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RACCONTI
 
 

Adamo Bencivenga
Intrigo d’amore



Photo Hvd Photography

 


 
 


Federico: Re
Walter August Ravensberg: Marchese
Lady Carinzia: Favorita del Re
Bianca: Moglie del marchese Walter August Ravensberg
Delfina: Domestica e amante del marchese Walter August Ravensberg e figlia illegittima del Vescovo di Württemberg
Ferdinand: Figlio del marchese Walter August Ravensberg
Louise: Figlia del Contabile del Regno e fidanzata di Ferdinand
Pavel Truskin: Vice capo della Guardia Reale
Maresciallo Curtois: Capo della Guardia Reale
Caterina di Württemberg: Figlia del Re Federico
Girolamo Bonaparte: Fratello di Napoleone e marito di Caterina di Württemberg

La nostra favola inizia all’alba del 1800 nelle terre tedesche ai margini della Foresta Nera chiamate Regno del Württemberg. In realtà quelle terre, prima del nuovo secolo, erano solo un piccolo e anonimo Ducato senza storia, ma a seguito dello sfarzoso matrimonio tra la graziosa Caterina, figlia del duca Federico, e Girolamo Bonaparte, fratello di Napoleone, vennero elevate a rango di Regno e la sua capitale Stoccarda divenne Residenza Reale. Il matrimonio si celebrò a Fontainebleau, ma per la bella Caterina non fu un rapporto felice visto che dovette accettare e sopportare le numerose scappatelle del marito, che i suoi stessi sudditi soprannominarono "König Lustig" (Re Felice) in quanto già padre di diversi figli tra i quali solo due riconosciuti.

Al tempo a Stoccarda nella Corte del Regno si aggirava un nobile molto ambizioso e avido di potere di nome Walter August Ravensberg, appartenente al casato dei Würzburg. Pur essendo un osservante luterano la sua vera religione adorava un solo Dio ovvero quello per il quale ogni cosa o persona poteva e doveva essere sacrificata per raggiungere il potere e soddisfare le proprie ambizioni. Si narra che il marchese, brutto e goffo con un naso improponibile, un’altezza sotto la soglia della decenza e un’andatura claudicante a causa di una congenita zoppia, per ingraziarsi il sovrano e quindi potersi garantire un vantaggioso avanzamento di carriera nella neonata Corte Reale, avesse addirittura favorito con uno stratagemma l’ascesa della propria moglie Bianca a rango di Favorita del Re Federico, ambìto posto al tempo occupato in pianta stabile dalla bella, mora e affascinante Lady Carinzia.

Tutto accadde il 24 di Luglio del primo anno del nuovo secolo durante i festeggiamenti della Notte delle stelle quando dopo uno sfarzoso ricevimento ed un fantastico spettacolo pirotecnico, il Re Federico, piuttosto alticcio, si congedò dagli astanti e, deciso a saziare i suoi bollenti spiriti di carne prelibata, guadagnò, aiutato dai suoi servitori, i suoi appartamenti. A riceverlo nel suo letto però quella notte non c’era la bella Lady Carinzia, allontanata con un espediente da Walter Ravensberg, ma la marchesa Bianca, desiderosa di assecondare i voleri di suo marito e sotto sotto soddisfare i propri da tempo non appagati.

Purtroppo però la natura non era stata molto benevola con la Signora Marchesa e, nonostante andasse orgogliosa delle sue morbidezze, dei suoi fianchi, del suo seno abbondante e del suo sedere molle, prima dell’arrivo del Re, diede ordine ai servitori degli appartamenti reali, di spegnere tutte le candele della stanza adibita ad alcova d’amore. Il re ancora sotto l’effetto potente del buon vino dell’Alsazia non fece caso allo scambio e senza colpo ferire si lanciò al buio sulla sua abbondante preda.
La storia narra di una notte di fuoco piena di passione e partecipazione tanto che la marchesa, assecondando le continue richieste, riuscì a soddisfare più volte le voglie del suo Re. Fu dopo circa due ore che al Re venne qualche dubbio, soprattutto per quei baci bollenti che la donna avidamente concedeva senza alcuna remora alle parti più sensibili del suo sovrano. Federico si compiacque per quella novità pensando che la giovane Carinzia, ormai donna fatta, avesse affinato le sue tecniche amatoriali per il solo esclusivo piacere del suo Re.
Però, quando la luce del giorno invase la camera da letto e di fatto svelò impietosamente il corpo appesantito della sua amante, seppure aggraziato da sopraffini lingerie parigine, il re si accorse dello scambio, ma, viste le doti amatorie della signora marchesa, non andò su tutte le furie e seppur a malincuore, rispedì la donna al mittente accompagnata da un biglietto di scuse nei confronti del marito, in cui il re, pur lodando le suddette capacità della donna, di fatto rinunciava alle sue generose grazie.

Walter Ravensberg rispose immediatamente ringraziando sua Maestà, ma ovviamente in cuor suo ci rimase molto male e visto che non poteva incolpare il re, esente per diritto da ogni critica, se la prese con la sua povera moglie accusandola di negligenza e inettitudine. La povera Marchesa, ancora stordita per la notte d’amore, scoppiò in un pianto disperato e si difese dichiarandosi incredula e giurando solennemente di aver soddisfatto il proprio re oltre ogni limite. Poi passò ad elogiare le capacità del sovrano descrivendo dettagliatamente ogni pratica d’amore protrattasi fino alle prime luci dell’alba.
Il marchese dapprima ascoltò in religioso silenzio sua moglie, poi chiese alcuni particolari e soprattutto quante volte la donna fosse riuscita a portare il suo Re all’estremo piacere. La donna per il timore di essere nuovamente rimproverata ingrandì a dismisura il numero nell’ordine di sette volte. Walter Ravensberg rimase un attimo a pensare, ma, visto che a suo modo amava sua moglie, credette alle sue parole e ne dedusse che la causa di quel tragico rifiuto non fosse dovuta alle imperfezioni del corpo di Bianca o alle sue qualità, ma alla presenza costante della bellissima Lady Carinzia alla quale il re, pur avendo scaricato ampiamente le sue pulsioni, non avrebbe mai e poi mai rinunciato.

Comunque sia il Marchese Walter Ravensberg, nell’evidenza del fallimento del suo piano, passò dei giorni a dir poco infernali. Lasciò i suoi appartamenti abituali e si rinchiuse nella sua tenuta di campagna in compagnia dei suoi cani e della sola Delfina, la sua giovanissima domestica preferita, figlia illegittima del vescovo di Württemberg. La giovane, sin dalla nascita, aveva trascorso i suoi primi anni nel convento delle suore Immacolate di Ossing, ma all’età di tredici anni venne accolta dal Marchese come risarcimento di un prestito mai restituito dal Vescovo. Walter Ravensberg, non avendo mai avuto una figlia femmina, avrebbe voluto fare di quella graziosa ragazzina la sua figlioccia ed insegnarle le buone maniere, ma poi al cospetto di quell’eterea bellezza, non resistette che qualche mese e durante una giornata piovigginosa di aprile la ospitò nel suo letto e dai piccoli baci su quel seno acerbo passò alle vie di fatto deflorandola a più riprese.

Dopo quasi due anni l’obbedienza e la devozione smisurata di quella fanciulla non erano affatto mutate al punto tale che il Marchese nei momenti intimi trovava tra le sue braccia giovamento e benessere. Anche quella volta il Marchese per ritemprare il suo spirito distribuì le ore delle sue giornate dilettandosi tra battute di caccia e l’amore con Delfina, finché un pomeriggio mentre si dilettava a gustare il sesso ancora immaturo e quindicenne al sapore di fieno fermentato di Delfina, gli venne in mente un piano geniale. Urlò a Delfina di ricoprire le sue nudità e uscire immediatamente dalla stanza. Poi si alzò dal letto e guardandosi allo specchio nudo si congratulò con se stesso decidendo di porre fine al suo letargo e riprendere la vita di società.

Walter Ravensberg aveva un figlio di nome Ferdinand il quale, suo malgrado, era innamorato follemente della figlia del Contabile del Regno, la bionda e dolce Louise, dai grandi occhi azzurri ed una pelle liscia di pesca bianca. Suo padre però non aveva mai visto di buon occhio quella relazione visto che la dolce Louise, a suo dire, era semplicemente una piccola “sciacquetta borghese” e di certo non avrebbe potuto in alcun modo arricchire le fortune del Casato e soprattutto saziare la sua sete di potere. Più volte a cena il marchese toccò l’argomento cercando di far desistere suo figlio, ma poi, anche con l’intervento benevolo di sua moglie Bianca, rinunciava nel suo intento, sperando in cuor suo che Ferdinand crescendo comprendesse il valore intrinseco di un matrimonio in pompa magna con una donna di pari ceto.

Del resto anche i due giovani innamorati erano consapevoli delle difficoltà del loro amore e pur amandosi teneramente e intensamente non passava giorno che entrambi dubitassero dei loro reciproci sentimenti. Più volte avevano pensato di fuggire sapendo benissimo che in quelle terre neanche il prelato più corrotto si sarebbe preso la briga di celebrare un matrimonio tra una ragazza borghese e il figlio di un nobile. Più volte Ferdinand le aveva chiesto di architettare un finto rapimento e consumare il loro idillio, ma la virtuosa e dolce Louise, in nome della sua onorabilità, aveva sempre rifiutato la proposta, sognando uno sfarzoso matrimonio nella cattedrale di Württemberg con il vestito bianco, oltre trecento invitati e una carrozza con 16 cavalli bianchi, inoculando di fatto il tarlo della gelosia al suo giovane amante il quale più volte aveva sospettato che la sua giovane donna, vista la differenza di rango e l’impossibilità di realizzare quel sogno, potesse nutrire dei sentimenti per un uomo del suo ceto.

Intanto Walter Ravensberg, addolorato per il fallimento di sua moglie e non rinunciando per alcuna ragione ai suoi propositi di carriera, mise in atto il suo piano B, ovvero quello di far sposare suo figlio Ferdinand con l’attuale favorita del re, Lady Carinzia. In questo modo, cancellando a corte la presenza ingombrante di Lady Carinzia, almeno ufficialmente, avrebbe colto due piccioni con una sola fava, ovvero favorire l’ascesa di sua moglie a Favorita ed avere come nuora l’attuale Favorita del Re. Del resto Lady Carinzia, austriaca di nascita, non era ben vista da Girolamo Bonaparte, il genero del Re, paladino delle idee politiche di suo fratello Napoleone e quindi nemico dichiarato della corte austriaca. La stessa Lady Carinzia, pensava il Marchese, avrebbe accettato con entusiasmo il matrimonio con un nobile del casato di Würzburg in quanto di fatto avrebbe cancellato il suo passato alla Corte di Vienna.

Il marchese Ravensberg però, pur lodando la sua genialità, sapeva benissimo che tra il dire e il fare c’era sempre di mezzo il mare e che in questo caso il mare era l’amore ricambiato di suo figlio per la sciacquetta borghese. Sta di fatto che convocò suo figlio e alla presenza di due ufficiali del Regno gli comunicò solennemente che il suo futuro civile era strettamente legato a quello dello Stato, per cui si vedeva costretto ad avocare a sé ogni decisione riguardante il suo matrimonio e la scelta della futura sposa. Ferdinand guardò il padre con un’espressione sconcertata. Mai e poi mai si sarebbe aspettato che suo padre entrasse in modo così perentorio nella sua vita privata. Dapprima cercò con un atteggiamento servile di far recedere il suo amato padre da quelle intenzioni, ma poi, viste le diffidenze del Marchese sul conto dell’onestà di Louise, senza pensare e con un insolito impeto rabbioso gli rispose che lui amava la dolce Louise e mai e poi mai avrebbe rinunciato all’amore della sua vita.

Doppiamente addolorato per quel rifiuto il marchese tornò nella sua tenuta di caccia e tra le braccia di Delfina mise a punto il piano C, ovvero il piano B rivisto e corretto, che consisteva nel fiaccare le convinzioni di suo figlio sull’onestà della fanciulla sua amata. Addirittura ne parlò con Delfina, ma ricevette per pronta risposta soltanto le sue labbra al sapore di fragola. Quindi non potendo contare su un suo parere decise di non agire in prima persona, per non urtare ancor più la suscettibilità di suo figlio Ferdinand, e di chiedere aiuto al vice capo della Guardia Reale Pavel Truskin, un giovane scaltro, biondo, alto e prestante, figlio di un nobile russo decaduto. Walter Ravensberg convocò il giovane nella sua tenuta, ma caso strano non si fece trovare all’appuntamento. Ad accogliere il vice capo della Guardia Reale e quindi a fare gli onori di casa vi era soltanto la giovane Delfina, la quale, istruita ad arte, intrattenne l’ospite sui divani morbidi della grande sala degli Arazzi. Con fare malizioso, mentre serviva il thè, magicamente fece scivolare il suo vestito lasciando così agli occhi di Pavel l’eterea visione di un piccolo seno acerbo. Il giovane russo imbarazzato voltò immediatamente il capo facendo finta di non aver visto, ma quando si accorse che quell’inconveniente non era stato un banale contrattempo non perse tempo ed si fece avanti tra le risatine maliziose della bella giovane Delfina.

Quando il marchese raggiunse la sala degli Arazzi i due amanti erano nel pieno delle loro effusioni. Pavel a quel punto scattò immediatamente in piedi cercando di ricoprirsi alla buona e salutando militarmente il marchese, il quale complimentandosi per la scelta elogiò la bellezza di Delfina, ma facendo pesare il fatto che quella dolce fanciulla fosse a tutti gli effetti la sua figlioccia. Pavel cercò di farfugliare qualche improbabile scusa e il marchese, prendendolo sottobraccio con un gesto confidenziale, decise che quello fosse l’attimo giusto per renderlo partecipe del suo piano. Prospettandogli un avanzamento di carriera in caso di successo del suo disegno, gli spiegò dettagliatamente il suo piano. Pavel, che in realtà era segretamente innamorato della bella e dolce Louise e desiderava farne la sua sposa, accettò volentieri l’incarico.

Il giorno dopo, con un improbabile pretesto di sospetta frode per degli ammanchi nelle casse del Regno, Pavel, a capo di un manipolo di sottoposti fece irruzione negli uffici del Contabile del Regno e leggendo ad alta voce i presunti illeciti fece rinchiudere il padre della dolce Louise in prigione. Così fatto si recò in pompa magna con l’alta uniforme da ufficiale a casa della dolce Louise per comunicarle la triste notizia dell’arresto di suo padre. La ragazza, appresa la notizia, affranta e piangente al limite dello svenimento, si inginocchiò ai piedi di Pavel supplicandolo di intervenire a favore del suo amato genitore. A detta dei presenti, la scena risultò alquanto penosa con la ragazza che, incredula e disperata, rotolandosi sul pavimento dell’ampio soggiorno, tra le lacrime gridò più volte l’onestà e quindi l’innocenza di suo padre.

Pavel ebbe un leggero attimo di smarrimento, ordinò ai suoi sottoposti di guadagnare l’uscita e una volta rimasto solo, sul punto di cedere, pensò più volte di confessare l’inganno e dire tutta la verità alla giovane Louise. Ma poi, tornando ai suoi doveri di ufficiale, invitò la donna a rialzarsi dicendole con voce fintamente complice che l’unica persona che avrebbe potuto intercedere a favore della scarcerazione di suo padre era il capo delle guardie reali nella persona di sua Eccellenza Maresciallo Curtois e in via molto confidenziale dopo averla consolata con un forte abbraccio, pregandola di rialzarsi, le rivelò quanto il Maresciallo, vedovo da quale mese, fosse interessato alle sue grazie.

Ovviamente la pregò di tenere la bocca chiusa, pena la condanna a morte di suo padre, anzi, visto che non c’era tempo da perdere, si prese la libertà di consigliarle di scrivere immediatamente, sotto sua dettatura, una lettera nella quale la dolce Louise e figlia affranta, chiedendo umilmente la grazia per suo padre, avrebbe altresì dichiarato apertamente e velatamente il proprio amore per il maresciallo. Poi, una volta terminata lettera, le avrebbe fatto il favore di consegnarla di persona al Maresciallo Curtois.

La dolce Louise, ripresasi dalla disperazione, si chiese più volte cosa intendesse per apertamente e velatamente, ma rendendosi conto di essere con le spalle al muro e non trovando altra soluzione accettò di scrivere quelle righe. Nonostante le sue titubanze e il suo smisurato amore per Ferdinand, a malincuore Louise paventò un futuro incontro col Maresciallo spingendosi fino al punto di definirlo gradito e segreto. Poi, in un pianto a dirotto e con difficoltà, portò a termine quella lettera sapendo benissimo che quelle poche righe avrebbero definitivamente cancellato il suo sogno d’amore. Ovvio che quella lettera nell’immediato non portava alcun beneficio al giovane Pavel, ma al momento sarebbe servita per distogliere la ragazza dal suo amore per Ferdinand Ravensberg o meglio avrebbe definitivamente sancito la fine del loro amore.

In effetti l’inganno architettato dal Marchese consisteva proprio nel far ritrovare, per puro caso, quella lettera al giovane Ferdinand che, convinto così dell’infedeltà della ragazza ed accecato dalla gelosia, avrebbe sicuramente ubbidito alla volontà del padre e quindi per cancellare immediatamente il suo grande dispiacere d’amore, avrebbe accettato di fare la corte e successivamente sposare Lady Carinzia, nonostante la sua fama di donna frivola e favorita del Re.

Il piano del marchese Ravensberg poggiava su una granitica convinzione ovvero che Lady Carinzia non avrebbe mai rifiutato la corte di Ferdinand in quanto, oltre a cancellare il suo passato austriaco, da Lady sarebbe diventata Marchesina e sotto la benevolenza del Marchese avrebbe potuto continuare a frequentare il re, anche se in grande segreto e sporadicamente. Il Marchese convocò Lady Carinzia nella sua tenuta di caccia e dopo una lunga passeggiata parlando del più e del meno le offrì un pranzo sontuoso “alla francese” con antipasti di fagiano e uova sode, zuppa di montone ai chiodi di garofano e cacciagione a volontà annaffiata dal buon vino rosé dell’Alsazia.

Il pranzo fu servito nella sala dei lampadari da Delfina e due camerieri in livrea e fu molto conviviale. Entrambi si lasciarono andare a battutine piccanti e maliziose su alcune signore molto chiacchierate che popolavano la corte di Re Federico. Poi, quando Lady Carinzia venne a conoscenza del piano e quindi del vero motivo di quella convocazione, ebbe un attimo di smarrimento avendo immaginato in cuor suo un diverso epilogo della giornata. Non perché il marchese fosse il suo tipo, anzi da quel lato si sentì sollevata, ma dal fatto che era da tutti risaputo quanto il marchese fosse piuttosto generoso con le sue compagne di letto dopo le sue prestazioni intime.
Superato l’impasse Lady Carinzia, abbottonò il suo profondo ed abbondante decolté e pur dichiarandosi onorata per quella proposta di matrimonio, chiese immediatamente al Marchese in cosa consistesse il termine sporadicamente. Dopo qualche titubanza da parte di entrambi, il Marchese, ammiccando, quantificò il termine nella misura di una volta a settimana. In questo modo, pensò il marchese, considerato l’appetito del Re, sua moglie Bianca avrebbe avuto ampio spazio e tempo per sfamare la bramosia reale. Alla fine del pranzo si salutarono calorosamente raccomandandosi reciprocamente circa la segretezza di quell’incontro.

Così successe. Il piano C del Marchese Ravensberg funzionò alla grande soprattutto quando suo figlio Ferdinand, tornando a casa dopo una battuta di caccia con i suoi amici più cari, trovò in bella vista, sulla mensola dell’atrio la lettera incriminata. Ovviamente, riconoscendo la scrittura della sua bella e dolce Louise la lesse avidamente. Anzi non credendo ai suoi occhi la lesse per ben tre volte e alla fine, ritenendola genuina e sincera, si appoggiò alla stessa mensola per non cadere. In pratica gli crollò il mondo addosso e pensò immediatamente alle parole di suo padre circa l’onestà delle ragazze borghesi.

Da quel momento il giovane Ferdinand non perse tempo, rivolse sin da subito le sue attenzioni verso Lady Carinzia, ritenendola seppur non innocente almeno sincera e per esclusivo spirito di vendetta nei giorni seguenti passò al contrattacco facendosi sedurre dal fascino frivolo e malizioso della Lady Austriaca e cedendo sin dal primo incontro alle sue grazie. Successe un pomeriggio nella piccola casa di lei mentre gradivano una tazza di thè inglese alla genziana. Fu un attimo, i due amanti si persero in un bacio profondo e così sensuale che entrambi si chiesero chi avesse fatto il primo passo. Sta di fatto che Ferdinand apprezzò molto la morbidezza del seno e dei fianchi di lei e Lady Carinzia ammirò oltre ogni limite il vigore del ragazzo, a suo dire molto ma molto più consistente del suo amato Re. La storia poi racconta che nei giorni successivi, il rampollo della famiglia Ravensberg si recò regolarmente a casa della Lady ricevendo in cambio del suo interessamento le prelibate e peccaminose grazie femminili elargite ad arte.

Intanto il re, affranto per i continui dinieghi della sua favorita, afflitta da misteriosi mal di testa, naufragò le sue pene nell’alcol al punto di scrivere versi appassionati al suo perduto amore. Ma le pulsioni d’amore erano sempre vigili e presenti per cui dopo alcuni giorni di assoluta astinenza non resistette a consolarsi con la prosperosa e morbida Bianca, ovvero la moglie del marchese, riconoscendole di fatto, se non per la bellezza, quantomeno le sue doti amatoriali. Addirittura la convocò nel suo talamo per tre notti e tre giorni di seguito saltando così anche un importante impegno di Stato e facendosi sostituire dal raggiante Marchese Ravensberg.

Il Marchese quindi si vide riconosciuti i suoi sforzi e la sua obbedienza al Re. Dopo alcune settimane con una solenne cerimonia venne nominato consigliere personale del Re godendo così di tutti i favori per tale carica. Felice per il suo arguto ingegno divenne in poco tempo l’uomo più temuto e corteggiato del Regno. Il suo nuovo incarico prevedeva una carrozza da sedici cavalli per gli spostamenti anche brevi e due appartamenti sontuosi, di cui uno adibito a svolgere la sua carica, al primo livello del castello reale. Soddisfatto di se stesso lasciò al suo destino la sua amante quindicenne e sostituì sua moglie e la stessa Delfina con tre bellissime e giovani puledre, figlie di aristocratici di rango inferiore, ma desiderosi di fare carriera. Avendo coronato il suo sogno ormai si sentiva al sicuro, ma il destino infausto bussò alla sua porta in una notte di Maggio.

Toccò al maresciallo Truskin dargli l’infausta notizia. Trafelato e ansimante quella notte il giovane Pavel fece irruzione nei suoi appartamenti privati nel bel mezzo di un consesso intimo con due delle sue tre prescelte. Il Marchese, intuendo la gravità della situazione, allontanò con modi bruschi le due fanciulle. A quel punto Pavel iniziò a raccontare.

In pratica, poche ore prima, suo figlio Ferdinand, in uno stato di grave agitazione dovuto a grandi quantità di alcol ingerito e forse preso da qualche ripensamento, dall’ira e dallo sconforto, dopo tre ore d’amore passate con Lady Carinzia, invece di fare ritorno a casa, decise di recarsi dalla sua amata Louise. La trovò in casa piangente e in preda alla disperazione gravata dal peso di forti sensi di colpa. Incurante di quello stato d’animo piuttosto evidente e credendo ancora che Louise stesse fingendo e recitando, la incolpò ripetutamente con epiteti al limite della decenza e frasi tipiche di un bordello di infimo ordine. Poi non contento e in preda all’ira, per vendicarsi del tradimento subito, deflorò con forza e rabbia la dolce Louise costringendola nel bel mezzo del rapporto, consumato sul pavimento freddo di quella modesta casa, a bere un calice di limonata carico di arsenico.
Certo entrambi, per mesi, avevano immaginato quell’atto in ben altre circostanze, favorito dal desiderio e la poesia di concepire il loro primo figlio, ma l’ira di lui e soprattutto la devozione di lei non avevano dato loro altra scelta.

Alla dolce Louise fu sufficiente bere circa la metà di quel bicchiere letale e dopo il suo primo e ultimo intenso orgasmo iniziò a contorcersi per i forti dolori. Morente e consapevole di non avere altro tempo, tra le braccia del suo amato svelò l’intrigo giurando sulla sua fedeltà assoluta e sul suo immenso ed unico amore. In preda a quei dolori lancinanti riuscì a malapena a sussurrare quanto lo avesse sempre amato e come quella lettera le fosse stata estorta sotto dettatura dal maresciallo Pavel Truskin, ma ovviamente, resasi conto dell’inganno, non aveva avuto alcun seguito e non aveva mai incontrato il maresciallo Curtois.
Per quel rifiuto suo padre era stato giustiziato all’alba del giorno dopo, ma, nonostante le sue pene, disse più volte a Ferdinand quanto fosse stata fiera per quel diniego e per aver mantenuto la sua integrità per l’unico uomo della sua vita.

Il giovane Ravensberg, ancora nudo e distrutto dai sensi di colpa, cercò di rianimare in tutti i modi Louise, le fece ingurgitare a forza acqua e sale, poi la baciò profondamente per estirparle il male, ma resosi conto che ormai non c’era più nulla da fare, si distese accanto alla sua amata e stringendola a sé rivide ogni passaggio di quella storia e capì chi fosse realmente l’artefice di quell’intrigo. Baciò ancora la bocca della sua fanciulla ormai esanime ed a lui non restò che bere il resto dell’amaro calice per ricongiungersi per sempre alla sua amata Louise e vanificando così e per sempre le mire e le ambizioni di suo padre.



FINE

 









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Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


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