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REPORTAGE
AMARSI? CHE CASINO!

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L’amore al tempo della pandemia
Che fine hanno fatto le prostitute?


 



Hafsah, lei e le sue colleghe siete sparite dalla strada…
È una tragedia! Io sono nigeriana e faccio questo lavoro da sei anni, ovvero da quando sono arrivata qui in Italia, ma ora è più di un mese che non lavoro. Sono costretta a rimanere a casa, che spartisco con altre due ragazze, e l’affitto mi costa 250 euro al mese. Spero davvero che finisca presto, non è che vivevo nel lusso, ma almeno prima della pandemia riuscivo a vivere discretamente e mandare soldi ai miei famigliari invece ora sono costretta ad andare a mangiare alla Caritas.

Le sue colleghe?
Recluse come me. Le ultime hanno resistito fino a qualche giorno fa. Poi i controlli si sono fatti insistenti e, del resto, nessuno si fermava più. Anche se qualcuna sfida il lock down, perché deve pagare il debito, ma oltre alla paura di essere denunciate i clienti sono davvero pochi ed hanno paura di contrarre il Covid-19 perché credono che noi siamo infette.

La situazione è tragica…
Per noi il problema principale non è il virus, il problema è la fame! Pensi che in Italia siamo più di 120 mila, tra prostitute di strada, escort, gigolò e trans e più del sessanta per cento lavora in strada.

Un vero esercito!
Siamo l’anello più debole della catena, non abbiamo clienti fissi e il nostro unico luogo di lavoro è la strada perché solo lì reclutiamo i clienti. Molte di noi non conoscono l’italiano altre addirittura non sanno leggere e scrivere e non possono accedere a internet.

Lei però lavora in casa…
Per quanto mi riguarda mi sono iscritta a svariate piattaforme online e lavoro tramite la webcam, guadagno qualche soldino, ma è davvero una miseria perché i clienti hanno le mogli in casa per cui la richiesta di prestazioni online è bassissima.

Le escort di lusso invece?
Beh quelle che lavorano in casa, non hanno problemi, prima di tutto perché hanno soldi da parte e poi continuano a ricevere i loro clienti fissi fingendo siano amici. Certo, si rischia il contagio, ma nessun poliziotto gliene chiederà conto.

Il rischio di una sanzione o di un procedimento penale è altissimo però…
So di colleghe che si sono cancellate da tutte le piattaforme di incontri. Hanno paura che invece del cliente si presenti la polizia. Al momento vivono di risparmi e non hanno scelta, del resto siamo libere professioniste e doniamo amore senza alcuna garanzia e tutela. Questo coronavirus sta facendo venire allo scoperto tutta la gravità del lavoro precario e come è successo per altre categorie di lavoratori, ha svelato disuguaglianze e fragilità.

E le ragazze dell’est, le cinesi?
Le rumene, albanesi, ucraine e le bulgare stanno peggio di noi perché la maggior parte di loro hanno figli da mantenere e comunque un magnaccia che le costringe ad andare in strada mentre le cinesi sono recluse in casa come noi, hanno chiuso i loro centri massaggi perché non vogliono avere contatti con gli italiani che considerano infetti.

Posso chiederle quanto guadagnava a prestazione?
Chiedevo cinquanta euro perché madre natura mi ha dotato di un aspetto più che piacente, ma per le mie colleghe connazionali la tariffa scende fino a 20 euro in strada. Poi ci sono quelle dell’est che solitamente chiedono 50. In casa invece va dai cento ai trecento, poi ovviamente i costi sono diversificati a seconda delle prestazioni e del servizio. Si possono pagare anche 500/1000 euro se il servizio include il ruolo di accompagnatrice per poche ore, invece per un weekend con una prostituta di lusso si arriva fino ai 6mila euro e oltre.

Per voi non è previsto alcun aiuto vero?
Siamo lavoratrici in nero senza conto corrente e né partita Iva, noi viviamo solo di contanti. E poi la prostituzione in Italia non è illegale, ma neanche legale, siamo in un limbo infernale e per noi non è previsto alcun aiuto perché non possiamo accedere a qualsiasi forma di ammortizzatore sociale.

Lei però in qualche modo si è ingegnata…
Ho fatto richiesta all’Inps per i seicento euro, ma prima, su consiglio di un commercialista mio cliente, ho dovuto richiedere la partita iva come massaggiatrice professionale. Ecco, se la situazione dovesse peggiorare, questo è l’unico consiglio che posso dare. Altrimenti qui non si muore di virus, ma di miseria nera!

In bocca a lupo Hafsah
Crepi!






 

 
 
 


L'ARTICOLO E L'INTEVISTA E' A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
REALIZZATA GRAZIE A:

FONTI




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