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RACCONTI
 
 

Adamo Bencivenga
La fiamma del peccato
Questa è una storia maledetta, una storia d’altri tempi, di sangue, amanti, charleston e ricatti, la cui protagonista è la bella affascinante Ruth che per la sua voglia di libertà è destinata a bruciare in eterno nella fiamma del suo peccato





 


CHARLESTON
Siamo a Charleston, nella Carolina del Sud, città che divenne famosa nel 1923 grazie alla canzone “The Charleston” di James P. Johnson. Siamo negli anni Venti, quelli ruggenti, quelli di Al Capone, delle sparatorie tra bande di gangster e dei fumosi club, ma siamo anche gli anni dell'Old jazz, delle donne con il caschetto e i cappellini a cloche, dei primi abiti corti, con la vita bassa e la gonna plissettata, delle grosse Ford dalle quali scendevano le ingioiellate signore che si recavano a ballare appunto il charleston. Sembra che i primi a ballarlo fossero stati gli scaricatori neri del porto della città statunitense che solitamente eseguivano quei passi per caricare o scaricare le merci dalle navi.

L’INFANZIA DI RUTH
In questa città nel 1895 nasce Ruth Snyder da due genitori di origine scandinava, immigrati negli Stati Uniti. Suo padre è un ex marinaio che al tempo fa il falegname. La condizione dell’immigrato è fatta di rinunce e sacrifici ed i soldi in famiglia sono davvero pochi. Ruth cresce ma sin dall’infanzia manifesta tutta la sua repulsione verso quella miseria e di certo non vuole rassegnarsi. Da adolescente è una ragazza frizzante, bella ed esuberante, le piace la bella vita, ama le belle compagnie e adora la frivolezza. Sogna una vita agiata e trascinata dall’entusiasmo e dalla voglia di indipendenza a quindici anni abbandona la scuola e grazie al suo aspetto fisico e le sue maniere estremamente femminili trova presso una compagnia telefonica un posto da centralinista senza troppo faticare.

LA GRANDE OCCASIONE
Come nelle favole la sua grande occasione è affidata al caso. Un lunedì di un normale mese, di un anonimo anno è in casa da sola, squilla il telefono ed è costretta svogliatamente a rispondere. Alza la cornetta e sbuffa, dall’altra parte sente la voce di uomo che cerca una persona che lei non conosce. Quasi infastidita risponde: “Signore, mi spiace, ma ha sbagliato numero.” Lui però insiste, crede ad uno scherzo, che la ragazza non gli voglia passare la persona che sta cercando. Poi da cosa nasce cosa, lui le fa i complimenti dicendo che ha una bella voce, lei arrossisce non disdegnando quel corteggiamento esplicito.
È decisamente il suo giorno fortunato perché dall’altro capo del filo non c’è una persona qualsiasi ma niente poco di meno che un certo Albert Snyder. A lei quel nome non dice nulla, ma noi sappiamo che Albert è noto all’epoca per essere l’editore della rivista nautica “Motor Boating”, riservata a gente facoltosa e annoiata. Quando chiudono la telefonata lui le chiede se può disturbarla ancora e lei gli dà il consenso.
Passano alcuni giorni, si risentono al telefono, fino a quando lui si fa aventi e le dice senza mezzi termini che desidera incontrarla, almeno per un caffè, almeno per dare un volto a quella voce. Ruth prende tempo, non perché sia dubbiosa, ma solo perché sa che gli uomini occorre farli cuocere nel fuoco lento e impaziente dell’attesa. Sta di fatto che passa ancora una settimana fino a che lei decide di incontrarlo.

IL PRINCIPE AZZURRO
Il primo impatto non è dei più felici. Albert non è assolutamente un ragazzo, ma un uomo al di là con gli anni, diciamo anziano, ma a lei, dopo il primo smarrimento, pare lo stesso un uomo affascinante, anche perché si dimostra un tipo serio, posato e soprattutto è ricco, proviene da una famiglia benestante e svolge un lavoro importante. La bella Ruth ne parla a casa con i genitori i quali non credono a quella fortuna sfacciata, ovviamente dicono di sì vedendo già la loro figlia ricca e sistemata. Passano ancora delle settimane, si vedono, lui le fa una corte discreta, elegante, compita, non osa, ma è abbastanza diretto ed anche lei si convince di essere stata baciata dalla dea bendata! Come nelle favole, lei ragazza umile figlia di un falegname immigrato di origini modeste, lei centralinista che ogni mattina si alza all’alba per andare a lavorare, per puro caso ha incontrato davvero il suo principe azzurro!

MATRIMONIO
Ruth è una bella e affascinante giovane donna, ma è anche smaliziata e conosce l’arte di farsi corteggiare. Escono qualche sera, lui la porta nei migliori ristoranti e locali della città dove si balla il charleston, dove la vita assume il gusto del benessere, della bellezza e della modernità e quando in una di quelle serate lui le chiede di sposarlo, la bella Ruth non ha dubbi, anzi non aspetta altro ed accetta commossa la proposta coronando così il suo sogno d’amore e di rivincita verso la miseria.
Poco dopo si sposano, lei è strafelice, lui più concreto e razionale pensa finalmente di aver sistemato la sua vita almeno all’apparenza avendo trovato come moglie una bella donna. La notizia del matrimonio finisce addirittura sulle prime pagine dei rotocalchi mondani per la contentezza di Ruth e della sua famiglia. D’accordo col futuro marito Ruth abbandona il lavoro di centralinista, non più adatto alla moglie di un appartenente all’High Class, e decide di dedicarsi completamente alla cura della bella villa poco fuori dalla città e di proprietà del marito. Dopo nove mesi nasce Lorraine, la loro amata figlia.

NOIA
Ma si sa come vanno certe cose. Per un breve periodo i due sposi vivono felici e contenti, ma purtroppo dura poco perché ben presto cominciano le prime incomprensioni. Del resto appartengono a due classi sociali differenti e quelle differenze vengono ineluttabilmente a galla. La povera Ruth si rende conto che quell’uomo non è il marito che aveva sperato di incontrare. La vita coniugale inizia ad andare stretta a Ruth, sua figlia non le interessa più di tanto e l’amore che le dona non può giustificare una intera vita. Nelle sue lunghe e monotone giornate di solitudine sogna una vita diversa, non si sente una donna finita e vorrebbe divertirsi, uscire, andare alle feste, partecipare alla vita mondana, insomma fare tutto ciò che fanno i suoi coetanei e che il matrimonio con un uomo anziano le ha irrimediabilmente proibito.

ALBERT SNYDER
Suo marito però non la segue, non l’asseconda e non esaudisce i suoi desideri che ormai da sogni sono diventati richieste dirette e pressanti. Lui non è tagliato per la vita mondana e ben presto si rivela un tipo scialbo, asociale e taciturno, è un ometto insipido e noioso e passa le sue giornate, senza coinvolgerla, immerso nel lavoro o dedicandosi ai suoi hobby prettamente maschili tipo occuparsi della sua rivista, della barca e dell’automobile.
Del resto l’ha sposata solo per regolarizzare la sua condizione sociale e considera la moglie poco più che una ragazzina poco affidabile, troppo superficiale e rimpiangendo di non aver potuto sposare la sua precedente fidanzata Jessie Guischard, con la quale era stato sentimentalmente legato per dieci anni. Purtroppo lei è morta poco prima delle nozze e lui col tempo, proprio per questo tragico evento, l’ha idealizzata al punto da considerarla più bella di Ruth, più donna di Ruth, più moglie di Ruth. Insomma un angelo caduto in terra e purtroppo tornato in cielo ed ora Albert, immerso in quel doloroso rimpianto, non ha timore di dirlo apertamente anche alla moglie tanto che ne conserva il ricordo con un suo grande ritratto appeso a una parete della loro lussuosa villa.

NUOVA VITA
Beh ora sappiamo più o meno come vanno le cose in casa Snyder. Ruth, vivendo col fantasma dell’ex in casa, continua a sognare ad occhi aperti, per lei è di fatto una vera e propria ribellione, vorrebbe vivere, emozionarsi ancora, ma sa che quel matrimonio l’ha limitata per sempre. E allora, nelle sue ore in solitudine, pensa addirittura di disfarsi di quella presenza ingombrante. Come? Esiste un solo modo nella mente di Ruth, ovvero ucciderlo, ma alla fine fa una scelta più saggia, e, ribellandosi a quella vita fatta solo di doveri, inizia ad uscire da sola tornando tardi la notte e lasciando marito e figlia a casa.
Forse stregata dall’ondata di libertinaggio di quegli anni, dalla musica ribelle, dal Charleston, o forse solo da quelle signorine chiamate Flapper con il loro look trasgressivo, capelli neri, frangia corta e un taglio “alla maschietta”. Lei le osserva nei locali vorrebbe essere come loro con quelle sembianze vagamente androgine, con le sopracciglia allungate verso le tempie e le labbra a forma di cuore e dipinte di rosso scuro. Lei le considera donne all’avanguardia, indipendenti, che fumano in pubblico e che non si preoccupano minimamente delle convenzioni.

Il cuore di Ruth è un vero subbuglio e lei reagisce con la sola arma che una donna degli anni venti può permettersi ovvero la seduzione. Inizia a bere, frequenta quei locali e si veste in modo eccentrico, appariscente come una prostituta, ma non le importa nulla del giudizio della gente al punto che spasmodicamente per il suo desiderio di attenzione attira uomini sconosciuti incontrati casualmente in quei locali. Forse non vorrebbe lasciarsi andare, ma considera la seduzione un modo per essere una donna moderna e scrollarsi di dosso quella vita troppo borghese e troppo monotona. Poi però conosce un gruppo di amici e ne diventa l’anima, di nuovo viva, corteggiata ed esuberante riacquista entusiasmo. Suo marito è ormai solo un impedimento, un inutile ostacolo tra lei e la bella vita.

JUDD GRAY
Per il suo modo di essere provocante gli uomini non stanno solo a guardare, ma la corteggiano per il solo fine di possederla ed è inevitabile che uno di questi si faccia avanti. Ruth, ora trentaduenne, bionda, alta, sguardo malizioso, più o meno nel giugno 1925, frequentando l’Henry’s Swedish Restaurant, conosce Henry Judd Gray. Senz’altro un bell’uomo è un tipo allegro, leggero e buontempone tutto l’opposto di suo marito Albert. Con lui la sta bene, ride, si distrae e soprattutto non pensa alla monotonia del suo menage coniugale. Tra l’altro Judd fa il rappresentante di biancheria intima ed è abituato a corteggiare le donne, sa come ammaliarle, intrigarle. Insomma l’uomo giusto per la provocante Ruth che è ancora una gran bella donna, e adora fino alla follia quel tipo di biancheria di pizzo e seta, di lingerie destinata solo a corpi di donne sensuali dell’alta società. Lui, che vorrebbe affrettare i tempi e portarsela a letto, dopo qualche giorno le regala un seducente capo di campionario e lei già attratta da quell’uomo, inevitabilmente, a poco a poco, se ne innamora.

AMANTI
Judd Gray ha solo un anno più di lei, praticamente coetaneo sta cercando una donna per divagarsi visto che anch’egli è sposato ad una donna che detesta ed è padre di un figlio. Quando si rende conto che Ruth non disdegna affatto la sua presenza, con la scusa di farle provare la nuova linea di corpetti venuti apposta da Parigi, la invita in un motel. La bella Ruth non ha dubbi, e mentre prova quegli indumenti, Judd si fa avanti, la bacia, l’accarezza, la tocca nelle parti intime e lei sorride senza togliere quelle mani sempre più focose. Alla fine lei cede e fanno l’amore e lo fanno anche il giorno dopo senza alcuna scusa e poi ancora finché consumano la loro fiamma del peccato diventando amanti.
Essendo ambedue sposati si frequentano segretamente, diventano una coppia clandestina e vivono una seconda vita nei motel e nei locali notturni. In uno di questi incontri lei si apre e gli confida i suoi falliti tentativi di uccidere il marito, tra i quali in garage con il monossido di carbonio, con una spinta mentre era sul molo, con del bicloruro di mercurio fingendo di curargli il singhiozzo. Judd è attratto da quella donna, sia dal suo aspetto fisico provocante che dal modo libertino con cui fa l’amore e purtroppo per lui non la prende sul serio, pensa che stia scherzando, insomma nulla di più che uno sfogo innocente di una donna costretta a vivere dentro una gabbia dorata.

A CASA
La loro relazione si intensifica, passano quasi tutti i pomeriggi nei motel della zona mentre a casa di Ruth ci sono frequenti litigate. Lei continua a rinfacciare a suo marito quella vita monotona, ma Albert però, da uomo pacifico non sospetta nulla. Ormai abituato agli sbalzi d’umore della moglie, non ci fa nemmeno più caso, si è rassegnato a lasciarla uscire la sera con gli amici: “Che si diverta se proprio ci tiene tanto!” Purché a casa si viva in pace e lui possa dedicarsi ai suoi tanti hobby. Ovvio se sapesse che non sono solo feste innocenti nei locali forse reagirebbe, ma per il momento gli sta bene così e forse questa è la sua grande colpa.

IL PROGETTO
Al contrario di ciò che pensa il marito, Ruth invece si diverte eccome, ormai ha sorpassato ogni limite, anzi è lei che cerca Judd, lo vuole tutto per sé, gli dice che vorrebbe vivere con lui, dormire insieme e fare l’amore, svegliarsi insieme e fare l’amore, ma gli dice anche che per fare questo c’è una persona di troppo. Nonostante Judd la prenda sotto gamba lei sta davvero facendo sul serio e nella sua mente comincia presto a disegnarsi un piano criminale, tra l’altro il dover tornare ogni giorno nella sua casa e alla sua monotona vita coniugale le pesa sempre di più. Quindi progetta nei minimi particolari un piano infallibile. Dice a Judd una sera che vuole il suo aiuto, lei ha già predisposto tutto: “Se mi ami devi aiutarmi!” Lui ci pensa, è perplesso, in fin dei conti la cosa gli va bene così, sta con una donna sposata e ricca, nonostante le insistenze di lei la vede solo quando ha voglia senza troppe incombenze e poi lei a letto è magnifica, una vera dea dell’amore. Ruth non ci impiega molto a convincerlo, lo ricatta, lo minaccia: “Se non mi segui ti lascio!” E glielo dice nei momenti giusti, quando lui è dentro di lei, ma poi affina le armi nega e alla fine lui acconsente per la paura di perdere quell’esemplare unico di femmina.

IL PIANO
Ottenuto il sì di Judd, Ruth comincia a dettagliare il piano per l'omicidio del marito. Prima di tutto fa firmare ad Albert un'assicurazione sulla vita per 48.000 dollari da raddoppiare se l'assicurato dovesse morire per un atto violento e poi butta giù il piano vero e proprio che prevede di inscenare una finta rapina in casa con l'utilizzo di tre strumenti essenziali: il cloroformio, un filo metallico e un pesante contrappeso di quelli usati per lo scorrimento delle tendine delle finestre.

LA SERA DEL DELITTO
Certo non è tutto, ma Ruth per la paura che il suo amante rifiuti, non dice altro, tranne che la notte del 19 marzo 1927, Judd deve entrare nella sua casa ed aspettare nella stanza degli ospiti per poi intervenire quando il marito si addormenterà. Judd non pensa ad delitto, è decisamente tonto, stordito dalle grazie di quella femmina, anzi crede che la donna, nella sua sublime trasgressione, voglia addirittura fare l’amore con lui mentre il marito dorme nell’altra stanza. Ma le intenzioni di Ruth sono ben altre!
Mentre i coniugi Snyder stanno cenando in un elegante ristorante vicino al porto, l’idiota Judd Gray, si intrufola nella villa aprendo la porta con le chiavi della casa che lei gli ha consegnato il giorno prima. Poi come concordato si nasconde furtivamente al buio nella stanza degli ospiti ed aspetta. Come sappiamo lui non del tutto convinto, ad un certo punto gli vengono in mente i propositi criminali della donna, è preso dal panico, comunque aspetta, le ore passano e nell’attesa del ritorno della coppia cerca di darsi coraggio. In casa trova del whisky, beve e si ubriaca.

IL DELITTO
È la notte del 19 marzo 1927, sono passati pochi minuti dopo la mezzanotte e i coniugi Snyder tornano a casa. Quella sera Ruth è insolitamente simpatica e socievole nei confronti del marito, Albert invece è piuttosto alticcio e soddisfatto della cena a base di pesce. Senza spogliarsi si dirige immediatamente nella camera da letto, si distende e cade dopo pochi secondi in un sonno profondo. Ruth è ancora sveglia, quando dopo alcuni minuti lo sente russare si alza dal letto, indossa la sua magnifica vestaglia trasparente, esce dalla stanza da letto e va in quella degli ospiti.
Judd mezzo ubriaco la vede entrare, con quella vestaglia è decisamente femmina, ma contrariamente a quanto possa pensare, non ci sono né baci e né moine, anzi la donna gli dice di fare in fretta, poi lo prende per mano e lo trascina nella camera da letto.
Mentre il marito dorme Ruth porge a Judd il pesante contrappeso della tenda. Solo ora Judd si rende conto cosa deve fare, altro che sesso trasgressivo! Lei lo incita e lui senza pensarci obbedisce e colpisce l’uomo alla testa, ma lo fa debolmente tanto che, purtroppo per lui, Albert, ferito e sanguinante, è solo tramortito e inizia ad urlare chiedendo aiuto alla moglie. Ruth però per tutta risposta strappa l’attrezzo dalle mani di Judd e comincia a colpire Albert ripetutamente, poi per paura che sia ancora in vita lo finisce strangolandolo con il filo metallico non prima però di averlo cloroformizzato.

LA SCENA DEL DELITTO
È una strage, le lenzuola sono intrise di sangue, la faccia di Albert è spappolata con il filo metallico inciso profondamente nel collo. Solo in quel momento Judd si rende conto di quello che ha fatto e precipita nel panico. In fretta e furia Ruth cerca di modificare la scena del delitto per farla apparire una vera e propria aggressione a scopo di furto. Allora dice a Judd di colpirla forte e di lasciarle dei lividi in modo che quelle evidenze sul suo corpo diano la prova provata alla polizia della rapina finita tragicamente ad opera di una banda di delinquenti.
L’amante obbedisce e dopo averla colpita, come concordato, esce di casa, ma non si allontana dal quartiere. Immerso nel suo impermeabile fa un giro a piedi senza meta. È stravolto, barcolla, poi entra nell’unico locale ancora aperto a quell’ora e beve qualcosa di forte.

LA POLIZIA
Intanto la donna chiama i soccorsi. I poliziotti arrivano dopo pochi minuti a vele spiegate e trovano Ruth piangente e il cadavere legato di Albert in camera da letto. La donna mentre la polizia è all’opera secondo copione finge di svenire più volte, sospira languida, si stringe pudicamente il bavero della vestaglia sopra la camicia da notte trasparente e si asciuga le lacrime in maniera plateale. Qualcosa però non convince gli investigatori, la scena del delitto è stata maldestramente alterata, più che un’aggressione a scopo di rapina sembra uno spaventoso rito satanico. Tra l’altro a rendere ancora più singolare quell’orrendo delitto, sul pavimento giacciono bene in vista tre proiettili e una pistola. I gioielli che, secondo la donna, avrebbero dovuto essere il frutto della rapina, vengono ritrovati sotto il materasso.

LE INDAGINI
Non ci vuole davvero molto per gli investigatori per capire come davvero si siano svolti i fatti. Arrivano immediatamente a Judd Gray, del resto la tresca con Ruth è di dominio pubblico, forse solo Albert era l’unico a non sapere. Comunque partendo da quelle incongruenze, la polizia arriva ben presto alla polizza d’assicurazione, ritrovata in una cassetta di sicurezza. Alcuni testimoni intanto riferiscono di aver notato Judd in due bar della zona. La polizia lo arresta e, messo alle strette, confessa il delitto.
Nei giorni successivi i due amanti vengono messi a confronto, ammettono le loro responsabilità, ma iniziano ad accusarsi a vicenda. Ruth confessa apertamente di aver voluto uccidere il marito per sbarazzarsi di lui mentre Judd tenta invano di giustificarsi accusando l'amante di essere stata lei a pianificare l'omicidio e di averlo fatto ubriacare per incoraggiarlo ad uccidere. Per entrambi scatta automaticamente l’incriminazione di omicidio di primo grado.

IL PROCESSO
Il processo è una pura formalità. La giuria per nulla impietosita dalla donna, condanna alla pena di morte entrambi i protagonisti. Del resto c’è di mezzo la soppressione di un padre di famiglia e di un marito esemplare. La vicenda ha eco nazionale, i due amanti diabolici vengono sbattuti in prima pagina. In pasto all’opinione pubblica c’è la figura di una donna, seduttrice e vedova nera, che venuta dal niente, non le era bastato il denaro del marito e un uomo follemente innamorato di lei. L’immagine di Judd invece è esattamente quella scaturita dal suo comportamento in tutta la storia, ovvero dell’idiota soggiogato da una femme fatale.

Eppure nonostante tutto, al di là delle evidenti prove di colpevolezza e dell’efferatezza del crimine, non tutti condannano Ruth tanto che nel carcere dove è rinchiusa riceve addirittura 164 proposte di matrimonio. Perfino il cuoco della prigione si innamora di lei, e come ultimo omaggio, prima dell’esecuzione, predispone il suo ultimo pasto con infinita cura.

Alle ore 23 del 12 gennaio 1928 la coppia omicida fu giustiziata sulla sedia elettrica nella prigione di Sing Sing.
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Questa storia romanzata prende spunto dal caso di Ruth Brown Snyder condannata alla sedia elettrica nella prigione di Sing Sing per l'omicidio di suo marito Albert Snyder.
Il caso divenne la base per il noir di James M. Cain ‘La fiamma del peccato’, in seguito portato sul grande schermo da Billy Wilder, con Barbara Stanwyck nel ruolo della femme fatale.


FINE





















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ADAMO BENCIVENGA
Fonti:
https://it.wikipedia.org/wiki/
http://sisters4swing.blogspot.it/
http://www.pannunziomagazine.it/
http://guide.supereva.it/giallo

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