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INTERVISTA IMPOSSIBILE

Laura D'Oriano
Vita e morte di una spia
Agente segreto
italiana per conto degli Alleati durante la Seconda guerra mondiale
è famosa per essere stata l’unica donna ad essere condannata a
morte, con esecuzione della sentenza, nella storia del nostro Paese
(altre donne subirono la medesima condanna, ma fu risparmiata loro
la vita) (Costantinopoli, 27 settembre 1911 – Roma, 16 gennaio
1943)

Madame le sue
origini? Sono nata nel 1911 nell'odierna Istanbul,
allora chiamata Costantinopoli. I miei genitori erano
Policarpo D'Oriano, un musicista italo-levantino di
Smirne originario di Pozzuoli, e Aida Caruana. Ero la
prima di cinque figli.
Come fu la sua infanzia?
Mia madre, colta e severa, desiderava che i propri figli
parlassero un italiano fluente. Vista la professione di
mio padre, viaggiavamo molto; poi all’età di dieci anni
quando mio padre decise di avviare un’azienda di
strumenti musicali ci stabilimmo definitivamente a
Marsiglia.
Lei oltre allo studio delle lingue
adorava il canto vero? All'età di 17 anni e avendo
acquisito la conoscenza di ben cinque lingue:
l’italiano, il francese, il russo, il turco e il greco,
partii per Parigi per tentare la carriera di cantante,
ma i tentavi di diventare cantante non ottennero il
successo sperato, quindi tornai a Marsiglia.
E
cosa fece? Conobbi Emil Fraunholz, un cittadino
svizzero fuggito dal suo paese per evitare il servizio
militare. Ci sposammo a Marsiglia il 18 agosto 1931
acquisendo automaticamente la cittadinanza svizzera.
Com’era suo marito? Emil era una figura
enigmatica. Cercava sempre il modo per far soldi, ad
esempio prendeva denaro per smistare lettere provenienti
da soldati che combattevano sul fronte africano. In
seguito ci trasferimmo a Grasse, nelle Alpi Marittime,
dove aprimmo una drogheria. Nel giro di due anni ebbi
due figlie: Renée e Anna.
Però il ruolo di moglie
e madre le andava stretto… Emil si rivelò un marito
troppo geloso e possessivo, mi toglieva letteralmente
l’aria e alla fine per avere un po’ di libertà tornai
dai miei che nel frattempo si erano trasferiti a Nizza.
Lui mi seguì, ma una notte di primavera del 1935 presi
la drastica decisione di abbandonare di nascosto la casa
coniugale. Sapevo benissimo che non avrei più rivisto le
mie figlia. Emil disperato e furibondo tornò nella natia
Svizzera, a Bottighofen, il paese in cui era cresciuto.
Nel 1938 la troviamo ancora a Parigi… Ero in
cerca di lavoro, speravo di guadagnare abbastanza soldi
per continuare a coltivare la mia passione del canto.
Nel frattempo mi adattai a fare vari lavori tra cui la
rappresentante di cappelli e la dattilografa presso
un'azienda edile.
Tuttavia la situazione per lei
non era facile… La guerra si stava avvicinando e di
denaro ne girava davvero poco, tra l’altro essendo
straniera cominciai ad avere problemi con i permessi di
soggiorno. Arrivò il 10 giugno del 1940, data in cui
Mussolini entrò in guerra e la Francia si arrese sia
alla Germania sia all'Italia spaccando il paese in due,
controllata dai nazisti a nord e dal governo di Vichy
del maresciallo Philippe Pétain a sud.
E quindi
cosa fece? Fui costretta ancora una volta ad
abbandonare Parigi e mi riparai a Nizza, ma il permesso
di soggiorno era scaduto per cui sarebbe bastato un
normale controllo della polizia per essere arrestata.
Conobbi un certo Daniel Pétard che mi diede lavoro come
dattilografa nella sua coltelleria. Fu lui a presentarmi
ad un certo Simon Cotoni che faceva parte della "Défense
du territoire" ed legato clandestinamente
all'intelligence britannica.
Fu davvero così
facile diventare una spia? Ma scherza assolutamente
no! Premesso che ancora non sapevo chi fosse quel tizio,
venni sottoposta a un fitto interrogatorio durante il
quale mi chiesero notizie sulla mia vita private, cosa
ne pensassi della situazione politica, se fossi disposta
a collaborare con loro, quante lingue parlassi e se tra
queste ci fosse il tedesco, ma io non parlavo questa
lingua. Poi mi chiesero se avessi cibo a sufficienza per
la mia sussistenza, a quel punto mi diedero 300 franchi
e mi dissero che si sarebbero occupati loro di preparare
tutti i documenti.
Nella primavera del 1941 la
sua prima vera missione… Mi vennero consegnati i
documenti della mia nuova identità da quel giorno mi
chiamai Louise Fremont detta “Loulou”, di professione
cantante e ballerina. Poi partii per Bordeaux ed ebbi
l'incarico di monitorare i movimenti dei sommergibili
italiani e informare i miei capi tramite delle cartoline
che inviavo al Little Hotel di Tolosa scrivendo delle
frasi apparentemente innocenti. Il destinatario era un
certo Monsieur Sabloirolle.
Non era una missione
facile… Entrare nella base BETASOM era praticamente
impossibile, però era molto facile incontrare dei
soldati in città. Durante un bagno in piscina, riuscii a
conoscere un addetto alla manutenzione dei sommergibili,
quindi ottenni quello che mi serviva. Quella missione
durò in totale due mesi e per quel lavoro venni
ricompensata con 4000 franchi.
Poi una nuova
missione… Mi fu assegnato l’incarico di segnalare
l’esatta ubicazione delle navi e ciò che avveniva nei
cantieri dei porti di Genova e Napoli. Accettai la
missione, anche perché nel frattempo la mia famiglia si
era trasferita a Roma, e mi vennero forniti documenti
con un'altra falsa identità, ossia quella di Laura
Fantini.
Che fece Laura Fantini? Nella notte
tra l'11 e il 12 dicembre 1941 attraversai il confine
italo-francese a piedi presso il passo del Monginevro
direzione Genova. Alloggiai presso una casa privata
(avevo una lettera di presentazione da consegnare a una
certa Maria Talla). Il 14 dicembre spedii la mia prima
lettera di segnalazioni. Poi partii in treno verso
Napoli.
Era sorvegliata vero? Qualcuno aveva
informato il controspionaggio italiano dell’ingresso di
una spia dalla Francia con destinazione Genova. Pertanto
i Carabinieri erano già pronti a pedinarmi. Ma non
conoscendo la mia vera identità si limitarono a seguirmi
ed a intercettare le mie lettere che venivano decifrate
e alterate.
Quindi non l’arrestarono subito…
Il controspionaggio italiano era solito non arrestare
gli agenti nemici appena individuati, ma inizialmente si
limitava a seguirne le tracce per spiarne il
comportamento e ottenere maggiori informazioni. Poi, al
momento opportuno, il malcapitato veniva catturato e gli
venivano prospettate due opzioni: o si faceva reclutare
nel controspionaggio italiano come double agent, oppure
veniva arrestato e condannato a morte
Quindi lei
ignara raggiunse Napoli… La mattina del 15 dicembre
1941 raggiunsi Napoli prendendo una stanza in una
piccola pensione. Il giorno seguente salii su un tram
dove abbordai un giovane della milizia ferroviaria e la
sera conobbi in un cinema un sottufficiale della Marina.
Da entrambi raccolsi le informazioni che stavo cercando.
Poi cosa fece? Il 17 dicembre ero a Roma e per
necessità, ero rimasta senza soldi, feci un errore
imperdonabile per una spia, ovvero mi recai
all'abitazione di mia madre. A quel punto il
controspionaggio non ebbe più dubbi sulla mia vera
identità. Rimasi da mia madre fino a Santo Stefano poi
dopo aver spedito da Roma le lettere con tutte le
informazioni raccolte partii nuovamente per Napoli in
treno…
Ma alla stazione di Littoria, l’odierna
Latina, cosa successe? Vanni fermata e fatta
scendere. Non opposi resistenza. L'indomani venni
condotta nel carcere femminile Le Mantellate di Roma.
Poi tradotta nuovamente a Torino per essere interrogata.
Rimasi in custodia cautelare per più di un anno. Mio
padre, che nel frattempo si era separato da mia madre,
cercò di liberarmi in ogni modo anche interessando il
governo svizzero, ma nessuno mosse un dito.
Come
si comportò durante gli interrogatori? Diciamo
estremamente strategico in quanto tentai in tutti i modi
di minimizzare le mie responsabilità, i contatti e le
azioni, lasciando fuori ogni motivazione ideologica, ma
non feci alcun nome e fu essenzialmente questo il motivo
della mia condanna.
Immagino che ci fu un
processo… Ebbe luogo a Roma il 15 gennaio del 1943.
Comparsi in aula abbandonata da tutti. Per me non
mossero un dito né gli inglesi, né i francesi e
tantomeno gli svizzeri, nonostante la cittadinanza
acquisita. Tra l’altro non potevo permettermi un
avvocato e quindi mi venne assegnato uno d'ufficio.
Confessai tutto quello che c’era da confessare ma
purtroppo era un Tribunale speciale di guerra per cui la
sentenza arrivò dopo un solo giorno: In mancanza di
elementi che possano comunque autorizzare la concessione
di circostanze attenuanti venni condannata a morte per
mezzo di fucilazione.
Alle ore 6.15 del 16
gennaio 1943 la D'Oriano incontrò un sacerdote che la
confessò. Pochi minuti dopo venne condotta a Forte
Bravetta davanti al plotone di esecuzione. Alle 7.07
venne eseguita la fucilazione. Aveva trentuno anni.
Laura D'Oriano venne sepolta in forma anonima in una
fossa comune. Solo nel 1958 il suo corpo venne
identificato da suo padre che riuscì a darle così una
degna sepoltura nel cimitero del Verano, a Roma, dove
egli stesso fu sepolto nel 1962, accanto alla figlia.
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
© All rights reserved
FONTI:
http://www.softrevolutionzine.org/2017/laura-d-oriano/
https://it.wikipedia.org/wiki/Laura_D%27Oriano
http://gnosis.aisi.gov.it/gnosis/Rivista40.nsf/
ServNavig/40-28.pdf/$File/40-28.pdf?OpenElement
https://segretidellastoria.wordpress.com/2017/07/
13/laura-doriano-la-spia-del-mare/


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