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MUSICA PASSIONE
La storia delle Canzoni
 
“Dio mio no”
Battisti e l’ansia da prestazione
Lucio Battisti (1971)


 
Adamo mi parli del brano “Dio mio no”?
È una canzone di Lucio Battisti pubblicata dalla Dischi Ricordi il 26 luglio 1971, il 45 giri presentava come lato B il brano “Era”. Nel concept album Amore e non amore, Dio mio no è inserita tra quelle che descrivono situazioni di non amore.

Ebbe successo?
Beh direi proprio di no. Alla fine di quell’anno raggiunse il 38esimo posto dei dischi più venduti, decisamente in tono minore rispetto ad altri brani del duo Battisti/Mogol. Pensa che in quella classifica del 71 Battisti si classificò primo con il pezzo Pensieri e parole.

Ed allora perché è famosa?
Perché il testo era molto allusivo e fu censurato dalla RAI a causa della frase “Dopo aver mangiato la frutta / si alza e chiede dove c’è il letto / poi scompare dietro la porta la sento mi chiama / la vedo in pigiama” e poi ancora “Dio mio no / dimmi solo che verrà” insomma conteneva dei significati erotici considerati al tempo inaccettabili. La RAI rifiutò l’esibizione ma il cantante, in chiaro segno di sfida, durante uno speciale di Capodanno della tv di Stato, prima di iniziare a cantare La Canzone del sole offrì al pubblico un accenno strumentale del pezzo rigettato dall’emittente.

Ma qual era il contesto?
Il testo è un battito cardiaco in accelerazione, un corto circuito tra eros e thanatos, un’ansia che si fa carne e sudore. Comincia con un tremore fisico, “sto già tremando d’amore”, e finisce in un incubo a occhi aperti. È la cronaca di un’attesa che si gonfia come una bolla, fino a scoppiare in un “Dio mio no” che non è più preghiera, ma terrore.
L’io lirico è un uomo sospeso tra il frigo e il fuoco, tra il sugo che cuoce e il vino che si raffredda. Ogni gesto è rituale: il macellaio, le bistecche, il caviale. È un altare domestico eretto per lei. Ma sotto la superficie della preparazione c’è un vuoto che urla: “Lei verrà o non verrà?”. La domanda si ripete come un disco rotto, poi si trasforma in un mantra di negazione – “non verrà, non verrà” – otto volte, come colpi di martello. È il crollo della speranza prima ancora che accada qualcosa.
Poi il sogno prende il sopravvento. Il campanello “grida ti amo”, la porta si apre, e lei è lì. L’io la guarda mangiare, la segue con gli occhi mentre siede, mentre si alza. Ogni dettaglio è iperreale: la carne, il caviale, la frutta. È un banchetto d’amore, ma anche un’ossessione voyeuristica. Lui non parla, osserva. Lei è un film che si svolge davanti a lui, frame per frame.
E poi il twist. Lei chiede dov’è il letto. Scompare. Lo chiama. Appare in pigiama. “Si avvicina, si avvicina” – cinque volte, come un’onda che sale. Ma non è desiderio, è panico. “Dio mio no”. Il sogno si capovolge: l’intimità diventa minaccia. Quello che sembrava il coronamento dell’attesa è in realtà l’incubo. Lei non è più la donna amata, è un’intrusa nel suo spazio, nel suo corpo, nella sua mente.

Un testo provocatorio per l’epoca…
Come ha ricordato Mogol, la scena rappresenta il ribaltamento dello stereotipo dove è la donna che “aggredisce” sessualmente l’uomo. E in effetti l’uomo rimane sconvolto e spaesato da questo atteggiamento della donna, principalmente dal fatto che non sia lui a prendere l’iniziativa. Alla fine Dio mio no sarà l'unica canzone di Lucio Battisti e Mogol censurata alla RAI.





L'ARTICOLO E' A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
E' STATO REALIZZATO
 GRAZIE A:
.https://it.wikipedia.org/wiki/Dio_mio_no/Era
https://www.r3m.it/lucio-battisti-
perche-dio-mio-no-e-stato-censurato/
https://www.musicaememoria.com/dio_
mio_no_lucio_battisti.htm.



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