Adamo chi è Leonarda
Cianciulli?
Era
una stravagante signora, soprannominata “La saponificatrice di
Correggio”, nata a Montella un piccolo paese dell'Irpinia il 14
Aprile del 1894 e passata alla storia come assassina seriale.
Perché saponificatrice?
Perché uccise
tre donne sciogliendole nella soda caustica, così come avviene
nel processo per la produzione del sapone.
Chi
era?
Era l’ultima di sei figli, nacque dall'unione
di Mariano Cianciulli, allevatore di bestiame e Serafina Marano,
una vedova che aveva già altri due figli. Sembra che abbia
vissuto un’infanzia difficile, sappiamo di sicuro che soffriva
di epilessia e che in famiglia era trattata come un peso perché
indesiderata. Leonarda reagì cercando di impiccarsi la prima
volta fu salvata in tempo e la seconda si spezzò la fune. Non
contenta ingoiò due stecche del busto della madre e infine due
cocci di vetro, ma non accadde nulla.
Nel 1917 si
sposò…
Aveva 23 anni quando si unì in matrimonio con
Raffaele Pansardi, originario di Lauria, impiegato al catasto di
Montella. L’unione non fu ben vista dai suoi familiari, i quali
avevano individuato per lei, com'era consuetudine all'epoca, un
altro marito che le era anche cugino. Sta di fatto che fu
maledetta dalla madre e lei interruppe qualsiasi rapporto con la
famiglia. Questo evento molto probabilmente segnò profondamente
la psiche di Leonarda.
Si parla anche della
profezia di una zingara…
Quella terribile profezia
in sostanza le augurava una vita piena di sofferenze: «Ti
mariterai, avrai figliolanza, ma tutti moriranno i figli tuoi.»
Così in effetti accadde visto che le sue prime 13 gravidanze
finirono con 3 aborti spontanei e 10 neonati morti nella culla.
Solo in seguito Leonarda riuscì finalmente a portare a termine
la prima e poi altre tre gravidanze. Questi quattro bambini
divennero per Leonarda un bene da difendere a qualsiasi prezzo.
A parte la maledizione sembra però che la
signora non fosse stata uno stinco di santo…
Era
nota ai compaesani come donna di facili costumi, disonorata,
impulsiva e ribelle, dedita alla millanteria e alla truffa. Non
ancora ventenne era stata condannata per furto poi alcuni anni
dopo per minacce a mano armata.
Come finì a
Correggio?
Prima si trasferì a Lauria nel paese di
suo marito poi dopo il terremoto del 1930 gli sposi si
trasferirono in Emila. Qui il marito continuò a lavorare come
impiegato all'Ufficio del Registro con un modesto stipendio che
a malapena era sufficiente per mantenere decorosamente moglie e
figli. Lei invece, per combattere la sorte avversa, iniziò a
interessarsi di chiromanzia e astrologia guadagnando qualche
soldo con l’attività di maga che leggeva il futuro e toglieva il
malocchio. Aderì al Partito Fascista e si fece ben volere dai
compaesani. Era solita accogliere in casa molte persone a cui
offriva dolci fatti con le proprie mani e in particolare
ricevette spesso tre donne, tutte sole e non più giovani,
insoddisfatte della routine di paese e desiderose di rifarsi una
vita altrove.
Poi nel 1939 scoppiò la seconda
guerra mondiale…
Fu abbandonata dal marito e si
ritrovò con l’unica figlia femmina che frequentava l’asilo e il
maschio più piccolo al Ginnasio. I due più grandi erano l'uno
militare di leva e l’altro, il più amato, nonostante fosse
iscritto all'Università di Milano, correva il rischio di essere
richiamato al fronte. Al solo pensiero che il figlio prediletto
potesse essere mandato in guerra Leonarda cadde in preda allo
sconforto.
Cosa fece?
Ricorse alla
magia, prendendo così la drastica decisione di compiere
sacrifici umani in cambio della vita del figlio. Sembra che
questa decisione le venne suggerita dalla Madonna in persona che
le apparve in sogno.
Sacrifici umani?
Veri e propri omicidi che lei portò a compimento tra il
1939 e il 1940 a scapito di quelle tre signore che frequentavano
la sua casa. Nel 1941 si cominciarono a diffondere voci della
scomparsa delle tre donne e subito i sospetti caddero su
Leonarda che aveva intrattenuto rapporti di amicizia con tutte e
tre le signore. I carabinieri si misero sulle tracce di un Buono
del Tesoro appartenente ad una delle vittime presentato al Banco
di San Prospero dal parroco del paese. Il prete interrogato
disse di aver ricevuto il buono da Abelardo Spinabelli, amico
appunto della Cianciulli che non ebbe alcuna difficoltà nel
dichiarare di averlo ricevuto dalla Cianciulli per il saldo di
un debito.
Confessò?
Non subito,
dapprima ammise solo un omicidio, poi messa alle strette fece
una piena confessione e rivelò d'aver ucciso le tre donne,
distrutto i corpi facendoli bollire in un pentolone pieno di
soda caustica portata a 300 gradi, creato saponette con l'allume
di rocca e la pece greca, disperso i resti nel pozzo nero e
conservato il sangue per farlo attecchire al forno e mischiato a
latte e cioccolato per farci biscotti.
E che ne
fece di quei biscotti?
Li fece mangiare ai figli,
credendo così di salvarli da un destino avverso. In poche parole
la Cianciulli si era identificata nella dea Teti, perché come
Teti aveva voluto rendere i figli immortali bagnandoli nelle
acque del fiume Stige, così anche lei voleva salvare dalla morte
i figli col sangue delle sue vittime.
Chi furono
le vittime?
Ermelinda Faustina Setti fu la prima a
finire nel pentolone. Era una donna di circa 70 anni e
inguaribile romantica. Leonarda le fece credere di averle
trovato un marito a Pola. Il giorno della partenza, Faustina si
recò a casa dell'amica, per farsi dare le ultime istruzioni e
per firmare a Leonarda una delega per gestire i suoi beni. Ma il
viaggio non cominciò mai. Leonarda, infatti, uccise l'anziana
donna a colpi di ascia.
La seconda?
Francesca Clementina Soavi fu la seconda vittima, era
un'insegnante d'asilo a cui Leonarda aveva promesso un lavoro al
collegio femminile di Piacenza. Il giorno della partenza
Leonarda la uccise rubando i pochi soldi della vittima e, con il
permesso che la vittima le aveva concesso prima di morire, si
fece carico di vendere tutte le sue cose e si tenne la somma
guadagnata.
La terza?
Virginia
Cacioppo fu la terza vittima, era un'ex soprano di buon successo
avendo cantato nella Carmen di Bizet e in opere di Verdi,
Puccini e Mozart. Caduta in disgrazia
Leonarda l’attirò a sé
offrendole un impiego a Firenze come segretaria di un misterioso
impresario teatrale ventilandole l'ipotesi di un possibile
futuro ingaggio. Il 30 novembre 1940 finì anche lei nel
pentolone. A tale proposito Leonarda scrisse nel suo memoriale:
«Finì nel pentolone, come le altre due, ma la sua carne era
grassa e bianca: quando fu disciolta vi aggiunsi un flacone di
colonia e, dopo una lunga bollitura, ne vennero fuori delle
saponette cremose. Le diedi in omaggio a vicine e conoscenti.
Anche i dolci furono migliori: quella donna era veramente
dolce.»
Quindi fu condannata immagino…
Fu dichiarata colpevole di tre omicidi, di distruzione
e vilipendio dei cadaveri tramite saponificazione e furto
aggravato, con la pena di 15.000 lire, trenta anni di reclusione
e tre da scontare prima in un ospedale psichiatrico. Di fatto,
la Cianciulli entrò in manicomio senza mai uscirne. Morì dopo
ventiquattro anni, il 15 ottobre 1970, nel manicomio di
Pozzuoli, all'età di 77 anni. Venne sepolta nel cimitero di
Pozzuoli in una tomba per poveri. Una suora del carcere la
ricorda in questo modo: «Malgrado gli scarsi mezzi di cui
disponevamo preparava dolci gustosissimi, che però nessuna
detenuta mai si azzardava a mangiare. Credevano che contenessero
qualche sostanza magica.»
Il martello,
il seghetto, il coltello da cucina, le scuri, la mannaia e il
treppiede, cioè gli strumenti di morte usati dalla Cianciulli
per compiere i tre omicidi, sono conservati dal 1949 a Roma nel
Museo criminologico.