|
HOME
CERCA NEL SITO
CONTATTI
COOKIE POLICY

RACCONTI 
Adamo Bencivenga
Thea è scomparsa!

Photo Adrian Vaju
...
.Signor Commissario, voi la dovete trovare la mia Thea, ma perché
mi fa queste domande? Io non l’ho più vista! È quasi un anno che è andata
via ed io non mi rassegno. Ogni notte la sogno e la mattina mi sveglio col
pensiero di averla accanto! È una tortura questa, non ce la faccio più!
Va bene ok, mi calmo, ricominciamo dall’inizio, le dirò tutto, ma
lei mi prometta che non smetterà di cercarla! Era bellissima la mia Thea,
Signor Commissario era una di quelle che quando la vedi per la prima
volta, ti rimane impressa nella mente e nell’anima e non te la scordi più!
Era una mamma modello ed era affezionata a me. Vivevamo insieme da cinque
anni, era così dolce, tenera, affettuosa… Mai potrò dimenticarla!
L’avevo conosciuta nell’estate del 2014. Ricordo ancora quella sera, ero
in un locale a Nettuno, al tempo, come ora, mi guadagnavo da vivere
suonando nelle balere. Ero al pianoforte, mi esibivo sotto una veranda in
riva al mare per un gruppo di Moldavi. Sono belle le moldave sa, bionde,
alte, occhi azzurri e piene di vita.
Ok ok non tergiverso, mi attengo
ai fatti e cerco di raccontarle l’essenziale. Era una serata come un’altra
per me, ma tra quelle bellissime ragazze che ballavano, ridevano e
flirtavano con i loro compagni di viaggio c’era una signora bionda che non
mi staccava gli occhi di dosso. Io l’avevo notata, ho l’occhio lungo per
queste cose… Ad un tratto col suo calice di vino in mano mi è venuta
vicino, io stavo suonando la canzone di Francesco Renga “Il mio giorno più
bello nel mondo” se la ricorda? Era la più ascoltata di quell’estate.
Lei ha appoggiato i suoi gomiti sul piano, mi ha sorriso e poi ha
chiamato il cameriere e mi ha offerto da bere. Dio com’era sensuale con
quel colore di pelle rosa come si abbronzano le donne dell’est, ha
presente? L’occhio mi è caduto immediatamente sulla sua scollatura
abbondante e sinceramente mi accorsi che non portava il reggiseno. Lei ha
atteso che finissi di suonare quella canzone e poi, in un italiano
stentatissimo, mi ha pregato di suonare per lei “Il cielo in una stanza”.
L’ultimo mio pensiero in quel momento era deluderla per cui obbedii
all’istante.
Mentre suonavo lei mi guardava in un modo
particolare, insomma Signor Commissario un uomo sente quando… insomma ha
capito vero? Ero sconvolto, ma stavo lavorando e la mia posizione mi
impediva di flirtare con le ragazze per cui dopo aver terminato il pezzo
mi sono preso una pausa. Mi sono alzato, le ho sorriso e sono andato da
solo verso la spiaggia per prendere una boccata d’aria, ma con mia
sorpresa, dopo qualche minuto, ho sentito i suoi passi dietro di me. Beh
si ci speravo… Mi sono voltato e l’ho guardata, praticamente un angelo
biondo avvolto in uno scialle azzurro come i suoi occhi. Aveva i capelli
sciolti, Dio come era bella Signor Commissario! Portava una camicetta
gialla e un paio di jeans corti. Abbiamo camminato per un po’ in silenzio
fianco a fianco, la lingua ci impediva di comunicare, ma poi quando
eravamo ben distanti dal locale, si è fermata, è venuta davanti a me, mi
ha messo le braccia al collo e mi ha baciato. È stato un bacio intenso,
lungo. Poi, guardandomi negli occhi, mi ha detto: “Voglio fare l’amore con
te.” Per via della lingua, ma soprattutto per lo stupore, ci misi un po’ a
capire, ma poi dietro un barcone ci siamo spogliati completamente e siamo
stati insieme.
È stato fantastico, mai mi era successa una cosa così.
Subito dopo l’amore però lei ha cambiato atteggiamento, si vedeva
che era nervosa ed ha iniziato ad agitarsi. Solo dopo intuii che era
sposata e in quel locale, in mezzo al gruppo di Moldavi, c’era anche suo
marito. Le dissi che era pazza, lei sorrise, ma non so se comprese,
comunque ci rivestimmo in fretta e mentre tornavamo verso il locale le
diedi il mio numero di telefono. Quando tornammo nessuno si era accorto
della sua assenza, tanto meno suo marito, per cui come se nulla fosse
accaduto si rimise in mezzo al gruppo a ridere e cantare mentre io al
piano ripresi il mio solito repertorio.
Questo fu il nostro primo
incontro Signor Commissario. Quando tornai la sera dopo, con la speranza
di rivedere Thea, il mio angelo biondo, rimasi deluso, di lei e del gruppo
neanche l’ombra. Il padrone del locale mi disse che avevano lasciato
l’albergo la notte stessa per fare rientro in Moldavia. Quella sera suonai
per un gruppo di giapponesi, ma per tutta la sera pensai a lei, alla mia
Thea, ricordo che suonai più volte il “Cielo in una stanza” dedicandole
parola per parola.
Passarono alcune settimane, forse tre mesi, era
già autunno e ormai non pensavo più a lei quando una mattina verso le otto
sentii il mio telefono squillare. Era lei! Ero ancora insonnolito, sa col
mio lavoro faccio spesso tardi la sera e la mattina dormo fino a
mezzogiorno. Mi disse: “Vincenzo, come stai?” ed io mi accorsi che
stranamente riusciva a cucire insieme qualche parola di italiano, poi
tempo dopo mi disse che in quei tre mesi aveva fatto un corso accelerato
di italiano. Certo lo parlava a stento e durante quella telefonata capii
soltanto che era intenzionata a venire in Italia: “Vincenzo se no problema
io domani vengo Roma!” Ero sorpreso, ma felice.
Al tempo avevo 32
anni. Ero tornato da poco single, vivevo da solo nella mia casa di
Trastevere ereditata dalla mia nonna materna e frequentavo segretamente e
senza alcun legame sentimentale una signora sposata di 56 anni che avevo
conosciuto in un ristorante al Circeo durante una mia serata. A Thea dissi
che ero felice e capii che il giorno dopo avrebbe preso l’aereo
dall’aeroporto di Chișinău e che sarebbe arrivata nel pomeriggio in Italia
all’aeroporto di Roma Ciampino.
Dapprima pensai ad una fuga
d’amore o ad una vacanza di qualche giorno, non sapevo nulla di lei tranne
il fatto che aveva sei anni più di me, che era laureata in Economia e
sposata, ma quando la incontrai all’aeroporto mi resi conto che aveva
lasciato definitivamente il suo paese, il lavoro di insegnante a Chișinău
e suo marito sposato da sette anni. Insomma ad una esistenza di stenti
aveva preferito una viaggio al buio nella speranza che io fossi ancora
disponibile.
Signor Commissario, quando la vidi seduta nella sala
d’attesa dell’aeroporto di Ciampino, mi sembrava di vivere un sogno.
Portava un cappello di paglia rosso, un vestito a fiori bianco e arancio,
sembrava una farfalla. La chiamai da lontano, lei si alzò e sorridendo mi
corse incontro e mi abbracciò. Ci stringemmo per alcuni minuti e senza
preoccuparci degli altri ci perdemmo in un bacio di qualche minuto. Per la
prima volta in vita mia mi accorsi di essere innamorato! E fu subito
amore. Lei, abbandonando genitori, fratelli, marito e la sicurezza di un
posto fisso, aveva scelto me ed io mi ero volentieri fatto scegliere.
Andammo a casa mia e invece di fare l’amore con mia sorpresa mi chiese
di suonare per lei ovviamente il Cielo in una stanza e poi volle uscire,
respirare l’aria e i colori di Trastevere, mangiare un panino sui gradini
della fontana in piazza, perderci tra i vicoli umidi e guardare le
cianfrusaglie degli ambulanti. Era felice e curiosa di tutto, rideva, ad
ogni passo mi baciava, mi stringeva forte, mi diceva parole
incomprensibili, ma io percepivo solo la parola amore. Era decisamente la
mia donna, quella che aspettavo da sempre, la Musa delle mie canzoni e i
diesis che non riuscivo mai trovare.
Signor Commissario sono stati
cinque anni bellissimi e nonostante i problemi economici eravamo sereni e
felici. Io lavoravo solo d’estate, d’inverno mi adattavo a fare alcuni
lavoretti e di certo non navigavo nell’oro, poi quando nacque Nadia, era
il 2018, iniziammo ad avere grosse difficoltà per cui lei scelse di
mettere da parte la sua laurea con il massimo dei voti per trovare un
lavoro ed aiutarmi a mantenere la famiglia. Lei ha una bella presenza, è
una donna solare, dinamica, una gran lavoratrice ed è sempre sorridente
per cui non le fu difficile trovare un posto come cameriera in un
ristorante qui a Trastevere. Si distinse subito per l’impegno e la serietà
diventando presto preziosa per il titolare e i suoi colleghi. Pensi che il
titolare le aveva affidato addirittura le chiavi e le password di
sicurezza del locale!
Come mamma era affettuosissima ed era
attaccatissima a me. Dopo aver ottenuto il divorzio dal marito avevamo
deciso di sposarci, ma purtroppo non abbiamo fatto in tempo. Lo so, lo so
Signor Commissario detta così sembra un storia di Beautiful, ovvio che
ogni tanto ci fossero degli screzi, dei litigi per futili motivi, del
resto lei era una persona molto indipendente, nessuno mai le avrebbe
potuto mettere il cappello in testa. Tra me e lei si notavano le
differenze: io mediterraneo e geloso, lei spirito indipendente e voglia di
vivere a pieno la sua vita. Io mi accontentavo di vivere con poco, vivevo
della mia arte, ma lei no, lei voleva diventare ricca!
A volte
sembrava assente, assorta nei suoi pensieri, e a mia domanda rispondeva
che anche se mi fossi sforzato non avrei mai potuto capirla. Certo mi
faceva male quella risposta, ma la capivo, lei aveva fatto delle scelte
coraggiose, era venuta in Italia, scappata per amore, ma ovvio che quando
la vedevo triste e pensierosa mi chiedevo se la ragione di quella fuga
fosse stata davvero per venire da me o più semplicemente fuggire da suo
marito e sognare una vita agiata che io non potevo offrirle. Sicuramente
ero stato la sua ancora di salvezza, del resto in Italia non conosceva
nessuno e dopo tre anni di convivenza, ma soprattutto quando iniziò a
lavorare mi accorsi rapidamente che le cose stavano cambiando. Non si
concedeva più, raramente facevamo l’amore. Credevo fosse per la maternità,
ma poi la cosa continuò tanto che quando la sera nel letto mi avvicinavo
dicendole che avevo desiderio di lei, mi rispondeva sprezzante di trovarmi
un’amante o farlo a pagamento. “Tu sei pazza!” Le dicevo. “Che c’è di male
fare l’amore con una puttana?” Mi rispondeva pentendosi subito dopo. Poi
mi veniva vicino e allora si concedeva limitatamente, insomma non voleva
essere penetrata.
Tra l’altro al tempo aveva conosciuto un gruppo di
moldave molto più giovani di lei ed aveva ripreso a parlare la sua lingua
e con difficoltà parlava in italiano con me per cui una sera decisi di
seguirla, il sospetto che avesse un altro, ossia che avesse conosciuto un
suo connazionale, non mi faceva dormire la notte.
Ero tanto
innamorato di lei che forse davvero non riuscivo a rendermi conto di
quanto fosse cambiata e solo dopo la sparizione misi insieme una serie di
elementi e iniziai a pensarci senza però arrivare ad una conclusione.
Aveva iniziato a comprarsi una serie infinita di vestiti e scarpe, andava
spesso dal parrucchiere e dall’estetista, insomma tutte cose che una
cameriera non si sarebbe potuto permettere. E poi riceveva diverse
telefonate ogni giorno, lei diceva che erano chiamate delle sue amiche, ma
in realtà erano telefonate brevissime. Ma, Signor Commissario, a lei non
le sembra strano?
Comunque quella sera, nonostante la bimba avesse
qualche linea di febbre, la presi dal letto, la vestii e la portai da mia
madre. Poi col fiato in gola feci un giro, mi sedetti ad un bar per
perdere tempo e poi andai al locale dove lavorava su per giù all’ora di
chiusura. Erano circa le due di notte. Quando arrivai il locale era con le
serrande abbassate e l’insegna spenta, entrai lo stesso, ma non la vidi e
chiesi al titolare dove fosse Thea, lui mi guardò, mi sorrise e rispose:
“Beh è un po’ tardi per trovarla qui!” Non capii. Quando gli dissi che ero
il marito lui con modi sbrigativi mi disse semplicemente che era andata
via, ma non ricordava esattamente l’ora.
Allora la chiamai al
telefono. Ci mise parecchio per rispondermi. Le dissi a brutto muso: “Dove
sei?” Lei candidamente credendo fossi a casa mi rispose: “Sono al lavoro,
tra mezz’ora sono a casa.” Agitato le dissi: “Ma io sono qui fuori e tu
non ci sei! Anzi il locale è chiuso!” A quel punto interruppe bruscamente
la telefonata. Girai per le strade intorno al ristorante con la speranza
di incontrarla, ma davvero non sapevo cosa pensare e soprattutto cosa
stesse facendo e dove fosse andata. Mi richiamò dieci minuti dopo
indicandomi di vederci in Piazza San Cosimato.
Signor Commissario
non so se lei conosce Roma, ma quella piazza è fuori mano rispetto al
tragitto che solitamente lei faceva per tornare a casa. Insomma mi recai
lì ed aspettai. Lei, nonostante i suoi tacchi alti, arrivò di corsa e
trafelata. Era sfuggente, agitata, nervosa, mi disse che era uscita prima
per prendere una boccata d’aria e che lo faceva praticamente tutte le
sere. La guardai bene, aveva la gonna e la camicetta sgualcite e il trucco
stropicciato. Non l’avevo mai vista così, la mia Thea sempre perfetta e a
modo, mi pareva davvero un’altra persona. Lei cercava di sviare le mie
domande e mi accusava di aver fatto uscire Nadia da casa nonostante fosse
febbricitante.
Prima di tornare a casa andammo a prendere la
bambina, ma quella notte litigammo per tutto il tempo, lei non riusciva a
darmi una spiegazione ed io non riuscivo a bere quella menzogna, sentivo
che la verità era un’altra e forse come succede in questi casi solo io non
me ne rendevo conto. Pensai davvero che avesse un altro e verso l’alba
glielo chiesi di nuovo. Lei negò, pianse, urlò dicendomi che le stavo
togliendo l’aria e che non avrei mai potuto capirla, ma io ero pazzo, non
mi volevo arrendere, addirittura le annusai le mutandine e poi non
contento le sue intimità per capire se avesse fatto l’amore.
Il
giorno dopo ci svegliò la bimba piangente, aveva 38 e mezzo di febbre e
chiamammo il medico che si presentò solo a sera tardi. Beh sì, ero agitato
e intrattabile, mi sentivo in colpa, ricordo che addirittura le chiesi
scusa per aver fatto uscire Nadia. Comunque il medico ci prescrisse delle
medicine, ma ormai era troppo tardi.
La mattina successiva, Thea si
alzò molto presto, Nadia era nel suo lettino e aveva ancora la febbre, ma
aveva smesso di piangere. Thea prima di uscire per andare in farmacia
l’abbracciò forte e le diede un bacio. La cosa mi parve strana anche
perché mi accorsi che inspiegabilmente stava piangendo. Pensai che forse
ero stato troppo brusco con lei e che dovevo mettere un freno alla mia
gelosia. Thea intanto era uscita, senza salutarmi, lasciando a casa il
telefono, i documenti, l’ultimo stipendio che aveva preso la sera prima e
portando con sé solo lo stretto necessario per acquistare le medicine.
Sarebbe dovuta tornare qualche minuto dopo, giusto il tempo di
prendere le medicine. Ed invece niente. L’ho aspettata per tutta la
mattina poi sono uscito, giravo per Trastevere, annusavo la strada per
sentire il suo profumo, domandavo ad ogni persona che incontravo se avesse
per caso visto una bella donna, alta, bionda, appariscente. Nel pomeriggio
poi, su consiglio dei miei, venni qui al commissariato. Lei non c’era
Signor Commissario. Volevo denunciare la scomparsa, ma una sua collega
tanto carina mi disse che era ancora troppo presto. Mi consigliò di
tornare a casa e stare tranquillo: “Vedrà che sua moglie tornerà prima di
cena!” E invece Signor Commissario ancora l’aspetto!
Il giorno dopo
sono tornato in farmacia, dalla videocamera di sorveglianza posta fuori
dal negozio ho visto Thea entrare, comprare le medicine, poi però invece
di far rientro a casa si è allontanata in senso opposto, è entrata in una
tabaccheria per acquistare un biglietto dell’autobus, poi è uscita, ha
fatto venti metri, ha alzato la testa e quando ha visto il tram arrivare
si è girata di corsa ed è andata verso la fermata e ha preso il mezzo, l’8
quello che va verso la stazione. Qui si perdono le sue tracce. Da quella
mattina non so più nulla di lei. Ecco Signor Commissario quella è l’ultima
volta che ho visto Thea, ma io ancora mi chiedo: “Ma se davvero voleva
fuggire perché ha preso le medicine?” Prego Dio che non le sia successo
nulla!
No Signor Commissario, forse lei lo sta pensando e non me lo
dice, allora glielo dico io, Thea è una donna piena di risorse, piena di
vita, no no non si è tolta la vita, lo escludo a priori, lei è solo una
vittima, ma non so di cosa. Forse sì, anzi sicuramente d’amore, ma è colpa
mia, sono io che l’ho indotta. Negli ultimi tempi litigavamo spesso ed io
l’accusavo di essere fredda ed avida di denaro, le dicevo che doveva
trovarsi un uomo ricco che l’avrebbe capita e mantenuta, non so, un suo
connazionale, un uomo più maturo di me oppure, visto il suo legame col suo
paese d’origine, tornare dal marito.
Voi avete analizzato il suo
telefono e sapete che sono stati trovati vari messaggi, provenienti da
diversi numeri, un numero anche moldavo, chissà forse l’ex marito oppure
un uomo incontrato qui. Dapprima erano messaggi verso un solo numero.
Aveva preso sicuramente una sbandata, quei messaggi trasudavano di odio
nei miei confronti e di perdizione nei confronti dell’altro. Messaggi a
tutte le ore, lui la chiamava tesoro, ma non credo ne fosse innamorato,
lei però rispondeva: “Scopami, scopami, non ce la faccio più!” Oppure:
“Ieri sei stato meraviglioso, ma dobbiamo fare l’amore tutti i giorni, ne
sento un bisogno fisico e soprattutto mentale.” È triste sa pensare che
quando scriveva queste cose con me aveva deciso di non farlo più! Lui le
rispondeva: “Sei bella, meriti molto di più che stare con me e fare la
cameriera!”
Poi però quel numero è sparito e i messaggi provenienti
da altri numeri erano molto più freddi del tipo: “Ci vediamo alle ore…”
Oppure: “Oggi non posso, facciamo domani…” Sembrava come fossero dei
banali appuntamenti. Insomma aveva smesso di frequentare il tizio anche se
io so che non mi tradiva, Thea non l’avrebbe mai fatto, era solo uno
sfogo, sono convinto che non mi abbia mai messo le corna. Anche quella
sera quando sono andato a prenderla al locale, aveva la gonna
stropicciata, il rossetto sbafato, ma no no, sicuramente avevano solo
parlato. Quando annusai le sue mutandine, mi accorsi che erano bagnate e
odoravano di sesso, ma Signor Commissario sono sicuro che era solo sudore,
si era agitata tanto quando l’avevo chiamata al telefono e in qualche modo
scoperto l’ora di chiusura del locale e le sue bugie.
Ancora oggi,
ogni tanto, ricevo telefonate e messaggi muti sul telefono. Sicuramente è
lei che mi sta chiedendo aiuto. Forse vorrebbe chiedermi come sta la
bimba. Lei sta bene, ora vive con mia madre, cresce ed assomiglia sempre
di più a Thea! Comunque quelle chiamate provengono dall’Italia e da
telefoni pubblici per cui non è tornata in Moldavia. Mi spiace tanto, l’ho
delusa! Lei forse credeva di trovare il Paradiso qui in Italia e invece si
è dovuta accontentare di uno squattrinato pseudo artista e a quel punto si
è dovuta adattare a fare la cameriera, ma, come diceva il suo amico, era
troppo bella per quel lavoro. Si è vero all’inizio non avevamo soldi, ma
io la trattavo come una regina, ero geloso sì e a lei questa cosa dava
molto fastidio, ma non avevo altro modo per dimostrarle quanto l’amassi.
Poi le cose sono cambiate, non bisticciavamo più per soldi, ma come le ho
detto, a letto si negava, diceva spesso che era stanca e che se davvero ne
avessi avuto voglia mi sarei dovuto cercare un’amante. Non l’avrei mai
fatto Signor Commissario, io amavo Thea, la mia meravigliosa Thea, il mio
angelo biondo, il mio cielo in una stanza. Anche ora che è passato tanto
tempo, non ne sento il bisogno di andare con un’altra donna.
Signor Commissario perché è tanto paziente con me? Sicuramente la sto
annoiando, ma Thea mi manca da morire. Perché mi chiede se ho avuto
sentore che avesse cambiato lavoro? Lei sa qualcosa e non me lo vuole
dire! Avete fatto ulteriori indagini? Ha parlato con i suoi colleghi del
ristorante? A me non hanno voluto dire niente. Sono tornato più volte in
quel locale, ma ho avuto una strana sensazione come se avessero le bocche
cucite. Tra l’altro quella notte che andai al locale mi parve strano
l’atteggiamento del titolare e soprattutto essere trattato in quel modo
così sbrigativo. In fin dei conti ero solo un marito disperato che stava
cercando la propria moglie! Credo che lui sapesse e poteva anche dirmelo
no? Thea del resto non stava facendo nulla di male. Dopo il lavoro aveva
solo bisogno di respirare una boccata d’aria pura, farsi una passeggiata,
certo sì molto lunga, addirittura di due tre ore e soprattutto a quell’ora
tarda. A me sarebbe andato bene anche così, avrei represso la mia stupida
e insensata gelosia perché l’importante era sentirla tornare a casa!
Signor Commissario perché mi chiede se mi sono mai chiesto cosa
facesse in tutto quel tempo? Cosa c’è di male? Mi chiedo se davvero avesse
cambiato lavoro perché mai non me lo avrebbe dovuto dire? Beh sì
ultimamente avevo notato delle stranezze, quegli strani appuntamenti, si
truccava pesantemente e i soldi non le mancavano. Aveva sempre tanti
contanti in borsa, lei si giustificava dicendo che erano delle sue amiche
e lei si faceva carico di fare da tramite e spedirli alle loro famiglie in
Moldavia. Se penso che ora potrebbe essere morta! Si rende conto? Non
capisco Signor Commissario, allora lei sa qualcosa vero? Perché mi sta
dicendo che non devo pensare al peggio e soprattutto perché mi dice che
una sera di queste, verso le due di notte, devo farmi un giro per i viali
dell’Eur? Ah sì capisco, ha ragione, devo distrarmi vero?
FINE .. .. |



Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
© All rights
reserved
TUTTI I
RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA
© Adamo Bencivenga - Tutti i diritti riservati
Il presente racconto è tutelato dai diritti d'autore.
L'utilizzo è limitato ad un ambito esclusivamente personale.
Ne è vietata la riproduzione, in qualsiasi forma, senza il consenso
dell'autore

SEGUI LIBERAEVA SU

Tutte
le immagini pubblicate sono di proprietà dei rispettivi
autori.
Qualora l'autore ritenesse
improprio l'uso, lo comunichi e l'immagine in questione
verrà ritirata immediatamente.
( All
images and materials are copyright protected and are the
property of their respective authors.
If the
author deems improper use, they will be deleted from our
site upon notification.) Scrivi a
liberaeva@libero.it
.... COOKIE
POLICY
TORNA SU (TOP)
LiberaEva Magazine
Tutti i diritti Riservati
Contatti

|
|