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MUSICA PASSIONE
La storia delle Canzoni
 
Amor mio
Mina 1971
Pubblicata nel 1971 è la terza canzone dell’accoppiata Battisti – Mogol e cantata da Mina, dopo i successi, di “Insieme” dell’anno precedente e “Io e te da soli” dello stesso anno. Rimarrà in classifica per sei mesi consecutivi...



 
Adamo mi parli del brano Amor mio di Mina?
È una canzone pubblicata su vinile a 45 giri nel maggio 1971 dall'etichetta PDU e distribuita dalla EMI Italiana. È la terza pubblicazione della coppia Battisti – Mogol e cantata da Mina, dopo i successi, di “Insieme” dell’anno precedente e “Io e te da soli” dello stesso anno. Gli arrangiamenti, l’orchestra e la direzione sono affidati a Gian Piero Reverberi. La foto della copertina del disco ritrae la cantante accovacciata accanto al celebre quadro di Magritte "Il figlio dell'uomo".

Il pubblico come accolse il brano?
L'estate del 1971 afferma Battisti come personaggio di spicco nelle vendite e nei gusti musicali italiani del periodo. Il singolo di Mina, proprio per il brano di cui Battisti è autore, è in classifica secondo solo a Pensieri e parole, costantemente in prima posizione, di cui l'autore è anche interprete. Senza considerare che nello stesso momento entra in graduatoria anche Amore caro, amore bello, altra canzone di Lucio, questa volta affidata a Bruno Lauzi. Amor mio entra nella top ten il 5 giugno del 1971 e ne uscirà solo ad ottobre. Alla fine rimarrà per sei mesi tra le prime venti canzoni, per quattro mesi fra le prime 5 e tre consecutivi sul podio, fanno del disco il terzo singolo per vendite del 1971.

Quindi un altro strepitoso successo…
Durante la sua carriera, Mina ha interpretato più di 1.500 brani vendendo oltre 150 milioni di dischi in tutto il mondo, ottenendo primati e ricevendo premi e riconoscimenti, con due partecipazioni al Festival di Sanremo, tre alla Mostra internazionale di musica leggera, una Targa Tenco, e l’assegnazione dell’onorificenza di Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana. Sulla scena internazionale ha raccolto il plauso di artisti quali Frank Sinatra, Louis Armstrong, Luciano Pavarotti ed altri ancora. Questo disco è stato semplicemente un’altra chicca aggiunta al suo immenso successo.

Comunque un disco di notevole fattura…
Valorizzata dall'arrangiamento di Gian Piero Reverberi e dalla vocalità di Mina, questa melodia tra pop e soul bianco di Battisti, è certamente uno dei più grandi successi della cantante. Lo stesso anno la canzone è stata inserita nell'album Mina, e comparirà poi nell'antologia monografica Mazzini canta Battisti del 1994,.

Vi furono anche delle versioni straniere…
Stampato e distribuito in Germania nel 1971. Mina incise anche una versione in spagnolo per i mercati latini e compare in Italia nella raccolta Colección latina del 2001 e dieci anni dopo in Yo soy Mina nel 2011. L'edizione contenuta in queste antologie, così come per Juntos (Insieme), presenta i cori in lingua originale (italiano). Nel 1972 la canzone è stata interpretata in lingua inglese da Johnny Dorelli, per il mercato internazionale, con il titolo I'm a Believer.

Di che parla il testo?
Questo brano non racconta nulla, come è espresso chiaramente nel testo è semplicemente un’invocazione d’amore, è un flusso di coscienza che si riduce a un’unica parola, ripetuta fino a farla diventare carne, respiro, battito. “Amore mio” non è più un vezzeggiativo: è l’intera grammatica di chi parla. Chi canta non ha bisogno di aggettivi, di metafore, di storie. Gli basta quel possessivo – mio – per delimitare un territorio che non ammette sconfinamenti.
C’è qualcosa di infantile in questa insistenza, come quando un bambino stringe il giocattolo e dice “mio” per difenderlo dal mondo. Ma qui il giocattolo è una persona, e il “mio” si fa catena. “Riesco solo a dirti amore mio”: è una confessione di impotenza linguistica, quasi di afasia. L’io lirico non trova altre parole perché nessuna sarebbe abbastanza. Eppure, proprio in questa povertà verbale, si nasconde una pretesa di totalità. Non serve dire di più: amore mio è già tutto.
Poi arriva il confronto con gli altri. “Te l’hanno detto tante, io lo so”. Non c’è gelosia esplicita, solo una constatazione fredda, quasi burocratica. Ma subito dopo: “Nessuna come te lo dico io”. Qui il testo si fa tagliente. Non è l’amore in sé a essere unico, è il modo in cui viene detto. È una rivendicazione di autenticità, ma anche di superiorità. Gli altri possono aver pronunciato le stesse sillabe, ma non con la stessa intensità, non con la stessa verità. È come se l’io lirico avesse brevettato la parola “amore”.
E poi il ritornello, che è un sigillo: “Non troverai chi possa darti appena più di me”. Non è una promessa, è una sentenza. “Questo lo sai”. Non c’è spazio per il dubbio, per il confronto, per il futuro. L’amore qui non è un cammino, è un punto d’arrivo. “Di più non avrai mai. Di più non c’è”. È un’ontologia dell’amore: oltre questo confine, il vuoto.
“Amore mio” non è una canzone d’amore. È una dichiarazione di proprietà. Ed è cantata con tale convinzione che quasi ci si crede.





L'ARTICOLO E' A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
E' STATO REALIZZATO
 GRAZIE A:
.https://it.wikipedia.org/wiki/Amor_mio
/Capir%C3%B2_(I%27ll_Be_Home).



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