa, il criterio di selezione all’entrata, dove una
telecamera scruta attentamente il cliente, è molto
rigido. Prima di tutto l’eleganza. Qui non si scherza
perché si parte dal concetto che chi si prende cura di
sé esercita una forma di rispetto verso gli altri.
Quindi per entrare in questo tempio dell’amore gli
uomini devono indossare completi eleganti, sono
assolutamente proibite le scarpe sportive, e le donne
gonne e tacchi alti preferibilmente a spillo. Il club
non permette il sacro orrore di scarpe basse e camicie a
maniche corte. È necessario essere sexy, ma mai osceni.
Negli spazi comuni tipo il bar, il ristorante o il dance
floor la biancheria intima si deve intravedere, ma
discretamente e senza troppa esibizione.”
Poi
scendendo le scale prosegue, mentre io e Martina siamo
letteralmente rapiti da quella atmosfera: “Per garantire
l’anonimato, all’ingresso vengono sequestrati
portafogli, borse e telefoni. Qui imperano il velluto,
le luci soffuse, gli spazi bui dove le coppie, una volta
disperse, possono dedicarsi ai piaceri della carne in
completo anonimato. Nel club la discrezione e il
consenso sono le prime regole infatti in questo locale è
la donna a decidere lo scambio. È lei a fare la prima
mossa e ad avere il controllo totale. Il suo piacere
viene prima di tutto e qui si sente accolta, al sicuro e
completamente a suo agio. Si stabilisce all’inizio una
parola d’ordine e si distribuiscono preservativi
gratuitamente per evitare conseguenze spiacevoli e gli
uomini vengono marcati stretti in modo che non vadano
oltre le regole. Insomma, è un vero e proprio Eden
dell'eros femminile. Qui è la donna che comanda, impone
i suoi desideri e i suoi capricci. Non è un trofeo da
esibire o un corpo da condividere, ma una dea da onorare
ed adorare.”
Nel frattempo appena arrivati nella
zona bar una bellissima donna in giarrettiera nera e un
paio di scarpe immacolate di Christian Louboutin ai
piedi ci porge due mascherine nere.
L’uomo ci
offre due calici di vino rosso ed aggiunge: “Les
Chandelles è considerato Il tempio porno chic di Parigi,
fondato circa 30 anni fa da Valérie Hervo. È a tutti gli
effetti un club per scambisti e appassionati di erotismo
che vogliono trascorrere ore bollenti, riservato ai
clienti più elitari e insospettabili come politici,
magistrati, uomini e donne dell'alta società francese,
personaggi del cinema e della televisione, anche
intellettuali, scrittori e rocker famosi in cerca di
esperienze sessuali forti, da vivere o anche solo da
osservare. È un locale per scambisti certo, ma anche un
semplice divertimento e voyeurismo; insomma tutto è
possibile purché si abbiano le 300 euro per coppia da
spendere incluso champagne e cena. Qui si ha la libertà
di non consumare, molte coppie vengono solo per
guardare. Molte altre invece optano per una cena
romantica prima di entrare nel cuore del club. Durante
la cena cresce la tensione erotica, morbida e deliziosa.
La conversazione si fa più audace, gli sguardi più
diretti, le carezze meno innocenti. E solo a quel punto,
ma senza alcun impegno, si può accedere nei molti
boudoir e in una sala riservata per chi vuole esperienze
più complete. A quel punto tutto cambia. Nelle stanze ci
sono letti ovunque e si possono tranquillamente vedere,
attraverso le porte aperte o tende trasparenti, coppie
che fanno orge. Ci sono uomini con donne e donne con
donne, a tre, a quattro e più. Ma questa è un’altra
storia… del resto come dice Madame Valerie: “Il sesso è
solo la ciliegina sulla torta.”
A quel punto il
gentile direttore si congeda augurandoci buon
divertimento: “Spero che parlerà bene del nostro
locale…” Dice stringendomi la mano.
Io e Martina
ci accomodiamo su un divano morbidissimo. Mi rendo conto
che in questa zona tra le luci a lume di candela si
beve, si chiacchiera, si balla come in un normale
locale. Mi guardo intorno, gli uomini sono più che
maturi, a prima vista sembrano uomini benestanti che
hanno lasciato la moglie a casa e si fanno accompagnare
dalle amanti. Le donne invece sono molto più giovani,
magre e bellissime. Un DJ suona musica soft mentre
donne in abiti attillati e tacchi a spillo muovono
deliziosamente i loro corpi sinuosi sulla pista da
ballo. Fin qui tutto normale, ma questa immagino sia
solo la stanza di riscaldamento, dove i ricchi e i belli
si controllano a vicenda e soprattutto si scrutano e si
scelgono.
L’atmosfera e la tensione erotica che
aleggia nel locale avvolge Martina come un abbraccio di
velluto. La sento che vuole curiosare e insieme andiamo
in un’altra stanza, più piccola e tremendamente
suggestiva. Lei si lascia cadere su un divano e il
tessuto leggero del vestito elegante si tende
delicatamente mentre si abbandona sul cuscino. È come se
il locale stesso la invitasse a lasciarsi andare, a
esplorare i confini del desiderio.
Al centro
della stanza, seduta su una poltrona dorata a pochi
metri da noi una donna mora e tremendamente affascinante
stringe tra le mani una coppa di champagne. Noto che
anche le altre due coppie sedute su altri divani la
stanno divorando con gli occhi. La donna indossa un
abito nero che le aderisce al corpo come una seconda
pelle, i suoi tacchi a spillo argentati brillano sotto
la luce fioca.
Martina la fissa non perdendo
neanche un briciolo delle sue movenze, l’altra ricambia.
È un gioco di sguardi, elettrico, magnetico. Martina
gonfia il suo petto, sento il calore del suo respiro
come fosse un desiderio che non riesce a contenere. Si
volta verso di me e sussurra: “La voglio. Voglio
catturarla, rubare quella bellezza.”
Sono
sorpreso, ma anche eccitato: “La voglio anch’io!”
Ammetto. La donna beve piccoli sorsi del suo champagne e
come se avesse percepito il nostro scambio, inclina
leggermente la testa aprendosi ad un sorriso appena
accennato. Martina è stravolta, guarda le altre coppie e
il timore che qualcuno la preceda la rende audace. Con
un gesto lento scopre il suo seno. La seta obbediente
del vestito scivola giù scoprendo il suo candore.
“Toccami, tesoro…” Sussurra senza distogliere lo sguardo
dalla donna. “Fai vedere che sono tua, falla ingelosire,
fai vedere che preferisci me a lei.”
Non esito
pensando a dove ci porterà questo gioco. Le mie mani le
sfiorano il seno e Martina chiude gli occhi assaporando
la sensazione. Quando li riapre, la donna mora si è
alzata. Si avvicina con passo lento, felino, ogni
movimento del suo corpo fasciato di nero è un invito.
Ignora le altre coppie e si ferma davanti a noi, il suo
profumo di muschio e vaniglia ci avvolge. “Posso?”
Chiede con un accento francese che rende ogni parola una
carezza. Martina annuisce, incapace di parlare.
La donna si presenta: “Mi chiamo Élise.” Si siede
accanto a Martina, così vicina che le loro cosce si
sfiorano, il calore dei loro corpi si intreccia
nell’aria densa di Les Chandelles. La femminilità di
entrambe è un’esplosione di erotismo, un dialogo
silenzioso di pura sensualità. Incantato le osservo
indeciso dove poggiare i miei occhi.
L’abito di
Martina di seta scivola come un sussurro, con uno spacco
audace che rivela la gamba fino a metà coscia. Sotto, la
sua lingerie è un capolavoro di raffinatezza: un
reggiseno di pizzo che si svela come i segreti, e un
perizoma coordinato e sottilissimo che lascia
intravedere la curva delicata del suo triangolo rasato.
La luce soffusa accende i suoi capelli dandole un
riflesso ramato. Ogni suo gesto è studiato, come se
volesse farsi accettare.
Élise invece è un’ode
alla seduzione sofisticata. Il suo abito ha una
scollatura profonda, ma elegante che lascia intravedere
il suo seno perfetto. La sua lingerie, visibile appena
sotto l’orlo dell’abito, è un gioco di trasparenze:
culottes di pizzo, giarrettiera rossa e un reggicalze di
seta e pizzo color carbone con i nastri tempestati da
minuscole perle che catturano la luce. I suoi tacchi
Louboutin, con la suola rossa che lampeggia a ogni
riflesso, sono il simbolo del suo potere universale.
Le due donne si studiano, i loro sguardi si
intrecciano. Martina allunga una mano, le sue dita
incerte sfiorano la trama della calza velata di Élise
all’altezza del ginocchio, un tocco leggero come una
piuma che accende un brivido. Élise risponde posando la
sua mano sul viso di Martina, le unghie laccate di rosso
brillano sulla pelle chiara. Le loro carezze sono un
balletto lento: Martina traccia cerchi delicati salendo
a piccoli tratti verso il paradiso ed Élise risponde
sfiorando il collo di Martina, scendendo appena verso il
bordo del suo vestito. Ogni contatto è un’esplorazione,
un invito, un gioco di controllo e abbandono. L’aria tra
loro vibra, carica di promesse, mentre il profumo di
Martina si mescola a quello di Élise, creando
un’intossicante sinfonia di essenza e desiderio.
Élise è esperta, sa giocare e sa come farsi bramare, sa
che la passione non è solo bellezza, ma che va
arricchita per creare mistero e suspence. E allora parla
anzi sussurra. “Non è la mia prima volta qui.” dice
giocherellando con una ciocca dei suoi capelli scuri.
“Vengo da anni. All’inizio era per curiosità, per
sfuggire a una vita che mi stava stretta. Ero sposata,
sai? Un matrimonio perfetto, sulla carta. Ma lui non
vedeva me, vedeva solo l’idea di me. Qui… qui ho trovato
la libertà di essere chi voglio.”
Martina la
ascolta, ipnotizzata. “E ora?” Chiede. “Ora vivo per
momenti come questo. Momenti in cui posso scegliere,
desiderare, senza catene. E tu? Sembri una donna che sa
cosa vuole.” Le sue unghie scivolano sul seno di
Martina, stringe delicatamente il capezzolo e il tocco è
elettrico, un filo di corrente che accende la pelle di
entrambe. Martina si sporge leggermente verso di
lei, come ad offrirle la parte migliore del suo seno,
gli occhi le brillano di desiderio. “Che sensazioni
provi… facendo questo mestiere?” Chiede, scegliendo con
cura le parole. “Voglio dire, c’è una bellezza nel
donarti così, come un regalo? Come ti fa sentire?”
Élise sorride. “È come essere un quadro d’autore che
prende vita. Ogni volta che scelgo qualcuno, che mi
dono, è come se offrissi una parte di me a chi è affetto
dalla sindrome di Stendhal e non chiede altro di essere
curato. Mi sento libera, come se il mio corpo e la mia
anima fossero una cura che posso donare solo quando
voglio, a chi voglio. È una sensazione sublime che si
trasforma via via in bellezza… e la bellezza sta nel
vedere il desiderio negli occhi di chi mi guarda, nel
sapere che per un momento sono utile a lui e a tutto il
mondo.”
Guardo Martina che assorbe ogni parola,
il suo respiro che si fa più corto. Poi, spinta da un
impulso improvviso, le chiede a bruciapelo: “Ma perché
hai scelto me? Ci sono altre donne nel boudoir che ti
stanno mangiando con gli occhi. Le ho viste. Perché io?”
Élise non si fa pregare: “Perché tu non sei solo
bella. Hai un fuoco dentro, una fame che non nascondi.
Le altre… sì, mi guardano, ma i loro occhi chiedono
attenzione, vogliono essere scelte per sentirsi vive. Tu
no. Tu sei qui per vivere, per prendere, per dare. L’ho
visto nel modo in cui ti sei scoperta il seno, nel modo
in cui hai sfidato me e il tuo uomo con un solo gesto.
Mi hai chiamata senza dire una parola. Come potevo non
scegliere te?”
Trattengo il respiro, sperando di
essere incluso in questo meraviglioso gioco. Martina
sente il calore salirle al petto mentre la mano di Élise
scende ancora, il tocco ora è più deciso. “Vieni con
me.” Sussurra, prendendole la mano. Martina, in trance,
si alza, lasciandomi sul divano, ma non sono affatto
deluso, sogno che tra le due donne nasca qualcosa di
più, un’intesa che possa trasformarsi in un’avventura
parigina a tre. Le vedo scomparire in un boudoir più
piccolo, chiuso da tende trasparenti. Lì, sotto la luce
di un candelabro, le due donne si avvicinano. Sento le
loro voci: “Non avere paura.” Dice Élise, sfiorandole il
viso. “Qui sei al sicuro. Qui sei tutto.” Martina si
abbandona, e mentre le loro labbra si incontrano,
percepisco gli stessi brividi che immagino stia sentendo
la mia compagna.
La luce fioca del candelabro
filtra appena, attraverso il tessuto, e lì, in quel
gioco di luci e ombre, vedo le sagome delle due donne
unirsi, i loro contorni che si fondono in un abbraccio
lento, il profilo dei loro seni toccarsi. La scena è un
dipinto vivente, ed io mi sento uno spettatore
privilegiato e attivo, intrappolato in quel desiderio
che affonda le radici in qualcosa di intangibile, quasi
spirituale. Non è solo la bellezza dei loro corpi o
il modo in cui Martina si sta abbandonando è qualcosa di
sacro che trascende il semplice piacere carnale. È come
se stessero celebrando un rito antico, un’unione che
parla di libertà, di sacro, di vita.
Sento il mio
desiderio trasformarsi come se non fosse solo quello di
possedere, ma di essere parte di quel momento, di essere
testimone della loro connessione, di vedere Martina in
una versione di sé che forse nemmeno lei conosceva. La
mia mente vaga, immaginando una vacanza parigina in cui
noi tre camminano lungo la Senna, mentre ridiamo in un
bistrot o ci perdiamo in conversazioni che durano fino
all’alba, qualcosa che ci leghi tutti e tre in un
intreccio di passione e possibilità.
Intuisco i
loro orgasmi leggeri ed io continuo a osservarle, le
ombre si fondono in un bacio più profondo e sensuale, le
mani che scivolano lungo la schiena. Il cuore che mi
stringe, provo gelosia, certo, ma anche una sorta di
venerazione. So che Martina sta vivendo qualcosa di
unico, e questo mi rende parte di lei. Mi appoggio allo
schienale del divano, con gli occhi fissi sulle tende, e
lascio che la mia immaginazione dipinga scenari futuri:
non solo per una notte, ma qualcosa di più profondo,
un’avventura che potrebbe cambiare il corso della storia
tra me e Martina. Per ora, resto lì, sospeso tra sogno e
realtà, avvolto dal desiderio di un amore che non ha
confini.
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
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