Adamo mi parli del brano Sulla porta?
È un brano del 1996 cantato da cabarettista
Federico Salvatore e scritto in collaborazione con
Giancarlo Bigazzi e Giuseppe Dati. Fu presentato al
46° Festival di Sanremo.
Come andò?
Federico Salvatore era conosciuto per le
sue performance di cabaret e musica demenziale ma
quella volta spiazzò tutto presentando un brano
serio con un testo provocatorio. Tieni conto che
siamo nel 1996 e non fu facile presentare un testo
che parlava di omosessualità durante una
manifestazione popolare come Sanremo.
Subì anche delle censure vero?
Il testo ebbe una lunga gestazione e in particolare
la Rai censurò la strofa: "Sono un diverso, un
omosessuale" sostituita con: "Sono un diverso e
questo ti fa male". Ma Federico nel corso della
serata finale, giustamente, venne meno ai patti, e
fregandosene della censura, del produttore e
dell’etichetta discografica, decise di eseguire il
testo in versione originale. Alla fine l’Ariston
esplose in un applauso da brividi, ma in qualche
modo venne punito e dal terzo posto della prima
serata passò stranamente al terzultimo posto.
Di che parla?
Parla di un
figlio che confessa a sua madre, poco incline ad
accettare la diversità, la sua reale natura
sessuale. Racconta le sue esperienze che lo hanno
portato a capire la sua natura ricordando la prima
carezza verso un ragazzo avvenuta in un pomeriggio
di studio, ma ricorda anche quando da bambino,
orgoglioso della propria madre, si truccava per
assomigliarle e le tante tante esperienze
fallimentari con le donne ma, ogni volta ritornava
al suo segreto come un lupo nella tana. Il tutto
avviene sulla porta della casa materna in modo che i
vicini possano ascoltare.
Poi cosa
succede?
Il ragazzo dopo la confessione
abbandona definitivamente la casa della madre, ma in
realtà è sua madre, ormai completamente distrutta
dalla vergogna, a chiudere la porta in faccia al
figlio dichiarandosi ormai morta ai suoi occhi.
Fu apprezzato dalla giuria?
Assolutamente no, il testo era molto avanti rispetto
ai tempi, alla fine arriverà solo tredicesimo ma
avrà il merito di sdoganare il tema anche se
Federico Salvatore subirà un vero e proprio
ostracismo fino alla quasi totale esclusione dalle
televisioni nazionali.
Chi è
Federico Salvatore?
È nato a Napoli,
studia il pianoforte e fa le sue prime apparizioni
in teatro, dove si esibisce riadattando testi
divertenti su musica di canzoni famose. Assiduo
frequentatore del Maurizio Costanzo Show, ottiene un
grande successo con i suoi album Azz… e Il mago di
Azz vendendo più di mezzo milione di copie e
vincendo due dischi di platino nel 1995. Grazie a
questi successi l’anno dopo partecipa al Festival di
Sanremo.
,

Il testo
Mamma son qui con le valigie sulla porta
E in
macchina c’è un uomo che mi sta ad aspettare
La
verità lo so ti lascerà sconvolta
Quell’uomo è il
mio primo vero amore
Con lui mi sento libero e
felice
Vivremo insieme abbiamo già una casa
Non sono più un bambino mamma abbassa quella voce
Smetti di fare la vittima indifesa
Perché così
hai perduto anche tuo marito
Quel povero leone
che scappò come un coniglio
Davanti al mostro del
tuo amore arrugginito
E ti lasciò in ostaggio
questo figlio
Mamma son qui con le valigie sulla
porta
Con tutti i dubbi e tutti i miei casini
Però mi sento forte e per la prima volta
Io me ne
frego degli orecchi dei vicini
Sulla porta, sulla
porta, quante volte mi hai fermato sulla porta
Con quei falsi crepacuore che sparivano all’arrivo
del dottore
Mamma nella mia stanza ho messo a
posto tutto
Le chiavi le ho lasciate lì sulla
credenza
Mi mancherà il sorriso del tuo caffè a
letto
Quel nostro paradiso dell’infanzia
Quando il mio desiderio era di piacerti
E allora
col rossetto e con il tuo ventaglio
In bagno mi
truccavo per assomigliarti
Ero orgoglioso di
essere tuo figlio
Ma un maledetto pomeriggio
dell’adolescenza
Studiavo insieme a un ragazzo e
per la timidezza
Sentivo dentro un misto di
piacere e sofferenza
E mi scappò sulla sua gamba
una carezza
Oh mamma son stato troppo tempo qui
su questa porta
All’ombra dei colori della tua
sottana
A letto con le donne ci son stato ma ogni
volta
Tornavo al mio segreto come un lupo nella
tana
Sulla porta, sulla porta, tu sapevi e mi
fermavi sulla porta
E chiudevi le mie dita e i
miei sogni sulla porta della vita
Mamma son qui
su questa porta dell’ipocrisia
Con il mio posto
fisso e una carriera promettente
Come un perfetto
esempio della media borghesia
Che non può avere
scandalosi sentimenti
Oh mamma non capisci com’è
falsa la morale
La maschera di fango bagnata
nell’argento
Sono un diverso mamma, un
omosessuale
E questo tu lo prendi come un
tradimento
Sulla porta, sulla porta, io vorrei
che tu sapessi perdonare
Una volta, una volta,
non buttare sulle mie ferite il sale
Come adesso
sulla porta che mi dici vai per te io sono morta
Sono morta, sono morta, e mi sbatti sulla faccia
questa porta.

